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Costa Deliziosa 21/11/2025-11/04/2026 Giro del Mondo.

Museo Larco, ricchissimo di reperti appartenenti alla civilta’ Mochica ed altre civilta’ precolombiane.
Il Museo Larco — ufficialmente Museo Arqueológico Rafael Larco Herrera — è un museo privato fondato nel 1926 da Rafael Larco Hoyle. È ospitato in una splendida villa virreinale del XVIII secolo costruita sopra i resti di una piramide precolombiana e circondata da giardini rigogliosi.
Completano il complesso un’ala museale dedicata all’arte erotica precolombiana ed un bellissimo ristorante…insomma il compendio del buon vivere!



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Lasciamo il porto di Callao poco prima che il sole scompaia dietro la linea dell’orizzonte. L’aria è tiepida e appena salmastra, grandi stormi di gabbiani si levano in volo, in questa ora senza tempo che sembra sospesa tra il giorno e la notte, diretti chissà dove. Gli ultimi raggi del sole, con le loro sfumature d’arancio e di rosa, si riflettono metallici sulle grandi gru che movimentano containers 24 ore su 24 all'interno del grande porto, mentre fuori le luci incerte dei lampioni iniziano a disegnare contorni nuovi e inquietanti attorno agli edifici cadenti e alle catapecchie di uno dei quartieri più malfamati e pericolosi della città.
Il percorso verso il centro di Lima si svolge nel solito traffico caotico che soffoca la città. Un fiume senza fine di auto che si muove, apparentemente senza alcuna logica o regola, e che ci ruba un'ora del nostro tempo per spostarci di soltanto pochi chilometri.

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Quando arriviamo in plaza Dos de Mayo, il cielo è ancora dipinto del rosa di un tramonto che si è ormai già compiuto. E una luce calda abbraccia le facciate degradate e un po' cadenti dei palazzi storici che la circondano, testimoni di un passato glorioso che si è dovuto arrendere ai colpi del tempo e dell'incuria.
Sappiamo però che il centro è vicino. Dobbiamo resistere ancora un poco. Il traffico non riuscirà a piegarci...

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A piedi percorriamo l'ultimo tratto per raggiungere la nostra meta. Le strade sono tranquille, pochi passanti intorno a noi. Affascinati osserviamo i maestosi palazzi che si affacciano su jirón Conde de Superunda, con le loro splendide facciate illuminate dai lampioni.
Dalle finestre dei balconi di legno finemente intagliato sembra per un attimo filtrare una luce calda, che per un istante fa intravedere un gesto, un movimento, forse un'ombra del passato che veglia ancora su quelle stanze. Ma è solo un'attimo...

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La cuspide dell'imponente torre campanaria barocca del convento di Santo Domingo, cattura la nostra attenzione verso l'alto. Come un faro che ci mostra il cammino.

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Presto davanti a noi appaiono l'alto campanile e le facciate sapientemente illuminate delle chiese che fanno parte dell'importante complesso conventuale, uno dei maggiori e dei più amati di Lima.

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Il portale della grande chiesa dei domenicani, Nuestra Señora del Santísimo Rosario, incombe imponente sul sagrato, coronato dall'alto e slanciato campanile.

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Mentre accanto gli fa da contrappunto il meno imponente, ma certo non meno elegante, portale della cappella della Vera Cruz.

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Percorriamo le vie illuminate in cui si susseguono imponenti palazzi, intime e accoglienti piazzette, scorci suggestivi.

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Ci rendiamo conto che la magia di Lima non è tanto nei musei o nei monumenti o nelle opere d'arte, ma in questo equilibrio fragile tra ombra e luce, tra povertà e ricchezza, tra la memoria del passato e la vita che continua.

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La mole metallica del monumento a Francisco Pizarro si staglia contro il cielo ormai notturno, che del tramonto conserva ormai soltanto un bagliore viola.

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Continuiamo a camminare, volgendo lo sguardo incessantemente attorno a noi, ora qui ora là, attratti da tante cose belle, attratti dalla luce come falene in una notte d'estate.

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La nostra meta è vicina. Plaza Mayor o Plaza de Armas è davanti a noi.
 
Arrivare in Plaza Mayor con le luci della sera è sempre un momento di grande suggestione. Questa volta però è diverso...

