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Un'interessante intervista rilasciata al Corriere della Sera da Pierfrancesco Vago Executive Chairman di MSC Crociere.
Vago (Msc): «Con Explora porteremo in crociera il lusso con l’eleganza sartoriale del made in Italy»
di Alessio Ribaudo11 giu 2021
Ètempo di nuove rotte per Msc che salpa verso le crociere di lusso varando un marchio: Explora Journeys. Il Ceo prescelto è l’austriaco Michael Ungerer mentre la flotta sarà composta da quattro nuove navi, costruite da Fincantieri a Monfalcone. La prima mollerà gli ormeggi nel 2023 mentre le altre fra il 2024 e il 2026. Un investimento da due miliardi di euro, per il gruppo dell’armatore Gianluigi Aponte che si è assicurata anche altre due opzioni per altrettante navi con il cantiere italiano. Se saranno costruite arriverà un altro milione di euro per le maestranze triestine.
Ecco Explora I, la nave di lusso che sarà varata nel 2023
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Presidente Pierfrancesco Vago, in un momento così delicato per l’economia, bisogna essere capitani coraggiosi più che imprenditori per investire due miliardi di euro in un nuovo brand di crociere di lusso
«La nostra famiglia ha una competenza maturata in tre secoli di storia marinaresca e non essendo quotati in borsa possiamo reinvestire tutti gli utili piuttosto che distribuire dividendi. Abbiamo una visione di lungo termine ma una catena di comando molto breve per cui non ci perdiamo in riunioni infinite, scartoffie sennò da leader passi a essere follower. Questo risparmio di tempo è un grande vantaggio rispetto alla nostra concorrenza perché i piani industriali, nelle costruzioni navali, già di per sé devono prevedere il futuro. In concreto servono almeno sei anni per mettere in acqua una nave da quando decidiamo di realizzarla: bisogna guardare i conti economici, poi disegnarla e solo per costruirla in cantiere servono almeno tre anni. Poi oggi grazie al digitale, agli studi del mercato, al marketing riesci a identificare le esigenze di una determinata fascia della popolazione. Potrei definirlo geomarketing. Per esempio ti aiuta a capire l’evoluzione delle classi sociali in Europa, come si evolvono i salari e quali sono i desideri».
Pierfrancesco Vago, 60 anni, presidente esecutivo di Msc Cruises
Cosa vi ha convinto a fondare una divisione di crociere di lusso?
«Durante la mia presidenza di Msc Cruises abbiamo realizzato in alcune navi lo Yacht Club e cioè un’area esclusiva con suite più lussuose, servizi come il maggiordomo per i clienti, ristoranti di un certo livello. È stato un successo e sempre più ospiti ci chiedono di vivere questa esperienza. Abbiamo analizzato le loro motivazioni e abbiamo capito che servivano navi ancora più lussuose. Però per soddisfare le richieste di clienti abituati a un certo livello bisogna avere tutta una struttura dedicata, con personale formato, una mentalità e un marchio nuovo perché per noi mancava un’offerta che consentisse ai viaggiatori di lusso di vivere esperienze all’altezza dei loro desideri. Allora abbiamo pensato a trasferire le stesse emozioni, la stessa felicità che abbiamo provato, con le nostre barche private, rigenerandoci grazie a tesori nascosti dove le grandi navi non arrivano».
Ma cos’è il lusso oggi?
«Il lusso non è l’oro che luccica ma godersi il tempo e, a esempio, poter vedere Favignana o Taormina. È potersi fermarsi qualche ora in più e gustare il miglior piatto pasta coi ricci al mondo da Nino a Letojanni. Anche per questo, serviva un marchio che fosse garanzia di servizi sempre al top ovunque si viaggi. A bordo, li coccoleremo grazie a un rapporto tra ospiti ed equipaggio di 1,25 a 1 mentre, di solito, è di 3,5 a 1. Per questo motivo, prevediamo assunzioni aggiuntive rispetto alle 40 mila che avevamo preventivato nel nostro percorso di crescita che abbiamo delineato sino al 2029.
Quali sono le caratteristiche salienti di queste nuove navi che varerete?
