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Costa Deliziosa-giro del mondo-prima tratta-6 gennaio/16 febbraio 2015

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essepi2

Co-Fondatore
Staff Forum
Una nostra utente nonché carissima amica mi ha inviato il diario relativo alla prima tratta del giro del Mondo che Costa Deliziosa sta compiendo.
La ringrazio di cuore per il tempo che ci ha dedicato e spero possa far piacere a tutti leggere qualcosa di un po' particolare.

Il mio giro del mondo
6 gennaio 2015 – 16 febbraio 2015
da Savona a Valparaiso

Prima di partire è stato necessario scrivere ciò che poteva essere utile e che di solito non porto con me quando parto, quindi: mollette per il bucato, provvista di farmaci, creme e trucchi (tutto si può comprare in itinere, ma non vorrei stress da ricerca e sorprese…), piccolo diario di viaggio tipo Moleskine, e così via.Poi, problema numero 1: come raggiungere Savona il 6 gennaio e come tornare a Trento il I° maggio? La Costa mette a disposizione un pullman, ma abbiamo tanti bagagli (6 valigie, 1 borsone, 2 zaini, la borsa porta computer, la borsa per camere, telecamere, obiettivi, ecc.), così pensiamo di rivolgerci ad un’amica che abita proprio a Savona. E’ lei che ci propone di lasciare la nostra auto nel giardino custodito di un’amica. Problema risolto!6 gennaio, si parte!Ci imbarchiamo con calma, dopo un bel pranzo con le amiche savonesi.Incontriamo con immensa gioia Patricia, la direttrice di crociera che già conosciamo. Non viaggerà con noi per tutto il periodo; si fermerà per ora solo fino a Casablanca. Poi ci raggiungerà a Sidney.Il bagaglio arriva subito in cabina.La cabina è ampia, con grande vetrata e terrazzino fornito di poltrone e tavolino.Andiamo a vedere se c’è qualche altra persona dell’equipaggio che conosciamo già e ritroviamo Maria Claudia e Roberto, i magnifici musicisti del bar al ponte 3, dove siamo andati quasi ogni sera un anno fa.
7 gennaio,
prima tappa: Marsiglia.
Oggi è San Luciano, quando ero più giovane festeggiavo, poi in questo giorno è morto mio padre – 22 anni fa. Mi è passata la voglia di festeggiare. Tempo bellissimo, città molto più interessante di come la ricordavo. Era disordinata, poco curata, la fortezza lungo il mare aveva bisogno di un restauro. Fatto! Ora è un bel museo. E’ vero che l’essere stata qualche anno fa la capitale europea della cultura le ha giovato. Allegro e colorato il mercato del pesce. Il porto turistico è incuneato come un canale nella città, sorvegliata a vista dalla Basilica di Notre Dame de la Garde.
8 gennaio, Barcellona
: la conosciamo bene, ci siamo stati tante volte (io a partire dal 1966 con mamma papà fratelli zii e cugini; Piero nel ’71 con me, in viaggio di nozze, al ritorno via mare dal Sud America), perciò decidiamo di andare a Montserrat, nel cui famoso e venerato Santuario si trova una Madonna nera, la Moreneta. Alle 13 in punto circa 50 ragazzini dagli 8 ai 12 anni sono usciti dalla sagrestia vestiti da chierici ed hanno cantato in coro canzoni sacre. Emozionante: Chiesa gremita, silenzio perfetto.
Lo scenario naturale è incantevole: la roccia su cui sorge l’intero paese è rosea, sembra formata da dita di mani gigantesche.
9 gennaio,
navigazione: partecipo al Laboratorio di manualità, sotto la guida di Carola, infaticabile e creativa teacher.
A pranzo incontriamo gli amici dell’anno scorso, una splendida, spiritosa e colta coppia torinese. Come sempre, per loro scelgo un “soprannome”, sono i Gaudiosi. E’ un vero piacere trovarsi con loro, si parla di tutto, ma senza cadere nella banalità.Di sera, spettacolo bellissimo di flamenco moderno.
10 gennaio, Casablanca
: in mattinata ce ne andiamo da soli in città, troviamo un bar con wifi, leggiamo la posta e scriviamo ai nostri che attendono (ma ne siamo sicuri?) nostre notizie. Nel pomeriggio, escursione con una guida torva, autoritaria, poco colloquiale, un po’ inquietante. La città è moderna con caratteristiche arabe; percorriamo la Corniche, bella strada lungo il mare: onde lunghe e leggera foschia che appanna il faro. Visitiamo la grande Moschea di Hassan II: la guida insiste che è la più grande, la più bella, la più ecc. ecc. A mio avviso, è bella di sera, ben illuminata, con minareto da cui parte un raggio verde che va verso est. Di giorno, è poca cosa rispetto alla meravigliosa Moschea di Abu Dhabi.

11, 12 e 13 gennaio,
navigazione: laboratori vari, letture (Tempesta, di Lilli Gruber), nuove amicizie, conversazioni che si intrecciano, un po’ di musica e ballo la sera. Il tempo passa veloce, il mare è calmo come l’olio. Mi rilasso.

