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Le donne e la navigazione

gimale

Well-known member
Il mondo della navigazione è per tradizione un mondo maschile anche se negli ultimi anni e soprattutto nel settore crocieristico ci sono diverse donne a bordo. Ma, a differenza di quanto si possa immaginare (almeno per me era così) la presenza delle donne a bordo delle navi è storia antica….

Se vorrete seguirmi iniziamo questo viaggio tra miti, leggende e storie vere.

Il mito della fondazione di Cartagine (814 a.c.)

Didone (o Elissa), figlia del re di Tiro, sorella di Pigmalione e moglie di Sicheo, alla morte del padre ereditò metà del regno. Il fratello volendo impossessarsi delle ricchezze di Sicheo (sembra accumulate con atti di pirateria appoggiati anche da Didone) lo fece assassinare e Didone scoperta la verità pensò di fuggire ma non aveva navi. Escogitò allora uno stratagemma e chiese al fratello un incontro. Pigmalione mandò alcune navi a prenderla a patto che lei portasse con sè anche il tesoro di Sicheo.

Didone aiutata da alcuni servitori fedeli caricò il tesoro di nascosto e fece caricare sul ponte molti sacchi pieni di sabbia facendo credere ai marinai di Pigmalione che lì ci fosse il tesoro. Dopo che le navi furono salpate Didone iniziò ad invocare il marito morto e gridando che Pigmalione non era degno di ricevere il suo tesoro, aiutata dai suoi, gettò in mare tutti i sacchi con la sabbia. I marinai di Pigmalione capirono che non potevano tornare dal re senza tesoro e fecero rotta su Cipro. Qui Didone svelò il suo inganno e i marinai decisero di seguire Didone che di fatto prese il comando della nave e fece fare rotta sulle coste settentrionali dell’Africa dove la regina fondò Cartagine.

Le battaglie di capo Artemisio e di Salamina (480 a.c.)

Artemisia I, regina di Alicarnasso (odierna Bodrum), salì al trono come reggente del figlio piccolo dopo la morte del marito. Il retore Polieno riporta che la regina era solita navigare sulla sua trireme cambiando le insegne a seconda delle navi che incontrava o per evitare attacchi o , al contrario, per attaccare a sorpresa le navi nemiche.

Artemisia fu anche una valida alleata del re Serse che la inviò con le sue navi alla conquista dell’isola di Coo.

Nel 480 a.c. Serse I diede inizio alla seconda guerra persiana contro la Grecia e Artemisia si unì alla flotta persiana con le sue 5 trireme, unica donna al comando, partecipando alla battaglia di Capo Artemisio.

Nell’autunno del 480 a.c. vennero riuniti i tutti i comandanti persiani per decidere se attaccare Salamina via mare o via terra. L’unica a propendere per un attacco via terra fu Artemisia sostenendo che l’esercito di Serse era di gran lunga superiore a quello greco. Ma prevalse l’opinione degli altri comandanti e fu deciso di attaccare via mare. La battaglia si tenne nel settembre del 480 a.c. e le navi persiane ben presto vennero sopraffatte da quelle greche. Secondo il racconto di Polimeno, Artemisia fece ammainare le insegne persiane e fece innalzare quelle greche per salvare la propria vita e la nave ammiraglia e per perfezionare l’inganno fece addirittura attaccare una propria nave che venne affondata. Artemisia ritornò nel suo regno e secondo Erodoto fu inviata ad Efeso dal re Serse.

I pirati Illiri (230 a.c.)

Teuta nel 230 a.c. divenne reggente dell’Illiria alla morte di suo marito Agrone, in vece del figlio del marito e di un’altra sua moglie. Si ritrovò al comando di un gruppo di tribù sostanzialmente dedite alla pirateria nello Ionio e nel basso Adriatico; la stessa Teuta partecipò ad alcune scorribande piratesche. Durante l’attacco alla città di Fenice (229 a.c.) vennero uccisi alcuni mercanti romani e la reazione romana non si fece attendere. I Romani attaccarono Teuta che fu costretta al ritiro presso le Bocche di Cattaro dove resistette fino al 228 a.c. Dopo questa data non si sa più nulla della regina Teuta forse suicidatasi per non arrendersi ai Romani.

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Le donne vichinghe

Nel Nord Europa numerose donne vichinghe si diedero alla guerra per mare, alla pirateria e alla conquista di vasti territori seminando il terrore. Ci sono vichinghe identificabili e menzionate per nome, le cui imprese sono celebrate e narrate nelle saghe e sui monumenti runici.