«Per viaggiatori di lusso la filosofia costruttiva delle imbarcazioni deve strizzare l’occhio più ai superyacht che alle generose signore del mare. Tutto ruota proprio intorno al mare e al far vivere il contatto con la natura. Le suite saranno 461, da almeno 35 metri quadri, con terrazze private sul mare. Nessun hotel al mondo può garantirti una terrazza privata dove puoi rilassarti guardando l’alba con uno scenario e il tramonto con un altro mentre con le nostre navi sì può fare. Però il nostro marchio punta anche su qualcosa che manca ai viaggiatori, specialmente, in Europa».
Cosa manca nel mercato europeo?
«In un mondo dove il tempo è il vero lusso perché lavoriamo tutti tanto e le vacanze diventano sempre più importanti per la nostra mente, abbiamo bisogno di sentirci garantiti, avere sicurezze. Noi forniremo un servizio “su misura” che le darà in qualsiasi destinazione si sceglierà. I nostri ospiti non dovranno preoccuparsi di cercare il ristorante giusto due volte al giorno per settimane, dover chiamare mesi prima per trovare posto e magari sedersi in una sala piena, con poca riservatezza. Ci saranno orari di ristorazione flessibili, in nove ristoranti diversi, che offriranno una varietà senza rivali in mare. Ogni locale celebrerà un talento culinario, con particolare attenzione agli ingredienti genuini provenienti da partner locali in modo da massimizzare anche la sostenibilità».
Economie costali messe a dura prova anche per via della vostra forzata assenza?
«Certamente ma non solo le aziende fornitrici di materie prime o carburanti a cui stacchiamo assegni importanti ogni volta che attracchiamo e ci riforniamo. Hanno sofferto dai bar ai negozi di souvenir passando per le guide dei musei. C’è un grande ecosistema a terra che vive bene grazie alle crociere. La pandemia è stata terribile per tutti, specialmente per i marittimi».
Per poter tornare a bordo che percorso deve superare un marittimo?
«Fare imbarcare un uomo d’equipaggio è uno sforzo logistico-sanitario complicatissimo. Riarmare una nave che è come far rivivere una città e servono dai 60 ai 90 giorni. Devi far risalire a bordo quasi mille persone facendole arrivare da tutto il mondo. Non è esattamente come riaprire un ristorante che in pochi giorni si può riallestire. Dopo aver studiato noi per primi un protocollo sanitario che poi ha fatto scuola nel mondo ci siamo dovuti scontrare con la realtà: non avendo la proprietà intellettuale di vaccini in Unione Europa siamo dipesi dagli Usa e dalla Gran Bretagna: uno scandalo. Tra l’altro abbiamo dovuto rifiutare di considerare vaccinati tutti i nostri dipendenti che fornivano certificazioni di essersi sottoposti a vaccinazione nei loro Paesi con prodotti non testati dall’Ema. Tanto per essere breve a chi arrivava da Paesi stranieri abbiamo dovuto imporre la quarantena in un hotel per una settimana. Prima di fare il check in vengono sottoposti a un Covid test. Dopo 7 giorni vengono prelevati da un mezzo con autista anche lui testato la mattina prima di partire. Poi prima di imbarcarsi fanno un secondo test perché anche l’aereo è riservato ai dipendenti. Appena sbarcano in Italia fanno un quarto test, salgono su un autobus a loro dedicato che va in porto dove, prima di entrare in nave, rifanno per la quinta volta il test. Per scrupolo li mettiamo comunque altri 14 giorni in quarantena in nave e, alla fine, devono fare un nuovo test prima di entrare in contatto con gli ospiti. Se continua così arrivano distrutti prima ancora di iniziare, senza considerare i costi per gli spostamenti e il protocollo sanitario che ci accolliamo. Però mi ci sono incontri che ti danno grande orgoglio».
Cosa la fa inorgoglire?