14 gennaio, Mindelo – Capo Verde
: vento vento e ancora vento. Una povera isola dove arrivano turisti che amano il surf o crocieristi sbarcati per decisione altrui.
Le donne lavorano al mercato, puliscono il pesce, tengono in ordine i banchi. Gli uomini, forse stanchi per la pesca, stazionano su gradini, panchine consunte, o per strade polverose. Sembrano nullafacenti. Negozi pochi poveri e squallidi; piccola chiesa coloniale. Ci fermiamo sulla spiaggia dove c’è un insieme di negozietti di artigianato ed un bel bar moderno. C’è il wifi: Piero non riesce a connettersi, io sì, velocemente. Nel tornare a bordo scopro che la connessione mi è costata 45 euro!
15, 16, 17 e 18 gennaio,
navigazione. Ancora laboratori e letture; lunghe passeggiate sul ponte 3. Spettacoli serali a teatro, quasi sempre belli, spesso troppo brevi.

19 gennaio, Recife
: siamo in Brasile, colori e allegria, case colorate, burattini alle finestre di un piccolo teatro, strade dipinte. Di mattina giriamo da soli verso la parte vecchia. Troviamo il bar “O poeta” con wifi. L’articolo O è presente anche nel dialetto napoletano, ci è familiare. Nel pomeriggio visitiamo Olinda, quartiere alto, residenziale, panoramico. Poi ci portano all’ex carcere, immenso, quadrangolare, diventato centro culturale e mercato dell’artigianato. Comincio a fare compere, soprattutto magneti che hanno il vantaggio di costare poco, di non essere pesanti o ingombranti e di piacere ai destinatari. Ma non trascuro la mia vecchia passione, le bambole: ne compro due di creta, insieme ad una borsa di tela su cui è stampato “Banda dei Pifano”…la regalerò agli amici che hanno proprio questo cognome! Mi piace molto l’idea che un luogo di detenzione e di dolore venga trasformato in modo socialmente utile, dando lavoro a tante persone, soprattutto donne.

