AQABA e PETRA
''Il sorriso è il colore della vita'' (proverbio Giordano)
Ho rubato la citazione di Manlio all’inizio del suo illuminante diario e la condivido pienamente.
http://forum.crocieristi.it/showthr...a-storia-moderna?highlight=costa+marina+rosso .
Tuttavia in troppi casi il colore del sorriso viene oggi nascosto da un cieco egoismo spacciato per dettame religioso, e come un fiore strappato dal suo stelo e rinchiuso in una cassaforte inaccessibile a poco a poco inaridisce e si spegne, così la vita perde uno dei suoi colori più belli.
Vorrei cominciare con questa nota velata di malinconia nel pensiero di tutte le persone oppresse in nome di qualsiasi ideologia, il resoconto di una straordinaria giornata che ci ha visto raggiungere una delle mete più agognate da tutti i viaggiatori del mondo, la seconda delle sette meraviglie del mondo moderno: Petra.
Ma procediamo come al solito per ordine, anzi, andiamo al 31 dicembre 2012. Perché?
Perché sarei curioso di sapere dai passeggeri di AIDA MAR ancorata ad Aqaba la notte di capodanno che impressione avranno avuto nell’assistere dal ponte della loro nave a due festeggiamenti di Capodanno a distanza di un’ora l’uno dall’altro. Mi spiego meglio: Aqaba ed Eilat distano tra loro poco più che una spanna, ma le due città fanno parte di un fuso orario diverso, ed è per questo motivo che i giordani hanno visto l’anno nuovo arrivare un’ora prima che gli israeliani. In verità il fuso orario sarebbe lo stesso, ma i giordani hanno deciso unilateralmente, non so quando e neppure perché, di prolungare la durata dell’ora legale, e questo spiega l’arcano.
Fuso o non fuso, un’altra ora di sonno in meno non si farà certo sentire più di tanto, dal momento che l’eccitazione per ciò che ci aspetta oggi è già al massimo.
Il Daily odierno dice:
Oggi solo escursioni a Petra. Cancellata quella nel deserto di Wadi Rum per insufficienza di iscrizioni.
Armonia leva gli ormeggi da Eilat verso le sei del mattino e in meno di mezzora attracca ad Aqaba.
La mattinata è fresca e limpida come i giorni precedenti, e dal ponte si può ammirare la grande bandiera di 20 metri per 40 che sventola dall’alto di un pennone di 137 metri. Non si tratta però della bandiera giordana, ma di quella della Rivoluzione araba, rivolta che segnò la fine della dominazione turco-ottomana. Il vero vessillo nazionale è questo:
In questa escursione abbiamo optato per il pranzo al sacco, nella convinzione di poter avere più tempo a disposizione per la visita di Petra, ma il vantaggio di tempo si rivelerà veramente minimo e il pranzo al sacco fornito dall’albergo veramente scarso! In poche parole, addio al sogno di arrivare al Monastero!
La nostra guida è un giordano che ha studiato all’Università per stranieri di Perugia e parla italiano meglio di me.
Mentre il pullman esce dalla città e si arrampica sulla montagna apprendiamo interessanti notizie sulla storia e l’attualità del suo paese, notizie che tenterò di riassumere in breve:
Aqaba rappresenta l’unico sbocco sul mare di una nazione quasi interamente desertica di circa sei milioni di abitanti, per gran parte concentrati nella capitale Amman. Tutto il paese conta solo 12 città, il resto sono piccoli villaggi e accampamenti di beduini. La striscia di costa stretta tra Israele ad ovest e l’Arabia Saudita a est misura solamente 28 Km. Il paese è privo di risorse petrolifere, fatta eccezione per alcuni giacimenti al confine con l’Iraq ma assai scarsi e difficili da sfruttare. Il petrolio viene quindi importato dai vicini, in particolare dallo stesso Iraq, con il quale prima della guerra del golfo (ricordate il Kwait e Saddam Hussein?) era in ottimi rapporti, tanto che l’oro nero arrivava quasi gratuitamente. La situazione oggi è cambiata e i cittadini giordani devono fare i conti anche con i costi dell’energia, che da un giorno all’altro sono aumentati del 40%. E non hanno neppure l’acqua, dal momento che l’unica fonte importante, il fiume Giordano le è stata in parte sottratta dagli israeliani, che dopo l’occupazione dei territori palestinesi ne hanno deviato il corso a proprio vantaggio. Da quanto detto finora si comprende come la Giordania sia il classico vaso di coccio tra tanti vasi di ferro, e già questo ce la rende simpatica. Ma allora ci si chiede: di che campa questa gente? La risposta ce la dà la nostra guida mentre imbocchiamo la veloce autostrada verso la capitale: “Ecco, vedete? Sulla destra corre l’unico tratto ferroviario del paese, che è anche l’unica cosa utile che ci ha lasciato la dominazione ottomana. Questa ferrovia trasporta solo merci dall’interno verso il porto di Aqaba e viceversa, in particolare i sali di fosfato e carbonato di potassio e di magnesio provenienti dal Mar morto, ma anche bestiame e prodotti agricoli. Di altro abbiamo solo il turismo” e mentre superiamo un posto di dogana aggiunge: “ Aqaba è ben attrezzata per competere con Eilat per la leadership dell’offerta turistica in quest’angolo di Mar rosso ed è porto franco per le merci (n.d.r. come Livigno, ma che differenza!)” La sintesi finale è la seguente: “ La Giordania è un paese ospitale, intende avere buoni rapporti con tutti, la casa regnante è amata dalla popolazione nonostante incarni una monarchia quasi assoluta, ma non abbiamo risorse da sprecare, e la gente che desidera stabilirsi qui deve sapere che dovrà lavorare tutta la vita!”
La strada corre veloce lungo il deserto e le montagne del Wadi Rum (la pronuncia corretta è Uadi Ram), teatro delle gesta del mitico Lawrence d’Arabia, eroe e vittima della vittoria contro l’occupazione ottomana.
L’autista guida sgranando velocemente una specie di rosario con la mano sinistra tenendo il volante con l’altra. Non sta pregando come sono soliti fare i mussulmani, ma usa il rosario come antistress! E poi non è neppure mussulmano, ma cristiano ortodosso, una delle minoranze religiose del paese. La tolleranza verso tutte le fedi religiose è massima in tutto la Giordania e i gruppi fondamentalisti hanno un peso quasi irrilevante.
Poi la strada prende a fare su e giù tra un continuo mutare di paesaggio, così uguale ma sempre così diverso.
Il punto di sosta si trova alla ragguardevole quota di 1500 m.s.l.m. Fa molto freddo! Ci accoglie un piccolo locale con annesso negozio di articoli di artigianato. L’esterno è addobbato con festoni, alberi di natale e la scritta “Buone feste” in italiano. Ci aspettavano?
Il panorama lascia senza fiato:
In lontananza si scorge la sagoma di un edificio bianco sulla sommità di una montagna: si tratta della famosa tomba di Aronne, il tempio presso cui Johann Ludwig Burckhardt, spacciatosi per commerciante mussulmano desideroso di portare un sacrificio al profeta, riuscì a farsi rivelare la segretissima ubicazione della città santa dei Nabatei.
Grazie a lui, ora Petra è vicinissima, oltre quella collina, oltre quel villaggio, Taybeh, che sembra appena uscito da un presepio:
Continua…