«Qualche settimana fa sono andato ad Atene perché sono anche presidente dell’associazione che raggruppa l’industria settore delle crociere. C’erano 15 ministri europei del turismo e dovevamo discutere a bordo di una nave, peraltro non Msc, di ripartenza. Mi è venuto incontro il direttore di crociera con le lacrime agli occhi per ringraziarmi per il lavoro e il successo ottenuto con il protocollo sanitario di Msc. Questo siciliano, di grande energia e bravissimo mi ha riempito di gioia perché ho sentito come imprenditore di avergli dato la dignità del lavoro, l’opportunità di crescere professionalmente e di imparare a essere parte dell’economia turistica. Questo ragazzo mi ha confessato che sta mettendo da parte i soldi per aprirsi il suo boutique hotel in Sicilia forte dell’esperienza maturata a bordo. Ecco vedere i nostri ragazzi diventare loro stessi imprenditori e a loro volta dare lavoro mi fa commuovere. Per questo motivo spero di dare lavoro non solo a 1,2 milioni di marittimi ma anche a tutti quelli che animano l’economia costale e, spero, che i governi finalmente abbiano capito l’importanza di questo business del settore delle crociera.
L’Italia ha capito quanto pesate sul Pil?
«Purtroppo non molto perché siamo ancora qui a discutere se un marittimo sia o no da vaccinare prima. In Grecia hanno vaccinato subito i marittimi perché hanno capito che così si dava la possibilità alla gente di dare lavoro e di mangiare durante la pandemia. Perché pochi politici riflettono sul fatto che se è continuata ad arrivare al mercato comunale di Milano la frutta dalla Sicilia o la sedia per non spaccarsi la schiena durante lo smart working dalla Cina è perché ci sono stati e ci sono dei marittimi in prima linea che, senza essere vaccinati, rischiando di ammalarsi o morire hanno garantito la continuità delle forniture. Il governo greco ha capito l’incredibile difficoltà che questi marittimi hanno passato. Prima aiutandoli quando non potevano tornare a casa, abbandonati nelle navi al loro destino e adesso con i vaccini».
Avete appena annunciato che costruirete un terminal esclusivo vostro nel porto di Barcellona. Lo stesso farete a Miami, cuore pulsante delle crociere e in Italia quando investirete?
«I progetti nel cassetto ci sono. Purtroppo ci scontriamo con problematiche burocratiche di cui avevo già parlato in una precedente intervista con il Corriere. Il nostro Paese ha una “macchina” amministrativa complessa. Io non mi interesso di politica ma, oggi come oggi, un Paese deve essere competitivo e per farlo deve essere veloce, deve dare garanzie a chi investe capitali ingenti, deve avere anche un apparato giudiziario efficiente in grado di far rispettare i diritti celermente. Io non ne faccio una questione di singoli governi ma di sistema Paese e lo dico da italiano che, comunque, sa seguire il territorio e lo faccio con grande orgoglio. Non posso però non sottolineare la lentezza e, a tratti, l’incapacità della nostra classe dirigenziale: è la nostra mancanza numero uno. In altri Paesi hanno una classe politica che si forma nelle scuole appositamente create e sanno prima come funziona lo Stato. Così sanno come attrarre anche investimenti privati e far accadere le cose. Noi non demordiamo perché abbiamo la fortuna di essere un’azienda internazionale ma con il Dna italiano. Quando noi italiani competiamo nel mondo le posso assicurare che siamo proprio bravi perché non solo abbiamo competenze ma sappiamo confrontarci e adeguarci alle altre mentalità. Msc sa essere glocale perché capiamo gli equilibri a livello locale ma siamo player mondiali. Per esempio scegliamo Fincantieri perché è una grande azienda italiana con cui siamo sempre più in sintonia e che sa realizzare le nostre esigenze costruttive che hanno come punto cardinale l’innovazione anche nel settore della sostenibilità».
Perché avete scelto di costruire tutte e quattro le navi Explora da Fincantieri?
«Perché hanno grandi competenze, professionalità e capacità di trovare sempre il miglior fornitore. Abbiamo l’ambizione di diventare un marchio conosciuto non solo in Italia ma in tutta Europa e poi mondiale con alla base l’eleganza del made in Italy: quella che aborrisce le ostentazioni, le stravaganza. Anche per questo abbiamo scelto un cantiere tricolore come quello di Monfalcone. Poi se oggi disegno una nave so che verrà consegnata nel 2027 ma dovrà essere attuale sino al 2057 quando la ammortizzeremo. Però deve essere attuale con le regole sull’impatto ambientale nell’arco di tutto questo tempo. È una grande sfida e allora noi ci affidiamo a Fincantieri perché ha un sistema legato all’industria italiana con altri partner importanti e questo potersi parlare, lavorare insieme, spalla a spalla, capendo quali sono le esigenze e trovare il top esistente ci porta a lavorare insieme a Fincantieri».