Alwilda era figlia di un re Scandinavo del V secolo d.C. che fu promessa sposa al principe di Danimarca Alf. Per sfuggire a questo matrimonio, insieme ad alcune ancelle, si travestì da uomo e prese il largo su un vascello. La leggenda racconta che le ragazze incontrarono una nave di pirati a cui si aggregarono e Alwilda, per il suo aspetto regale, per la sua determinazione e per il fatto che i pirati avevano perso il loro capitano, fu scelta come loro capo. Sotto il suo comando i pirati divennero una grave minaccia per i commerci navali nel mar Baltico tanto che il principe Alf fu mandato a dar loro la caccia. I pirati e le navi danesi si incontrarono di fronte alle coste finlandesi e ci fu una battaglia terribile in cui Alwilda si distinse per le sue doti di guerriera. I pirati alla fine furono sconfitti e Alwilda rimase tanto impressionata dal valore di Alf che si decise a sposarlo diventando poi regina di Danimarca.

Alcune altre donne sono descritte nel libro Gesta Danorum di Sassone il Grammatico, storico medievale danese.

Nel libro 3 viene menzionata Sela, principessa vichinga 420 d.C. descritta come "un'amazzone guerriera e un pirata esperto" che secondo una saga accompagnava il fratello Koll durante la spedizione navale contro un altro pirata, Horwendil, che alla fine li uccise entrambi.

Nel libro 8 si fa menzione a Hetha, Wisna e Wigbiorg del 704 d.C. descritte come capitane di grandi navi e benchè con corpi di donna “benedette da un’anima maschile”.

Un’altra donna vichinga di cui ci è arrivata notizia è Unnur di cui si parla in un testo islandese del XIII secolo. Vissuta nel IX secolo viaggiò al seguito del figlio dalla Norvegia alle Ebridi. Alla morte del figlio fece costruire un grande knarr, imbarcazione norrena, con cui guidò una ventina di marinai fino alle isole Orcadi ed attivò un fiorente commercio di schiavi. Raggiunse l’Islanda occidentale dove alla fine si stabilì fondando una comunità e concedendo la libertà agli schiavi che aveva condotto fin lì.

In un altro testo del XII secolo che narra della lotta degli irlandesi contro i “forestieri” si racconta che nel X secolo durante un’aggressione, una delle sedici flottiglie fosse comandata da Inghen Ruaidh, traducibile come “Ragazza Rossa” facendo intendere che una donna era al comando della flottiglia.

Infine in due saghe probabilmente risalenti al XII secolo si racconta che, intorno all’anno mille, una vichinga di nome Freydís Eiríksdóttir, figlia di Erik il Rosso, partì dalla Groenlandia per una spedizione diretta verso il Vinland, probabilmente l’odierna Terranova e combattè valorosamente contro gli indigeni.

La Leonessa di Bretagna

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Jeanne de Clisson nel 1330 sposò in terze il ricco bretone Olivier IV de Clisson. Durante la guerra di successione bretone tra Francesi e Inglesi, vinta da questi ultimi, Olivier venne catturato insieme agli altri comandanti francesi ma venne liberato molto rapidamente e dietro il pagamento di una somma sorprendentemente bassa. Per questi motivi venne sospettato di essere un traditore e di aver tramato contro la Francia alleandosi in segreto con gli Inglesi. Così nel 1343 Olivier IV fu arrestato, processato e condannato a morte per decapitazione.

Jeanne infuriata per l’ingiusta esecuzione del marito giurò vendetta al re di Francia. Con l’aiuto del re d’Inghilterra e di alcuni dissidenti bretoni equipaggiò tre navi da guerra dipinte di nero e con vele rosse che iniziarono a pattugliare il canale della manica attaccando tutte le navi francesi che incontravano. Jeanne continuò l’attività di pirateria contro i Francesi per altri 13 anni.

Le donne sbarcano in America (1493 -1509)

Il primo “sbarco” femminile oltreoceano documentato nei registri della Casa de Contratación di Siviglia che si occupava degli aspetti amministrativi delle spedizioni in America, risale al secondo viaggio di Cristoforo Colombo; a bordo delle navi si trovavano 4 donne: la serva di Colombo, due mercanti e un’altra donna di cui nulla è specificato se non il nome.

Nel terzo viaggio di Colombo 30 donne si trovavano sulle navi della spedizione, alcune erano mogli degli uomini imbarcati ma nei registri viene indicata anche la presenza di una prostituta e di due donne Rom che erano state condannate alla prigione ma che era stata loro concessa una “grazia” in cambio del lavoro di lavandaie a bordo e 10 anni di servizio non retribuito una volta sbarcate .

