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Breve viaggio verso sud

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La stanza della Gloria esalta le virtù che consentono il raggiungimento della Gloria. Sulla volta sono rappresentate le personificazioni allegoriche della Magnanimità, della Fortuna, del Tempo e della Religione.

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Un particolare della Sala della Caccia

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Scendendo ancora di un piano si esce nel grande giardino dove sono le fontane a dare spettacolo

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Le fontane erano alimentate attraverso un sistema di tubazioni e una galleria lunga circa seicento metri, sotto la città di Tivoli, che adduceva l'acqua direttamente dall'Aniene fino ad una vasca: la portata era di ben 300 litri al secondo.

Tutte le fontane erano poi alimentate senza uso di alcun congegno meccanico, ma soltanto sfruttando la pressione naturale e il principio dei vasi comunicanti.

La prima che incontriamo è la Fontana del Bicchierone, detta anche "del Giglio", questa fontana è dislocata sotto la loggia di Pandora, sull'asse principale del giardino della villa. la fontana fu aggiunta quasi un secolo dopo la realizzazione della villa, nel 1661, su commissione del cardinale Rinaldo d'Este a Gian Lorenzo Bernini.

La fontana fu attivata nel maggio del 1661 per onorare gli illustri ospiti della villa, ma il suo zampillo fu successivamente ridimensionato dallo stesso Bernini perché, essendo troppo alto, impediva la vista dalla loggia di Pandora

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Scendiamo verso la Fontana dell’Ovato chiamata così per la forma ovale della vasca sottostante la caduta dell’acqua.

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Ma mentre scendiamo il nostro sguardo viene attratto dal Viale delle Cento Fontane. Il viale unisce la Fontana dell’Ovato con un’altra fontana chiamata Rometta e che vedremo in un secondo momento.

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Nel viale si trovano circa 100 getti d’acqua a forma di gigli, di aquile, di obelischi e barchette: la presenza dei gigli e delle aquile richiama lo stemma estense. Le fontane sono distribuite su tre livelli a rappresentare i tre fiumi (Albuneo, Ercolaneo e Aniene) rappresentati anche nella Fontana dell’Ovato. Idealmente i tre fiumi dalla Fontana dell’Ovato, anche chiamata Fontana di Tivoli, scorrono verso la Fontana di Roma o Rometta a creare il fiume Tevere.

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Ma torniamo alla Fontana dell’Ovato o fontana di Tivoli anche detta la Regina delle Fontane per la sua maestosità.

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Le rocce, in parte coperte di vegetazione, che la sovrastano rappresentano i monti Tiburtini che circondano Tivoli; la statua centrale, denominata Sibilla Tiburtina o Albunea, rappresenta il fiume Albuneo; altre due statue nascoste in nicchie laterali rappresentano l’Aniene e l’Ercolaneo.

Esiste un passaggio che permette di passare proprio dietro la fontana.

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Un’altra bellissima fontana è la Fontana dell’Organo: deve il suo nome all’ingegnoso meccanismo idraulico celato al suo interno, il cui scopo era quello di produrre sonorità simili a quello dell’organo.

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La facciata è ornata da una serie di decorazioni ispirate a motivi floreali, sirene, simboli araldici, vittorie alate e conchiglie marine. Ai lati della grande nicchia centrale sono presenti quattro colossali telamoni. Le due nicchie laterali oggi ospitano le statue di Apollo e Orfeo.

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Questa fontana occupa uno dei punti più panoramici del giardino: dalla terrazza su cui sorge la fontana si gode della vista sulle Peschiere e su gran parte del giardino. E dalla balaustra spuntano gli zampilli della fontana sottostante: la Fontana del Nettuno.

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La Fontana del Nettuno è una delle più scenografiche, con la cascata che sembra scendere dalla terrazza soprastante.

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La fontana alimenta le Peschiere; tre grandi vasche profonde circa 4 metri in cui venivano allevati i pesci destinati alla mensa del Cardinale. Anche oggi si vedono nuotare grossi pesci al loro interno.

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Lungo il muro di cinta si trova la Fontana della Dea Natura o Dell’abbondanza o ancora di Diana di Efeso. La fontana è stata realizzata usando un particolare materiale calcareo chiamato tartaro tiburtino. Si notano le molte mammelle, volte a simboleggiare la fecondità della natura. In origine la statua si trovava nella nicchia dell’attuale Fontana dell’Organo ma Alessandro d’Este nel 1611 la fece spostare in un luogo più appartato per non dare nell’occhio. Il motivo fu quello di non andare contro alle severe leggi della Controriforma, che condannavano le opere con soggetti tipici del culto pagano.

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Le Fontane Rustiche o delle Mete sono due fontane che si trovano in fondo al giardino.

Sono formate da tre massi circolari sovrapposti in ordine decrescente e ricoperte da muschi. Sulla sommità è posto uno zampillo. Le due fontane simboleggiavano quella di forma simile che si trovava, in epoca Flavia, tra il Colosseo e l’Arco di Costantino. Era chiamata “Meta Sudans” e la leggenda vuole che li si fermavano i gladiatori per lavarsi dopo i combattimenti nell’Anfiteatro Flavio.