L’impatto della pandemia si è fatto sentire sulle flotte mondiali. Qual è la situazione attuale?
«Non tutti i mali vengono per nuocere perché ha portato alla dismissione di tante navi che navigavano con tecnologie obsolete e inquinanti. Vogliamo essere all’avanguardia ed essere fonte d’ispirazione nel settore turistico. Anche dal punto di vista sanitario. Per esempio con Seashore abbiamo adottato una tecnologia unica dove sterilizziamo tutta l’aria che viene messo in circolo sulla nave attraverso lampade UV che in millisecondi la ripuliscono. Nessun albergo ancora l’adotta. Come presidente di Msc Cruises e di Clia sono grande fautore dell’agenda green e arriveremo entro il 2050 a navigare a impatto zero. Il nostro mantra è innovazione, innovazione, innovazione».
D’accordo impatto zero entro il 2050 ma, cosa mi dice della vostra presenza a Venezia che provoca tanti scontri d’opinione?
«Vede la nostra famiglia naviga da 300 anni e vorremmo farlo ancora per molto per molto. Per cui siamo i primi ad amare il mare e se mi dicono che non vogliono più che le navi passino da piazza San Marco non solo rispetto chi protesta ma anzi lo condivido perché sono il primo a voler trovare una soluzione alternativa. Sono andato recentemente in Laguna e i proprietari dei taxi mi dicevano che senza di noi morirebbero di fame. Quindi chiedo che si trovino soluzioni per continuare a fare in modo che i veneziani abbiano lavoro. La politica deve capire l’importanza dell’impatto economico che abbiamo quando attracchiamo».
Quando si tornerà alla normalità?
«Se ci sarà una campagna vaccinale massiccia nel 2022. Lo spero per gli 1,2 milioni di lavoratori che ruotano nel mondo intorno alle crociere e per l’economia in generale perché produciamo un impatto da 155 miliardi di dollari. I segnali positivi ci sono e lo vediamo dall’incremento delle prenotazioni che riceviamo».
Fonte:https://www.corriere.it/economia/azi...6462d45e.shtml
Vago (Msc): «Con Explora porteremo in crociera il lusso con l’eleganza sartoriale del made in Italy»
di Alessio Ribaudo11 giu 2021
Ètempo di nuove rotte per Msc che salpa verso le crociere di lusso varando un marchio: Explora Journeys. Il Ceo prescelto è l’austriaco Michael Ungerer mentre la flotta sarà composta da quattro nuove navi, costruite da Fincantieri a Monfalcone. La prima mollerà gli ormeggi nel 2023 mentre le altre fra il 2024 e il 2026. Un investimento da due miliardi di euro, per il gruppo dell’armatore Gianluigi Aponte che si è assicurata anche altre due opzioni per altrettante navi con il cantiere italiano. Se saranno costruite arriverà un altro milione di euro per le maestranze triestine.
Ecco Explora I, la nave di lusso che sarà varata nel 2023
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Presidente Pierfrancesco Vago, in un momento così delicato per l’economia, bisogna essere capitani coraggiosi più che imprenditori per investire due miliardi di euro in un nuovo brand di crociere di lusso
«La nostra famiglia ha una competenza maturata in tre secoli di storia marinaresca e non essendo quotati in borsa possiamo reinvestire tutti gli utili piuttosto che distribuire dividendi. Abbiamo una visione di lungo termine ma una catena di comando molto breve per cui non ci perdiamo in riunioni infinite, scartoffie sennò da leader passi a essere follower. Questo risparmio di tempo è un grande vantaggio rispetto alla nostra concorrenza perché i piani industriali, nelle costruzioni navali, già di per sé devono prevedere il futuro. In concreto servono almeno sei anni per mettere in acqua una nave da quando decidiamo di realizzarla: bisogna guardare i conti economici, poi disegnarla e solo per costruirla in cantiere servono almeno tre anni. Poi oggi grazie al digitale, agli studi del mercato, al marketing riesci a identificare le esigenze di una determinata fascia della popolazione. Potrei definirlo geomarketing. Per esempio ti aiuta a capire l’evoluzione delle classi sociali in Europa, come si evolvono i salari e quali sono i desideri».
