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Costa Luminosa - Groenlandia - agosto 2010

Stato
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prof

Staff Member
“Solo chi viaggia e conosce terre lontane sa capire lo spirito e la mente di ciascuno. Costui è un vero saggio”
(Antico detto vichingo tratto dalla raccolta Hàvamàl – circa 800 dopo Cristo)



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(La danza delle balene a Ilulissat - per gentile concessione del comandante Michele De Gregorio)
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(Il ghiacciaio Sermeq Kujalleq di Ilulissat-patrimonio dell'umanità protetto dall'Unesco)


Balene e delfini, foche e salmoni, iceberg e cascate, ghiacciai eterni e geyser improvvisi. E ancora: leggende dei vichinghi e sofferenze degli inuit (non chiamateli eschimesi), antiche storie di amore e di morte. Un viaggio ai confini del mondo che, inevitabilmente, è stato anche una discesa dentro se stessi, nei lunghi giorni di traversata con la nave circondata dal mare, ovunque, a perdita d’occhio. Con la natura maestosa e incontaminata che dona serenità e mette l’uomo di fronte alla sua piccolezza. Se vi piacciono il profondo Nord e i panorami più spettacolari e selvaggi, se non avete paura di battere i denti per il freddo ad agosto, questa è la crociera per voi.
Una sola data in calendario con Costa Luminosa, per noi un amore a prima vista: prenotazione a febbraio 2009, praticamente appena uscito il nuovo catalogo. Poi la lunga attesa, interrotta solo dalla “scappatella” di maggio 2010 per conoscere la Oasis of the Seas. Un amore a prima vista, ma difeso con i denti, perché una serie di traversie familiari ha messo a rischio il viaggio fino all’ultimo. Con un senso di liberazione abbiamo quindi chiuso le valigie a fine luglio, decidendo di trascorrere anche qualche giorno ad Amsterdam prima della partenza, per metterci al riparo da eventuali problemi con i bagagli. Eravamo stati di recente nella città olandese ma ne abbiamo approfittato per approfondire alcune visite e in particolare per vedere l’interno dell’appena restaurato Palazzo Reale (una meraviglia, la facciata resta però ancora ingabbiata). Per il soggiorno abbiamo scelto l’ottimo hotel Barbizon, della catena spagnola NH, a due passi dal Damrak, il viale principale. Di rigore una capatina con i ragazzi di sera all’Hardrock Cafè per magliette e fiumi di birra vicino alla piazzetta Leidseplein, uno dei centri della “movida” locale.
Domenica primo agosto in taxi arriviamo al porto, lasciamo i bagagli al terminal e, grazie al numero 1 che riceviamo (in quanto socio Gold), in 8 minuti di orologio siamo già a bordo dopo le foto di rito. Un buon inizio e soprattutto veloce e senza code! Abbiamo una esterna con balcone io e mia moglie, un’altra cabina i nostri figli di 14 e 16 anni, grazie al conveniente piano famiglia della Costa. Ecco il resoconto del lungo viaggio e qualche immagine, dando naturalmente più spazio alle inedite tappe in Groenlandia (la compagnia mancava in quel paese dal 1988, ultimo scalo della Eugenio Costa).

I SALMONI DI BERGEN

Un piccolo antipasto è la visita in questa città norvegese che avevamo già conosciuto durante la crociera dei fiordi (vedi il relativo diario). Per questo non abbiamo scelto escursioni organizzate e a piedi agevolmente raggiungiamo la zona del porto col quartiere di Bryggen e le sue casette colorate (patrimonio Unesco) dove la Lega Anseatica gestiva il mercato dello stoccafisso. Lì nei pressi visitiamo la spettacolare sala di Hakon (secolo XIII) mentre purtroppo è in restauro la Chiesa di Santa Maria (XI secolo). Ci dedichiamo infine allo shopping e al mercato del pesce, dove ritroviamo un gruppo di italiani dietro uno dei banconi: acquistiamo il salmone selvatico di fiume che viene confezionato sotto vuoto e resisterà fino all’arrivo nel frigobar delle cabine…Veramente superlativo. Nelle vasche ci sono anche aragoste e pesci del Nord mai visti nel Mediterraneo, accanto a bancarelle di frutti di bosco giganteschi. Un variopinto mondo che merita una visita.

AKUREYRI

Il paese del fuoco e del ghiaccio, l’Islanda, ci accoglie con una splendida giornata di sole e una natura abbagliante. L’escursione è “Alla scoperta delle bellezze del Nord” (8 ore pranzo incluso), la più lunga e completa tra quelle proposte. Il piatto forte sono le Godafoss, le "Cascate degli Dei", un'eccezionale mezzaluna di cascate che trae il suo nome da un episodio storico. Thorgeir, capoclan dell'antico parlamento islandese, gettò in acqua tutte le statue degli antichi dei scandinavi dichiarando pubblicamente che l'Islanda, a partire dall'anno 1000, sarebbe stata una nazione cristiana. Si passa poi dal lago Mývatn, dove in primavera vengono a riprodursi anatre di numerose specie. La zona intorno al lago è eccezionalmente interessante dal punto di vista geologico. Si osservano gli pseudocrateri a Skútustadir per poi proseguire a Dimmuborgir, un incredibile paesaggio lavico caratterizzato da caratteristiche formazioni, colonne, archi, ecc. Un altro punto saliente è lo straordinario campo geotermico nei pressi della montagna di Námafjall con le sue polle di fango, gli sbuffi di vapore, i depositi sulfurei e le fumarole.
Il pranzo, veloce e soddisfacente: crema di funghi, salmone e dolce con panna e frutti di bosco. Il cielo è rimasto limpido, la temperatura è salita a 15 gradi dagli 8 della mattina. Ovunque, durante il giro in bus, panorami mozzafiato, ruscelli accanto al nastro dell’asfalto che in molti punti è l’unico segno della presenza dell’uomo. A destra e a sinistra chilometri di prati incontaminati, sullo sfondo montagne altissime, vulcani e ghiacciai…Nei negozi vendono l’aria pura d’Islanda chiusa in lattina.
 

prof

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IL PRIMO ICEBERG
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Siamo a sabato 7 agosto, secondo dei tre giorni di navigazione che ci separano dalla Groenlandia. Alle 21,10 durante la cena risuona come una scossa elettrica l’annuncio del comandante Michele De Gregorio: “E’ stato avvistato il primo iceberg! La Luminosa cambierà la rotta per permettere a tutti la visione, l’iceberg sarà raggiunto intorno alle 22. Al marinaio che per primo lo ha avvistato un giorno di vacanza”.
L’annuncio provoca una comica accelerata della cena da parte di tutti, camerieri compresi. Poi, videocamere e macchine fotografiche alla mano o a tracolla, batterie di riserva in tasca, treppiedi sulla schiena, teleobiettivi mostruosi a mo’ di cannoni….c’è l’assalto ai ponti più alti. L’attesa, la curiosità, l’euforia dilagano. All’esterno, sul ponte 11, troviamo una folla strabocchevole in attesa dietro le vetrate di prua. Nonostante l’ora, la luce è ancora buona per via della latitudine…Ma riuscire a trovare una posizione decente è quasi impossibile.
Osserviamo intanto la manovra che sta effettuando la nave e ci rendiamo conto che l’iceberg rimarrà a sinistra della Luminosa che lo sta raggiungendo. Ma allora meglio il balconcino della nostra cabina! Ridiscendiamo in gran fretta a piedi perché gli ascensori sono intasati dal fiume di gente che sta ancora salendo verso l’alto.
E, come salmoni che combattono la corrente, piombiamo in cabina (ponte 5) proprio mentre l’iceberg si materializza davanti a noi con le sue affascinanti striature azzurre. Benedetto il sovrapprezzo per il balconcino che abbiamo pagato con qualche perplessità! Nei giorni seguenti ne vedremo a decine di iceberg, ma l’emozione è davvero formidabile…! Dal ponte di comando comunicano anche la posizione, a futura memoria:
Lat 59° 54’ N – Log 042° 53’ W
Anche i fotografi di bordo scattano varie immagini e il nostro primo iceberg sarà in vendita al Photoshop, con le coordinate, in mezzo alle foto dei cocktail col comandante…
Mentre la nave compie il suo giro panoramico viene convocato d’urgenza il tecnico del suono. E dai ponti comincia a risuonare, subito dopo, una canzone ben nota:
“Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on…”
E’ la colonna sonora del film Titanic…E qui vediamo più d’uno tra i passeggeri allungare furtivamente le mani nelle tasche dei pantaloni per il gesto scaramantico che avrete intuito….
 

