Carnival: navi europee troppo care
Carnival: navi europee troppo care
22 marzo 2008
Carnival: navi europee troppo care
Arison si prende una pausa di riflessione
Con l’attuale cambio euro-dollaro le navi europee costano troppo per le tasche degli americani e ora Carnival potrebbe prendersi una pausa di riflessione mettendo in frigo la programmazione di nuovi ordini. Pausa di riflessione che, è bene dirlo, coinvolgerebbe comunque i brand americani e non quelli europei come Costa Crociere o Aida, che continueranno nei prossimi anni a rivolgersi a Fincantieri e a Meyer Werft per ampliare la propria flotta. Ma Carnival Line, Holland America Line, Princess, sempre che il cambio dollaro-euro rimanga ai livelli attuali, rinunceranno a programmare nuovi ordini. Lo ha detto in un’intervista al quotidiano specializzato londinese Lloyd’s List il numero uno di Carnival, Mickey Arison.
Per la cantieristica italiana, storico fornitore della prima compagnia mondiale di crociere al mondo, è una notizia non troppo buona. Anche se gli ordini riferiti alle tre compagnie americane sono solo una parte, e non certo la maggiore, di tutti quelli incamerati da Fincantieri da parte del gruppo Carnival. In un quadro più generale, è l’ennesimo invito alla cantieristica europea a non dormire sonni tranquilli: oggi monopolizza il mercato con i tre gruppi Fincantieri (che detiene circa il 40% degli ordini mondiali per le navi da crociera), la tedesca Meyer Werft (26%) e Aker (29%).
Ma la crisi in Borsa di questi ultimi ha portato all’ingresso nell’azionariato dei coreani di Stx con una quota di maggioranza. Il giorno in cui i coreani saranno in grado di fare concorrenza agli europei, così, si avvicina. Ma in lizza ci sono anche i giapponesi. Arison ha spiegato che «non siamo in grado di costruire nuove navi per i nostri brand statunitensi agli attuali livelli di costo valutati in dollari e secondo le nostre proiezioni di rientro dalla spesa». Dagli uffici di Miami il responsabile delle relazioni pubbliche, Tim Gallagher, spiega che non si tratta di uno stop perentorio: solo un’osservazione sul fatto che, se la congiuntura economica rimane quella attuale, è oggettivamente non redditizio avventurarsi in nuove costruzioni. Anche se si va comunque avanti con quelle già programmate: le ultime consegne sono previste per il 2011. Dopo si vedrà.
Colpa del caro euro, principalmente, ma fa la sua parte anche il prezzo del greggio alle stelle e la tendenza degli statunitensi a risparmiare sugli acquisti a bordo. Risultato: nel primo trimestre del 2008 il gruppo Carnival ha segnato utili netti in calo del 17% a 236 milioni di dollari, un risultato comunque migliore di quello che si aspettavano gli analisti. Attualmente Fincantieri ha in costruzione tre navi per il marchio Carnival, due per Holland e una per Princess. I cantieri Mariotti di Genova, invece, hanno in portafoglio un ordine per tre unità extralusso che saranno marcate Seabourn. Dal 1990 ad oggi Carnival ha fatto e sta facendo costruire in Italia 11 unità, 14 Holland America e 13 Princess.
E il futuro? A Miami non si scuciono troppo sull’ipotesi (infausta per gli italiani) di costruire le navi altrove: «Tutti sappiamo del ruolo dei coreani come principali azionisti di Aker - spiega Gallagher - ma è troppo presto per fare previsioni sul loro futuro interesse a costruire navi passeggeri in Corea». Ma non ci sono solo i coreani: la settimana scorsa la stampa giapponese riportava rumors secondo cui un’azienda del gruppo Carnival sarebbe pronta a chiudere un ordine con i cantieri Mitsubishi Heavy Industries per una nuova unità. «Già in passato sono state costruite due navi in Giappone per una nostra compagnia, la Princess, e di queste due unità siamo molto contenti» risponde Gallagher. Si tratta della Diamond e della Sapphire, consegnate nel 2004. Tuttavia, un incendio nei cantieri avvenuto nel 2002, stoppò nuovi ordini tanto che Princess si è in seguito rivolta proprio a Fincantieri che, a novembre, consegnerà Ruby Princess. Ora, però, i giapponesi sembrano essere tornati in pista. In attesa che anche i coreani facciano il loro debutto in un mercato che in un futuro non troppo prossimo non sarà più appannaggio esclusivo della cantieristica europea.
Samuele Cafasso
Da:
http://shippingnews.ilsecoloxix.it/rubr ... 03badbebe4