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Silversea, la quarta dimensione delle crociere

Stato
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daniela75

New member
Mi aggiungo ai molti estimatori di questo diario e ringrazio di cuore...Grazie, infinite volte grazie! Sono colpita, ammirata e affascinata da questo sogno a occhi aperti che ci concedi di assaporare...stiamo visitando con Te luoghi di indicibile meraviglia, Petra è incantevole, e che tuffo al cuore vederne le foto, mi ha ricordato, per la suggestione dei luoghi, la valle dei templi di Luxor, visitata nella romantica cornice del mio viaggio di nozze....
per non parlare del meraviglioso e fluido racconto di uno stile di crociera unico nel suo genere...di cui non avevo idea....
resto in ascolto in attesa del seguito....
Daniela
 

prof

Staff Member
Grazie di cuore a tutti. Per me è un piacere raccontare, ma fa anche piacere regalare momenti di svago a quanti leggono.
Per il Generale: i prezzi delle escursioni erano mediamente più elevati di quelle delle crociere mass market ma includono sempre il pranzo o la cena in location adeguate. Per esempio l'escursione da Aqaba a Petra era 299 dollari per 9,5 ore con cena sotto le tende dei beduini. Il tour Nazareth e mare di Galilea costava 199 dollari per 10,5 ore. Racconterò dopo altri dettagli ma in genere posso dire che i tempi lunghi di sosta nei porti consentono escursioni più articolate e dai ritmi meno accelerati.
 

tiziano

Well-known member
Prof.ti ringrazio per quanto hai raccontato, per i prezzi delle escursioni non mi sembrano poi tanto alti per tutte le ore che fanno, se non erro anche su Costa un'uscita di circa 9 ore a San Pietroburgo con pranzo a cui abbiamo partecipato sia io e mia moglie superava i 100 euro a testa, se trovo il rendiconto della crociera posterò l'esatto importo, un saluto.
 
Ciao prof, vivissimi complimenti per il diario, piacevolissimo da leggere. Le foto di Petra sono meravigliose e le cose che hai raccontato sullo stile di questa crociera mi hanno lasciato a bocca aperta. ... ho preso una decisione: la proverò quando sarò ricca e famosa! !!!! Ahaha
 

prof

Staff Member
E siamo alle due tappe in Israele. Prima di iniziare con testo e foto, vorrei però rivolgere un pensiero di cordoglio e di raccoglimento per tutte le vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza. In poche righe e in un forum di crociere non è possibile approfondire questi temi ma spero e prego perché gli opposti estremismi vengano superati e si arrivi presto a una tregua in una terra bella e terribile come un esercito schierato a battaglia.

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HAIFA E ASHDOD
Nello scorso novembre avevamo già fatto un viaggio in Terra Santa, quindi abbiamo organizzato le due escursioni per completare gli itinerari con luoghi non ancora conosciuti.
Per Haifa abbiamo organizzato dall’Italia un tour privato in auto (con guida) per Gerusalemme e Betlemme. Da Ashdod abbiamo fatto invece una escursione della Silversea per Masada e Mar Morto.
Da Haifa in genere si punta alla visita di Nazareth e dintorni (Lago di Tiberiade): in questa cittadina però avevamo trascorso vari giorni in albergo, quindi abbiamo preferito tornare a Gerusalemme per approfondire quanto già visto e visitare inoltre il Monte degli Ulivi, dove non eravamo saliti. Aggiungendo poi Betlemme (in territorio palestinese), che – per motivi di tempo – non avevamo potuto visitare l’anno scorso. Con l’auto privata abbiamo impiegato circa un’ora e mezzo all’andata e un po’ di più al ritorno (di mattina c’era pochissimo traffico). L’escursione in pullman da Ashdod al Mar Morto è fattibile ma prevede un paio d’ore a tratta; particolarmente gradita anche in questo caso l’organizzazione Silversea che prevede un massimo di 25 persone sul bus da 50. In sostanza ogni passeggero può prendere due posti. Di rigore scorte d’acqua e cappellini, visto il gran caldo. Sempre per soddisfare la curiosità aggiungo che il tour durava circa 11 ore (inclusi pranzo in un hotel, funivia per Masada e utilizzo delle strutture di uno stabilimento balneare) e veniva venduto a 199 dollari a persona.
 