prof

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LA NAVIGAZIONE TRA GLI ICEBERG


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L'iceberg e lo scoglio che ostruiscono il Prins Christian Sund

Facciamo qui un salto avanti nel tempo e lasciamo la parola al comandante Michele De Gregorio che ha voluto chiarire alcuni concetti nel corso di quattro chiacchiere informali scambiate in due occasioni (durante un cocktail alla fine della visita alle cucine per i soci Gold e poi sul ponte di comando, dove ha invitato tutta la mia famiglia all’uscita del porto di Invergordon): “L’avvistamento del primo iceberg era un momento particolare e abbiamo voluto sottolinearlo…Ad ogni modo sono passati quasi cent’anni dall’affondamento del Titanic e le cose sono ovviamente molto cambiate. Quell’iceberg era grande quanto un fagiolo sui nostri schermi di rilevazione, impossibile non vederlo e la segnalazione è arrivata quando eravamo a 20 miglia di distanza”.
La navigazione tra gli iceberg necessita comunque di grande accortezza e il comandante si è comportato con la massima professionalità insieme con tutto il suo staff: “In Islanda – racconta il comandante - abbiamo imbarcato l’Ice pilot, il pilota specializzato per quelle latitudini, ed è rimasto a bordo con noi per tutti i giorni necessari fino al ritorno appunto in Islanda. Come prima cosa ci ha chiesto di esaminare assieme le previsioni perché l’anno prima, a settembre, era stato su una nave Princess che aveva affrontato vento forza 10-11. Da questo punto di vista siamo stati molto fortunati perché il mare è rimasto quasi sempre poco mosso, tranne all’uscita dal Prins Christian Sund dove abbiamo trovato vento forza 8”.
Pericoli reali? “Non bisogna sottovalutare nulla. Il vero pericolo non sono gli iceberg grandi, che vengono subito rilevati, ma quelli piccoli. Il punto più delicato è poi la poppa con le eliche. Guai se qualcosa dovesse arrivare lì, ma ovviamente siamo stati molto attenti in tutte le situazioni.”
Uno dei momenti più delicati è stato proprio il passaggio del Prins Christian Sund, il “canale” tra altissime montagne che al ritorno ha portato la Luminosa verso il mare aperto. In un punto già abbastanza stretto per la presenza di uno scoglio affiorante si era posizionato un iceberg che restringeva ancora di più lo spazio disponibile per la nave. “In queste occasioni – spiega il comandante – c’è un lavoro di squadra a monte. Si chiedono informazioni ai locali per sapere se il passaggio è libero. Quella mattina, per via della nebbia, l’elicottero non si è potuto alzare. Allora sono stati contattati alcuni residenti di riferimento in villaggetti che ci sono lungo il Sund. Loro sono andati a controllare di persona con le barche e ci hanno rassicurato”. Se ci fosse stato un imprevisto movimento dell’iceberg? “Se viene meno lo spazio di sicurezza, non c’è altra soluzione che tornare indietro, ma per fortuna tutto il lavoro di coordinamento è andato bene e non abbiamo mai avuto problemi di alcun genere”.
Qual è stato il mare più spaventoso che ha mai visto? “Ero giovanissimo e compilavo le relazioni con i resoconti della navigazione. Dopo aver attraversato un mare davvero spaventoso, ho chiesto al mio comandante dell’epoca cosa dovessi scrivere. Lui mi rispose: metti vento forza 14.
E io: ma la scala arriva fino a 12! E lui: quello che ha inventato quella scala che arriva fino a 12 un maltempo così non lo ha mai visto….”.
E con questo aneddoto ancora un ringraziamento al comandante De Gregorio per la sua straordinaria disponibilità e per il calore umano dimostrato in più occasioni.

GROENLANDIA, ISTRUZIONI PER L’USO

La Groenlandia (in groenlandese Kalaallit Nunaat, "Terra degli uomini"; in danese Grønland, "Terra verde") è un'isola coperta da ghiacci per l'84% della sua superficie. Geograficamente fa parte del continente americano.

L’INDIPENDENZA INCOMPIUTA

La Groenlandia è tuttora un membro del Regno Unito di Danimarca che comprende anche Danimarca e Isole Fær Øer. Nel 1979 all'isola è stato concesso l'autogoverno dal Parlamento danese, mediante una legge approvata l'anno precedente. Il 25 novembre 2008 gli abitanti della Groenlandia hanno approvato un referendum che ha esteso l'autonomia a tutto il territorio trasferendo al governo locale le competenze in ambito legislativo, giudiziario e nella gestione delle risorse naturali. Il referendum, seppure oggetto di critiche e non vincolante per il parlamento danese, è stato riconosciuto da quest'ultimo e la sua applicazione è divenuta effettiva il 21 giugno 2009, costituendo un passaggio importante verso l'indipendenza che però ancora non è effettiva.
La Danimarca mantiene infatti ancora il controllo su finanze, politica estera e difesa e provvede ad un sussidio annuale (circa 3,4 miliardi di corone, pari al 30% del PIL). In sostanza senza gli aiuti danesi (che sono circa il 15% della popolazione che arriva in totale a circa 56 mila abitanti) l’economia della Groenlandia andrebbe in rovina. Il motivo della mancata definitiva indipendenza? Sul luogo abbiamo raccolto molte teorie: una delle quali fa riferimento agli enormi giacimenti petroliferi indicati da recenti sondaggi. Si tratterebbe di un quantitativo pari addirittura ad un terzo del petrolio posseduto dall’Arabia Saudita. Ma naturalmente per estrarlo occorrono spedizioni e trivellazioni a Nord tutte da valutare sul piano dell’impatto ambientale e della fattibilità tecnica.
La Groenlandia ha un clima polare. Da rilevare come vi siano sostanziali differenze, a causa dell'ampiezza del territorio, dalla zona più settentrionale a quella più meridionale dell'isola. La parte sud ha, infatti, un clima molto più mite rispetto alla zona interna del paese e a quella settentrionale. Nel centro della Groenlandia si verificano spesso temperature inferiori ai -60 °C. La costa ovest e sudovest, toccata dalla crociera della Luminosa, rivolta al continente americano e ai venti più caldi che soffiano da esso, offre il clima più mite dell'isola. Ad agosto abbiamo avuto una temperatura diurna tra i 5 e i 10 gradi, che arrivava però allo zero nelle vicinanze dei ghiacciai.
Dalla fine del secolo scorso, a causa di una serie di estati particolarmente calde, l'estensione della superficie ghiacciata si sta gradualmente riducendo. Se l'estensione dei ghiacci groenlandesi si riducesse del tutto fino a scomparire si presume che il livello del mare aumenterebbe di 5 metri, con effetti disastrosi.

MONETA: corona danese. Nei negozi per turisti di Nuuk e Ilulissat accettavano tranquillamente l’euro (tranne le monete) e le principali carte di credito (la commissione era però a carico del cliente).

SOUVENIR: artigianato inuit come manufatti in pelle e pellicce, oggetti in legno e pietra steatite. Figurine mitologiche incise in osso o corno o avorio (tupilak). Gioielli ricavati da parti della balena (pinne, mandibola) o della foca (unghie).

