gimale
Well-known member
Inizio questo racconto decisamente datato per ricordare e condividere uno dei più bei viaggi che io abbia fatto. Sarà un diario fatto di ricordi e di fotografie. Non potrò dare informazioni di tipo organizzativo visti gli anni che sono trascorsi, ma i luoghi che ho visitato spero siano rimasti in gran parte così come li ho visti io. Non ci saranno molte immagini di grandi città ma parchi e natura soprattutto.
Tutto è iniziato il primo gennaio del 1987 quando ho conosciuto un ragazzo e ci siamo innamorati. Dopo qualche mese mi ha detto che a Novembre sarebbe partito per gli Stati Uniti d'America. L'azienda aeronautica per cui lavorava gli aveva proposto di seguire l'omologazione di un nuovo aereo per gli USA e questo comportava l'apertura di una filiale a Wichita, con Kansas. Così a Novembre lui è partito... A luglio sono partita io per raggiungerlo! I preparativi sono stati un po' lunghi soprattutto perché il consolato americano ha fatto un sacco di difficoltà a rilasciarmi il visto per una durata di tre mesi; alla fine, con la dichiarazione del mio ragazzo che mi avrebbe mantenuta lui ho ottenuto il mio visto.
Il 18 luglio, accompagnata da mamma e papà, sono arrivata a Malpensa per prendere il primo aereo della mia vita diretto in America. In borsa avevo la lettera che mi aveva mandato lui con tutte le istruzioni con tanto di piantina per passare da un terminal all'altro una volta arrivata a Chicago. Allora non esistevano i cellulari e a parte l'appuntamento telefonico una volta la settimana comunicavamo con lettere che almeno ogni due giorni andavano dall'America all'Italia e viceversa per posta aerea.
Salgo sull'aereo agitatissima. Il volo anche se lungo è trascorso velocemente anche se alla prima turbolenza un po' di fifa l'ho avuta. Finalmente atterriamo a Chicago ed il trasferimento dall'aereo al terminal avviene su un bus: ricordo che siamo passati accanto ad una strada con non so quante corsie piena di automobili così diverse da quelle che c'erano in Italia e di aver pensato, felice e incredula "sono in America!". Non mi sembrava vero!
Entrata nel terminal mi sono messa alla ricerca di un fattorino che portasse un cappello di colore rosso: il mio ragazzo mi aveva scritto che quelli con il cappello rosso erano i capi e che mi potevano aiutare, dietro lauta mancia, a passare la dogana. Ne adocchio uno alto, grosso e con un'aria molto distinta, mi avvicino, gli metto in mano 10 dollari e nel mio inglese un po' zoppicante gli dico che devo spostarmi al terminal dei voli nazionali. Subito mi prende la valigia e mi fa segno di seguirlo. Ci dirigiamo verso la dogana e mi fa segno di mettermi in coda mentre lui si occupa della valigia: penserà lui a farla imbarcare su mio aereo per Wichita. Appena lo vedono andare via con la mia valigia gli agenti della dogana lo richiamano ma lui dice che non c'è problema e li lasciano andare. Ritroverò la mia valigia a destinazione. Il fatto di non aver fatto dogana con la valigia mi ha sollevato molto, infatti ero molto preoccupata per quello che c'era dentro. Siccome a Wichita non si trovava il rosmarino e per noi liguri cucinare senza è impossibile, ne avevo fatto seccare un bel po', lo avevo macinato e messo in una busta infilata in valigia tra i vestiti. Ero terrorizzata dal fatto che se fosse stata trovata potesse essere scambiata per qualcos'altro!
Dopo qualche minuto è il mio turno, l'agente mi guarda con aria piuttosto truce e mi chiede il passaporto; mi squadra per un po' e poi mi chiede perché dall'Italia sono venuta negli Stati Uniti ed ho intenzione di fermarmi per tre mesi. Rispondo "I'm here to visit my fiance" Non avevo idea se la frase fosse giusta o no ma mi hanno capita e la parola magica è stata "fiance" che per gli Americani significa fidanzato con promessa di matrimonio. A quel punto l'agente mi ha fatto un sorriso a 32 denti e si è rivolto agli agenti che le erano a fianco gridando "va a trovare il fidanzato", be' lo ha detto in inglese, e in un secondo tutti gli agenti della dogana e le persone in attesa di passare lo hanno saputo ed hanno iniziato a farmi i complimenti e a battere le mani! Ho vissuto il mio attimo di celebrità!!