prof

Staff Member
GERUSALEMME

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Questo è il luogo dove tutto ha inizio. Il simbolo di Gerusalemme è anche la dimostrazione che qui è cominciato il cammino delle tre religioni monoteistiche diffuse oggi in tutto il mondo. Secondo la tradizione ebraica, in questo luogo (il monte Moriah, poi inglobato nella città) fu chiesto da Dio ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco per metterne alla prova la fede. In questo luogo Re Salomone costruì il primo tempio e, dopo la sua distruzione da parte dei Babilonesi, fu costruito anche il secondo (VI sec. A.C.). Ai suoi tempi Gesù vi predicò e ne scacciò i mercanti.
Secondo la tradizione cristiana, dal punto esatto in cui è stata scattata questa foto, Cristo guardò il Tempio e scoppiò a piangere, presagendo la sua distruzione ad opera dei Romani (70 dopo Cristo). O forse i lutti che avrebbero lastricato la strada degli uomini nei duemila anni a venire. In quel luogo oggi una cappella (Dominus Flevit- Il Signore pianse) sul Monte degli Ulivi ricorda l’episodio.
Infine quel che vediamo oggi, la Cupola della Roccia, è una delle primissime grandi opere dell’architettura islamica e fu costruita intorno al 690 dopo Cristo. In quel luogo, secondo la tradizione musulmana, Maometto ascese al cielo, chiamato da Allah in un viaggio notturno (Miraj) dalla Mecca a Gerusalemme.
Lo stesso luogo, tre fedi, una coesistenza difficile se non impossibile. I popoli hanno scavato fossati di sangue per avere questa città dalle splendenti mura bianche, crociate e guerre lampo si sono alternate nei secoli a invasioni e riconquiste. L’alfa e l’omega della grandezza e dell’orrore di cui è capace l’uomo. Entrare a Gerusalemme per una delle sue porte significa un passo nella storia – qualunque sia la vostra fede o anche se avete deciso di farne a meno nella vita.
 

prof

Staff Member
Arriviamo a Gerusalemme di domenica, è il giorno finale della Pasqua ebraica, che ricorda il “passaggio” (Pèsach), ovvero il ritorno in patria dopo gli anni passati in schiavitù in Egitto. I preparativi per le preghiere e l’affollamento della zona del Muro sono notevoli. In realtà quel che oggi chiamiamo Muro del Pianto (gli Ebrei preferiscono Muro Occidentale), in realtà è solo uno dei muri di contenimento del terreno che circondava il secondo tempio (e di cui non è rimasto nulla perché i Romani lo distrussero totalmente). Avvicinandosi, le donne vanno a destra, gli uomini a sinistra. C'è una barriera nel mezzo che impedisce la vista. E tutti i visitatori maschi devono indossare la kippah sulla testa (esistono dei cestoni dove i turisti possono prenderla prima di accostarsi al muro).

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Una passerella in metallo è stata creata per consentire ai musulmani di attraversare il piazzale e raggiungere la soprastante spianata delle moschee con la Cupola della Roccia, senza venire alle mani (o peggio) con gli ebrei in preghiera.

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prof

Staff Member
Ma è anche già tempo di mobilitazione dei fedeli per la Settimana Santa cristiana che culminerà nelle processioni del Venerdì e nella festa della domenica successiva. Legato a questi preparativi un “incontro” che faremo nel Santo Sepolcro...ma non voglio rovinarvi la sorpresa!

La nostra visita inizia con la salita al Monte degli Ulivi, accompagnati dalla nostra guida. Dalla cima si gode una vista panoramica su Gerusalemme, ma la collina custodisce alcuni dei luoghi più significativi per la storia cristiana. Dalla sommità si incontrano nell’ordine la Cappella dell’Ascensione di Cristo (oggi parte di una moschea). All'interno si custodisce una pietra con quella che sarebbe l'ultima impronta di Cristo su questa terra prima di tornare in Cielo
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prof

Staff Member
La Chiesa del Pater Noster, secondo la tradizione sorta sulla grotta dove Cristo insegnò ai discepoli la preghiera del Padre Nostro, ricordata in pannelli col testo in tutte le lingue. Mi permetto qui di segnalare la pessima traduzione "Non ci indurre in tentazione", retaggio di una visione medievale di un Dio tentatore e che affligge senza motivo. Mentre al Dio cristiano che è Amore ci si rivolge dicendo "Non ci abbandonare alla tentazione". Ma, tant'è, la tradizione è tradizione e la Chiesa ancora non ha voluto imporre la nuova traduzione consigliata dai biblisti moderni.