COSA MANGIARE: gamberi e crostacei, salmone, halibut (simile alla sogliola) ma anche carne di foca bollita (piatto nazionale) e di balena, servita con cipolle rosolate o cotta nel vino, carne di renna e di bue muschiato (per gli stomaci più forti).

FUSO ORARIO: a seconda delle zone tre o quattro ore in meno rispetto all’Italia

LA POPOLAZIONE.

Per quanto riguarda l'avventura vichinga del 1000 d.C., essa fu facilitata dall'innalzamento delle temperature del periodo caldo medioevale, cosicché le agili imbarcazioni scandinave poterono solcare i mari del nord al riparo da numerosi accidenti atmosferici e raggiungere la "terra verde" di Groenlandia.
Nelle saghe vichinghe, si dice che Erik il Rosso venne esiliato dall'Islanda per un omicidio compiuto in seguito a una rissa. Egli, insieme alla propria famiglia e ad alcuni schiavi, partì con delle navi alla volta di una terra che si diceva fosse a nord-ovest. Giunse nell'isola e vi fondò la colonia di Groenlandia che in tempi abbastanza rapidi si espanse. I primi colonizzatori furono quindi islandesi e si stabilirono sulla punta sud-occidentale dell'isola, dove prosperarono per i secoli successivi, fino alla misteriosa scomparsa.
Attorno al 1450 iniziarono ad abbassarsi le temperature, dando l'avvio a quella che è conosciuta come piccola glaciazione: molte terre furono abbandonate, e la stessa Islanda parve sul punto di soccombere. Le ossa ritrovate risalenti a questo periodo mostrano una condizione di forte malnutrizione. L'abbassamento delle temperature si è potuto ricostruire tramite lo studio degli strati di ghiaccio prelevati nell'isola. La piccola era glaciale, secondo questa tesi, costrinse i Vichinghi ad abbandonare la Groenlandia e l’ultima notizia scritta riguarda una festa di nozze celebrata il 16 settembre 1408 nella chiesa di Hvalsøy. Solo le fondamenta della chiesa ricordano oggi la vita rurale dei Vichinghi. Sopravvissero invece anche a questa glaciazione le popolazioni inuit, più avvezze ai rigori del gelo e dei sei mesi della notte artica.
 

prof

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GLI INUIT
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Ragazzi Inuit fotografati a Ilulissat

Il nome Eschimesi, una parola indiana del popolo Cree che significa mangiatori di carne cruda è un termine dispregiativo, non usato da molto tempo. Gli abitanti della Groenlandia chiamano se stessi Inuit (o Yuit in siberiano e in alcuni dialetti dell'Alaska), cioè “il popolo” in lingua Inuktitut.
Per gli Inuit, l'esistenza è un grande gioco a scacchi contro la natura: l'abilità offre le migliori opportunità, ma non si può mai sapere a quale nuova mossa devi contrapporti.
Quando l’esploratore Knud Rasmussen (inuit per parte di madre) negli anni Trenta chiese ad una guida Inuit in cosa credesse, si sentì rispondere «noi non crediamo, noi abbiamo paura».
Dopo decenni di isolamento che ne hanno fatto un caso nella storia dell’antropologia, negli ultimi tempi gli inuit hanno portato avanti la battaglia per l’indipendenza con grande coraggio e come segno di riscatto dell’intera etnia. Le città di Nuuk e Ilulissat che abbiamo visitato mostrano molti caratteri occidentali (nel bene e nel male), nel profondo Nord (la zona di Thule) permangono i caratteri originari e sono state ottenute anche alcune deroghe alle leggi (ad esempio è concessa la caccia all’orso polare) per mantenere intatto un eco-sistema particolarissimo.
Di recente gli Inuit canadesi si sono uniti con quelli della Groenlandia, dell'Alaska e della Siberia per dare vita alla Conferenza Inuit Circumpolare, un organismo che si fa interprete delle preoccupazioni e degli argomenti più importanti che riguardano l'intero emisfero artico.

NUUK

Arriviamo a Nuuk di prima mattina, accolti da una fitta nebbia. La Luminosa suona costantemente la sirena per segnalare la sua presenza e poi sosta in rada nel porto vecchio. Si scende con i tender, la temperatura è intorno ai 10 gradi, l’aria pulita ha nelle narici un sapore mai sentito.
All’improvviso i banchi di nebbia si alzano, il tempo migliora.
Capitale della Groenlandia, Nuuk ha circa 17 mila abitanti. Caratteristici il porticciolo e il centro storico con le casette colorate, la zona della piccola cattedrale luterana e il museo storico nazionale (ospitato in magazzini di inizio Novecento) che custodisce anche tre mummie di donna (e una, impressionante, di bambino con gli occhi spauriti) risalenti al 1400. Ignote le cause della morte, sono state trovate durante scavi degli anni Settanta: hanno i vestiti della festa, stivali decorati. Forse morirono per una epidemia e i parenti li seppellirono tutti insieme.
A pochi passi dalla scogliera un’immensa statua di granito, Mother of the Sea, una dea dai lunghi capelli che viene coperta dall’alta marea. Sempre al porto una curiosa maxi-cassetta postale per le letterine a Babbo Natale e la statua di Han Egede, il fondatore della città, che scruta tutti dall’alto.
L’altro volto di Nuuk è l’urbanizzazione all’occidentale, con tutti i suoi difetti. Ben visibili dal porto vecchio, una serie di orribili casermoni di cemento dominano infatti il lungo mare.
Tutta questa zona è facilmente raggiungibile in pochi minuti a piedi, subito dopo aver lasciato il tender alla minuscola banchina (si sono verificate code, soprattutto a ora di pranzo).
Dopo che la nebbia, per fortuna, si è sollevata, visitiamo da soli la cattedrale, il museo e tutta l’area, ricca anche di numerosi negozi di souvenir e bancarelle.
Come escursione abbiamo scelto quella in barca: si tratta di piccole imbarcazioni con dieci posti (più pilota e aiutante che parlano inglese) che conducono in un tour di circa due ore per ammirare i paesaggi del fiordo, le cascate, gli iceberg. Per i più fortunati anche l’avvistamento di qualche coda di balena che si immerge. I tour in elicottero (tranne una partenza) sono annullati per la nebbia.
Al porto numerose hostess, bandiere e accoglienza festosa: si distribuiscono anche cartine e una rivista con indicazioni turistiche, stampata per l’occasione. Apprendiamo che la stagione delle crociere (giugno-ottobre) prevede per quest’anno ben 31 scali a Nuuk. La Luminosa è la nave più grande ma per l’anno prossimo è attesa la Crown Princess con 3500 passeggeri.
Ci addentriamo poi a piedi verso la parte moderna della città, che si estende fino all’altro lato dell’istmo, dove si trova il porto nuovo. Grandi strade, negozi, palazzoni del governo e delle banche, un ampio auditorium con i cinema. Nulla di particolarmente attraente, ma i negozi sono qui più convenienti rispetto al porto vecchio. Acquisto per mia moglie una collana con le piccole sfere bianche tratte da una mandibola di balena (simile all’avorio) e un ciondolo ricavato da una pinna di un’altra specie di cetaceo (l’effetto finale è simile alla madreperla). E ancora tshirt per i ragazzi, un elegante portafogli coperto di pelliccia di foca. Il negoziante, per convincere i clienti, ha in bella vista un poster con le foto dei vari animali. Spiega l’origine degli oggetti e addirittura tira fuori una pinna di balena autentica quando osserviamo il ciondolo…
La nave riparte alle 18, c’è appena il tempo di rientrare con il “bottino”. Con il tender torniamo a bordo. L’unica critica è per quella piccola banchina d’attracco che ha provocato le code. Bisognerebbe che le autorità locali valutassero un raddoppio oppure si potrebbe utilizzare il porto nuovo per l’attracco (con un eventuale servizio navetta). Credo che siano queste le incognite di ogni rodaggio, il numero degli sbarchi delle navi da crociera dimostra comunque che si è aperto un nuovo, interessante mercato.
 