20 gennaio, Maceio
: ci aspettiamo un paesello, invece ha 1.000.000 di abitanti. E’ una città coloniale, semplice, con una cattedrale ricca di statue di legno ingenue, naif. Compro ancora souvenir (sono proprio una viaggiatrice tipo!), ma non resisto alla vista di un portachiavi da parete di legno, su cui è scritta una frase e il nome Vovò. Vovò è mia sorella, potrei non portarle questo oggettino che è “naturalmente” suo? Sulle scale della Chiesa ci sono due bambini, 5 anni lui, 4 lei, chiedono l’elemosina, io ci penso su, tutti dicono che non bisogna incentivare lo sfruttamento dei bambini, ma non resisto, preparo due banconote da 1 dollaro e quando sono pronta vado verso di loro che intanto hanno smesso di lavorare, stanno mangiando un panino, attraversano la strada e si dirigono all’interno di un giardino. Li seguo, li raggiungo, li chiamo, consegno i 2 dollari: sorridono anche con gli occhi, la piccola mi dice “Obrigada” con una straordinaria dolcezza, poi corrono verso la madre, seduta su una panchina con altre donne e bambini, consegnano a lei i soldi e subito si girano verso di me, cominciano tutti a salutarmi, a mandarmi baci. Sono contenta per loro e anche per me. Altra visita ad altro grande mercato coperto, non lontano dal porto; ci sono anche brasiliani che comprano. Cerco uno spremiagrumi, invano.
21 gennaio, Salvador de BahiaE’ una città nettamente divisa in due parti: alta e bassa, la prima panoramica, la seconda lungo il mare. La guida, Maria, è molto brava, ci accompagna nella parte alta, ci mostra l’incanto del chiostro maiolicato con azulejos, ci spiega il significato di ogni “quadro” con dovizia di particolari: si incrociano storie di santi e antichi miti. La Chiesa di S. Francesco è di una ricchezza abbagliante. Poi, come da routine, negozietti, case colorate (il quartiere si chiama Pelourinho), foto con monumentali bahianas che ti chiamano “amor mio!”, ti mandano baci e poi duramente pretendono denaro. E’ il loro lavoro, le faccio felici con 10 real. Nel pomeriggio, da soli, ce ne andiamo in un bar con wifi, davanti al porto. Ma io devo andare in bagno con urgenza, il bar ne è sprovvisto, esco, cammino fra cartacce e monnezza, ho sandaletti infradito, cerco affannosamente, ma tutto mi sembra sporco. Finalmente vedo una banca, protetta da guardie giurate e tornelli. Io dico solo “pipì”, la guardia sposta il tornello, mi fa entrare, mi accompagna premurosamente verso una porta e mi indica le scale. E’ tanta la mia fretta che inciampo sul primo gradino, ma non mi fermo. La guardia viene a vedere, poi mi lascia salire. Al primo piano vedo una sala con uffici e compunti bancari in abito con cravatta. Salgo al secondo piano, incrocio due uomini, corro in bagno, e vedo finalmente che, come Pollicino, ho lasciato una traccia: dovunque io sia passata, ci sono gocce di sangue! Pazienza, dopo, insieme alle mani metto sotto il rubinetto anche l’alluce (con una manovra un po’ complicata) e infine, rinfrancata, scendo, ringrazio, saluto ed esco. Solo dopo penso come sia stato facile infilarmi in una banca, e se fossi stata una rapinatrice? O una terrorista imbottita di tritolo? I brasiliani hanno fama di essere vivaci ladruncoli, ma forse non temono il terrorismo!Torno al bar, racconto l’episodio, chiudiamo l’ipad e ce ne andiamo in giro. Raggiungiamo Bahia alta con un grande ascensore: c’è tanta gente, ma la fila è ordinata. Fuori, guardiamo ancora il panorama, io visito il Museo delle bahianas. Allegria e struggimento, musica, sorrisi e, per me, un senso di malinconia.Di sera, a bordo, meravigliosa musica brasiliana: la cantante è straordinaria, si chiama Yvette Matos, è accompagnata da Fabio Canella e da Tuta Oliveira, ha una voce intensa pastosa e morbida. Per la seconda volta nella mia vita chiedo l’autografo ad un’artista. La prima volta lo chiesi a Carlos Santana. E naturalmente l’ottenni.
22 gennaio,
navigazione
Sono certa che sulla nave siano salite delle escort che a bordo piscina si esibiscono in balletti allusivi, anche sotto la doccia, con musica ad alto volume. Seguo la cosa, ne parliamo con l’hotel director. E’ ovvio che non possono essere richiamate per il comportamento, ma per la musica che disturba sì. Oggi le ho fatte sloggiare perché fumavano il narghilè in zona non-fumatori.
23 gennaio, Rio de Janeiro
E’ la mia terza volta a Rio, questa volta decidiamo di andare al Pan di zucchero…pessima decisione, 3 ore di fila sotto il sole e 10 minuti di tempo per guardare il panorama (mozzafiato!). La guida è un po’ stupidina e parla un improbabile italiano. Sulla via del ritorno dal bus ci fa vedere Copacabana, i quartieri residenziali con belle case, verde lussureggiante ed ambasciate.Purtroppo perdiamo lo spettacolo serale, era un ballo brasiliano, ci dispiace, ne parliamo con il direttore di crociera – Gaetano – ma non c’è nulla da fare.
24 gennaio, Rio
Siamo liberi, camminiamo e ricordiamo la nostra prima puntata qui, in viaggio di nozze, veloce ma indimenticabile. Scendemmo dal transatlantico “Giulio Cesare” come principi! Erano altri tempi, chi viaggiava era davvero un privilegiato… i nostri genitori furono veramente generosi!!!La seconda volta siamo arrivati con i figli, abbiamo girato tanto e non visto il Redentore perché pioveva. Questa volta non andiamo perché la prenotazione andava fatta via internet…ci sono tanti turisti, è proprio da evitare, non sopporteremmo di fare un’altra fila! Prendiamo la metropolitana, ce ne andiamo a Ipanema, passeggiamo tranquilli fino alla baia rocciosa di Arpoador. Poi, altra corsa in metro e scendiamo a Copacabana. Altra passeggiata, osserviamo desolati (Piero più di me) che non ci sono più le belle brasiliane di una volta: solo ragazzone obese! Pipì e nuova avventura: scendo in un banero pubblico sulla spiaggia, pago l’ingresso e vedo che è pulito ma le pareti sono … di vetro semitrasparente. E’ molto imbarazzante per me, non per la mia vicina che ha fatto tutto quanto doveva e poi, nuda, è andata a fare la doccia, sempre fra pareti di vetro. Io, paralizzata!25 e 26 gennaio, navigazioneHo dipinto un ventaglio, ricoprendolo di fiori di ciliegio, ho fatto acquerelli, braccialetti e segnalibri; ho letto tanto, ho mandato le recensioni al mio direttore.