Cosa vi ha convinto a fondare una divisione di crociere di lusso?
«Durante la mia presidenza di Msc Cruises abbiamo realizzato in alcune navi lo Yacht Club e cioè un’area esclusiva con suite più lussuose, servizi come il maggiordomo per i clienti, ristoranti di un certo livello. È stato un successo e sempre più ospiti ci chiedono di vivere questa esperienza. Abbiamo analizzato le loro motivazioni e abbiamo capito che servivano navi ancora più lussuose. Però per soddisfare le richieste di clienti abituati a un certo livello bisogna avere tutta una struttura dedicata, con personale formato, una mentalità e un marchio nuovo perché per noi mancava un’offerta che consentisse ai viaggiatori di lusso di vivere esperienze all’altezza dei loro desideri. Allora abbiamo pensato a trasferire le stesse emozioni, la stessa felicità che abbiamo provato, con le nostre barche private, rigenerandoci grazie a tesori nascosti dove le grandi navi non arrivano».
Ma cos’è il lusso oggi?
«Il lusso non è l’oro che luccica ma godersi il tempo e, a esempio, poter vedere Favignana o Taormina. È potersi fermarsi qualche ora in più e gustare il miglior piatto pasta coi ricci al mondo da Nino a Letojanni. Anche per questo, serviva un marchio che fosse garanzia di servizi sempre al top ovunque si viaggi. A bordo, li coccoleremo grazie a un rapporto tra ospiti ed equipaggio di 1,25 a 1 mentre, di solito, è di 3,5 a 1. Per questo motivo, prevediamo assunzioni aggiuntive rispetto alle 40 mila che avevamo preventivato nel nostro percorso di crescita che abbiamo delineato sino al 2029.
Quali sono le caratteristiche salienti di queste nuove navi che varerete?
«Per viaggiatori di lusso la filosofia costruttiva delle imbarcazioni deve strizzare l’occhio più ai superyacht che alle generose signore del mare. Tutto ruota proprio intorno al mare e al far vivere il contatto con la natura. Le suite saranno 461, da almeno 35 metri quadri, con terrazze private sul mare. Nessun hotel al mondo può garantirti una terrazza privata dove puoi rilassarti guardando l’alba con uno scenario e il tramonto con un altro mentre con le nostre navi sì può fare. Però il nostro marchio punta anche su qualcosa che manca ai viaggiatori, specialmente, in Europa».
Cosa manca nel mercato europeo?
«In un mondo dove il tempo è il vero lusso perché lavoriamo tutti tanto e le vacanze diventano sempre più importanti per la nostra mente, abbiamo bisogno di sentirci garantiti, avere sicurezze. Noi forniremo un servizio “su misura” che le darà in qualsiasi destinazione si sceglierà. I nostri ospiti non dovranno preoccuparsi di cercare il ristorante giusto due volte al giorno per settimane, dover chiamare mesi prima per trovare posto e magari sedersi in una sala piena, con poca riservatezza. Ci saranno orari di ristorazione flessibili, in nove ristoranti diversi, che offriranno una varietà senza rivali in mare. Ogni locale celebrerà un talento culinario, con particolare attenzione agli ingredienti genuini provenienti da partner locali in modo da massimizzare anche la sostenibilità».
Economie costali messe a dura prova anche per via della vostra forzata assenza?
«Certamente ma non solo le aziende fornitrici di materie prime o carburanti a cui stacchiamo assegni importanti ogni volta che attracchiamo e ci riforniamo. Hanno sofferto dai bar ai negozi di souvenir passando per le guide dei musei. C’è un grande ecosistema a terra che vive bene grazie alle crociere. La pandemia è stata terribile per tutti, specialmente per i marittimi».
Per poter tornare a bordo che percorso deve superare un marittimo?