prof

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ILULISSAT

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Iceberg con la forma di un animale accucciato nella baia di Disko
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Pareti di ghiaccio nel Sermeq Kujalleq


Ilulissat (o Jakobshavn dal nome del fondatore Jacob Severin) è un villaggio di 4.500 abitanti nella Baia di Disko, ben al di là del Circolo Polare artico. Proprio da questa zona, così pare, si staccò da un giacciaio l’iceberg che colpì il Titanic. In lingua inuit il nome del paese significa appunto “gli iceberg”.
Nell’area vicina di Sermermiut, tra l’altro, sono stati trovati reperti archeologici di 3500 anni fa: testimoniano che questo fu uno dei più grandi centri delle tribù inuit dei Saqqaq e dei Dorset; ancora oggi gli abitanti del paese (fondato nel XVIII secolo) praticano la caccia e la pesca tradizionale. Tutta l’area del vicino ghiacciaio è patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco.
Il fiordo principale di Ilulissat, denominato Kangerlua o anche Jakobshavn Icefjord, ospita il ghiacciaio più prolifico del mondo fuori dall’Antartico: il Sermeq Kujalleq. Da oltre 250 anni il ghiacciaio è osservato e misurato dai ricercatori del settore per comprendere lo sviluppo e avanzare nello studio delle macro variazioni climatiche mondiali. Negli ultimi 15 anni si è lentamente ritirato, facendo registrare una regressione record di quasi 5 km negli ultimi 2 anni di osservazione.
La Luminosa resta a Ilulissat due giorni. Abbiamo quindi prenotato una escursione di hiking per il primo giorno e una in barca per il secondo. Il primo tour offre la possibilità di entrare in contatto a piedi con il fronte di questo immenso e stupefacente ghiacciaio che misura 5 km di ampiezza ma la cui parte emersa si erge nei punti più alti a “solo” 80 metri dal livello del mare. Il ghiaccio, a causa delle correnti del fiordo, si frantuma contro la roccia morenica dando vita a formazioni di iceberg dalla fisionomia più mutevole e dalle dimensioni gigantesche.
Il primo giorno l’escursione è più agevole del previsto. Andiamo in bus, poi c’è da percorrere una lunga passerella di legno (circa un’ora di cammino a passo normale) che attraversa la zona della necropoli preistorica. Al termine c’è ancora un percorso di circa 40 minuti sul terreno (reso scivoloso da una leggera pioggia) che porta a superare una piccola gobba di roccia. Arrivati in alto c’è la spettacolare visione del ghiacciaio, con gli iceberg che si liberano dalla grande “madre” che li partorisce con gemiti laceranti. E cominciano a navigare verso il mare formando sculture viventi, archi, decorazioni magnifiche. Non a caso la lingua inuit ha 50 parole per indicare i vari tipi di neve. Il bianco assume tutte le sfumature di cui parla Peter Hoeg nel suo “Il senso di Smilla per la neve”: “Lo strato di ghiaccio è stato creato in bellezza. Aspetta di riflettere un miracolo della creazione. Dal mare scuro il freddo fa spuntare un giardino di rose, un tappeto bianco di fiori di ghiaccio, formati da gocce d’acqua salata congelate”.
C’è un’atmosfera incantata che lascia affascinati, il silenzio è totale: si sentono solo gli iceberg che fragorosamente si staccano dall’”utero”, si scontrano tra loro, cominciano il cammino nell’acqua gelida. La guida (in inglese) ci accompagna, sottolinea come l’8 giugno lì c’è stata ancora l’ultima nevicata. E spiega i vari aspetti delle formazioni cristalline che osserviamo. Poi ci porta verso una raccapricciante gola e racconta: qui le donne inuit, nei periodi di carestia, prese dalla disperazione si lanciavano nel vuoto per togliersi la vita. Il tempo di sopravvivenza nell’acqua gelida è di tre-quattro minuti.
Una doccia calda, il pranzo a bordo e di pomeriggio visitiamo il paesino a piedi, nonostante qualche spruzzo di pioggia. Il porto commerciale è ampio perché a pochi metri si trova l’industria di gamberi surgelati che è la principale risorsa economica del luogo. I tender della Luminosa, ferma in rada, vanno e vengono velocemente. All’approdo c’è una scalinata (un po’ ripida) che porta direttamente vicino al centro (per chi preferisce, una stradina allunga il percorso ma evita rischi di scivoloni sui gradini). A piedi si può quindi organizzare un tour autonomo, cartina alla mano.
Il luogo più interessante è di gran lunga la casa-museo dell’esploratore Knud Rasmussen (di padre danese e madre inuit), bianca e rossa col suo tetto spiovente: all’interno diverse stanze dedicate all’eroe nazionale e ai suoi viaggi che tanto contribuirono negli anni Trenta a far conoscere le usanze e la cultura del popolo dell’estremo Nord. Acquistiamo anche il dvd col suo famoso documentario del 1933 sugli inuit. Altri locali della casa-museo sono invece dedicati alla storia di Ilulissat e al suo ghiacciaio con le rilevazioni meteo e le statistiche che attestano l’emergenza surriscaldamento della Terra arrivata fin qui.
Altro punto da non perdere è la baia di Disko, sulla scogliera davanti alla chiesetta di Zion. Qui, avvicinandosi alla costa, gli iceberg che non hanno preso il largo si sciolgono e assumono le forme più inconsuete: animali accucciati, vasi appena usciti dalle mani dell’artigiano, colonne di luce ghiacciata. In lontananza si staglia la Luminosa. Con cautela, scendo fino agli ultimi scogli e riesco ad afferrare nell’acqua gelida un pezzo di ghiaccio con le mani…la pelle mi brucia come se avessi messo le dita nel fuoco. In serata un tramonto dai colori straordinari, il cielo si incendia di mille sfumature del rosso…
In paese non mancano i negozi di souvenir (vedi le indicazioni fornite in precedenza) e i ristoranti per chi volesse approfondire la conoscenza con la carne di balena e di foca. Ci addentriamo fino alla parte più interna esplorando, tra i sorrisi e la sorpresa degli Inuit, anche i negozi locali, l’asilo, l’ufficio postale. In un grande supermercato troviamo anche prodotti italiani, come pasta, passata di pomodoro e vino delle marche più conosciute. Tutti sono gentili e cordiali, accettano euro e carte di credito. Qualche rigidità sugli orari: alle 17 quasi tutti i negozi di souvenir chiudono (anche con clienti all’interno), dopo le 21,30 è quasi impossibile trovare un posto per mangiare, alle 24 chiude l’unica discoteca. Ma in un paesino di 4.500 abitanti forse non si può chiedere di più.
Il secondo giorno abbiamo l’escursione in barca intorno alle 11 (parte direttamente dalla Luminosa). Purtroppo incombe la nebbia che però dà tregua nella seconda parte del tour e lascia riscoprire le bellezze del ghiacciaio, l’innumerevole quantità di iceberg galleggianti (ricordate che la parte emersa è meno di un terzo rispetto alla grandezza totale). Per questo tour occorre coprirsi bene: la temperatura scende allo zero dai 5-10 gradi che abbiamo sempre trovato in paese. Giacca a vento e cappello di lana sono di rigore.
L’atmosfera anche in questo caso è come quella di una terra incantata: il silenzio è interrotto solo dai tonfi sordi del ghiaccio che cozza contro il metallo dello scafo. Tutto intorno pareti bianche di 70-80 metri che formano archi, spuntoni, spaccature striate di azzurro: è come vedere le Dolomiti trasferite sull’acqua.

