Cristian, per uno che ha sempre amato il mondo delle navi, il contrasto tra la loro mole e la delicatezza della città, ne esce inevitabilmente un pochino "addolcito", ma tuttavia posso ben comprendere chi non le vorrebbe veder transitare nello "scrigno" della Serenissima. Quello che non condivido è che si "condannino" le navi e si chini lo sguardo davanti a tutti gli altri problemi della città.
I problemi, solo quelli legati alla motorizzazione, sono tantissimi e le navi sono solo un tassello delle cose che non funzionano. Il "massacro" portato avanti dai mezzi pubblici, dai taxi e lancioni, dove vige l'assioma "più si corre e più soldi si guadagnano", dalla continua invasione sempre più numerosa di mezzi da trasporto che non hanno più nulla a che vedere con le tipiche imbarcazioni da lavoro della laguna.
Mezzi "prepotenti", in acciaio, che non ci si preoccupa più di tutelare come quando erano in legno, tanto sono i marmi delle rive, dei ponti, delle case che si sbriciolano, sotto i colpi di prue e poppe: supermotorizzati, ingombranti, proiettati anche loro al guadagno. Stesso "diktat" più corri e più trasporti, più guadagni. Imbarcazioni che devastano il tessuto della città, che si incastrano nei canali, che "svellono" i ponti dalle fondamenta, in un continuo martellante accavallarsi di onde contro tutto e contro tutti.
Qui le navi c'entrano proprio per nulla, ma i relativi danni sono sotto gli occhi di tutti. Quando la marea si abbassa, impietosamente scopre i disastri; non so quale sia il danno peggiore per la città. Quando l'acqua alta la invade, ma nasconde tutti i mali, o quando cala e presenta il conto visivo di tutti i mali che la affliggono e che tenacemente ed impunemente vengono portati avanti giorno dopo giorno.
Veniceland, spremuta come un limone nel nome del soldo.