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prof

Staff Member
La Chiesa Dominus Flevit (già citata, opera nel 1954 di un architetto italiano, Antonio Barluzzi), la Chiesa di Santa Maria Maddalena (russo-ortodossa con le cupole dorate a cipolla). E ancora la Basilica dell’Agonia e il vicino orto del Getsemani, dove Gesù pregò e sudò sangue tra gli ulivi prima di essere tradito da Giuda e arrestato.
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prof

Staff Member
L’edificio è conosciuto anche come la Chiesa di Tutte le Nazioni perché costruito nel 1924 col contributo appunto di 12 Stati (tra cui l’Italia) e ha delle splendide cupole a sfondo azzurro con la bandiera della Nazione che ha offerto i lavori.
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Per gli ortodossi significativa anche la tomba della Vergine, un santuario sotterraneo (i cattolici credono invece che la Madonna sia stata assunta in cielo con tutto il corpo).

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Appare chiaro - da queste pur brevi note - che non solo le tre grandi religioni monoteiste intrecciano le proprie radici a Gerusalemme ma anche che la città è un crogiolo di civiltà e di fedi. Sono almeno 16 le religioni rappresentate nella Città Santa, nel bene e nel male, con storie di convivenza o di violenza reciproca. Uno degli aspetti più appariscenti (e davvero tristi) di questa coesistenza in armi è la gestione della basilica del Santo Sepolcro, dove andiamo dopo aver concluso la visita al Monte.
 
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prof

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Per arrivare al Santo Sepolcro si attraversa la Via Dolorosa, cioè quella che secondo la tradizione fu la Via Crucis percorsa da Cristo verso il Calvario, ovvero una collina a forma di cranio (questa la traduzione di Golgota) che si trovava fuori dalle mura di Gerusalemme ed era destinata alle crocifissioni. Come nella quasi totalità dei luoghi della Terra Santa, nulla sembra ricordare la conformazione fisica dei luoghi, tranne il fatto che il percorso è in forte salita. Si attraversa il cuore del quartiere musulmano e la strada è circondata e affollata da negozietti e bancarelle di ogni tipo. A stento si riescono a riconoscere le prime stazioni della Via Crucis, ricordate da scritte sui muri.


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prof

Staff Member
Dicevamo delle guerre, delle tristi vicende e delle liti intorno al Santo Sepolcro. Tralasciando le crociate, basta pensare ai secoli di liti tra le varie religioni cristiane su chi fosse il proprietario e il gestore del luogo sacro. Dispute risolte da un decreto ottomano del 1852 (conosciuto come “Status Quo”) che ripartisce la custodia dei luoghi tra armeni, greci, copti, cattolici romani, etiopi e siriaci. Ogni giorno la chiesa è però aperta da un custode musulmano considerato “neutrale”, un uomo sempre della stessa famiglia. L’ultimo erede, vestito di verde e con tanto di chiave in mano, è vicino al portone e la nostra guida, che lo conosce bene, ce lo presenta.
Come mostra la cartina, la grande basilica attuale copre e ingloba diversi luoghi (in marrone):
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da destra la Roccia del Golgota, poi il terreno dove avvenne la deposizione e l’unzione del corpo di Cristo, la zona delle tombe (una cava in disuso) dove fu poi sepolto e resuscitò.
La visita consigliata prevede quindi, dopo l’ingresso, la salita al Golgota (salendo le scale a destra) dove, nella cappella ortodossa, attraverso un foro nel pavimento davanti all'altare, si può toccare quella che sarebbe la roccia della Crocifissione.
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prof

Staff Member
Ridiscendendo, si trova la lastra di marmo che ricorda il luogo dell’unzione (con alle spalle splendidi mosaici), infine si prosegue – all’interno di una grande rotonda – scendendo e arrivando al Santo Sepolcro vero e proprio. Una piccola entrata conduce alla cappella cattolica con la lastra di marmo che ricorda il punto dove fu posto il corpo di Cristo fasciato dalle bende. Dal lato opposto, l’altra metà del Santo Sepolcro è gestito invece dai greco ortodossi e contiene un pilastro che incorpora la pietra di chiusura della tomba di Gesù, rotolata via dopo la resurrezione.