LE ESCURSIONI

Qui occorre una digressione sulle escursioni. Come detto, il tempo è stato quasi sempre buono, con sole e mare poco mosso. Proprio per l’assenza di vento, abbiamo avuto però il problema di improvvisi banchi di nebbia che hanno fatto annullare tutti i tour in elicottero sia a Nuuk (tranne un turno) che a Ilulissat. La sera del primo giorno a Ilulissat sono state annullate anche le escursioni in barca. Ci sono state diverse proteste e, per venire incontro ai passeggeri delusi, il comandante De Gregorio, d’accordo con l’hotel director Alberto Abruzzini e l’ufficio escursioni (dopo una consultazione rapida con la compagnia a Genova) ha deciso di ritardare la partenza della nave dalle 14 alle 18. Il pomeriggio, infatti, è il momento migliore per la visibilità. Tutti coloro che avevano dovuto rinunciare al giro in barca sono stati ricontattati e in quelle quattro ore (con l’aiuto degli operatori locali) i tour sono stati recuperati. Coloro che erano incappati parzialmente nella nebbia hanno avuto il 20 per cento di rimborso sull’escursione effettuata. Sono stati anche organizzati piccoli tour supplementari (gratuiti) verso il ghiacciaio con i tender della nave. Le quattro ore sono state poi recuperate accelerando in navigazione e senza compromettere le ulteriori tappe della crociera. Anche in questo caso mi sembra che il comandante abbia saputo scegliere la soluzione migliore, pur considerando che il bel tempo non si può assicurare per contratto. Da stigmatizzare certe asprezze di alcuni passeggeri che hanno perso la calma di fronte all’annullamento del giro in elicottero. Se l’operatore locale “per motivi di sicurezza” rinuncia a tour i cui i biglietti costano da 400 a 700 euro per passeggero, il motivo sarà senz’altro serio e indiscutibile.
Intorno alle 18 si parte e Ilulissat ci saluta con un magnifico sole: la vista del ghiacciaio con questa luce già da sola, secondo me, vale il prezzo del biglietto. L’altra sorpresa straordinaria ci aspetta al Prins Christian Sund che attraversiamo la mattina del secondo giorno di navigazione. Cento chilometri spettacolari tra cascate, ghiacciai, piccoli villaggetti sperduti nelle insenature, iceberg vaganti dalle forme più incredibili. Sulle coste uccelli variopinti, foche e pesci mai visti che occhieggiano stupiti alla grande nave che passa nello stretto canale.
 

prof

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REJKJAVIK

Per la tappa di ritorno in Islanda dopo i tre giorni di navigazione abbiamo scelto la classica escursione del “Cerchio d’oro”. Rejkjavik ci accoglie con un sole meraviglioso.
La giornata prende il via con la visita del parco nazionale di Thingvellir, ad appena una cinquantina di chilometri dalla capitale, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. All'interno del parco in uno dei più suggestivi paesaggi islandesi, si può osservare il punto di contatto tra la placca americana e quella europea: due lunghe colonne di roccia si fronteggiano a 40 metri una dall’altra: in mezzo un sentiero con panorami mozzafiato. Studiare la “tettonica a zolle” e la geologia in questa maniera è tutt’altra cosa!
L'area è circondata da montagne e racchiude una vasta pianura lavica ricoperta di muschio verde e di fiori selvatici. Gli islandesi lo considerano un luogo sacro, visto che nel 930 vi si tenne la prima riunione dell'Althing, il più antico organo legislativo al mondo. Di particolare interesse sono la Roccia della Legge e i resti di rifugi in torba. Un tempo queste costruzioni erano destinate a ospitare i partecipanti alle assemblee dell'Althing, della durata di due settimane, organizzate ad anni alterni in piena estate. Bellissima anche la cascata, alla quale è legata una crudele tradizione di morte: le donne colpevoli di adulterio o incesto venivano gettate tra le rapide chiuse in un sacco. Alcuni pannelli ne ricordano ancora oggi i nomi.
Dopo aver lasciato Thingvellir, andiamo alla volta di Gullfoss, la "Cascata d'oro", la più famosa delle molte presenti nel Paese. Qui il fiume Hvita precipita per una trentina di metri formando due cascate e dando vita a uno spettacolo mozzafiato. Si può anche scendere uno stretto sentiero scivoloso e arrivare a pochi metri dalle acque, respirare le gocce che ti danzano intorno.
Nel corso della successiva sosta nella zona di Geysir, si avvistano fonti sibilanti e altri fenomeni geotermici. Il geyser in attività è puntuale all’appuntamento con i turisti: ogni dieci minuti emette un getto di 25-30 metri d’acqua caldissima.
Dopo il pranzo, servito in questo ambiente da sogno, ritorno a Reykjavik. In lontananza vediamo il vulcano Eyjafjallajokull, tristemente noto per il suo nome impronunciabile e per i ritardi aerei (vanno a ruba le tshirt a lui dedicate). Lungo il tragitto sono previste una breve tappa alla centrale geotermica di Hellisheidi e una sosta al punto panoramico “la Perla” per le ultime foto. Davvero una giornata indimenticabile.



ISOLE FAR OER


Le Far Oer sono un arcipelago di diciotto isole che si staglia nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico a non molta distanza dall'Islanda. Poche migliaia di residenti, c’è un’isola con due soli abitanti, su uno di questi grandi scogli ci sono solo pecore. Spazzate da un vento gelido per dieci mesi, le Far Oer sono vittime di un clima rigidissimo e godono di soli 40 giorni senza pioggia in un anno. Purtroppo il giorno in cui siamo passati noi non era tra questi 40 fortunati.
L’escursione prenotata in bus era “cattedrale medievale e storia vichinga” con partenza dal porto di arrivo, la capitale Torshavn (il porto del Dio Thor, nella mitologia scandinava il dio del tuono e del fulmine). Guida in inglese con accompagnatrice Costa per la traduzione.
Si inizia nei dintorni dell'antico villaggio vichingo di Tinganes, dove si possono osservare le fondamenta ricoperte da erba del più antico insediamento. Si prosegue poi alla scoperta dell'antica Kirkjubour, che ospita la chiesa di Sant'Olaf, consacrata nel 1111 d.C. A pochi metri ci sono le rovine della cattedrale di San Magnus, la cui costruzione era iniziata nel XIII secolo e non è mai stata portata a termine. Nel 1997 è iniziato il restauro. Accanto, l’imponente residenza, tutta di legno, del vescovo con alcuni interessanti locali come lo studio del sacerdote (parti della struttura risalgono al 1300).
Dopo aver attraversato un tunnel si aprono davanti a noi un bellissimo fiordo e una serie di laghi popolati da salmoni. Dopo esserci lasciati alle spalle il pittoresco villaggio di Leynar, con la sua ampia spiaggia sabbiosa (ma qui anche d’estate l’acqua non supera mai gli 8 gradi), scopriamo il colorato paesino di Kvivík, antico insediamento vichingo del X secolo. La caratteristica oggi tornata di moda è di ricoprire i tetti con un manto erboso, sotto il quale uno strato di plastica assicura comunque la coibentazione ed evita infiltrazioni. Molti minuscoli villaggi hanno così ripreso la fisionomia dell’epoca vichinga con effetti suggestivi, come in un viaggio nel tempo.
La natura lungo le strade è spettacolare: cascate alimentate dall’acqua piovana accanto al nastro d’asfalto, ruscelli e laghetti con pesci a vista d’occhio, prati verdissimi. Una particolarità: non esistono alberi, distrutti in passato dal disboscamento selvaggio e dalle agguerrite pecore che troverete dovunque. Politicamente le Far Oer fanno parte del Regno di Danimarca: hanno ampia autonomia ma il cordone ombelicale con i danesi non si è mai interrotto. La moneta è la corona danese. Al ritorno, chiediamo (con pochi altri coraggiosi) di scendere in centro a Torshavn e giriamo a piedi la zona vicino al porto, dove abbondano i negozietti. Poi sempre a piedi torniamo alla nave (c’è uno shuttle che trasporta dall’ingresso del porto alla scaletta). Tappa interessante e forse qui abbiamo trovato quanto di più vicino all’epoca vichinga, nelle atmosfere e nelle architetture. Purtroppo la pioggia fittissima e incessante ci ha accompagnato dal primo all’ultimo momento.

