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Il mio viaggio in Turchia

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Nonostante le moltissime mongolfiere in volo altrettante sono ancora a terra mentre vengono gonfiate.


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Intanto ci spostiamo sopra i camini delle fate che popolano questa vallata e scendiamo sempre più giù fino a volarci in mezzo. Qui ci rendiamo conto della abilità di questi piloti. Sembra di sfiorare le formazioni di roccia e quando si ha la sensazione di sbattergli contro ecco che ci si alza nuovamente.


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Riscendiamo nuovamente questa volta per atterrare dopo un’ora di volo. Pian piano ci spostiamo verso un zona di orti dove vediamo un pick up con il carrello vuoto. Man mano che ci avviciniamo capiamo che è su quel carrello che sarà caricato il cesto in cui siamo. Aspettiamo con una certa dose di adrenalina il comando per metterci in posizione di atterraggio che…… non arriva; a quel punto capiamo cosa sta succedendo e il cestello si posa delicatamente direttamente sul carrello del pick up!!! Scatta un applauso fragoroso per l’abilità straordinaria dei due piloti.

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Arrampicandoci oltre il bordo del cesto e sempre con l’ausilio della scaletta siamo scesi nel prato dove ci è stato offerto un cocktail analcolico: e meno male perché alle 7 di mattina non ce l’avrei fatta a sopportare dell’alcool.


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Intanto il pallone viene accuratamente ripiegato per essere poi caricato sul pick up; pronto per essere rigonfiato per un nuovo volo.


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Vi assicuro che è stata una esperienza entusiasmante, stupefacente e unica. Vi dico solo che ho scattato circa 400 tra foto e video!

Siamo rientrati in hotel in tempo per fare colazione, alleggerirci un po’ nell’abbigliamento (ci eravamo coperti molto per il volo) e ripartire ad esplorare la Cappadocia e le sue meraviglie.


Continua......
 
Siamo stati anche molto fortunati: il giorno prima e quello dopo le mongolfiere non hanno volato a causa delle condizioni meteo e in più siamo riusciti a prenotare quando ormai erano disponibili solo gli ultimi 4 posti. Del nostro gruppo eravamo in 5 a voler provare l'emozione del volo in mongolfiera e una persona ha purtroppo dovuto rinunciare.
 
Ma guarda cosa mi sono persa!!!!!
Meno male che sono arrivata ancora in tempo a leggerti, cioè, non ho letto tutto, ma poco alla volta ci arrivo.

wowwwwwww
 
Ma guarda cosa mi sono persa!!!!!
Meno male che sono arrivata ancora in tempo a leggerti, cioè, non ho letto tutto, ma poco alla volta ci arrivo.

wowwwwwww
Hai tutto il tempo per recuperare. Mi sono dovuta fermare un po' per qualche impegno famigliare. Forse riesco a continuare oggi nel pomeriggio.
Intanto benvenuta!
 
Si parte.
La prima sosta la facciamo in un punto panoramico vicino a Urgup dove possiamo vedere i camini delle fate ancor più da vicino. I camini delle fate sono queste formazioni rocciose di tufo che si sono formate nel corso dei secoli per erosione da parte dell’acqua ma soprattutto dal vento. Alcuni sono sormontati da una sorta di cappello di basalto segno di antiche eruzioni dei vulcani una volta attivi in Turchia.

Altri sono senza “cappello” ma tutti hanno in comune la friabilità del tufo che è stato scavato abbastanza facilmente per creare abitazioni, ricoveri per animali, chiese e magazzini.

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Qui sopra si vedono delle impronte a forma di piede non so se scavate appositamente o formate dal continuo salire fino alla porta di questo camino

Poco distante si trova la Valle dei Piccioni così chiamata poiché nelle rupi che la delimitano erano state scavate centinaia di piccole cavità per i piccioni che venivano allevati sia per la carne ma soprattutto per il guano ampiamente utilizzato come fertilizzante. Nella parte bassa di questa fotografia si riescono a vedere.

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Uchisar è una cittadina rupestre ed è famosa per il suo castello. In realtà non si tratta di un vero castello ma di una rocca di tufo il cui interno è stato scavato con tunnel e stanze. Si ritiene che sia stato utilizzato come punto di avvistamento visto che si trova nel punto più elevato della zona e che sia stato utilizzato fin dal XIV secolo.

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Lasciamo Uchisar e ci dirigiamo verso il Museo all’aperto di Goreme

Questa area era già utilizzata come luogo di sepoltura in epoca precristiana e romana. Durante il periodo bizantino e in particolare nell’800 qui iniziarono ad arrivare alcuni monaci eremiti e man mano furono fondati i primi monasteri. La fama del luogo crebbe e iniziò un grande flusso di pellegrini che portò alla costruzione di numerose chiese rupestri che oggi sono visitabili.

Con l’arrivo dei turchi nella regione attorno al 1200 le chiese vennero abbandonate e nei secoli vennero anche utilizzate come magazzini. Solo intorno al 1970 si accese l’interesse storico e culturale per questo luogo ed iniziarono i primi interventi di restauro e conservazione. Dal 1985 è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

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All’interno del sito sono presenti 15 chiese e 11 refettori: noi ne visiteremo solo alcune, quelle che ci hanno indicato come le più belle o particolari.

Iniziamo dalla Cappella di Santa Barbara. Risale all’XI secolo e si ritiene che sia stata realizzata da soldati bizantini di cui Santa Barbara era la patrona. Si tratta di una cappella non intonacata con affreschi apposti direttamente sulla roccia. Si tratta prevalentemente di disegni geometrici ed alcuni disegni che ancora oggi non sono stati del tutto decifrati.

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Visitiamo poi la Chiesa della Mela che sembra sia stata chiamata così perché il suo ingresso era celato da un grande albero di mele; altri ritengono che il nome derivi invece da una errata interpretazione del globo sorretto dall’arcangelo Gabriele in uno degli affreschi. Anche questa chiesa risale ad un periodo compreso tra XI e il XII secolo.


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Gli affreschi hanno ancora colori molto accesi ma in alcuni punti dove sono andati perduti, nel periodo iconoclasta, sono stati inseriti elementi geometrici

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La chiesa del Serpente o chiesa di Sant’Onofrio è formata da due stanze contigue: la prima con soffitto a botte. Gli affreschi, dipinti direttamente sulla roccia, risalgono all’XI secolo e in un affresco è raffigurato San Giorgio che uccide il drago, confuso con un serpente da cui il nome della chiesa, con accanto San Teodoro.

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Ai lati della croce sono rappresentati l’imperatore Costantino e la madre Elena, mentre Sant’Onofrio è rappresentato svestito e coperto dalle palme insieme a San Tommaso e a un altro Santo.

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Siamo poi saliti verso la rocca che ospitava uno dei refettori e una cucina dove venivano preparati i pasti per i monaci e i pellegrini.

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