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Drydock

Rodolfo

Super Moderatore
Mi è stato chiesto come fanno a dipingere lo scafo della nave, nei punti ove questo risulta poggiato sulle taccate.

In genere, ogni nave ha un suo piano taccate, di cui abbiamo già parlato, e utilizzandolo convenientemente lo si usa per posizionare una nave un po' più avanti o un po' più indietro, o variando la posizione delle stesse, rispetto a quanto previsto dal piano, il cosidetto "spostamento taccate".
E lo si può fare in due modi; rinviando la pitturazione dei settori "coperti", al carenaggio successivo, posizionando appunto la nave in modo leggermente diverso rispetto al bacino precedente, o una volta terminate le operazioni, allagando il bacino, variando la posizione dello scafo, svuotandolo nuovamente, provvedendo ai lavori delle zone interessate. Chiaramente questo sistema è più costoso del precedente, ma consegna uno scafo alla navigazione perfettamente ed uniformemente trattato. Nell'effettuare tali operazioni bisogna tener presente il posizionamento di qualsiasi appendice o presa a mare, per evitarne il danneggiamento.
Salvo, ne conosci degli altri (naturalmente per le grandi navi).
 
Re: Drydock

Thank!!
Era una di quelle cose a cui uno non pensa, ma che sono importanti.
Sarebbe interessante sapere in dettaglio come si faceva nel seicento, inizi settecento, quando le navi erano sui trenta/cinquanta (raramente sessanta) metri e l'immersione di cinque/sette metri a fronte di un'altezza (senza alberi) di venti metri circa..
All'epoca lo scafo era ricoperto con un misto di pece e catrame, ed anche quello di sicuro andava trattato a periodi..
Chissà che tipologia di bacini si utilizzava.. :roll:
Insomma, mi sento.. bucato!! (Il chè è un piacere, c'è sempre da imparare..)

Salutoni!
Manlio
 
Re: Drydock

pmanlio ha detto:
Thank!!
Era una di quelle cose a cui uno non pensa, ma che sono importanti.
Sarebbe interessante sapere in dettaglio come si faceva nel seicento, inizi settecento, quando le navi erano sui trenta/cinquanta (raramente sessanta) metri e l'immersione di cinque/sette metri a fronte di un'altezza (senza alberi) di venti metri circa..
All'epoca lo scafo era ricoperto con un misto di pece e catrame, ed anche quello di sicuro andava trattato a periodi..
Chissà che tipologia di bacini si utilizzava.. :roll:
Insomma, mi sento.. bucato!! (Il chè è un piacere, c'è sempre da imparare..)

Salutoni!
Manlio

Guardando alcune vecchissime foto del porto di Savona mi sembra di capire che i velieri per fare carena venivano fatti inclinare su di un lato e poi sull'altro.... Sbaglio? :roll:
 
Re: Drydock

pmanlio ha detto:
Thank!!

Sarebbe interessante sapere in dettaglio come si faceva nel seicento, inizi settecento, quando le navi erano sui trenta/cinquanta (raramente sessanta) metri e l'immersione di cinque/sette metri a fronte di un'altezza (senza alberi) di venti metri circa..
All'epoca lo scafo era ricoperto con un misto di pece e catrame, ed anche quello di sicuro andava trattato a periodi..
Chissà che tipologia di bacini si utilizzava.. :roll:

Salutoni!
Manlio
Questa è una stampa relativa al bacino di carenaggio di Rochefort 1660/1690.
Non so se riesci a vedere bene l'immagine, ma non ne ho trovate di migliori. In qualche modo e considerando i tre secoli e mezzo passati non ci sono stati tanti cambiamenti. :wink:
9segue20-20Elevations20diderot.jpg


Ps. In questo collegamento al sito della Lega Navale è riportata tutta la descrizione e alcuni disegni di come veniva fatta la manutenzione dello scafo in legno
http://www.leganavale.it/portale/archit ... _lez25.asp
aloha :wink:
leo
 
Re: Drydock

Umbe94' ha detto:
Guardando alcune vecchissime foto del porto di Savona mi sembra di capire che i velieri per fare carena venivano fatti inclinare su di un lato e poi sull'altro.... Sbaglio? :roll:

Sì, Umberto, avveniva proprio così. Venivano in parte disalberati e "sbandati", su bassi fondali, nei due sensi, con l'ausilio di argani, verricelli, pontoni e drizze a terra, per scoprire la parte di carena da pulire.
 
Re: Drydock

Grazie Rodolfo della siegazione.
Una domanda, in pasato ricordi aver visto navi della Adriatica di Navigazione, tu che sei di Venezia, entrare in bacino per i lavori di mantenimento allo scafo ?
E ogni quanto lo facevano ?
La mia domanda va perche non ricordo aver sentito per esempio Augustus, Giulio Cesare , Eugenio , Federico parlare di lavori di mantenimento al bacino. I tempi sono come quelli d´oggi ?

Un saluto.
 
Re: Drydock

Grazie per la risposta Rodolfo! :wink:

Interessante questo post!!! Che bello il disegno del drydock del 1600!!!! :o :)
 
Re: Drydock

tano ha detto:
Grazie Rodolfo della siegazione.
Una domanda, in pasato ricordi aver visto navi della Adriatica di Navigazione, tu che sei di Venezia, entrare in bacino per i lavori di mantenimento allo scafo ?
E ogni quanto lo facevano ?
La mia domanda va perche non ricordo aver sentito per esempio Augustus, Giulio Cesare , Eugenio , Federico parlare di lavori di mantenimento al bacino. I tempi sono come quelli d´oggi ?

