Grazie per avermi chiarito i dettagli di questo 'aiuto', sapevo che sul forum ci sarebbero state le informazioni che cercavo.
L'unico dubbio che mi resta, e lo dico da non esperta in materia, è il seguente: cambiando bandiera nel 2015 Costa avrà dei vantaggi fiscali immagino, probabilmente non si troverà a pagare delle tasse che ora vanno alle casse italiane e dopo il cambio andranno al nuovo Stato di cui batterà bandiera.
Non è quindi, seppur legale, moralmente discutibile che sfrutti gli aiuti italiani per ingrandire la flotta (e meno male se questo può salvare i cantieri) e poi se ne vada in un paradiso fiscale per aggirare proprio lo Stato che l'ha aiutata?
Ciao Serena, cerco di risponderti secondo la mia opinione e pur non essendo un esperto del settore navale/cantieristico (si può comunque fare un discorso di principio, per questioni più tecniche chiedo l'aiuto di Rodolfo), precisando che quando si parla di fisco, si entra in un mondo molto complesso, e spiegare dinamiche e relazioni tra due termini presenti nella stessa frase quali "tasse" e "morale" è ancor più complesso (tu considera che nella realtà, per le questioni fiscali si ragiona sempre per "presunzione di colpevolezza", già partendo da questo si potrebbe cominciare a parlare di morale....).
Entrando nel merito di Costa/Fincantieri e del cambio di bandiera, bisogna fare una dovuta precisazione, a scanso di equivoci:
il cambio di bandiera delle navi non comporta che la società diventi, da un punto di vista legale, una società estera.
Il cambio di bandiera, comporta si dei cambiamenti fiscali, ma non direttamente riconducibili all'azienda nella sua personalità giuridica, che, come tale, rimane a tutti gli effetti una società di capitali con sede in Italia.
Questo ci porta a dire che non è vero che Costa non pagherà più le tasse in Italia, ma, precisando meglio, non pagherà in Italia solo quelle relative alla registrazione ed alla proprietà di navi (le pagherà nel paese di "bandiera", MSC ad esempio ha Panama), ma tutte le altre tasse, ad esempio quelle sul reddito (IRES) o altre tasse (IRAP) etc. etc. continuerà a pagarle in Italia.
Analizzando la questione del finanziamento statale dai vari punti di vista, vediamo cosa salta fuori:
- Punto di vista dello Stato che presta i soldi: lo Stato, presta i soldi a Costa, ma in realtà lo fà per favorire un altro operatore, per fini "sociali" (il mantenimento del livello occupazionale). Cosa ci guadagna?
Innanzitutto "mantiene occupazione" nel settore cantieristico (finalità di alto valore, considerando che spesso dietro un lavoratore c'è anche una famiglia da mantenere) sostenendo il PIL, ed in più, ha comunque la conservazione di un' entrata "fiscale" che altrimenti perderebbe, perchè un lavoratore attivo versa più tasse di un disoccupato (che anzi, solitamente costa dei soldi allo stato).
Quindi, facendo così, ha già un primo ritorno rispetto al prestito che ha concesso. In più, un lavoratore attivo consuma (compra) di più di un disoccupato, per cui anch'esso, solo per il fatto di aver mantenuto il suo potere d'acquisto, concorre al PIL, e quindi genera altre entrate fiscali.
In più, incentivando un'azienda come Costa, fa si che un'azienda come Fincantieri, ove lo Stato è azionista, abbia una commessa importante e si mantenga "sana" e produttiva.
Questo consente allo Stato di risparmiare soldi per futuri e potenziali ripianamenti di perdite in Fincantieri (nel caso arrivasse sull'orlo del fallimento o con un bilancio in forte perdita), ed inoltre, Ficantieri, lavorando di più (in questo caso per Costa), avrebbe un incremento del suo reddito, e pagherebbe a sua volta più tasse allo Stato.
Quindi, la convenienza, da tutti i punti di vista, c'è, sia che Costa batta bandiera Italiana, sia che batta bandiera Congolese.
- Punto di vista di Costa:
Costa rappresenta in questa situazione la posizione del "terzo che gode" (esattamente come Royal, contesa tra Finlandia e Francia).
Perchè? Perchè è stata "incentivata" dallo Stato non per avere dei benefici a lei DIRETTAMENTE riconducibili (sebbene nella realtà li abbia), ma per mantenere "viva" un'azienda Italiana ed i suoi lavoratori.
Quindi in questa "triangolazione", lo Stato ha fatto da intermediario tra "domanda" (Costa) ed "offerta" (Fincantieri) di navi , agevolando il loro incontro. E si presuppone che in futuro, questa nuova nave, produrrà per Costa un ulteriore surplus di reddito, tassato quindi in Italia, che va a (parzialmente o in toto, dipende) compensare il mancato versamento, sempre in Italia, delle tasse relative alla "bandiera" delle navi.
Un'azienda che crea un surplus di reddito, non versa solo più tasse, ma crea i presupposti per avere le risorse utili a nuovi investimenti, e quindi a nuova occupazione (ed ad ulteriori entrate fiscali per lo Stato).
Ma Costa, come azienda, non ha solo dei doveri "morali" e "materiali" verso lo Stato. Li ha anche verso l'azionista ed i propri lavoratori.
Per cui, se Costa come azienda, ritiene che il sistema fiscale di "bandiera" italiano non sia competitivo, e se non è vietato dalle normative, può avere tutte le ragioni (mi piange dirlo...ma è così...) per cambiare bandiera. Questo di certo massimizzerebbe il profitto degli azionisti (che sono anche risparmiatori, oltre a Mr. Arison), ma pagando meno tasse, l'azienda sarebbe ancora più solida, a maggior garanzia quindi dei livelli occupazionali (e delle famiglie dei lavoratori, anche Italiani). Inoltre, parte del minor gettito fiscale per lo stato Italiano conseguente al cambio di bandiera, ritornerebbe in maggiori tasse sul reddito.
In definitiva quindi, io non ci vedo niente di moralmente scorretto (anche se mi dispiacerebbe non vedere più sventolare il tricolore sulle navi....), sia per quanto detto sopra, sia per il fatto che Costa i soldi li ha presi in prestito.
Probabilmente, non lo sarebbe nemmeno se Costa cambiasse sede legale...e si trasferisse in Lussemburgo.
Se così non fosse, allora sarebbe moralmente scorretto concedere finanziamenti agevolati statali a compagnie con bandiera e sede legale all'estero (caso Royal/Francia).
In questo caso, sarebbe lo Stato ad essere "moralmente scorretto", perchè agevolerebbe una Compagnia Italiana discriminandone una straniera che ha bisogno di commissionare lo stesso tipo di "bene" alla stessa azienda (italiana) meritevole di "tutela" (Fincantieri).
In questo caso lo Stato, non assolverebbe il proprio compito di essere "intermediario imparziale" per facilitare l'incontro tra domanda (parte che in questo caso non ha bisogno di tutela, ed ha un ruolo “strumentale” in questo) ed offerta (parte produttiva del paese effettivamente meritevole di tutela).
Tutto questo, lo dico senza entrare nel merito delle normative europee sulla concorrenza e sugli aiuti statali.
Quindi, dal mio punto di vista, assolverei "moralmente" Costa in merito ad un EVENTUALE (ad oggi) cambio di bandiera.
Personalmente, mi dispiacerebbe, anche se è già successo in passato.
Un saluto