27 gennaio, Punta del Este – Uruguay
(Premessa: mi sento a casa perché i questa terra, a Montevideo, nel 1915 nacque mia madre, qui è sepolto mio nonno…)Nel settembre 1971 ci accompagnò qui zio Mario con la sua famiglia, nel dicembre 1989 ci siamo tornati con zio Biagio, ora arriviamo con la nave, sostiamo in rada, quindi prendiamo il tender e andiamo fino alla spiaggia dalla quale emerge una mano inquietante. E’ il monumento all’annegato.Riprendiamo il cammino, fa molto caldo, raggiungiamo la punta dove un’ancora ricorda l’autoaffondamento di un incrociatore tedesco i cui occupanti preferirono morire piuttosto che arrendersi o farsi uccidere dagli inglesi. Era il 1939. Dietro l’ancora, un monumento un po’ invecchiato alle sirene e ai pescatori e una suggestiva scogliera che forma piscine naturali.E’ una bella cittadina balneare, i condomini sono eleganti e curati; verso il faro casette graziose. Il Brasile con i suoi contrasti e la sua confusione sembra lontano secoli. Qui si respira un’aria vecchio stile, europea.28 gennaio, Buenos AiresDiluvia, ma non abbiamo escursioni organizzate, quindi usciamo con i nostri ponchos dell’ikea. Inarrestabili, raggiungiamo a piedi il centro percorrendo la strada diritta che dal Terminal passa davanti alla stazione ferroviaria e alla torre, passando anche su una rotatoria pedonale aerea. Entriamo fradici nelle Galerias Pacifico, gigantesco e splendido centro commerciale che non avevamo mai visitato. Eppure è all’angolo con Florida ed è la quarta volta che siamo in questa città! E’ una bellissima struttura liberty, con grande cupola affrescata da artisti molto noti (qui), tre di origine italiana, uno spagnolo. Ritorno alla nave sempre a piedi. Continua a diluviare.Dopo cena decidiamo di andare in taxi da Maipù, che non è un locale dove si fa spettacolo, ma una sala dove gli argentini che amano il tango vanno a ballare. Con noi Rosanna, Zoran, il tedesco “che l’anno scorso ballava con la bionda” e una tedesca. Maipù si trova in Alsina, è nella sede dell’Associazione Italiana.Serata emozionante: i ballerini ballano con il cuore, con gli occhi, con le gambe che si allungano si girano si torcono si attorcigliano…scivolano con leggerezza e con intensità, regna l’armonia assoluta sul pavimento di legno. C’è una coppia giovane, lei con gonna rosso scuro, sono incantevoli, non distogliamo lo sguardo dalle loro teste accostate. Quelli che sembrano i “padroni di casa” ci accolgono baciandoci, vengono al nostro tavolo a farci compagnia, ci fanno sentire a casa.
29 gennaio, Buenos Aires
Escursione con guida, da manuale, ma ben fatta, ricca: Palermo, Recoleta (e il cimitero dove è sepolta Evita), Avenida 9 de julio (22 corsie), Teatro Colòn (in platea 2000 spettatori, 3 sottopiani che ospitano camerini, magazzini ecc), Corrientes – la via che non dorme mai perché ricca di teatri e locali – Casa Rosada (da quando ho letto la biografia di Evita capisco molto di più!), Cabildo, Cattedrale e ricordo di Papa Francisco, Boca vivace e colorata, Puerto Madero con ponte di Calatrava – Ponte delle donne – e con tutte le strade dedicate alle donne (incredibile!). Pranzo buono a “La bistecca”, cibo vario, carni alla griglia, frutta a cubetti, fontana di cioccolata e di dulce de leche!Qui non c’è la confusione colorata del Brasile, né la signorilità tranquilla dell’Uruguay, ma si percepisce un senso di disagio, i portenos temono un colpo di stato, non si fidano della loro presidente, si parla del magistrato “suicidato” misteriosamente…in strada tanta polizia, manifestazione dei reduci della guerra delle Malvinas, centinaia di persone – soprattutto giovani – che offrono il cambio dei pesos. Ufficialmente, ad un dollaro corrispondono 8.6 pesos; a noi un impiegato delle galerias Pacifico cambia 1 a 10; altri ottengono 1 a 14. Nel 1989 più o meno la situazione era simile; l’inflazione correva così tanto che nei negozi cambiavano continuamente i prezzi. Facendo la fila al supermarket, il prezzo di un oggetto cambiava nel tragitto dallo scaffale alla cassa. Ci dicono che chi è figlio di italiani, chiede la doppia cittadinanza per sé e per i figli, per scappare in caso di necessità.
30 gennaio, Montevideo
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Questo è un altro capitolo, qui c’è la storia della mia famiglia, qui mi sembra di avere vicina mia madre. Vengono a prenderci Luis Raul (mio cugino, figlio di Blas che era fratello di mamma) e Luciana (sua figlia), ci abbracciamo con intensità e facciamo un lungo giro in città: mi sembra più bella di come la ricordavo, ci sono tanti parchi ben tenuti, bei palazzi, piazze ampie, case signorili. Arriviamo al Faro, vediamo il monumento dell’uomo a cavallo che guarda lontano, con la moglie aggrappata alle spalle; ritroviamo sempre lì, carica di significati, la carretta, il palazzo dove si trovava l’ufficio di zio Blas; rivediamo Pocitos e l’Hotel Hermitage, quello dove siamo stati in viaggio di nozze e con i figli. A casa di Luis ci raggiungono zio Mario (ultimo fratello di mamma ancora vivo) e le sue figlie Rosina e Malou. Sono passati 25 anni dal nostro ultimo incontro, eravamo giovani, con noi c’erano i nostri figli bambini che giocavano parlando lingue diverse, come se fossero stati sempre insieme. Nel pomeriggio arriva l’altra figlia di Luis, Fabiana, con