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Katakolon- Olimpia - Sito archeologico e Museo, approfondimento.

Stato
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capricorno

Super Moderatore
Pianta del sito

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1: Propilei a Nord-Est – 2: Pritaneo – 3: Philippeion – 4: Heraion – 5: Pelopion – 6: Ninfeo di Erode Attico – 7: Metroon – 8: Terrazza dei Tesori – 9: Portico nascosto – 10: Stadio – 11: Echo Stoà – 12: Edificio di Tolomeo II e Arsinoe II – 13: Stoà di Estia – 14: Edificio ellenistico – 15: Tempio di Zeus – 16: Altare di Zeus – 17: Ex-voto di Acaia – 18: Ex-voto di Mikythos – 19: Nike di Peonio di Mende – 20: Ginnasio – 21: Palestra – 22: Theokoleon – 23: Heroon – 24: Officina di Fidia e basilica paleocristiana – 25: Terme del Cladeo – 26: Bagni greci – 27 e 28: Ostelli – 29: Leonidaion – 30: Bagni a Sud – 31: Bouleuterion – 32: Stoà a Sud – 33: Villa di Nerone
Treasuries. I: Sicyon – II: Siracusa – III: Epidamnus ? – IV: Byzantium ? – V: Sybaris ? – VI: Cirene ? – VII: Non identificato – VIII: Altar? – IX: Selinunte – X: Metapontum – XI: Megara – XII: Gela.

L’antica città di Olimpia si trova nella Regione dell’Elide, lungo la costa occidentale del Peloponneso e a 100 chilometri dalla città di Patrasso. Il Sito Archeologico di Olimpia sorge dunque sulle rive del fiume Alfeo e ai piedi del Monte Crono. Circondato da verdi colline e boschi rigogliosi, si differenzia dalle altre zone del Peloponneso. Questo fatto potrebbe essere stato determinante per la scelta di Olimpia come luogo sacro venerato da tutti i greci.

La zona è molto suggestiva e anche a distanza di secoli si riesce a percepire la sacralità del luogo.

Conosciuta in tutto il mondo per i celebri giochi olimpici. L’importanza che questa competizione ricopriva nell’antichità è davvero notevole. Infatti, gli antichi consideravano questo evento così importante da misurare il tempo a partire dalla data della prima Olimpiade, il 776 a.C. Inoltre, i giochi olimpici muovevano persone da ogni angolo della Grecia, che potevano attraversare senza pericoli anche le città nemiche, grazie alla cosiddetta tregua olimpica.

Ad ogni modo, è importante sottolineare quanto questa competizione atletica fosse prima di tutto una celebrazione religiosa in onore degli dei, con tanto di cerimonie e sacrifici prima di ogni gara. Pertanto, ogni possibile imbroglio non era tollerato e la lealtà era un requisito fondamentale.


Nata in epoca arcaica come bosco sacro, Olimpia si sviluppò in età classica come un santuario unico nel suo genere. Infatti, ancora oggi stupisce come in un mondo come quello antico, fatto di guerre e dispute tra città-stato, si fosse arrivati a concepire un luogo che potesse unificare poleis da sempre rivali.

Olimpia era quindi uno straordinario collante che riuniva diversi popoli, ma anche un’occasione per far valere la propria forza e il proprio carisma. Se infatti oggi sportività significa accettare la sconfitta, all’epoca vincere era l’unica cosa che contava.