«Fare imbarcare un uomo d’equipaggio è uno sforzo logistico-sanitario complicatissimo. Riarmare una nave che è come far rivivere una città e servono dai 60 ai 90 giorni. Devi far risalire a bordo quasi mille persone facendole arrivare da tutto il mondo. Non è esattamente come riaprire un ristorante che in pochi giorni si può riallestire. Dopo aver studiato noi per primi un protocollo sanitario che poi ha fatto scuola nel mondo ci siamo dovuti scontrare con la realtà: non avendo la proprietà intellettuale di vaccini in Unione Europa siamo dipesi dagli Usa e dalla Gran Bretagna: uno scandalo. Tra l’altro abbiamo dovuto rifiutare di considerare vaccinati tutti i nostri dipendenti che fornivano certificazioni di essersi sottoposti a vaccinazione nei loro Paesi con prodotti non testati dall’Ema. Tanto per essere breve a chi arrivava da Paesi stranieri abbiamo dovuto imporre la quarantena in un hotel per una settimana. Prima di fare il check in vengono sottoposti a un Covid test. Dopo 7 giorni vengono prelevati da un mezzo con autista anche lui testato la mattina prima di partire. Poi prima di imbarcarsi fanno un secondo test perché anche l’aereo è riservato ai dipendenti. Appena sbarcano in Italia fanno un quarto test, salgono su un autobus a loro dedicato che va in porto dove, prima di entrare in nave, rifanno per la quinta volta il test. Per scrupolo li mettiamo comunque altri 14 giorni in quarantena in nave e, alla fine, devono fare un nuovo test prima di entrare in contatto con gli ospiti. Se continua così arrivano distrutti prima ancora di iniziare, senza considerare i costi per gli spostamenti e il protocollo sanitario che ci accolliamo. Però mi ci sono incontri che ti danno grande orgoglio».
Cosa la fa inorgoglire?
«Qualche settimana fa sono andato ad Atene perché sono anche presidente dell’associazione che raggruppa l’industria settore delle crociere. C’erano 15 ministri europei del turismo e dovevamo discutere a bordo di una nave, peraltro non Msc, di ripartenza. Mi è venuto incontro il direttore di crociera con le lacrime agli occhi per ringraziarmi per il lavoro e il successo ottenuto con il protocollo sanitario di Msc. Questo siciliano, di grande energia e bravissimo mi ha riempito di gioia perché ho sentito come imprenditore di avergli dato la dignità del lavoro, l’opportunità di crescere professionalmente e di imparare a essere parte dell’economia turistica. Questo ragazzo mi ha confessato che sta mettendo da parte i soldi per aprirsi il suo boutique hotel in Sicilia forte dell’esperienza maturata a bordo. Ecco vedere i nostri ragazzi diventare loro stessi imprenditori e a loro volta dare lavoro mi fa commuovere. Per questo motivo spero di dare lavoro non solo a 1,2 milioni di marittimi ma anche a tutti quelli che animano l’economia costale e, spero, che i governi finalmente abbiano capito l’importanza di questo business del settore delle crociera.
L’Italia ha capito quanto pesate sul Pil?
«Purtroppo non molto perché siamo ancora qui a discutere se un marittimo sia o no da vaccinare prima. In Grecia hanno vaccinato subito i marittimi perché hanno capito che così si dava la possibilità alla gente di dare lavoro e di mangiare durante la pandemia. Perché pochi politici riflettono sul fatto che se è continuata ad arrivare al mercato comunale di Milano la frutta dalla Sicilia o la sedia per non spaccarsi la schiena durante lo smart working dalla Cina è perché ci sono stati e ci sono dei marittimi in prima linea che, senza essere vaccinati, rischiando di ammalarsi o morire hanno garantito la continuità delle forniture. Il governo greco ha capito l’incredibile difficoltà che questi marittimi hanno passato. Prima aiutandoli quando non potevano tornare a casa, abbandonati nelle navi al loro destino e adesso con i vaccini».
Avete appena annunciato che costruirete un terminal esclusivo vostro nel porto di Barcellona. Lo stesso farete a Miami, cuore pulsante delle crociere e in Italia quando investirete?