le sue bambine: Giuliana e Sofia. A tutte le adulte regalo ciondoli di Murano, apprezzati; alle due bimbe i braccialetti di macramè di Cruciani, uno giallo, uno arancione. Agli uomini due libri, uno sull’anima e la logosofia (Luis Raul è membro dell’Associazione Logosofica), l’altro è un piccolo testo sulle miniere in letteratura di cui è autore Guido. A Lucianita, la mia tenera e giovane omonima, consegno anche dvd di Letteratura Italiana. Li apprezza molto.Mi dispiace non vedere Fabrizio, altro figlio di Luis, e le sue bimbe, Chiara e Martina, ma sono al mare, questo per loro è il momento delle vacanze, perciò mancano anche tutti gli altri all’appello!Rosina, Malou, Fabiana e Luciana, le cui date di nascita vanno dal 1958 al 1984, sono semplici, affettuose, naturali, poco o niente trucco, pantaloni e tshirt. Malou è già nonna di due maschietti, Rosina è un magistrato madre di tre figli maschi ancora da sposare, è venuta per noi dal luogo dove sta trascorrendo le vacanze e deve rientrare per pranzare con i suoi e festeggiare il compleanno di uno dei figli. Per noi, 100 km. per venire, 100 per tornare. E’ una bella prova di affetto.Insieme guardiamo vecchie foto; di una fatta nel ’54 a Potenza riesco a individuare tutti, ci sono anche io, con mamma papà fratello e sorellina.Dopo il pranzo frugale, andiamo a casa di zio Mario che ogni tanto si commuove al ricordo della moglie morta un anno fa e che vorrebbe trattenerci con lui. Dopo aver lasciato la sua professione di medico, si è dedicato alla scultura. Ogni ramo, ogni tronchetto tagliato nel suo giardino diventa un oggetto. Alcuni pezzi sono davvero belli, mi piacerebbe se me ne regalasse uno. Io mi dimentico di chiederglielo e lui non pensa di offrirmelo. Però mi dice:” Come fate ad andare via se il telecomando non apre il cancello?”. Quando ci abbracciamo pensiamo che sia la nostra ultima volta.Luis e Luciana ci accompagnano al porto, ciao Montevideo…abbracci e lacrime.
31 gennaio,
navigazione
Oggi è il compleanno di Guido (mio figlio, il minore). Mi dispiace essere così lontana. Gli ho lasciato il nostro regalo a casa, sul suo ex letto. Mi ha detto che andrà a prenderlo quanto prima.Laboratorio: ho realizzato una spiritosa sirenetta di feltro.Ho avvistato uno squalo.1 febbraio, Puerto Madryn, di nuovo ArgentinaMamma mia se ne andava oggi per sempre, 38 anni fa.E continua a mancarmi.Oggi niente escursioni, passeggiata autonoma in questa cittadina piuttosto squallida dove quasi tutti i negozi sono chiusi perché è domenica. Comunque compro il dulce de leche da portare a casa, due cappellini a coda di balena per Francesca e Tommaso, altre cosette.La nave è quasi vuota, leggo, scrivo, prendo il sole alla piscina di poppa. Dall’alto vedo due cuccioli di lobos che giocano intorno ad un pilone del porto. Sembra che si esibiscano per noi.Come sempre, ai passeggeri affibbio soprannomi, per poter parlare eventualmente di loro senza che capiscano: ci sono i “Gaudiosi”, i nostri migliori amici a bordo, i “Ballerini 1”, i “Ballerini 2”, “Emy” che mi ricorda la Emy di Verona, “Il triste e la triste” che ballano bene ma che sembrano afflitti, “Ermanno” il maitre che si chiama Giovanni e somiglia al marito di Silvia, Il “ciaccato” che ballando freneticamente è caduto e si è ferito tra tempia e occhio, la “donna anni ‘30” che veste come in quegli anni, “il tedesco che l’anno scorso ballava con la bionda”, gli “impresentabili” – non serve scrivere perché – , “l’arrogante tuttologo” – idem, lo “stilista” sempre elegantissimo, con una sfilza di giacche damascate/rosse/rosa/bianche ecc., i “felici”, coppia tondeggiante che balla sempre sorridendo e caracollando, i “puzzolenti” che in un mese si sono cambiati d’abito solo una volta!, il “sedotto e abbandonato” dalla “bionda con fiore in testa”, “Broccolino” che anche l’anno scorso si esibiva in tutti i giochi le sfilate i balli in canottiera bianca, le “tre sorelle” che si assomigliano per colore dei capelli e grigia sobrietà nel vestire. Eccetera.
2
febbraio, navigazione
I “Gaudiosi” si sono abbonati a “La Stampa” per tre giorni alla settimana. Ci passano il giornale dopo averlo letto ed è un gesto molto apprezzato e gradito. Il quotidiano, anche del giorno prima, è sempre interessante, anche perché i programmi di RaiItalia privilegiano trasmissioni stupide come “La prova del cuoco” e “Storie Vere” e trasmettono i tg a orari impossibili. Se potessi, suggerirei di interrompere le trasmissioni ogni 30 minuti e di trasmettere notizie, come vedo sui canali tedeschi francesi spagnoli inglesi e persino giapponesi!Mentre ero al Laboratorio, abbiamo avvistato una balena. Era lontana, ma grande e con spruzzo.Di sera, in questi giorni in cui costeggiamo l’Argentina, spettacoli splendidi di cantanti musicisti e ballerini argentini.
3 febbraio,
navigazione
Ci avviciniamo a Capo Horn, nonostante il freddo ci fermiamo sul ponte 10. Fotografiamo e filmiamo. Non posso non pensare che per la seconda volta sono vicina al polo sud. Sicuramente sono una privilegiata. E poi penso ai naviganti che partivano senza alcuna certezza, che navigavano guardando le stelle, che trascorrevano in mare giorni e mesi e anni, che si fermavano – se ci riuscivano – in luoghi inospitali come questi, freddi e ventosi.Il Capo (Horn, non Piero!) è immobile, maestoso, superbo. Ci dice: ”Guardatemi, io starò qui per sempre!” intorno, mare mare mare e pesci volanti.
4 febbraio, Ushuaia
Prendiamo un battello e ce ne andiamo a rivedere l’isla de pichones (cormorani), l’isla de Concheros – con vegetazione bassa e fiori colorati, abitata 7000 anni fa – e l’isla de lobos. Questi sono gli animali che mi piacciono di più: sono belli e possenti, fulvi se asciutti, lucidi e scuri se bagnati. Stanno al sole sul loro pezzo di scoglio, sono pigri, al massimo muovono la coda; intorno ai maschi adulti, le femmine e i cuccioli giocano, entrano e escono dal mare. Infine, arriviamo al Faro, avamposto della “fin del mundo”. Mi emoziona molto, come o forse più della prima volta (4 anni fa).
