Re: Cadice
Crociera "Oltre le colonne d'Ercole" Costa Europa:
La nave attracca a poca distanza dal centro, quindi basta l’attraversamento della zona portuale per essere in una delle piazze principali della città. Come dice Serbet, se giri a sinistra si comincia la passeggiata lungo i bastioni, verso il forte di San Sebastiano (che anche io ho trovato chiuso) e la spiaggia della Caleta, una mezzaluna di sabbia dorata con un mare tranquillissimo, ancora quasi deserta alla 10 della mattina.
Se giri verso destra e ti addentri nella città si arriva in poco tempo alla piazza della Cattedrale ancora deserta e silenziosa.
Io ho cominciato a seguire le massaie che andavano a fare la spesa e sono arrivata alla piccola piazza de “Los Flores”, con le bancarelle delle fioraie che cominciano ad esporre la loro merce.
Sempre seguendo il flusso della “gente qualunque”, dopo pochi passi sono arrivata al mercato Centrale (al coperto), che per me, che sono una appassionata dei mercati di roba da mangiare, è stata una miniera di colori e di odori: piccoli banchi di frutta colorata e profumatissima (ma quando mai da noi, la frutta al mercato profuma di frutta?), banchi del pesce con vongole, cozze e conchigliette di ogni tipo (quelli che nelle Marche chiamano “garagoli” o crocette), gamberi, gamberoni, gamberetti con colori dal grigio, al rosa, al salmone, al rosso intenso… degli stupendi tranci di tonno o di pesce spada…
Per immedesimarmi ancora di più nell’atmosfera locale mi sono fermata a prendere un caffè (Bon Bon, ovvero caffè con una base di latte condensato) e una brioche alle mandorle (pasta sfoglia freschissima coperta di mandorle a scagliette… certi croceristi sono assolutamente senza fondo, vista la colazione già fatta in nave!) in un caffè davanti ad una delle entrate del mercato, per gustarmi ancora meglio lo spettacolo del via vai delle massaie.
Ben rifocillata ho girato in lungo e in largo per il centro storico perdendomi tra le mille stradine, pulite e dall’aria antica, profumate di sapone di Marsiglia (profumo che ho ritrovato anche nelle stradine di Alicante e Malaga. Che in Spagna le massaie facciano il bucato ancora con il sapone di Marsiglia?).
Nel mio peregrinare mi sono ritrovata in plaza San Antonio (una delle più belle) e nella vicina plaza de Mina completamente occupata da uno stupendo giardinetto dove troneggiavano dei ficus enormi. Proprio su un lato di p.za de Mina c’è il museo, pubblicizzato dalle foto dei sarcofaghi fenici.
Sono stata attratta dalla frescura che emanava l’ingresso del museo e dal fatto che l’entrata fosse gratuita (!!) e sono entrata per una veloce visita (pensavo io!). Invece ho trovato, oltre ai famosi sarcofaghi, molti bei reperti di epoca fenicia e romana, ed al piano superiore, quadri di pittori spagnoli dal 16° secolo in poi. Davvero interessante e ben organizzato.
Sfinita dal cammino del mattino e dal museo, mi sono “buttata” sul tavolino all’aperto di un ristorante (ahimè troppo turistico) all’altro angolo della stessa piazza. A parte il servizio lento e scortese dei camerieri, il “polpo galego” (ovvero alla galiziana, fette di polpo e patate ricoperte di paprica e nuotanti in olio bollente!) e un bel piatto di quelli che noi chiamiamo “calamari spillo”, piccolissimi, fritti accompagnati da peperoni fritti (quelli verdi di forma allungata), sono stati un pranzo degno dello stomaco mai sazio del crocerista medio (sob!).
Per smaltire l’unto che galleggiava sul piloro, mi sono avviata per una passeggiata verso p.za de Espagna (bellissimo il monumento) e poi per la parte nord dei bastioni, bellissimo viale sul mare decorato da fontane e dai soliti ficus giganteschi.
Ho poco apprezzato invece il Parco Genova, troppo assolato per un pomeriggio di fine agosto, se non per la bella fontana.
Ultimo giro per la Ancha, la strada pedonale più elegante di Cadice (ma non aspettatevi molto. A Cadice di negozi di lusso io non ne ho visti), dove sono stata attratta dal profumo di gelato di una affollata gelateria italiana (in tutta Cadice le gelaterie sono “italiane”!) e non sazia mi sono fatta la merenda con una bella coppa di gelato, davvero meritevole… accompagnata dalle chiacchiere in spagnolo di due distinti signori cadicesi (si dirà così?) che hanno condiviso il tavolino con me e con i quali la conversazione è ahimè scivolata su “Italia, mafia ed extracomunitari”…
In effetti l’impressione generale che ho avuto della città è stata di un buon livello sociale, ma niente lussi eccessivi e niente povertà eccessiva. Come diceva il mio interlocutore: “a Cadice siamo social liberali”, riprendendo la Costituzione di Cadice del 1812, primo passo verso la costituzione spagnola.
Nel tornare alla nave sono ripassata dalla cattedrale, che ho potuto visitare all’interno e che mi ha lasciato una strana impressione di “enorme tomba di famiglia”, ricoperta com’è all’interno di marmo bianco.
Sulle scale esterne, ho visto, però la scena che più ho apprezzato della città: un gruppo di ragazzi di ogni razza e colore, seduti sui gradini della cattedrale che lavoravano con i loro PC portatili sulle ginocchia.
Cosa ci facevano tutti lì? Presto spiegato: in quel angolo della piazza c’è un Wifi gratuito… Davvero, c’è un ottimo stato sociale a Cadice!!!