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Oltre le Peschiere, nel centro della terrazza si trova la Fontana di Arianna. La fontana è integra ma non è più presente la statua che raffigurava Arianna dormiente all’interno della nicchia. Ancora oggi rimane oscuro il destino della scultura.

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Ed ecco la Fontana della Civetta. Il suo nome è dovuto ad un sofisticato meccanismo idraulico che sfruttando la caduta dell’acqua permetteva la comparsa di uccelli di metallo su rami di bronzo posti nella nicchia. Un meccanismo simile, invece, faceva apparire una civetta che, spaventando gli uccelli, attutiva il loro canto. Dell’ingegnoso meccanismo, degli uccelli e di altri elementi artistici come statue e mosaici sono andati perduti ma sono numerose le testimonianze di scrittori dell’epoca che descrivono la scenografica quanto sorprendente fontana.

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In prossimità della Fontana della Civetta si trova la Fontana di Proserpina caratterizzata da una barca a forma di conchiglia trainata da cavalli e su cui si vede Proserpina rapita da Plutone mentre viene portata nell’oltretomba.

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La Fontana di Roma o Rometta è caratterizzata dalla statua che rappresenta Roma che si trova al centro in posizione sopraelevata. Al di sotto si trova una vasca con al centro una barca con obelisco che rappresenta l’isola Tiberina.

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Altre fontane minori….

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Infine visitiamo la Grotta di Diana riaperta al pubblico a maggio 2025. La grotta è completamente decorata con stucchi e mosaici di argomento mitologico.

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In una scena si vede la ninfa Dafne mentre si sta trasformando in una pianta di alloro.

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Rocca Pia, costruita tra il 1461 e il 1560.

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Ci siamo spostati poi a visitare un bene che il FAI ha restituito alle visite: Villa Gregoriana.

Nel 1832 papa Gregorio XVI promosse una grandiosa opera di ingegneria idraulica per contenere le continue esondazioni dell’Aniene, incanalando le sue acque in un doppio traforo scavato nel monte Catillo e ingrossandole poi artificialmente dando così vita ai 120 metri di salto della nuova Cascata Grande, seconda in Italia dopo le Marmore. Compiuta l’opera, il Papa creò il parco che porta il suo nome e che per oltre un secolo fu meta di artisti, letterati e uomini di cultura che ne raccontarono al mondo la bellezza.

Nel secondo dopoguerra, il sito divenne di proprietà dello Stato Italiano e nel 2002 l’Agenzia del Demanio lo diede in Concessione al FAI, per la sua valorizzazione e per il ripristino del parco oggetto di un gravissimo dissesto idrogeologico. Grazie all’impegno profuso, nel 2005 venne finalmente riaperto al pubblico che oggi può di nuovo percorrere gli antichi sentieri liberati dai rovi, annusare essenze prima soffocate da decenni di incuria e abbandono, godere con tutti i sensi delle settantaquattro specie arboree presenti e scoprire interessanti reperti di diversi generi ed epoche, immersi nella natura più rigogliosa. Tra questi, i resti della Villa del console romano Manlio Vopisco, sontuosa dimora celebrata anche da Stazio, e, sull'acropoli, i templi romani tra cui quello celebratissimo di Vesta.
(Tratto da https://fondoambiente.it/luoghi/parco-villa-gregoriana)

La zona in cui sorge Villa Gregoriana è quella nella gola sotto il Tempio di Vesta



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L'ingresso si trova a pochi metri da Ponte Gregoriano e da lì si inizia a scendere nella gola attraverso sentieri e scalini: il totale abbiamo fatto circa 200 scalini a scendere e altrettanti a salire.

Si percorre il tratto in discesa lungo la sponda destra della gola fino alla Grotta delle Sirene per poi risalire lungo la sponda sinistra ed uscire in prossimità del Tempio di Vesta.

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E da qui parlano le immagini…

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Ed ora affrontiamo la salita

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facendo una leggera deviazione percorriamo il tunnel che ci conduce alla Grotta di Nettuno da dove escono le acque dell'Aniene che formano le cascate sottostanti

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All'uscita ci troviamo proprio di fronte al tempio di Vesta o della Sibilla affiancato da ciò che rimane del Tempio dedicato ad Ercole o al mitico fondatore della città, Tiburno.

Nel medioevo furono trasformate in chiese: rispettivamente Santa Maria Rotonda e San Giorgio.

Il più antico è il tempio dedicato a Tiburno risalente al 150 a.C. circa; era un tempio rettangolare in blocchi di travertino di cui oggi rimangono 3 pareti laterali e i basamenti delle colonne.

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Il tempio della Sibilla risale al 100 a.C. ed è caratterizzato da una forma rotonda. In origine aveva 18 colonne, oggi ne restano 10, sormontate da capitelli corinzi

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nel disegno illustrativo presente nel sito si vede come dovevano essere in origine i templi

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La nostra permanenza a Tivoli finisce la mattina dopo quando ci rimettiamo in viaggio verso la nostra meta

Continua.................
 
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