Un articolo odierno da Repubblica in merito all'odissea di una passeggera a bordo di Luminosa.
"Trentasei e quattro. Meno male”. Paola S., genovese di 57 anni, il 24 febbraio era salita a bordo della Costa Luminosa per un indimenticabile viaggio – “Lo è stato davvero, purtroppo” – fino a Venezia. L’altra sera è sbarcata dalla nave da crociera, all’àncora nel porto di Savona. La ‘nave degli appestati’. Si è appena misurata la febbre, nell’appartamento del capoluogo ligure dove è stata accompagnata. Tra casa sua e la cabina dove si era asserragliata durante la traversata, è al decimo giorno di isolamento. Che paura. “Avevo preso un aereo da Genova a Roma, poi fino agli Usa: Miami, Florida. Nessun controllo particolare, anche già si cominciava a parlare del virus. I soli a prenderci la temperatura sono stati quelli di Costa Crociere, al momento dell’imbarco. Evidentemente, tutti quelli che sono saliti stavano bene”. Però il 29 febbraio, alle Isole Cayman vengono fatti scendere un pensionato modenese con la moglie: Aldo Imbroisi, 69 anni, muore l’8 marzo. “Ma all’inizio aveva denunciato un problema cardiaco. Niente di strano, tutto sommato: nelle crociere dall’altra parte del mondo ci sono molte coppie anziane, e succede che qualcuno si senta male”. Sì, ma i passeggeri hanno cominciato a farsi delle domande. “Così, nel bollettino che ci veniva recapitato in cabina tutte le mattine, aggiungevano due righe sulle condizioni di quel signore sbarcato: ‘Non abbiamo ancora i risultati del tampone’, ripetevano”. Il 13 marzo, l’ospedale del Caribe comunica al comandante Ezio Di Nunzio le cause ufficiali del decesso di Imbroisi. Coronavirus. E il giorno dopo arriva il referto di due novaresi, sbarcati febbricitanti a Portorico: Covid-19, pure loro. “Da un paio di giorni ci eravamo resi conto qualcosa non andava: avevano sospeso tutti gli spettacoli e l’animazione, continuavano a disinfettare tutti i locali. Nei corridoi c’era un odore di cloro così forte che neanche alla piscina dello Champagnat”.
Domenica 15 marzo i passeggeri vengono “invitati” a chiudersi nelle rispettive cabine, in auto-isolamento. “Quando ce l’hanno detto, mi stavo bevendo una caipirinha. Da quel momento, è cambiato tutto. Un incubo”. La compagnia si è preoccupata di garantire le migliori condizioni di viaggio. “Le cabine avevano un balcone. Servivano da mangiare in confezioni protette. Il personale sembrava spaventato, ma gentilissimo”. Paola ha obbedito, senza mai mettere il naso fuori. “Qualcuno invece saliva sui ponti, a scattare foto. Il problema è che a bordo non sono stati abbastanza chiari su quanto era accaduto e sui pericoli che stavamo correndo. Io non sono una che si spaventa. Sono fatalista, però prudente. E mi sono chiusa dentro. Molti altri invece continuavano a fare la vita di tutti i giorni”. La traversata dell’Atlantico, il momento più difficile. “Avevi la consapevolezza di essere nel mezzo del mare, lontano da tutto, a bordo di una nave dove potevano esserci chissà quanti contagiati. Che ansia. I tg non facevano altro che parlare del virus in Italia. E tu non sapevi cosa stesse accadendo sulla ‘tua’ nave”. Finalmente, il Mediterraneo. “In quel momento mi sono sentita più sicura. E poi stavo bene fisicamente, come oggi”. Un primo stop a Marsiglia, dove sono scesi 719 crocieristi. Poi, Savona. Paola non voleva lasciare la nave. “A casa mi aspettavano i miei due figli. Non volevo rappresentare un pericolo per loro. Preferivo passare un’altra settimana di quarantena bordo, mi sono impuntata. Ma quando i miei ragazzi mi hanno detto che s’erano sistemati altrove, mi sono convinta”.
Appena arrivata, l’altra sera, una bella lavatrice. “E fino alle due di notte sono rimasta sveglia, a pensare”. La ‘nave degli appestati’. “Mi spiace per quel signore che è scomparso. Per i ricoverati in ospedale. Temo che i contagi saranno tanti, e lo scopriremo nei prossimi giorni: eravamo quasi mille e cinquecento persone, dal giorno in cui quel poveretto è sceso a terra al momento dell’‘isolamento’ in cabina sono passate più di due settimane. Spero che questa storia finisca bene. Per tutti”. Fa per misurarsi ancora la febbre. Trentasei e quattro, ancora. “Sto attenta, anche perché da Costa e dalla Asl non ho più avuto notizia. Capisco, siamo in tanti. Ma se adesso cominciassi a sentirmi male?” Chissà se – quanto tutto questo sarà finito - tornerà a salire su di una nave da crociera. “Forse. Però dovrà passare molto tempo”.