INVERGORDON


L’ultima tappa è in Scozia e il tempo si riscatta con una bellissima giornata di sole. L’escursione prenotata è “Lungo le sponde di Loch Ness”, 8 ore pranzo non incluso.
Il tour prevede un'escursione della durata di una giornata lungo le sponde appunto di Loch Ness, il lago più famoso di Scozia, alla ricerca del mitico mostro Nessie che l'ha reso celebre in tutto il mondo.
Iniziamo di mattina con un tour a Inverness, la capitale di questa zona delle Highlands. Visitiamo col bus il centro storico elegante, col castello e la cattedrale (ricorda Notre Dame) e il quartiere intorno al fiume Ness con i suoi bellissimi ponti. C’è poi tempo per lo shopping e, a nostro parere, qui troverete i prezzi e le occasioni migliori di tutta la crociera: com’è noto la zona è infatti famosa per la lana. Nei negozi ci sono quindi maglioni di cachemire splendidi e a prezzo di occasione. Per non parlare di sciarpe e cappelli, guanti di lana e di pelle e altro ancora tra cui i famosi kilt (sfoderato da una delle guide delle escursioni). Una banda musicale in kilt e cornamuse ci aveva accolto alla discesa della nave.
Verso sud-ovest, seguendo le rive dell'incantevole Stretto di Cromarty, attraverseremo Muir of Ord e Beauly ("luogo meraviglioso"), con le suggestive rovine dell'abbazia, e infine raggiungeremo lo stupendo Loch Ness scendendo lungo il ripido versante di una collina.
Si tratta del lago d'acqua dolce più profondo della Gran Bretagna, i cui torbidi fondali hanno dato origine a spaventose leggende e a terrificanti avvistamenti di strane creature, tra cui il suo abitante più famoso, il mostro di Loch Ness. Fino al 2007 e al 2009 alcuni abitanti, tra cui una guardia giurata, giurano di averlo visto. Troverete nei negozi magliette col mostro e anche le “foto”. A dispetto degli scettici, gli abitanti dicono che “nessuno ha mai dimostrato che il mostro non esiste”.
La nostra guida si limita a osservare: “Se c’è fumo, ci deve essere qualcosa che brucia”. Infine una sosta alle cascate di Foyers e (dall’esterno) al Castello di Urquhart (XIV secolo), che per la posizione invidiabile sulle sponde dello specchio d'acqua è una delle attrazioni più fotografate della Scozia.
Il pranzo è libero in una delle cittadine più grandi della zona, Fort Augustus, originariamente costruita come uno dei quattro forti del governo di Hannover nel tentativo di placare gli insubordinati Highlander giacobiti durante le deportazioni del XVIII secolo. Oggi ospita molti cacciatori di Nessie, negozi di souvenir e il celebre sistema di chiuse del Canale di Caledonia.
In uno dei tanti ristoranti dell’incantevole paesino, mangiamo squisiti salmone e maiale.
Un’altra tappa straordinaria, attorniati da una natura rigogliosa e spettacolare, dall’erika che in questo periodo dell’anno assume il colore viola, ai prati, alle colline verdi.
Lungo le sponde di uno dei laghetti osserviamo interi branchi di foche marroni che prendono il sole su uno scoglio, pancia all’aria…!


A BORDO

Fin qui le tappe a terra di una crociera che prevede comunque dieci giorni di navigazione e permette quindi anche il massimo relax. Ecco alcune notazioni sulla nave e i servizi di bordo, di cui siamo rimasti estremamente soddisfatti.

SERVIZI A TERRA
All’andata, come detto, tempi rapidi per salire a bordo. Bagagli consegnati presto in cabina. All’arrivo ad Amsterdam qualche minuto di ritardo perché la nave ha attraccato al porto container (quello principale era riservato a una manifestazione di velieri d’epoca). Ripresi i bagagli al terminal, transfer in bus verso l’aeroporto. Qui le hostess ci guidano al check in, nessun problema e niente code. Il giudizio complessivo è ottimo.


RISTORANTI
Avevamo un tavolo a quattro al ristorante Taurus, vicino all’ingresso. Si è mangiato nel complesso molto bene e con un servizio rapido: mai più di un’ora, un’ora e un quarto per un pasto di quattro (o più) portate. Si è meritata una lauta mancia il nostro cameriere di tavolo, il filippino Marvin, sempre attento ed efficiente. E’ stato capace anche di riservarci un altro tavolo a pranzo e quindi abbiamo sempre mangiato lì, tranne il primo giorno quando abbiamo provato il buffet. Al Taurus menù sempre diversi nelle tre settimane, con una notazione per il pesce fresco imbarcato a Rejkjavik. Ottimi i primi (arrivavano sempre caldi e al dente), soprattutto quelli con crostacei o col pesce e le paste fresche ripiene. Buonissime anche le zuppe, notevoli i dolci. Buoni i secondi di carne con qualche punta d’eccellenza (ossobuco).
Complimenti quindi allo chef Erminio Fortunato. Una nota di elogio anche al maitre Maurizio Fresina, marsalese, sempre presente e disponibile, che ci ha concesso anche qualche piatto extra menù e soprattutto la sua cordiale compagnia.
La qualità del Taurus era tale che si è come annullata la differenza col ristorante club Luminosa, dove abbiamo cenato una sola sera (da ricordare la tagliata di manzo e il consueto gelato all’azoto liquido di Bocchia) ma non abbiamo più sentito il bisogno di tornare. Tre le cene di gala. Oltre al consueto balletto della serata italiana, i camerieri hanno anche allestito altre tre serate danzanti con costumi, canti e balli. Il nostro Marvin si è anche esibito in piccoli giochi di prestigio con forchette e stuzzicadenti.
Ci è sembrata buona la qualità del buffet dove abbiamo fatto solo qualche capatina, soprattutto per vedere (e gustare, a volte) le specialità nazionali. Oltre ai due reparti sui lati del ponte 9, venivano anche allestiti dei lunghi tavoli accanto alla piscina coperta, con altri dolci spettacolari e lo show cooking, due o tre postazioni col cuoco che prepara piatti caldi (in genere ottimi primi). Servizio un po’ lento per la colazione al ristorante, in compenso si trovavano ottimi formaggi olandesi e salmone norvegese in quantità.

BAR
Servizio impeccabile ovunque fino all’ultimo giorno, ampia scelta di cocktail sia alcolici che analcolici. Ottima anche la cioccolatteria, con la fontana profumata. Da consigliare la cioccolata al rum, soprattutto al ritorno dalle escursioni al gelo. Così come meritava una visita il the musicale delle 16 in una saletta, con una scelta di pasticcini freschi davvero ragguardevole. Per la prima volta abbiamo sperimentato il caricamento sulle carte Costa delle bevande acquistate con i pacchetti: ben gestito e preciso, un servizio in più che agevola consumi e conteggi senza dover tenere a portata di mano i ticket (quelli di carta rimasti da altre crociere non sono più validi).