Seguendo le istruzioni della piantina arrivata per lettera raggiungo l'altro terminal e dopo un paio d'ore sono sull'aereo che finalmente mi porterà a Wichita.
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Tutto è iniziato il primo gennaio del 1987 quando ho conosciuto un ragazzo e ci siamo innamorati. Dopo qualche mese mi ha detto che a Novembre sarebbe partito per gli Stati Uniti d'America. L'azienda aeronautica per cui lavorava gli aveva proposto di seguire l'omologazione di un nuovo aereo per gli USA e questo comportava l'apertura di una filiale a Wichita, con Kansas. Così a Novembre lui è partito... A luglio sono partita io per raggiungerlo! I preparativi sono stati un po' lunghi soprattutto perché il consolato americano ha fatto un sacco di difficoltà a rilasciarmi il visto per una durata di tre mesi; alla fine, con la dichiarazione del mio ragazzo che mi avrebbe mantenuta lui ho ottenuto il mio visto.
Il 18 luglio, accompagnata da mamma e papà, sono arrivata a Malpensa per prendere il primo aereo della mia vita diretto in America. In borsa avevo la lettera che mi aveva mandato lui con tutte le istruzioni con tanto di piantina per passare da un terminal all'altro una volta arrivata a Chicago. Allora non esistevano i cellulari e a parte l'appuntamento telefonico una volta la settimana comunicavamo con lettere che almeno ogni due giorni andavano dall'America all'Italia e viceversa per posta aerea.
Salgo sull'aereo agitatissima. Il volo anche se lungo è trascorso velocemente anche se alla prima turbolenza un po' di fifa l'ho avuta. Finalmente atterriamo a Chicago ed il trasferimento dall'aereo al terminal avviene su un bus: ricordo che siamo passati accanto ad una strada con non so quante corsie piena di automobili così diverse da quelle che c'erano in Italia e di aver pensato, felice e incredula "sono in America!". Non mi sembrava vero!
Entrata nel terminal mi sono messa alla ricerca di un fattorino che portasse un cappello di colore rosso: il mio ragazzo mi aveva scritto che quelli con il cappello rosso erano i capi e che mi potevano aiutare, dietro lauta mancia, a passare la dogana. Ne adocchio uno alto, grosso e con un'aria molto distinta, mi avvicino, gli metto in mano 10 dollari e nel mio inglese un po' zoppicante gli dico che devo spostarmi al terminal dei voli nazionali. Subito mi prende la valigia e mi fa segno di seguirlo. Ci dirigiamo verso la dogana e mi fa segno di mettermi in coda mentre lui si occupa della valigia: penserà lui a farla imbarcare su mio aereo per Wichita. Appena lo vedono andare via con la mia valigia gli agenti della dogana lo richiamano ma lui dice che non c'è problema e li lasciano andare. Ritroverò la mia valigia a destinazione. Il fatto di non aver fatto dogana con la valigia mi ha sollevato molto, infatti ero molto preoccupata per quello che c'era dentro. Siccome a Wichita non si trovava il rosmarino e per noi liguri cucinare senza è impossibile, ne avevo fatto seccare un bel po', lo avevo macinato e messo in una busta infilata in valigia tra i vestiti. Ero terrorizzata dal fatto che se fosse stata trovata potesse essere scambiata per qualcos'altro!
Dopo qualche minuto è il mio turno, l'agente mi guarda con aria piuttosto truce e mi chiede il passaporto; mi squadra per un po' e poi mi chiede perché dall'Italia sono venuta negli Stati Uniti ed ho intenzione di fermarmi per tre mesi. Rispondo "I'm here to visit my fiance" Non avevo idea se la frase fosse giusta o no ma mi hanno capita e la parola magica è stata "fiance" che per gli Americani significa fidanzato con promessa di matrimonio. A quel punto l'agente mi ha fatto un sorriso a 32 denti e si è rivolto agli agenti che le erano a fianco gridando "va a trovare il fidanzato", be' lo ha detto in inglese, e in un secondo tutti gli agenti della dogana e le persone in attesa di passare lo hanno saputo ed hanno iniziato a farmi i complimenti e a battere le mani! Ho vissuto il mio attimo di celebrità!!
Seguendo le istruzioni della piantina arrivata per lettera raggiungo l'altro terminal e dopo un paio d'ore sono sull'aereo che finalmente mi porterà a Wichita.
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