Un altro “sbarco” femminile documentato avvenne con la spedizione del viceré Diego Colón, figlio di Cristoforo Colombo che partì per prendere possesso delle terre a lui assegnate con un numero imprecisato di navi su cui si trovava sua moglie e un certo numero di uomini e donne desiderosi di accasarsi in quelle terre lontane. Lo sbarco avvenne a Santo Domingo il 10 luglio del 1509

La Signora Libera (1515 circa)
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Sayyda Al Hurra o Sitt al-Ḥurra Āisha nacque a Granada poco prima della riconquista spagnola che costrinse la sua famiglia a rifugiarsi in Marocco. Dopo la morte del marito fu proclamata reggente della città di Tetouan ma animata dal risentimento verso i Cristiani che l’avevano costretta a fuggire dall’Andalusia si diede alla pirateria alleandosi con il pirata algerino Aruj Barbarossa.

La pirateria le portò cospicue entrate in denaro derivate dalle razzie delle merci e dai riscatti dei prigionieri catturati pagati dalla Spagna: alcuni documenti spagnoli del 1540 riportano le lunghe trattative tra il governo spagnolo e Sayyda Al Hurra dopo un attacco a Gibilterra che fruttò “molto bottino e molti prigionieri”

Nel 1542 fu detronizzata dal figlio e si ritirò a Chefchaouen, dove visse per quasi 20 anni

La regina del Mare di Connemara (1530-1603)
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Grace O’Malley detta “Granuaile”, nata in Irlanda nel 1530 e figlia di un capo clan che viveva attraverso traffici marittimi più o meno leciti e con la tassazione delle attività di pesca che si svolgevano lungo le coste dei suoi territori.

Si narra che all’età di 11 anni chiese al padre di poterlo accompagnare in un viaggio via mare fino in Spagna; al rifiuto del padre giustificato dal fatto che i suoi lunghi capelli avrebbero potuto impigliarsi nel sartiame, lei non esitò a tagliarli. Questo episodio le valse il soprannome di Gráinne Mhaol (Grace la calva).

In seguito alla morte del padre e del primo marito prese le redini dei rispettivi clan e si trovò a gestire ingenti patrimoni, in gran parte ottenuti con l’attività di pirateria nei confronti delle navi inglesi, e possedimenti che le permisero di finanziare le ribellioni contro la corona inglese. Continuò comunque ad organizzare e partecipare ad azioni di pirateria finchè nel 1593 i suoi figli e il fratellastro vennero catturati e fu costretta a trattare con la Regina Elisabetta I. Ci fu un incontro in cui Grace dimostrò in tutti i modi di non riconoscere Elisabetta come regina di Irlanda ma alla fine ottenne la liberazione dei figli, del fratellastro e l’allontanamento del governatore inglese in Irlanda; in cambio promise di non attaccare più le navi inglesi e di non finanziare le ribellioni irlandesi contro la corona.

Ma poco dopo il governatore inglese venne reintegrato e Grace riprese gli attacchi contro le navi inglesi fino alla sua morte, avvenuta nel 1603.

Una donna a capo di una spedizione nel Pacifico (1595)
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Isabel Barreto probabilmente nata in Galizia si trasferì con la famiglia a Lima dove compiuti 18 anni sposò il navigatore, esploratore e cartografo Álvaro de Mendaña a cui si attribuisce la scoperta delle Isole Salomone. Alcuni anni dopo il matrimonio fu organizzata una seconda spedizione con lo scopo di fondare nuovi insediamenti e sfruttare le ricchezze delle terre scoperte. Fu così che nel 1595 da Callao, vicino Lima, partirono 4 navi con a bordo 378 persone tra uomini, donne e bambini. A bordo si trovava anche Isabel.

Dopo poco più di 3 mesi 3 navi delle 4 partite approdarono nelle isole che vennero chiamate Marchesi. A causa della assenza di ricchezze e di alcuni scontri avvenuti con gli indigeni dopo 2 settimane la spedizione abbandonò l’arcipelago e si diresse verso ovest e a settembre raggiunse l’isola di Nendo che fu chiamata Santa Cruz. Anche qui non vennero trovate le ricchezze che forse erano state promesse e una epidemia di tifo o forse di malaria decimò gli spagnoli tra cui lo stesso Mendaña che prima di morire, in forza di un documento rilasciatogli dal Vicerè che gli permetteva di nominare direttamente un suo successore, mise a capo della spedizione la moglie Isabel. Dopo la morte di 47 persone in meno di un mese, Isabel decise di abbandonare l’isola e partì al comando delle tre navi e con le sole 100 persone sopravvissute. Si diressero prima verso nord ovest e poi a nord raggiungendo le Filippine. Durante la navigazione altre due navi andarono perdute e Isabel dovette affrontare anche l’ammutinamento dei marinai ormai stremati. Si dimostrò molto forte e dura, ordinando anche l’esecuzione di alcuni marinai che avevano disobbedito ai suoi ordini. In seguito partecipò ad un'altra spedizione che la portò a raggiungere Acapulco. Morì a Lima nel 1612.

Continua....
 
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