SERVIZI ALBERGHIERI
Pulizia impeccabile in cabina così come al ristorante e nei vari bagni. In cabina il nostro Alexander si è prodotto in una serie notevole di decorazioni con copriletto e pigiami. Alla prima richiesta ha azzeccato anche il nuovo cuscino che serviva alla mia signora per riposare più comodamente. Mai incursioni in cabina se c’era il cartellino “non disturbare” e molta pazienza se a volte ci siamo alzati un po’ tardi. La colazione in cabina è arrivata sempre puntuale (anzi addirittura con qualche minuto di anticipo): una comodità quando devi prepararti per le escursioni mattutine.


ANIMAZIONE
Superiore ai 70 anni l’età di circa i due terzi dei passeggeri. Così l’animazione si è tenuta sui binari tradizionali ma anche in questo caso evitando ripetizioni o invasioni di campo per chi non voleva essere coinvolto a forza. Quiz sempre nuovi, corsi di vario tipo (anche di cinese e di addestramento al volo col simulatore), feste in piscina coperta con sufficiente inventiva e bei costumi (c’è stata anche quella per il passaggio del Circolo Polare artico con tanto di certificato). Molto carina anche le serata di carnevale con carri e maschere variopinte. Da segnalare le interessantissime conferenze di Stefano Paba che ha saputo unire in un unico filo rosso i suoi interventi sul profondo Nord, dai vichinghi agli inuit.
Spettacoli sempre diversi ogni sera. Oltre ai 12 componenti del corpo di ballo della Luminosa, che hanno messo in scena diverse coreografie, un folto gruppo di artisti (diversi cantanti e musicisti, acrobati di Shanghai, due ballerini di break dance etc) è stato imbarcato all’inizio ed è rimasto quasi fino alla fine. In alcuni porti del ritorno sono poi saliti altri artisti ancora per nuovi spettacoli. Direttore di crociera Ciro Tortora, alle prime esperienze ma impeccabile e sempre presente.

ALTRI DIVERTIMENTI
Se avete figli adolescenti, vi consiglio l’installazione della Playstation 3 in cabina (con 3 giochi). Si può fare dal sito e costa solo 39 euro per le tre settimane. Fate conto che un’ora di gioco nella sala PS3 della nave da sola costa 5 euro. Abbiamo provato poi il cinema 4D, davvero divertente (tutti e tre i film in programma) e il simulatore di Formula Uno al ponte 11. Una capatina anche al minigolf. Da notare l’offerta della Samsara: il pass giornaliero per tutte e tre le settimane a 129 euro (un solo giorno di ingresso costava 20 euro). Punto internet: efficiente ma tenete conto che nella lunga navigazione verso la Groenlandia (3 giorni all’andata e 3 al ritorno) il collegamento è pressoché impossibile (saltano anche i canali tv satellitari).


PROGRAMMA COSTA CLUB
A bordo circa 2500 persone, nave quasi al tutto esaurito. Italiani circa mille, poi molti olandesi (circa 600) e spagnoli. Pochi gli inglesi e i tedeschi. A bordo 32 in tutto le nazionalità. Erano 350 i soci Gold tra i passeggeri, a conferma che si tratta di una crociera molto appetibile per chi già ha provato itinerari più tradizionali. Visto l’alto numero di Gold, è stato sospeso lo sbarco preferenziale per le escursioni, impossibile da organizzare con le discese in tender. In compenso tutti gli altri privilegi sono stati rispettati. Abbiamo usufruito dell’imbarco privilegiato e fatto un’interessante visita alle cucine, i cocktail speciali col comandante, foto etc etc.
Una nota di merito nella gestione dell’ufficio informazioni e del Costa Club alla Guest relation manager, Laura Muzzin, sempre calorosa e professionale.
 

prof

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FINALE

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Se avete avuto la pazienza di arrivare sin qui non è il caso di aggiungere molte altre parole sul fascino di questa crociera, dal punto di vista naturalistico la migliore del catalogo Costa. Sul comodino ho tenuto il diario dell’esploratore Fridtjof Nansen (“La spedizione della Fram”, edizioni Carte segrete). E’ l’uomo che per primo nel 1888 attraversò la Groenlandia da una parte all’altra. E poi con la Fram arrivò dove nessuno era mai, prima d’allora, arrivato (la nave fa bella mostra di sé ancora oggi al museo di Oslo). Al ritorno dalla sua impresa, così scriveva sul profondo Nord: “Mi è stata data la grande avventura del ghiaccio profondo e puro come l’infinito; la notte polare illuminata di stelle e silente, la natura nella sua profondità, il mistero della vita, l’incessante circumnavigare dell’universo, il banchetto della morte eterna in se stessa – senza sofferenza, senza rimpianto. Eccoti qui nella grande notte in tutta la tua nuda meschinità, faccia a faccia con la natura. Te ne stai seduto con devozione ai piedi dell’eternità in riverente ascolto e conosci Dio, colui che ogni cosa governa, il centro dell’universo. Tutti gli enigmi dell’universo a te ora paiono chiari e ridi di te stesso per esserti consumato a meditare, poiché è tutto così piccolo, così indicibilmente piccolo…”.


In lingua inuit

TAIMA, QUJANNAMIIK
(è tutto, grazie)
TAVVAUVUSI
(arrivederci a tutti voi)
 

prof

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Carissimi tutti, grazie ancora dei complimenti e in particolare un caro saluto a Valyus, Leo, Tano e Bibilica: troppo buoni!
Inserisco ora alcune foto per cominciare a rivivere le tappe della crociera insieme con tutti voi.
Sono ...appena tornato al lavoro e in questi giorni ho rischiato davvero di finire come Amauri che, soprapensiero, stacca la luce dello stadio. Ma la reazione dei colleghi non sarebbe stata così pacifica come nel famoso spot...
Ad ogni modo cominciamo da una piccola puntata a Bergen e al suo quartiere di casette di legno di Bryggen, protetto dall'Unesco come patrimonio dell'umanità
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E' l'occasione per andare al mercato del pesce e presentarvi un quiz: cosa è questa?
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Carne di balena, naturalmente...
L'aspetto è un po' come quello della bresaola. Il tipo affumicato, come nella foto, si mangia infatti a fettine con olio e limone. Niente male, se riuscite a reggere il sapore e l'odore di un qualcosa che sembra pesce e che ha la consistenza e il colore della carne...
Si cucina comunque in tanti altri modi, in Groenlandia uno dei più raffinati è la cottura nel vino rosso.
Al mercato si trova comunque un po' di tutto, anche crostacei più familiari
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In un negozio di pellicce di Bergen incontriamo infine gli orsi polari...
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prof

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Seconda tappa ad Akureyri, in Islanda
con escursione alla zona delle solfatare
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e poi alla meravigliosa cascata degli Dei
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Tutt'intorno panorami mozzafiato
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prof

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Dopo l'avvistamento del primo iceberg raccontato in precedenza e i tre giorni di navigazione, eccoci a Nuuk, la capitale (circa quindicimila abitanti)
Questa è una panoramica del centro storico con la cattedrale luterana
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Purtroppo alle spalle di questa zona davvero affascinante sono nati palazzoni orrendi come si vede qui
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Tra le cose più curiose nella zona del porto la maxicassetta di letterine a Babbo Natale che arrivano qui anche da paesi lontanissimi
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Da notare anche la statua Mother of the Sea che viene coperta dall'alta marea e che dovrebbe proteggere i pescatori e far riempire le loro reti
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prof

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Facciamo l'escursione nel fiordo su piccole imbarcazioni dopo essere sbarcati con i tender della Luminosa sulla minuscola banchina del porto vecchio
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La caccia all'iceberg è aperta
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prof

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Nelle più svariate e incredibili forme
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Una delle cose più incredibili è l'instabilità del tempo. Siamo arrivati con una nebbia fittissima che non lasciava presagire niente di buono e invece nel giro di poco più di un'ora ecco che il banco di nebbia si è sollevato e anche la Luminosa è apparsa in tutta la sua imponenza

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prof

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Al porto abbiamo trovato un'atmosfera festosa
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E tutti sembravano ben lieti di accogliere l'ondata di turisti.
Abbiamo quindi fatto una capatina al Museo Nazionale, a due passi dal porto, che ha un interessante carattere etnoantropologico
Si trovano i costumi della festa inuit
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Il tipico kayak (in alto) e la barca con cui uscivano in mare le donne (in basso nella foto)
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Impressionanti le mummie del 1400 ritrovate durante una campagna di scavi archeologici negli anni Settanta. Evito immagini che possano turbare, inserisco però qui una foto del piccolino che rimase coinvolto in un misterioso, crudele destino. E' il simbolo della sofferenza di un popolo alle prese con una natura estrema.
Forse un'epidemia o la fame gli ha impedito di proseguire il suo breve cammino. In quegli occhi sembra leggersi la domanda che Dostoevskij faceva riecheggiare nei Fratelli Karamazov: "Signore, perché muoiono i bambini?"

