Rodolfo
Super Moderatore
Genova. Royal Caribbean tornerà a Genova nel 2009. E’ un ritorno, precisa la compagnia, dopo lo scalo (unico) nel 2006 di Voyager of the Seas. (da il Secolo XIX)
Per il momento, si parla di sette toccate, che porteranno in città 25.000 passeggeri. Un ottimo segnale, assicurano gli americani, perché se Rccl decide di scalare in un porto, significa anche che c’è tutta l’intenzione di investire in futuro.
Questo in sintesi il messaggio lanciato ieri da Michael Bayley, senior vice president del settore internazionale di Royal Caribbean - in pratica la persona che controlla tutto il mercato della compagnia al di fuori degli Stati Uniti - di passaggio a Genova in un giro che lo vede impegnato nelle varie sedi europee della compagnia. Bayley parla con interesse della Cina, del Brasile, pensa ai vari uffici che in questi anni Rccl ha aperto in aree geografiche nuove, futuri bacini per i passeggeri di domani.
Ma non nasconde che oggi la grande sfida si gioca nel Mediterraneo, in assoluto il mercato più promettente, dove l’Italia gioca la parte del leone, con un turismo sempre più orientato verso le crociere. Proprio per questo le toccate a Genova sono un’opportunità che la città non deve farsi scappare, sottolinea anche Lina Mazzucco, direttore generale per l’Italia.
Tuttavia, Bayley rimarca come anche in mercati non ancora ancora del tutto maturi, come in Asia «si stanno già costruendo grandi terminal, infrastrutture in grado di accogliere il flusso dei crocieristi. Da parte delle comunità locali e delle amministrazioni c’è moltissima attenzione per questo business» che, fa capire il manager, non dovrebbe mancare nemmeno in Liguria.
Genova potrebbe avere le carte in regola per essere un home port, quindi un punto di partenza e arrivo delle crociere Rccl? «Vedremo - risponde Bayley – in base alle performance che la città registrerà negli anni a venire, noi valuteremo come muoverci». Insomma, prima di sognare l’home port, Genova dovrà dimostrarsi ricettiva, e ovviamente aumentare di anno in anno le quote di visitatori.
Un discorso che viene ribadito anche da Mazzucco: «La Liguria è una regione splendida, eppure è un mercato ancora difficile proprio perché non riesce a vendersi, in termini turistici, come dovrebbe».
La nave che scalerà Genova sarà la Navigator of the Seas, che in termini di tonnellaggio è la più grande in circolazione nel Mediterraneo. A Royal Caribbean vanno molto fieri del gigantismo, lo considerano una cifra caratterizzante del proprio prodotto. La loro Voyager of the Seas è la più grande nave da crociera del mondo, e in costruzione hanno il primo modello della classe “Genesis”, ancora più enorme.
Intanto, con i suoi oltre 3.000 passeggeri a toccata, la Navigator promette di portare a Genova un indotto notevole: «In questo non si deve pensare solamente ai vantaggi verso ristoranti o negozi, ma più in generale a tutto il lavoro legato alle operazioni che ruotano intorno alla nave» ricorda Mazzucco.
Per diventare home port c’è anche un altro ostacolo, legato alla stessa politica di Rccl: generalmente, a differenza dei concorrenti, la compagnia americana tende a imbarcare e sbarcare i passeggeri in un unico porto. La crociera inizia e finisce con le stesse persone. Da un punto di vista operativo, questo significa che Rccl ha bisogno di meno basi.
L’opportunità per un rilancio del turismo è stata lanciata, ma per Genova la partita da giocare si preannuncia molto dura.
«In ogni caso, l’inserimento della vostra città negli intinerari di Royal Caribbean non è un semplice test» assicura Bayley. Il mercato italiano è decisamente troppo promettente per lasciarlo in mano ai grandi competitor, Costa e Msc. Quindi la volontà di rimanere è molto forte.
Per adesso, la quota di ospiti Rccl provenienti dal Bel Paese si attesta a un 3% sul totale «anche se in termini di fatturato siamo sicuri di rappresentare di più». L’obbietivo è arrivare al 5%. Percentuali che sembrano basse, ma i livelli di crescita che si è prefissata la società si aggirano sul 50% l’anno.
L’Italia rappresenta un opportunità anche dal punto di vista dell’occupazione diretta, a bordo delle navi? «Abbiamo già attivato contatti con isitituti professionali e operazioni di recruiting proprio a questo scopo - risponde Mazzucco – ma onestamente devo dire che mi aspettavo un’adesione più entusiastica. Nel nostro Paese abbiamo un concetto del “servire” molto diverso rispetto a quello presente nel mondo anglosassone. Lo viviamo come una cosa squalificante. Sono in pochi a capire che se si entra in una multinazionale, le opportunità di lavoro saranno immense, anche se si ha la sensazione di passare per la porta di servizio. Ci vuole spirito di sacrifico, e un po’ di conoscenza dell’inglese».