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Una visione dall'alto del sito, vi mostra quanto sia molto complesso e a mio modesto parere da visitare assolutamente con una guida che sappia valorizzare i luoghi, spiegando le rovine che si andranno a vedere. Solo così ci si potrà totalmente immergere in ciò che era nel passato e credetemi, una guida saprà sicuramente creare l'illusione di un luogo vivo...vi accorgerete così che quelle meravigliose pietre diverranno pietre vive e vi sembrerà di assistere , camminando attraverso il loggiato che delimita lo spazio della palestra, agli allenamenti degli atleti. Oppure di assistere alla processione delle offerte votive al tempio di Zeus, salendone con devozione le sue gradinate. Solo così il tempio, con le sue colonne posizionate a terra risorgerà all'improvviso davanti ai vostri occhi. Ad Olimpia lavorava quasi in sede fissa Fidia, il grande scultore ateniese autore della statua in oro e avorio di Atena, costruita per il tempio posto in cima all'acropoli di Atene, il Partenone. Anche qui, ad Olimpia, esisteva una statua di simile fattezze e pregio, era la statua di Zeus che risiedeva nella cella più remota del tempio a lui dedicato. Ebbene....in una zona remota del sito , vi è il laboratorio di Fidia, una modesta costruzione ora ridotta ad un ammasso di pietre, dove l'artista viveva e laboriosamete dava lustro alle sue opere. Qui è stata ritrovata una tazzina, un piccolo recipiente di sua appartenenza....come sappiamo che era suo? Sul fondo esterno capovolgendo la tazza è inciso il suo nome...emozionante! Per me , ma credo per chiunque ritrovarsi davanti a testimonianze tangibili di ciò che il passato, raccontato sui libri di storia, esca dalle pagine per presentarsi a noi.
E dove si trova questa tazza?
La potrete vedere in una teca, con altri suoi utensili di lavoro, nel piccolo ma importantissimo Museo del sito archeologico di Olimpia, a pochi passi dal sito stesso. Dove in maniera altamente scenografica troverete i frontoni, le metope, le statue che abbellivano il tempio di Zeus e inoltre, un'opera straordinaria che ha segnato la svolta nella scultura greca passando dall'arcaico all'ellenistico, un'opera di Prassitele....vi dice nulla questo nome?

Ermes con Dioniso .

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La storia del suo ritrovamento...

Lo Stato greco firmò nel 1874 un accordo con l'Impero Tedesco per l'esplorazione archeologica di Olimpia. Gli scavi, condotti da un team tedesco, furono avviati nel 1875 sotto la direzione di Ernst Curtius. L'8 maggio 1877, tra le rovine dell'Heraion, venne rinvenuta la scultura di Hermes col fanciullo Dioniso, citata da Pausania proprio in quel sito. Protetta da uno strato di argilla, si presentò in ottime condizioni conservative, nonostante alcune parti lacunose. Altri frammenti vennero scoperti poco dopo, tra cui il tronco su cui la statua si appoggia, coperto da un ampio drappo, e del piedistallo.

Di non facile soluzione è il problema attributivo. Se l'uso del marmo pario distingue la statua dalle copie di epoca romana, alcuni dettagli tecnici, come l'uso del trapano nei capelli o i segni di particolari scalpelli sulla schiena e sul tronco (la sgorbia e la gradina), farebbero pensare a un'opera più tarda, ellenistica. Nonostante queste considerazioni non è possibile stabilire se tali espedienti fossero stati sperimentati magari da Prassitele stesso.

Potrebbe essere che la statua sia stata fatta da Prassitele stesso per due motivi:

Pausania il Perigeta, un noto scrittore greco, disse di aver visto questa statua nel tempio di Zeus a Olimpia, dove è stata ritrovata dai tedeschi.
Il marmo è scolpito così delicatamente da sembrare dipinto.
È quindi possibile che questa statua sia stata fatta dalle mani dello stesso Prassitele.

A Hermes mancano l'avambraccio destro, due dita della mano sinistra, entrambe le gambe dalle ginocchia alle caviglie, il piede sinistro e il pene; al neonato Dioniso mancano le braccia, a parte la mano destra appoggiata sulla spalla di Hermes, e la punta del piede destro.

Ciò che colpisce in quest'opera è il muto colloquio di sguardi tra i due personaggi...Per la prima volta Prassitele si concentra sugli sguardi dei due personaggi, tanto da far risultare una scena intensa.

Grande attenzione è riservata alla psicologia dei personaggi, dagli sguardi lontani e malinconici.

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Il sapiente trattamento del marmo genera un forte colorismo, soprattutto nei capelli e nella chioma del dio adulto, riprendendo una caratteristica di Fidia. Il panneggio appare morbido e leggero. La scultura rappresenta anche molta umanità ed un rapporto fraterno tra il dio e il fanciullo.

La posizione della statua nel museo permette una visita a 360 gradi, girandole attorno e potendola vedere in ogni suo aspetto e da ogni lato.

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Frontone del tempio di Zeus.
 
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