5 febbraio,
ancora Ushuaia
Shopping…senza comprare niente, solo del the e degli infusi di erbe andine. I negozi di abbigliamento offrono un’ampia scelta di capi sportivi, di buona qualità, ma del tutto inutili per noi.Nel pomeriggio, la natura dà spettacolo: vediamo i grandi ghiacciai (Olanda, Italia, Francia). Il più bello è il nostro, ampio, arriva fino al mare per un lungo tratto, è azzurrissimo! Il tempo è clemente, mite, con qualche squarcio di sole.
6 febbraio,
navigazione
Contempliamo i ghiacciai dei fiordi cileni, percorriamo il fiordo Agostini che prende il nome dall’esploratore salesiano Alberto Maria de Agostini, il cui fratello Giovanni fondò l’Istituto geografico de Agostini. Tutti gli atlanti della mia vita scolastica erano de Agostini!Intorno a noi, il nulla, mare piatto come un lago, vette innevate. In riva al mare la vegetazione è fittissima. La solitudine è insopportabile, mi crea un senso insopprimibile di angoscia. Lontano vediamo una piccola nave da cui partono i gommoni con coraggiosi turisti che scendono per arrampicare. Bravi!!!
7 febbraio, Punta Arenas.
Siamo in Cile, per la seconda volta. Nel 2011 attraccammo al porto, un piccolo porto lontano dal centro. Oggi siamo in rada, atterriamo con le scialuppe e raggiungiamo il centro a piedi. Tranne la piazza des Armas su cui si erge la Cattedrale, non c’è altro da vedere, se non il Café Tostado dove il wifi è forte e veloce.Ci dicono che a pochi km c’è la zona franca dove anche gli argentini arrivano per far compere. Ci andiamo nel pomeriggio in taxi ma l’insieme ci delude: sono vari capannoni in cui si vende un po’ di tutto. A noi non interessa niente, se non una polo Lacoste per Piero.
8 febbraio,
Punta Arenas
Impossibile scendere a terra, il mare è agitato, il vento fortissimo, fa freddo - I tender già in acqua hanno portato i primi escursionisti al terminal, ma ora ondeggiano vistosamente e non riescono ad avvicinarsi alla nave. Tutto viene sospeso per questioni di sicurezza. Verso le 11 si potrebbe uscire, ma l’insieme è così poco invitante che restiamo in nave.A cena siamo invitati al Club dai Gaudiosi che festeggiano i 56 anni di matrimonio. Trascorriamo insieme una serata molto piacevole. Con loro riusciamo a parlare di tutto, divertendoci.
9 febbraio, navigazione
Laboratorio: pinguino di feltro. Moltissima gente, confusione, Carola fa il possibile ma le persone sono impazienti, mettono le mani negli scatoloni e prendono quello che vogliono. Il Laboratorio è una attività molto interessante, coinvolge una cinquantina di persone, fa stare insieme donne e uomini (pochi) di lingua età e culture diverse. Io sono molto apprezzata da Danielle, una francesona bionda e chiacchierona, e da Silvia, giapponese laboriosa che mi tiene il posto accanto a sé, mi passa il materiale e sta attenta che non mi manchi nulla. Questo Laboratorio, la conduttrice e tutti i partecipanti meriterebbero maggiore attenzione, ad esempio una sala riservata (e non un posto di passaggio al ponte 10!)…ma viene considerata importante solo l’animazione “ballerina” o “cuciniera”.
10 febbraio, navigazione
Grigio grigio grigio mare e cielo, onde, vento. Siamo nei fiordi cileni, montagne verdi che arrivano al mare e solitudine angosciante.Spunta l’herpes sul labbro inferiore. Mio figlio Guido mi scrive che forse “sono allergica alle crociere”. Io gli rispondo che piuttosto che rinunciare alle crociere, sopporto l’herpes (che curo bene con un unguento marocchino).
11 febbraio
, dovremmo sbarcare a Chacabuco invece restiamo in nave causa maltempo. Pazienza! Laboratorio e lettura. Oggi si celebra la Madonna di Lourdes, con la quale io e Piero sappiamo di avere un debito. Andiamo a Messa e vedo una signora che piange. Il marito le stringe la mano. Don Giovanni – il cappellano che potrebbe essere mio figlio e che mi chiama Sorellina dice che la signora ha saputo da poco che sua madre è morta. Ho rivissuto con dolore la notizia della morte della mia mamma; anche io ero lontana, però andai a salutarla prima che chiudessero la bara. A questa signora non è possibile. E ricordo con emozione la crociera del 1912, quando partimmo una settimana dopo la morte di Francesco (non aveva ancora 40 anni, era il fidanzato di mia nipote Cicci). E proprio la mattina della partenza, mentre ci imbarcavamo a Linate per Miami, ci raggiunse la notizia della morte di Chiara. Sapevo che non l’avrei trovata viva al ritorno, ma che ci lasciasse proprio quel giorno…piansi per tutto il volo e per tutta la crociera, a Messa, ero un fiume in piena. Mi vergognavo perché la gente mi guardava, ma non potevo trattenermi. Anche oggi.
Comincio a pensare a ciò che vorrei cambiare in questa nave: in primo luogo il cuoco che ha poca fantasia, ripete gli stessi menu e ingredienti (al top nella classifica dei ripetuti baccalà, funghi, melanzane e peperoni, gamberi), pasticcia molto con salse creme ecc. forse per piacere ai francesi che sono la maggioranza dei passeggeri.Lo spettacolo dei Paraguayos – ballerini e cantanti – è poco gradevole, urlano, si dimenano, suonano senza grazia. Brave le ballerine che portano in testa un gran numero di bottiglie.
12 febbraio, Puerto Montt