Alberto Quarati
Per il momento, si parla di sette toccate, che porteranno in città 25.000 passeggeri. Un ottimo segnale, assicurano gli americani, perché se Rccl decide di scalare in un porto, significa anche che c’è tutta l’intenzione di investire in futuro.
Questo in sintesi il messaggio lanciato ieri da Michael Bayley, senior vice president del settore internazionale di Royal Caribbean - in pratica la persona che controlla tutto il mercato della compagnia al di fuori degli Stati Uniti - di passaggio a Genova in un giro che lo vede impegnato nelle varie sedi europee della compagnia. Bayley parla con interesse della Cina, del Brasile, pensa ai vari uffici che in questi anni Rccl ha aperto in aree geografiche nuove, futuri bacini per i passeggeri di domani.
Ma non nasconde che oggi la grande sfida si gioca nel Mediterraneo, in assoluto il mercato più promettente, dove l’Italia gioca la parte del leone, con un turismo sempre più orientato verso le crociere. Proprio per questo le toccate a Genova sono un’opportunità che la città non deve farsi scappare, sottolinea anche Lina Mazzucco, direttore generale per l’Italia.
Tuttavia, Bayley rimarca come anche in mercati non ancora ancora del tutto maturi, come in Asia «si stanno già costruendo grandi terminal, infrastrutture in grado di accogliere il flusso dei crocieristi. Da parte delle comunità locali e delle amministrazioni c’è moltissima attenzione per questo business» che, fa capire il manager, non dovrebbe mancare nemmeno in Liguria.
Genova potrebbe avere le carte in regola per essere un home port, quindi un punto di partenza e arrivo delle crociere Rccl? «Vedremo - risponde Bayley – in base alle performance che la città registrerà negli anni a venire, noi valuteremo come muoverci». Insomma, prima di sognare l’home port, Genova dovrà dimostrarsi ricettiva, e ovviamente aumentare di anno in anno le quote di visitatori.
Un discorso che viene ribadito anche da Mazzucco: «La Liguria è una regione splendida, eppure è un mercato ancora difficile proprio perché non riesce a vendersi, in termini turistici, come dovrebbe».
La nave che scalerà Genova sarà la Navigator of the Seas, che in termini di tonnellaggio è la più grande in circolazione nel Mediterraneo. A Royal Caribbean vanno molto fieri del gigantismo, lo considerano una cifra caratterizzante del proprio prodotto. La loro Voyager of the Seas è la più grande nave da crociera del mondo, e in costruzione hanno il primo modello della classe “Genesis”, ancora più enorme.
Intanto, con i suoi oltre 3.000 passeggeri a toccata, la Navigator promette di portare a Genova un indotto notevole: «In questo non si deve pensare solamente ai vantaggi verso ristoranti o negozi, ma più in generale a tutto il lavoro legato alle operazioni che ruotano intorno alla nave» ricorda Mazzucco.
Per diventare home port c’è anche un altro ostacolo, legato alla stessa politica di Rccl: generalmente, a differenza dei concorrenti, la compagnia americana tende a imbarcare e sbarcare i passeggeri in un unico porto. La crociera inizia e finisce con le stesse persone. Da un punto di vista operativo, questo significa che Rccl ha bisogno di meno basi.
L’opportunità per un rilancio del turismo è stata lanciata, ma per Genova la partita da giocare si preannuncia molto dura.
«In ogni caso, l’inserimento della vostra città negli intinerari di Royal Caribbean non è un semplice test» assicura Bayley. Il mercato italiano è decisamente troppo promettente per lasciarlo in mano ai grandi competitor, Costa e Msc. Quindi la volontà di rimanere è molto forte.
Per adesso, la quota di ospiti Rccl provenienti dal Bel Paese si attesta a un 3% sul totale «anche se in termini di fatturato siamo sicuri di rappresentare di più». L’obbietivo è arrivare al 5%. Percentuali che sembrano basse, ma i livelli di crescita che si è prefissata la società si aggirano sul 50% l’anno.
L’Italia rappresenta un opportunità anche dal punto di vista dell’occupazione diretta, a bordo delle navi? «Abbiamo già attivato contatti con isitituti professionali e operazioni di recruiting proprio a questo scopo - risponde Mazzucco – ma onestamente devo dire che mi aspettavo un’adesione più entusiastica. Nel nostro Paese abbiamo un concetto del “servire” molto diverso rispetto a quello presente nel mondo anglosassone. Lo viviamo come una cosa squalificante. Sono in pochi a capire che se si entra in una multinazionale, le opportunità di lavoro saranno immense, anche se si ha la sensazione di passare per la porta di servizio. Ci vuole spirito di sacrifico, e un po’ di conoscenza dell’inglese».
Alberto Quarati