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prof

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Ciao a tutti, grazie ancora dei complimenti e in particolare a Unochenaviga.
Ciao Titusone, piacere di ritrovarti dopo aver condiviso la crociera. La mia esterna col balcone era proprio a sinistra e hai ragione, comunque sul Sund ho preferito andare al ponte più alto, a poppa, e potevo spaziare da un lato all'altro della nave per scattare le foto (ne posterò più in là alcune). Destra o sinistra, ad ogni modo auguro a tutti di avere la possibilità di fare una crociera del genere, magari già l'anno prossimo con la Deliziosa. Esistono anche i pagamenti a rate senza interessi!
Rispondo a Checco sui fasci di luce: non so a quale tappa ti riferisci per l'immagine della webcam. La Luminosa era ovviamente tutta illuminata nelle ore serali e a volte (arrivo a Nuuk)
credo che abbiano acceso dei fari anche di giorno quando la nebbia era più fitta.
Per le escursioni rispondo a Gabriele.
Le escursioni a Nuuk erano: il giro città a piedi, il tour con l'imbarcazione, il tour in elicottero, un percorso di hiking alle pendici di un monte vicino. Per la prima e l'ultima era prevista una guida locale in lingua inglese con un'accompagnatrice Costa che traduceva. Per la verità noi abbiamo preferito un giro fai-da-te perché il centro storico si trova proprio a ridosso della banchina dei tender e si raggiunge tutto in pochi minuti a piedi. Il Museo nazionale, che non bisogna mancare, ha i pannelli illustrativi anche in inglese. Abbiamo poi fatto l'escursione con l'imbarcazione: il pilota parlava inglese e ci ha spiegato man mano quello che vedevamo (non c'era a bordo personale Costa). I tour in elicottero sono stati annullati per nebbia (tranne, credo, una sola fortunata partenza). La nave resta a Nuuk dalle 10 alle 18: il mio consiglio è di non tornare a bordo per il pranzo (visto le code all'imbarco) e sfruttare al massimo il tempo. Potrebbe essere l'occasione di "gustare" la carne di balena.
In questo rispondo a Tano: l'ho assaggiata nella versione affumicata ed era buona. Difficile descrivere il sapore. La cosa più familiare che le si avvicina è il tonno affumicato ma è come dire che la carne di manzo somiglia a quella di cervo...forse c'è un sapore selvaggio in più che non si può spiegare.
Per Ilulissat le escursioni previste erano tre: il tour in elicottero (anche questi annullati), quello in imbarcazione, il percorso di hiking verso il ghiacciaio. Noi abbiamo fatto l'hiking il primo giorno (guida in inglese, l'accompagnatore Costa era solo all'inizio sul pullman) con un percorso assolutamente abbordabile come difficoltà (ne parlerò meglio dopo). E il giro in barca il secondo giorno: guida in inglese a bordo. A Ilulissat non è previsto il giro città proprio perché il paesino è facilmente raggiungibile e "godibile" col fai-da-te.
Come si vede, chi non parla inglese può avere qualche difficoltà. In realtà basta un po' di buona volontà e comunque "spalancare" gli occhi e guardare le bellezze della natura spesso vale più di tante spiegazioni. Infine grazie a Magellano che "in diretta" mi ha segnalato un problema tecnico con le foto che ora spero si sia risolto.
Appena possibile, cercherò di proseguire con Ilulissat e magari con qualche altra curiosità sulla cultura del popolo inuit.
A presto
 

prof

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Ecco qualche altra immagine di Nuuk, la capitale
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La statua che si vede sulla collinetta è quella di Hans Egede, il missionario danese che convertì la comunità al cristianesimo
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prof

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A proposito di religione, nei centri urbani è praticato il protestantesimo luterano, nelle comunità del Nord è ancora forte invece l'originario animismo degli inuit, con la presenza delle figure degli sciamani (che possono anche essere donne). E' un tratto che accomuna tutte le tribù inuit, anche quelle di Canada, Alaska e Siberia, la regione dalla quale proviene il ceppo groenlandese. Lo sciamano (angatkuq) non è il capo del campo ma un dottore-consigliere-guaritore. L'onore di guidare il campo (la comunità è essenzialmente nomade) va alla persona più anziana del gruppo, con una grande esperienza nella caccia e nel tendere trappole. Sciamano si nasce, non si diventa: ha la capacità innata di avere visioni, di vedere gli spiriti, buoni e cattivi.
Alle prese con un ambiente ostile, attraverso i riti fatti da tamburi, danze e canzoni, lo sciamano identifica il cattivo spirito per comprendere la causa della malattia, del cattivo tempo o della scarsità di animali da cacciare. Il fine della comunità è vivere armoniosamente con la natura che la circonda: è questo - dicono gli sciamani - l'unico modo per assicurare la giusta sopravvivenza. Così anche gli animali vengono uccisi ma per necessità e si deve loro rispetto anche quando sono morti. Nella loro cultura sembra mancare la ricerca di una causa primordiale o di una spiegazione riguardo il fine ed il destino: "Gli inuit non pensano mai molto al di là", è uno dei loro detti. In una società democratica e orizzontale, la massima attenzione è posta nei rapporti di fratellanza e di comune aiuto nei momenti di difficoltà. Alle donne vengono dati compiti di pari importanza rispetto a quelli degli uomini.
La loro lezione è quindi che nel tentativo di capire il mondo noi finiamo col trascurare noi stessi e la gente che ci è più familiare. Sono queste persone che, invece, ci possono salvare. E con loro anche gli animali, partecipi del grande spirito della natura.

Un'immagine del tramonto sull'aspra costa della Groenlandia

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prof

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Ed eccoci a Ilulissat, 280 chilometri a nord del Circolo polare artico, per la precisione 69° 23' 40'' di latitudine nord. Dove i protagonisti sono gli iceberg che il grande ghiacciaio "partorisce".
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anche nelle più incredibili forme
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prof

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Grazie ancora a tutti e soprattutto a Magellano
Nella cittadina (4500 abitanti), la Luminosa (3500 abitanti) appare tra le nebbie e gli iceberg, mentre un husky riposa su uno scoglio tra i fiori

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Il tramonto ha colori indimenticabili

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Ma la luce non va via. Resta un chiarore lattiginoso.

Mezzanotte a Ilulissat
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prof

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Parlando di Ilulissat, non si può tacere dei cani da slitta, un tipo particolare di husky
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Durante la stagione invernale il trasporto su slitta trainata da cani è ancora l'uso più comune. Usciti dal paese, sono infatti assai rara le strade asfaltate.
I cani sono addirittura più numerosi degli abitanti, circa 6000 contro 4.500. Si incontrano infatti cartelli come questo
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Anche se l'estate, senza la neve, è la stagione del riposo
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Il famoso esploratore Knud Rasmussen, che qui è l'eroe nazionale (nella foto la sua casa-museo) disse: "Datemi la neve, datemi i cani, e tenetevi il resto"
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Stato
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