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L'ultimo soffio di vita.....: Pompei

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Lussuose e articolate Domus si affacciano su via dell' Abbondanza, la strada più animata di Pompei, piena di negozi, taverne. Una di queste è la Casa della Venere in conchiglia, situata non lontano dalla trafficata zona dell' anfiteatro.

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Costruita nel I sec.a.C. e rimodernata più volte fino alla distruzione di Pompei. Negli ultimi anni di vita la dimora è appartenuta alla famiglia dei Satri, conosciuti per alcuni manifesti elettorali dipinti sulla facciata della residenza, in cui si sostiene la loro candidatura pubblica alle maggiori cariche della città.

La Domus è caratterizzata dopo l'atrio, da un rigoglioso giardino delimitato su due lati, da un peristilio con alte colonne stuccate in giallo e oro. Si trattava di un luogo di delizie trasformato in un centro di rappresentanza della casa, attorno al quale si disponevano i vari ambienti di soggiorno variamente decorati.

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La parete di fondo del giardino, la principale che si vedeva appena entrati, è occupata da un grande e scenografico affresco lungo oltre 10 metri, che raffigura la Venere distesa su una conchiglia, da cui trae il nome la Domus.


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L'affresco è delimitato dalla riproduzione dipinta di una transenna linea ( posta ai piedi dell' affresco) affiancata ad una bassa siepe fiorita. Al centro della parete principale, accerchiata da un sereno paesaggio marino, appare la figura della Venere adagiata su un fianco e sulla vasca aperta di una conchiglia bianca. La dea si sorregge su una braccio ed è avvolta da un manto che svolazza alle sue spalle, incorniciando e la figura. La sua immagine fluttua nel mare.

Ai lati di Venere vi sono due grandi pannelli con le scene di un giardino molto rigoglioso, con piante e animali esotici; vi è anche raffigurata una fontana circolare in marmo a cui si abbeverano alcuni uccelli.


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Nel pannello di sinistra è raffigurato una statua di Marte posta su un piedistallo. Viene raffigurato come un eroe armato che spicca tra il folto della vegetazione e gli uccelli dipinti.




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Il dipinto vuole celebrare Venere come simbolo d'amore e bellezza ed esalta il suo ruolo di divinità protettrice di Pompei.

Grazie alle rappresentazioni pittoriche pompeiane di giardini di meditazione, i moderni botanici possono identificare molte delle piante e uccelli raffigurato sulle pareti. In effetti questi affreschi si possono rappresentare come veri e propri cataloghi botanici che ci permettono di ricostruire l'habitat naturale di quel tempo.


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"Torniamo a Pompei.
Nessuno sa la sorte che è toccata alla cittadina di Ercolano, qui si cerca di sopravvivere....si è passata una notte infernale con una caduta di lapilli assolutamente incredibile. Tutto è ricoperto da questo strato spesso... Pompei è ricoperta da tre, sei metri di lapilli!

Ora si sta ancora scavando e solo ai giorni nostri ci si sta accorgendo delle varie fasi del vulcano. Tutto sta riemergendo così com' era. Se da una parte l'emozione è tanta, dall' altra ci si rende conto che in quei precisi istanti i pompeiani cercavano di sopravvivere in un mondo che stava scomparendo....


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Molti erano morti per i crolli, altri soffocati, qualcuno in qualche incendio causato forse, da una lanterna accesa e caduta durante una scossa di terremoto... insomma, in quel momento si cercava la salvezza ma tutti capiscono che qualcosa stava cambiando.
Il vulcano ha smesso di far piovere la tempesta di pomici e sassi, e che forse...approfittando di questa tregua, era il momento di uscire dalle case ma l'operazione si dimostrava difficile. La città era stravolta era impossibile uscire dalle porte, non si aprono ... bisogna uscire dalle finestre e camminare su una coltre di pomici, tenendo bocca e naso coperti con dei fazzoletti....respirare costa fatica!

È una polvere fatta, oltre che da ceneri, di piccoli pezzi simili al vetro che irritano la gola...si cammina, a fatica, su una superficie difficile. Tutto è ovattato in questa nebbia surreale, si sente solo la voce roboante del vulcano ancora ruggire.
Magari qualche gruppo di persone riesce con forza a sostenersi ed a proseguire. In tutti i modi si cerca di allontanarsi dal vulcano!
Tutto ciò è un incubo che noi riusciamo solo a percepire.

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Intanto si intravvede la prima alba, un chiarore appena accennato tra la nebbia...possiamo solo immaginare il loro stato d'animo...

A questo punto il vulcano fa ciò che ha fatto con Ercolano. Questa immensa colonna perde forza di salita e collassa, trasformandosi in una valanga piroclastica che arriva a grande velocità su Pompei. Questa prima ondata improvvisamente e inspiegabilmente si ferma alle mura della città....ma se ne stacca una seconda di questa corrente che arriva veloce e l'attraversa completamente!

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La gente comincia a capire che forse è meglio andare, uscire e cercare una via di fuga....ma a questo punto il vulcano crea un' ennesima ondata...una valanga ardente!


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Continua....
 
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Immaginare questa valanga di cenere e materiale che arriva a centinaia di chilometri orari e a centinaia di gradi vaporizzando le persone è qualcosa di terrificante, degno di una scena di un film di fantascienza. Invece di fantasia non c'è nulla, è accaduto e anche molte volte, e Pompei è una delle poche occasioni in cui i posteri hanno potuto ricostruire momento dopo momento questa tragedia.
Siamo, di fronte alla natura, enormemente fragili.
 
Tutto ciò è stato ricostruito attraverso il lavoro di scavo, dove il suolo ....parola impropria....ha lasciato la propria impronta. Si tratta di materiale piroclastico fuoriuscito dal vulcano e da cui sono stati scoperti gli strati di sovrapposizione. Pomici chiare alternate a strati più scuri, quasi neri, di materiali più pesanti. Poi la prima ondata piroclastica che si presenta come una linea sottile stratificata succeduta ancora da uno strato di pomici e poi la più tremenda...una fascia importante di spessore, corrispondente all' inferno scatenatosi a Pompei!!







Una vera e propria valanga ardente, distruttiva che abbatte i muri, entra nelle case e uccide le persone che in esse cercano rifugio.






Continua...
 
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