Il tempo è incerto. 4 anni fa era estate piena. Scendiamo in libertà, ci muoviamo dal terminal che raggiungiamo con la scialuppa verso il centro. La zona più vicina al porto è squallida, ci sono baracche colorate e venditori di frutta. La strada principale è piena di Farmacias. Arriviamo alla piazza dove sono ubicate la Cattedrale (1850, stile Partenone), il Municipio e il Teatro. C’è anche il Punto Zero della Carretera Austral. Sul lungomare troviamo il monumento agli Innamorati, opera di un artista uruguayo, che l’altra volta vedemmo solo da lontano. Gli immigrati tedeschi, che hanno dato una loro impronta a questa città sia nelle costruzioni che nella cucina, sono ricordati con un gruppo bronzeo interessante. Sul lungomare, infiniti banchetti di artigianato andino, gauchos a cavallo, bande musicali e bambine in costume: una gentile signora ci dice che oggi comincia la “settimana di Puerto Montt” e che in serata ci saranno i fuochi artificiali…ma la nave parte alle 20! Comunque, usciamo anche nel pomeriggio: trovo i bottoni per una giacca di Piero in una merceria anni ’50, con commesse “contemporanee” – mi sembrano attempate zitelle con grembiule nero, colletto di pizzo, occhialetti e ondulati capelli grigi. In una orologeria (che ripete più o meno lo stile vintage della merceria!) mi faccio sistemare il bracciale dell’orologio “Chanel”.
13 febbraio, navigazione
Mare tempestoso, vado al Laboratorio e dipingo una sirena bionda sulla tshirt. Un signore sceglie lo stesso soggetto, ma i suoi colori sono veramente brutti. Lo riconosce subito, elogia me e la mia opera!
14 febbraio, navigazione
- Valparaiso
S. Valentino: a cominciare dal Today (il giornale di bordo), tutti ce lo ricordano. Al Laboratorio preparo cuori scintillanti, con freccia di ordinanza. Per Piero blu con freccia e cuoricino rosso. Ne creo altri tre: uno per i Gaudiosi, uno per Ada, una nuova amica che a Puerto Montt si è infortunata gravemente, uno infine per la nostra giovane cameriera peruviana, Nita. Verso le 20 attracchiamo a Valparaiso, accolti da un branco di delfini.Dopo cena, usciamo: il porto è molto grande, lo shuttlebus ci lascia al terminal dal quale sbuchiamo in uno spazio buio dissestato e maleodorante. Ci avventuriamo ugualmente, attraversiamo dei binari e arriviamo in uno stradone che Piero riconosce. Da qui alla Stazione dei bus si va in 15 minuti. Un signore al quale chiediamo informazioni lungo il percorso ci indica un grande palazzo come il luogo pericoloso frequentato da uomini malvagi e disonesti…lo guardiamo con qualche preoccupazione, lui ride e ci dice che è il Palazzo del Consiglio nazionale, luogo di incontro e lavoro per deputati ecc. Questi cileni sono gentili e hanno voglia di scherzare!Alla Stazione ci informiamo su orari e costi dei bus per Santiago. Ce ne sono ogni 15 minuti.
15 febbraio, Valparaiso
Con una simpatica coppia di Merate, Pia e Guerino, andiamo a Santiago con l’ “omnibus”, confortevole, pulito, con pannello che divide l’autista dai passeggeri. Si legge sul display che non si possono superare i 100 km. orari; scorrono i dati relativi alla velocità, se si superassero i 100, i passeggeri sono invitati a protestare. Abbiamo potuto scegliere e prenotare i posti. Il costo è basso, 7000 pesos per andata e ritorno. Un dollaro vale 600 pesos.Santiago è la città che ci affascinò 4 anni fa. La Moneda, il palazzo che immediatamente evoca Allende e il settembre 2013 – ero a Maratea in quei giorni con mamma, papà e Aurelio sgambettante – mi emoziona. E’ domenica, in giro ci sono pochi indigeni e turisti Costa incolonnati e “numerati”. Si cammina nella luce di questa città: plaza des Armas, il rio Mapocho, la Cattedrale illuminata internamente (stanno celebrando a Messa), la cappella dedicata alla Madonna del Carmine, molto venerata, il vecchio Cabildo diventato Museo, il Correo, la Chiesa di San Domingo spoglia e suggestiva, con altra Virgen del Carmen sull’altare maggiore, custodita in una teca di vetro, infine…Mercado multicolore in bella struttura Liberty. Cozze giganti, polpi e vongole in abbondanza, polli appesi, carni rosse in esposizione e, soprattutto centollas, i grandi granchi di profondità, color arancio.Mangiamo in una trattoria al secondo piano, con splendida veduta sul centro del mercato, occupato da ristoranti e negozietti di souvenirs. Nel pomeriggio passeggiata conclusiva nelle vie pedonali in cui compaiono anche i residenti. Negozi aperti, compro alcuni quadernetti con copertina “planisfero”…questo viaggio sta condizionando i miei gusti!!!Di sera, in teatro, avvincente spettacolo di canti e balli cileni: sono rappresentate sia le regioni andine che quelle meridionali e anche l’isola di Pasqua. In cabina trovo una bellissima composizione floreale, omaggio dell’Hotel Director (perché?). Ne sono molto contenta.
16 febbraio
, Valparaiso
Visitiamo la città in escursione, con guida inadeguata e programma banale: lungomare, faro, via centrale, piazza principale e Vina del mar. Non percorriamo la “cintura” né vediamo la casa di Neruda, ci fermiamo per fare foto. A Vina del mar, dopo la visione di grattacieli e casinò, sostiamo dove si raggruppano cormorani, pellicani, gabbiani e i soliti paciosi e affascinanti lobos. Scopro che un Liceo è intitolato alla scrittrice Marisa Bombal, ma non faccio in tempo a fotografare la targa.La nave dovrebbe partire alle 18, ma un problema tecnico ci trattiene a Valparaiso. Partiremo domani. Ne approfittiamo per uscire immediatamente: bighelloniamo in città, visitiamo il Mercado che all’esterno si presenta bene, una costruzione ampia e bassa gialla con modanature verdi. All’interno è solo un mercato. Tantissima la frutta esposta, vorrei comprare una cassetta di fragole, ma temo che poi non la facciano salire a bordo. Andiamo nel Jumbo center, a dieci minuti dal Terminal, dove compriamo 4 bottiglie di Camenere, vino rosso cileno. Speriamo che sia buono! A bordo, dobbiamo lasciarlo in deposito, la Costa tiene alla nostra salute, non vuole che ci ubriachiamo…e se proprio vogliamo farlo, dobbiamo bere i vini in vendita sulla nave!
Luciana Grillo
fine prima parte
 