«I progetti nel cassetto ci sono. Purtroppo ci scontriamo con problematiche burocratiche di cui avevo già parlato in una precedente intervista con il Corriere. Il nostro Paese ha una “macchina” amministrativa complessa. Io non mi interesso di politica ma, oggi come oggi, un Paese deve essere competitivo e per farlo deve essere veloce, deve dare garanzie a chi investe capitali ingenti, deve avere anche un apparato giudiziario efficiente in grado di far rispettare i diritti celermente. Io non ne faccio una questione di singoli governi ma di sistema Paese e lo dico da italiano che, comunque, sa seguire il territorio e lo faccio con grande orgoglio. Non posso però non sottolineare la lentezza e, a tratti, l’incapacità della nostra classe dirigenziale: è la nostra mancanza numero uno. In altri Paesi hanno una classe politica che si forma nelle scuole appositamente create e sanno prima come funziona lo Stato. Così sanno come attrarre anche investimenti privati e far accadere le cose. Noi non demordiamo perché abbiamo la fortuna di essere un’azienda internazionale ma con il Dna italiano. Quando noi italiani competiamo nel mondo le posso assicurare che siamo proprio bravi perché non solo abbiamo competenze ma sappiamo confrontarci e adeguarci alle altre mentalità. Msc sa essere glocale perché capiamo gli equilibri a livello locale ma siamo player mondiali. Per esempio scegliamo Fincantieri perché è una grande azienda italiana con cui siamo sempre più in sintonia e che sa realizzare le nostre esigenze costruttive che hanno come punto cardinale l’innovazione anche nel settore della sostenibilità».
Perché avete scelto di costruire tutte e quattro le navi Explora da Fincantieri?
«Perché hanno grandi competenze, professionalità e capacità di trovare sempre il miglior fornitore. Abbiamo l’ambizione di diventare un marchio conosciuto non solo in Italia ma in tutta Europa e poi mondiale con alla base l’eleganza del made in Italy: quella che aborrisce le ostentazioni, le stravaganza. Anche per questo abbiamo scelto un cantiere tricolore come quello di Monfalcone. Poi se oggi disegno una nave so che verrà consegnata nel 2027 ma dovrà essere attuale sino al 2057 quando la ammortizzeremo. Però deve essere attuale con le regole sull’impatto ambientale nell’arco di tutto questo tempo. È una grande sfida e allora noi ci affidiamo a Fincantieri perché ha un sistema legato all’industria italiana con altri partner importanti e questo potersi parlare, lavorare insieme, spalla a spalla, capendo quali sono le esigenze e trovare il top esistente ci porta a lavorare insieme a Fincantieri».
L’impatto della pandemia si è fatto sentire sulle flotte mondiali. Qual è la situazione attuale?
«Non tutti i mali vengono per nuocere perché ha portato alla dismissione di tante navi che navigavano con tecnologie obsolete e inquinanti. Vogliamo essere all’avanguardia ed essere fonte d’ispirazione nel settore turistico. Anche dal punto di vista sanitario. Per esempio con Seashore abbiamo adottato una tecnologia unica dove sterilizziamo tutta l’aria che viene messo in circolo sulla nave attraverso lampade UV che in millisecondi la ripuliscono. Nessun albergo ancora l’adotta. Come presidente di Msc Cruises e di Clia sono grande fautore dell’agenda green e arriveremo entro il 2050 a navigare a impatto zero. Il nostro mantra è innovazione, innovazione, innovazione».
D’accordo impatto zero entro il 2050 ma, cosa mi dice della vostra presenza a Venezia che provoca tanti scontri d’opinione?
«Vede la nostra famiglia naviga da 300 anni e vorremmo farlo ancora per molto per molto. Per cui siamo i primi ad amare il mare e se mi dicono che non vogliono più che le navi passino da piazza San Marco non solo rispetto chi protesta ma anzi lo condivido perché sono il primo a voler trovare una soluzione alternativa. Sono andato recentemente in Laguna e i proprietari dei taxi mi dicevano che senza di noi morirebbero di fame. Quindi chiedo che si trovino soluzioni per continuare a fare in modo che i veneziani abbiano lavoro. La politica deve capire l’importanza dell’impatto economico che abbiamo quando attracchiamo».
Quando si tornerà alla normalità?
«Se ci sarà una campagna vaccinale massiccia nel 2022. Lo spero per gli 1,2 milioni di lavoratori che ruotano nel mondo intorno alle crociere e per l’economia in generale perché produciamo un impatto da 155 miliardi di dollari. I segnali positivi ci sono e lo vediamo dall’incremento delle prenotazioni che riceviamo».
Fonte:https://www.corriere.it/economia/azi...6462d45e.shtml