Un saluto.

Tano, le entrate in bacino le ho viste tante volte; tutto sommato erano navi piccole e i bacini veneziani più che sufficienti. La frequenza non la ricordo. Ma non credo fosse superiore alle navi moderne, anzi. Le vernici antivegetative non erano certamente all'altezza di quelle attuali, per combattere la nascita di parassiti animali, vegetali e di limo, (in funzione dell'uso della nave in che tipo di acque e loro temperature). Le lamiere chiodate, e più bisognose di cure, la protezione alla corrosione affidata soprattutto a tecniche passive e non attive, e quindi consumo degli "zinchi" e necessità della loro sostituzione, e infine alle routinarie visite di classe, in cui la nave doveva essere all'"asciutto" per i controlli degli enti di certificazione.
 
Re: Drydock

Umbe94' ha detto:
pmanlio ha detto:
Thank!!
Era una di quelle cose a cui uno non pensa, ma che sono importanti.
Sarebbe interessante sapere in dettaglio come si faceva nel seicento, inizi settecento, quando le navi erano sui trenta/cinquanta (raramente sessanta) metri e l'immersione di cinque/sette metri a fronte di un'altezza (senza alberi) di venti metri circa..
All'epoca lo scafo era ricoperto con un misto di pece e catrame, ed anche quello di sicuro andava trattato a periodi..
Chissà che tipologia di bacini si utilizzava.. :roll:
Insomma, mi sento.. bucato!! (Il chè è un piacere, c'è sempre da imparare..)

Salutoni!
Manlio

Guardando alcune vecchissime foto del porto di Savona mi sembra di capire che i velieri per fare carena venivano fatti inclinare su di un lato e poi sull'altro.... Sbaglio? :roll:

Ricordo qualche cosa definito come "calafataggio del diavolo".....veniva attuato in zone con grosse escursioni di marea, nei tempi della bassa....ma quando si doveva sostituire qualche asse i tempi erano strettissimi..e rischiosi..per questo tale nominativo.
 
Re: Drydock

unochenavigaverament ha detto:
Umbe94' ha detto:
Guardando alcune vecchissime foto del porto di Savona mi sembra di capire che i velieri per fare carena venivano fatti inclinare su di un lato e poi sull'altro.... Sbaglio? :roll:

Ricordo qualche cosa definito come "calafataggio del diavolo".....veniva attuato in zone con grosse escursioni di marea, nei tempi della bassa....ma quando si doveva sostituire qualche asse i tempi erano strettissimi..e rischiosi..per questo tale nominativo.

Visto che qualcosa si muove nella mente, credo che abbiate ragione: in casi di emergenza navi come il Bounty ad es. (trenta/quaranta metri di lunghezza per sette/otto di larghezza) potevano essere portate a riva e riparate..

Veniva fatto in zone come la Polinesia e similari..
Giocoforza la tecnica era quella..

Invece fino al primo periodo ellenistico le navi venivano normalmente portate a terra dall'equipaggio, specie quelle da guerra ogni notte erano portate in spiaggia..
Nel periodo Ellenistico (dopo Alessandro Magno) le navi divennero grandi, si portavano anche a terra ma non credo fosse più così usuale.. (1200 tonnellate di stazza)

Grazie e salutoni!
Manlio
 
Re: Drydock

volevo chiedere a rodolfo: quando hanno cominciato ad usare i "vasi" perche qui da me ho visto in certi cantieri degli argani manuali (anche con gli atacchi per i cavalli) tutti arruginiti ma sicuramente con almeno un centinaio di anni sulle spalle e poi vedo che tirano su con i vasi a secco anche imbarcazioni di un centinaio di metri.saluti ciao.
 
Re: Drydock

Non lo so a quando risalga l'uso dei primi invasi. So che verso il 1400 Venezia trasferì sul lago di Garda un certo numero di galee, parte risalendo l'Adige e parte trasportandole per terra su appositi invasi tirati a forza di braccia e da numerosissimi buoi.
E non erano proprio navi di modeste dimensioni per quel tempo; una quarantina di metri di lunghezza, per 200/250 tonnellate di peso.
Gli invasi sono ancora oggi normalmente utilizzati per portare all'asciutto naviglio minore, sui tradizionali scali inclinati.
 
Re: Drydock

Ciao....qlcuno sa dirmi quando è stata l'ultima volta che la costa Victoria è stata in Drydock??? e quando sarà la prox volta che ci ritornerà?? grazie. ciaoooo
 
Re: Drydock

stefano86 ha detto:
Ciao....qlcuno sa dirmi quando è stata l'ultima volta che la costa Victoria è stata in Drydock??? e quando sarà la prox volta che ci ritornerà?? grazie. ciaoooo

Allora siamo nell'argomento tecnica e quindi la domanda è poco pertinente; poi dovete imparare ad utilizzare la funzione cerca, perchè queste notizie si possono trovare facilmente all'interno del forum. Concludo con il richiamo dell'uso più corretto possibile della lingua italiana; non abbiamo problemi di spazio e le abbreviazioni tipo "SMS" sono da evitare, come previsto dalle regole presenti nella Netiquette. Ciao e grazie.
 
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