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prof

Staff Member
La folla che circonda questi luoghi è sempre enorme e occorre prepararsi a lunghe file e a un’atmosfera tutt’altro che favorevole al raccoglimento. Un luogo invece adatto alla preghiera è la recente cappella cattolica, dove ci fermiamo.
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All’entrata troviamo ….lui.
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Dopo un sobbalzo capiamo che è il figurante che dovrà interpretare Gesù nella ormai prossima Via Crucis (siamo alla Domenica delle Palme).
Va da sé che, oltre ai rappresentanti delle varie religioni, intorno a questi luoghi si accapigliano generazioni di archeologi. Tra cui molti che sostengono che i luoghi originari descritti dai Vangeli siano ben diversi dall’attuale disposizione.
Sia che entriate con scetticismo, sia che proviate una tensione mistica, il Santo Sepolcro non lascia comunque indifferenti. E’ accertato che Gesù sia una figura storica, citato da scrittori latini dell’epoca e conosciuto e rispettato come un grande profeta dall’Islam (insieme con la Madonna).

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E gli Ebrei? Vorrei concludere stavolta non con serietà ma con una barzelletta che, in perfetto umorismo yiddish, ci ha raccontato un israeliano mentre eravamo a Gerusalemme.
Un sacerdote cattolico e un rabbino, molto amici, si ritrovano dopo anni. Si aggiornano sulle proprie vicende e il sacerdote informa il rabbino che un suo nipote è diventato a sua volta prete. E’ una persona molto preparata e il sacerdote auspica una brillante carriera per il giovane all’interno della Chiesa.
Il sacerdote: spero proprio che possa diventare vescovo…!
Il rabbino: ma io credo anche di più
Il sacerdote: certo, anche cardinale, perché no?
Il rabbino: di più, di più…
Il sacerdote: e vabbè, non posso escluderlo, potrebbe anche diventare Papa!
Il rabbino: di più, di più…
Il sacerdote: ma insomma, di più cosa?
Il rabbino: potrebbe anche diventare figlio di Dio…
Il sacerdote: ma che stai dicendo, impossibile!
Il rabbino: e perché? Uno dei nostri ragazzi, tanti anni fa, ce l’ha fatta…!
 

prof

Staff Member
Ci dirigiamo quindi verso Betlemme, che è a una decina di chilometri da Gerusalemme, ma in territorio palestinese. Lungo la strada osserviamo quindi il “muro”, la recinzione che separa il territorio di Israele da quello dell’Autorità palestinese e diversi punti di controllo militari. I lavoratori palestinesi (che qui chiamano “our neighborods”, i nostri vicini) possono uscire dai Territori con il permesso e su minibus di colore arancione che infatti vediamo in coda ad uno di questi checkpoint blindati. Altri hanno l’auto ma sempre con una targa arancione. La guida ci spiega che anche la nostra Land Rover ha una targa di un colore particolare che ci identifica come turisti, così come tutte le auto a nolo per i visitatori stranieri in Israele.

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Con l’animo ci predisponiamo ai controlli accurati dei soldati (memori di quanto accade negli aeroporti) ma in realtà la procedura turistica è “agevolata”. All’altezza del confine imbocchiamo una parallela dell’autostrada che ci porta in un piazzale vicino a un albergo. La nostra guida israeliana non può andare oltre. Ma noi trasbordiamo in un’altra auto con un autista palestinese (corrispondente della nostra guida) che ci accompagna nei Territori, dove prendiamo a bordo un’altra guida, pure palestinese e che tra l’altro parla un ottimo italiano. Niente checkpoint e niente controlli o perquisizioni di militari, in pochi minuti – molto sollevati – arriviamo nella piazza principale di Betlemme.
Si tratta di un’anonima cittadina araba (come Nazareth del resto) con una crescita urbana caotica, le cui attrattive sono concentrate intorno alla piazza Manger: la Chiesa della Natività

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che custodisce il luogo della nascita di Gesù, accanto la Chiesa di Santa Caterina e dall’altro lato della piazza la moschea di Omar.