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Plaza Mayor illuminata per Natale è un contrasto armonioso: la solenne monumentalità della “culla di Lima”, luogo della fondazione della città, appare avvolta in una luce giocosa e calorosa. È come se la storia impressa nella pietra e nei balconi, per qualche settimana all’anno si lasciasse attraversare da una festa di luce che la rende più vicina, più familiare, più umana.

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Le facciate giallo-ocra dei palazzi coloniali, con i loro balconi di legno intagliato, vengono “disegnate” da catene di luci calde che ne sottolineano cornici, arcate e colonnati. Il Palacio de Gobierno e la Cattedrale emergono come quinte luminose: profili netti, finestre incorniciate, dettagli barocchi esaltati da riflessi di rosso, di verde, d'oro.

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Al centro della Plaza, accanto alla fontana seicentesca, domina un enorme albero di Natale, fitto di lucine, nastri e sfere. La sua chioma di luce fa da punto focale: è qui che la gente si ferma, si abbraccia, si fotografa con alle spalle l’intero perimetro illuminato della piazza.

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L’acqua della fontana, lambita dalle illuminazioni, rimanda piccoli bagliori che tremano sul selciato, mentre sulle pietre scorrono ininterrottamente passi, ombre e riflessi di colori.

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Plaza Mayor a Lima, sotto le luminarie natalizie, sembra un grande salotto coloniale trasformato in scenografia festiva.

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Il presepe in Plaza de Armas ha l'aspetto di un grande “nacimiento” all’aperto, collocato sul prato di fronte al Municipio, accanto al grande albero di Natale e incorniciato dagli archi di luci che attraversano la piazza. È pensato per essere visto da lontano come un insieme, ma invita anche ad avvicinarsi per cogliere meglio i dettagli delle figure.

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Casa de Aliaga è una delle dimore più emblematiche del centro storico di Lima: una casa nobiliare che sembra riassumere, al suo interno, quasi cinque secoli di storia cittadina.
Fondata nel XVI secolo e ancora oggi abitata dai discendenti del conquistador Jerónimo de Aliaga, appare come un organismo architettonico stratificato, dove ogni epoca ha lasciato un segno, un'impronta o una caratteristica peculiare, ma senza però cancellare del tutto le fasi del passato.

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Dal punto di vista storico, la casa nasce subito dopo la fondazione di Lima nel 1535, quando Francisco Pizarro assegna ad Aliaga un lotto accanto alla propria residenza, nell’area più prestigiosa della nuova capitale. Edificata inizialmente in adobe e quincha e poi più volte ricostruita a causa dei terremoti, in particolare quello del 1746, la dimora si è continuamente adattata ai gusti e alle esigenze delle diverse generazioni, fino a diventare la casa privata più antica delle Americhe occupata ininterrottamente dalla stessa famiglia.

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La struttura si organizza secondo il modello della grande casa signorile coloniale: dietro il portale in legno finemente scolpito si apre un vestibolo che introduce al patio centrale, vero cuore della residenza. Attorno al cortile – decorato con piastrelle in stile sivigliano, una vasca in ghisa dell’Ottocento e l’ombra di un grande ficus secolare – si articolano gli ambienti principali, disposti in sequenza e collegati da scalinate monumentali e corridoi che stemperano il passaggio dalla città caotica a uno spazio interno raccolto e quasi sospeso nel tempo.

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Le caratteristiche architettoniche e decorative rivelano un eclettismo coerente: si sovrappongono elementi rinascimentali, manieristi, barocchi e neoclassici, frutto delle successive ricostruzioni e ristrutturazioni. All’interno si susseguono saloni con soffitti lignei intagliati, il celebre Salón de los Azulejos rivestito di maioliche spagnole del XVII secolo, ambienti dorati con specchi, mobili Luigi XVI e tele della scuola di Cusco, oltre a una piccola cappella privata dove, secondo la tradizione, pregava Santa Rosa de Lima.

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Casa de Aliaga si percepisce come un palinsesto vivente: ogni stanza racconta una fase diversa della storia vicereale e repubblicana di Lima, ma il filo conduttore rimane l’uso privato e familiare dello spazio. Visitandola, si ha la sensazione di attraversare non solo un museo di architettura e di storia coloniale, ma anche il diario domestico di una stirpe che, adattando la casa ai propri tempi, ha conservato intatto nei secoli il legame con il luogo originario.

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