Re: Vita da cappellano di bordo...
Scusa MCP se non ti ho mandato l'allegato, ma non sono riuscita a trovare il tuo indirizzo e-mail.
Riporto il testo integrale dell' articolo, così potete leggerlo (non credo ci siano problemi, citando la fonte, in caso contrario vogliare scusarmi e cancellarlo):
Da “Gazzetta del Lunedì”- Settimo numero del “Corriere Mercantile” del 21/05/2007
A bordo di Costa Serena l’ultima nata di Costa Crociere, appena battezzata a Marsiglia, c’è Don Luca, ma ognuna delle dodici navi della flotta della compagnia genovese ha un cappellano a bordo. Vivono sulla nave insieme all’equipaggio e per l’equipaggio organizzano il tempo libero, le feste, distribuiscono la posta,
portano dvd e cd e poi dicono la messa.
Una figura molto particolare che diventa un po’ l’unico punto di riferimento concreto per chi magari arriva da molto lontano e per mesi non vede la famiglia e gli amici. “La vita di bordo è perfettamente organizzata dal punto di vista lavorativo, ma assolutamente disorganizzata dal punto di vista del tempo libero.
Il cappellano fa un po’ quello che accadeva un tempo nelle parrocchie, che diventavano un punto di riferimento con il campo da pallone e il ping pong.” spiega don Giacomo Martino direttore nazionale della Pastorale dei marittimi della Fondazione Migrantes, L’Apostolato del mare che si occupa dei marittimi di tutto il mondo imbarcati sulle navi che fanno scalo nei porti italiani. Dire messa è solo una delle cose che fanno i preti cattolici imbarcati che spesso diventano oltre che amici, anche un punto di riferimento per persone di diverse nazionalità e religioni. A bordo non ci sono imam o ministri di altre religioni e così può accadere quello che, a terra, non immagineremmo mai. “Forse il cattolico oggi è la persona più spiritualmente preparata ad una apertura universale spiega don Giacomo, è uomo di Dio. Dici messa e trovi quattro indù in fondo alla cappella, cinque o sei evangelici e mussulmani che alla fine del Ramadan chiedono al prete se per favore guida la preghiera. Una cosa che forse a terra è difficile trovare”. Nessuna divisione, niente scontri di religione,ma la capacità di pregare, insieme,ognuno il proprio Dio. A bordo delle navi da crociera Costa il cappellano di bordo è oramai una tradizione e un osservatorio privilegiato sulle condizioni di vita degli equipaggi, dai marinai agli animatori, dai cuochi ai camerieri.
Le navi da crociera sempre più grandi e attrezzate, pensate per i passeggeri,hanno cambiato in pochi anni anche la vita degli equipaggi, spiega ancora don Giacomo. “Due o tre cose sono cambiate radicalmente. Ad esempio c’è una maggiore considerazione degli spazi e dell’intimità. Sull’Eugenio C ricordo che una stanza ospitava fino a dodici persone, e ogni cabina aveva il bagno in comune con un’altra. Fino al 1992 non esisteva tutta una serie di cose - spiega- ad esempio quando navigavo non esisteva una palestra equipaggio, avevamo gli attrezzi appesi nella stanza del cappellano e una o due volte alla settimana ci riunivamo nell’area bagagli quando era vuota. Ora i marittimi hanno cabine singole o doppie con televisione e servizi, il party è istituzionalizzato, si fanno le feste di compleanno, si gioca a pallone. Ma sono cose conquistate negli anni. Per gli equipaggi c’è anche la cucina etnica, una cosa importante quando si mescolano quaranta o cinquanta nazionalità. La situazione è migliorata. Del resto una nave da crociera sta sotto i riflettori per cui anche se l’armatore volesse sfruttare il personale non potrebbe farlo. E poi ora hanno capito che profitto e welfare sono un binomio possibile”.
Don Giacomo parla della Costa perché solo sulle navi della compagnia ci sono i cappellani di bordo. “Parlo di questo mondo perché solo sulle navi Costa ci sono preti imbarcati dedicati all’equipaggio” dice. E sulle navi della compagnia MSC ? “Abbiamo tentato più volte ma non siamo riusciti a trovare un accordo. Siamo pronti da domani a imbarcare un cappellano anche sulle loro navi, ma deve essere chiaro che si tratta di un prete che va a bordo con precisi compiti, innanzitutto quello di essere a disposizione dell’equipaggio”.