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Maurizio, aspettavo di poter leggere questo racconto.....ringraziala da parte mia per avercelo voluto regalare.
E grazie anche a te, naturalmente.
 
Maurizio, grazie.
Racconto sicuramente interessante, vista la particolarità della crociera.
Racconto corposo, che leggerò con calma.
Un grande grazie anche all'autrice.
 
Piacevolissima la lettura di questo prima parte di Diario. Grazie Maurizio e un grande grazie anche alla sig.ra Luciana per condividere con noi il suo bellissimo Viaggio.
 
Grazie Maurizio e un grazie di cuore a quest'amica che ha avuto tanto amore nel voler condividere
mi prenderò un minuto di tutta calma per gustarmelo al massimo
 
Grazie a Maurizio e all' autrice di questo diario...con poche parole riesce a rendere vivo il racconto e farcelo "vivere"...davvero molto bello ;)
 
Ho trovato un po' di tempo e me lo sono proprio gustato. Grazie Maurizio e un grazie speciale alla sig.ra Luciana che ha pensato a noi. E' un diario "sentito", ricco di aspetti personali che sicuramente lo impreziosiscono.
Mi ha incuriosito il discorso delle escort salite a bordo, poi fatte scendere... Possibile che siano salite cosi facilmente?
E poi un passaggio che mi è piaciuto tantissimo....

Non posso non pensare che per la seconda volta sono vicina al polo sud. Sicuramente sono una privilegiata. E poi penso ai naviganti che partivano senza alcuna certezza, che navigavano guardando le stelle, che trascorrevano in mare giorni e mesi e anni, che si fermavano – se ci riuscivano – in luoghi inospitali come questi, freddi e ventosi.Il Capo (Horn, non Piero!) è immobile, maestoso, superbo. Ci dice: ”Guardatemi, io starò qui per sempre!” intorno, mare mare mare e pesci volanti.
 
Anch'io ho gradito molto questo passaggio, fa rendere conto, proprio in questo periodo, di come si è fortunati a poter ancora viaggiare.
 
Grazie mille all'autrice per aver voluto condividere questa esperienza, mi piace molto lo stile stringato eppure denso di particolari e emozioni.
 
Stanotte, la mia insonnia mi ha regalato questa bellissima e intensa lettura.
Ho letto il diario tutto di un fiato, apprezzato lo stile garbato, essenziale, e la ricchezza di particolari e di suggestioni. L'incontro dell'autrice con i parenti sudamericani ha reso ancora più emozionante il viaggio.
Congratulazioni alla "giromondista" (trentina?), attendo con trepidazione la seconda puntata. Maurizio, gira alla signora un sincero "grazie".
È' proprio vero che viaggiare ti regala il massimo, per chi lo sa cogliere....
 
Stato
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