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A poca distanza il mercato locale e una serie di conventi e altre chiese. Si notano dalle insegne alcuni centri, scuole e auto delle Nazioni Unite o di altre onlus impegnate nell’assistenza alla popolazione.
Come anche nei dintorni di Gerusalemme, il contrasto è fortissimo: nel giro di pochi metri o chilometri i quartieri o le città israeliane appaiono un pezzo d’America precipitato in Medio Oriente quanto a sviluppo, infrastrutture, centrali elettriche, centri tecnologici e militari. I quartieri o le città palestinesi si trovano invece in condizioni di grandi arretratezza e degrado come nel profondo sud dell’Egitto e in molte altre zone depresse del Medio Oriente. A volte basta attraversare una strada per essere risucchiati da un mondo all’altro. E questo, al di là delle diverse fedi, è ovviamente uno dei fattori di maggiore tensione.
 
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prof

Staff Member
L’ingresso alla Chiesa della Natività è la cosiddetta Porta dell’Umiltà, che ti costringe a inchinarti per entrare. In realtà la porta originale di epoca crociata fu ridotta per impedire l’accesso ai carri. All’interno vari rimaneggiamenti e restauri, ma è interessante ritrovare le parti più antiche come alcuni tratti del pavimento a mosaico che risalgono al IV secolo d.C. (la chiesa costruita da Costantino).

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Secondo le ricostruzioni più accreditate, Giuseppe e Maria, non trovando posto a Gerusalemme per il censimento, cercano alloggio nei dintorni e alla fine trovano ricovero in un caravanserraglio addossato a una collina. Qui, per le condizioni di Maria, vengono poi indirizzati alle stalle sottostanti che erano realizzate appunto nelle grotte. Qui avviene il parto, alla presenza degli animali lasciati dai carovanieri dell’epoca
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Il luogo è venerato dal I-II sec. dopo Cristo. Costantino e poi Giustiniano vi fecero edificare e ricostruire una chiesa, i crociati l’ampliarono decorandola, gli ottomani la distrussero e nei secoli seguirono altri rimaneggiamenti o restauri (alcuni ancora in corso durante la nostra visita). Attraversata la navata, si scende poi una scala che porta alla Grotta della Natività dove una grande stella d’argento indica il punto dove, secondo la tradizione, sarebbe nato Gesù. Interessante anche, accanto, l’altare dell’Adorazione dei Magi. Anche qui, dopo varie contese, nel 1852 la custodia fu concessa ai cattolici, insieme con gli armeni e i greco-ortodossi, così tutta la chiesa risente di arredi e decorazioni miste delle varie religioni.
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Da non perdere nella Chiesa di Santa Caterina (quella che si vede in tv ogni anno per la messa di Natale) il chiostro, recente, che incorpora però elementi di un precedente monastero augustiniano. E al centro una statua ricorda San Girolamo che proprio a Betlemme, a pochi metri da questo luogo, si stabilì per compiere la Vulgata, la nuova traduzione in latino della Bibbia.
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Alla visita segue un salto in un negozio locale famoso per i suoi presepi artigianali in legno d’ulivo. E anche in vari altri negozi siamo felici di contribuire all’economia palestinese. Poi, su consiglio del nostro autista palestinese, una sosta in un locale che è l’equivalente della friggitoria palermitana (gestita dal simpatico Ahmed che vedete nella foto), dove mangiamo un ottimo “falafel” a base di farina di ceci (per chi le conosce, il paragone con le nostre panelle è immediato).
Tornati indietro in zona israeliana, ritroviamo la guida che ci ha atteso e portiamo il falafel anche per lui. Ed ecco che, almeno sul cibo di strada o “finger food” che dir si voglia, tre popoli hanno trovato una pausa di unità e pace.

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tieffe

Well-known member
Questo non è solo un diario di una splendida crociera ma anche una interessantissima lezione di storia.
Grazie Prof.
 
Stato
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