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Le ville di delizia....trame di bellezza.

capricorno

Super Moderatore
Con questo termine si identificano quelle dimore che venivano usate saltuariamente dai signori del tempo; fu un genere architettonico particolarmente diffuso fra la nobiltà a partire dal XVI secolo. Si trattava di una residenza suburbana, posta lontano dalla città, in cui i nobili si ritiravano nei periodi di villeggiatura.
Elemento imprescindibile di ciascuna villa era quella di possedere un proprio giardino.

Nel milanese, tale fenomeno si sviluppò in particolar modo lungo il percorso dei due navigli, il Naviglio Grande e il Naviglio della Martesana e verso la Brianza.

Oggi vi porterò qui...




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Villa Arconati



Situata nel Parco delle Groane, nella frazione di Castellazzo di Bollate, che prende il nome da una cascina fortificata di epoca medievale, Villa Arconati è uno dei più interessanti esempi di villa di delizia della Lombardia assieme a Villa Litta a Lainate e Villa Tittoni Traversi a Desio. Le vicende architettoniche della villa si legano alla famiglia Arconati, per due secoli proprietaria e anima del Castellazzo. Fu in particolare Galeazzo Arconati a dare lustro al sito all'inizio del Seicento, promuovendo modifiche architettoniche al preesistente edificio cinquecento e avviando un'attività di collezionista che portò presso la villa la statua di Tiberio, il Codice Atlantico di Leonardo Da Vinci (nel 1637 donato alla Biblioteca Ambrosiana e oggi esposto alla Pinacoteca Ambrosiana) e i diversi frammenti del Monumento di Gaston de Foix del Bambaia, oggi al Museo di Arte Antica del Castello Sforzesco.

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Un plastico in scala posto all' interno di una sala della villa ci fa comprendere quanto sia grande la sua estensione.


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La villa sorge sull'antico Castellazzo medievale, un complesso rurale fortificato posto strategicamente quale collegamento tra Milano e Varese. Il Conte Galeazzo Arconati acquistò la tenuta nel 1610 iniziando il processo di trasformazione della parte cosiddetta nobile, nella sua villa di delizia, una residenza destinata al diletto ed allo svago nel periodo estivo e nella stagione di caccia.
Galeazzo Arconati fu, inoltre, il primo a comprendere la grandiosa unicità del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, acquistandolo dagli eredi di Pompeo Leoni. Il Codice fu probabilmente conservato anche alla Villa, poiché fu utilizzato per lo studio e la realizzazione dei giochi d'acqua del meraviglioso giardino all' italiana. Quattro generazioni di Arconati lavorarono per arricchire, ampliare e nobilitare il complesso, che fu terminato verso la metà del XVIII secolo dal Conte Giuseppe Antonio Arconati.

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Passando il grande portale d'ingresso si viene accolti da una corte semplice con il tipico porticato delle case di campagna, con la differenza che i decori delle volte già preannunciano che non è una villa qualsiasi e neppure l'apparente sobrietà fa intuire che l'interno sarà ben altra cosa.

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Cominciamo la nostra visita concentrandoci sulle stanze poste al piano terra a cominciare dalle prime sale subito poste all' ingresso che ora fungono da info point, bookshop ma che nel Settecento erano adibite rispettivamente da anticamera dell' appartamento a piano terra e la seconda al gioco del biliardo e della dama.


Continua...
 
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La Sala del Cigno dà accesso all' ala nord della villa, e prende il nome dalle maniglie delle porte, sulle quali è intarsiata la figura di un cigno. Il pavimento è a seminato veneziano riproduce il monogramma AB, iniziali del Marchese Antonio Busca,padrone di casa nella prima metà dell' Ottocento.

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Gli ambienti si susseguono l'uno con l'altro secondo lo schema architettonico dell' epoca e hanno tutti una parete completamente rivolta a sud da dove entra la piena luce del pomeriggio e sono quindi rivolti tutti verso lo spiazzo in facciata della villa.

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La sala da pranzo

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Questa era l'antica sala in cui i padroni di casa pranzavano e cenavano in maniera intima, quando non si intrattenevano con gli ospiti in grandi ricevimenti. La stanza era collegata alle cucine tramite un passavivande, così che i cibi arrivassero in fretta e caldi sulla tavola dei commensali.

La sala del Museo.


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Continua....
 
Fin dal Seicento questo è stato il luogo dedicato all' esposizione delle sculture di arte classica. In molti casi si trattava di copie in gesso delle più celebri sculture romane. Della collezione oggi rimangono i medaglioni ovali alle pareti, che ritraggono scene della Colonna Traiana.

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L'imponente scultura classica in marmo, alta quasi tre metri, fu acquistata a Roma e portata a Castellazzo nel 1627, credendo che ritraesse Pompeo Magno, la statua sotto la quale, secondo una leggenda, fu pugnalato Giulio Cesare. Studi più recenti identificano la scultura con l'imperatore Tiberio del I secolo d.C.

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Un tempo in questo luogo erano anche custodite grandi opere di Tiziano, Parmigianino e Leonardo da Vinci.


Continua...
 
Biblioteca Arconati


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Questa bellissima biblioteca settecentesca conserva ancora oggi circa 2000 volumi antichi dei 3000 originali, frutto del collezionismo delle famiglie proprietarie nel corso di tre secoli. L' affresco al centro della volta raffigura l'allegoria del Sapere.

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Camerino funebre di Gaston de Foix


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Ambiente in che conserva importanti frammenti del monumento funebre scolpito ad inizio Cinquecento da Agostino Busti, nipote del re di Francia.

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La collezione di Castellazzo era tra le più ricche al mondo, così data la sua importanza artistico culturale, negli anni '90 di acquistata dal Castello Sforzesco di Milano. Proprio grazie al prestito delle copie in gesso ottocentesche provenienti dalle Collezioni del Castello Sforzesco, dal 2023 è stato possibile ricostruire questo capolavoro.

Altre piccole salette attigue custodiscono bellissimi soffitti di recente restauro..

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Esposizione delle carrozze d'epoca....una vera bellezza!



Si esce a questo punto della visita verso un cortile ed un' ala secondaria della Villa adibita al ricovero dei cavalli e tutto ciò che gravità attorno ad essi ..




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In questo antico deposito sono esposte le carrozze costruite tra la metà e la fine dell' Ottocento, provenienti da costruttori italiani e francesi.


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La finitura di questi interni è elegantissima.



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Le scuderie.

Le eleganti scuderie della Villa sono state costruite studiando il codice delle "Scuderia ideale" di Leonardo da Vinci, un tempo di proprietà di Galeazzo Arconati e ora conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia. La passione degli Arconati per le sculture classiche si ritrova anche qui, dove l'abbeveratoio per i cavalli è la statua del dio Nettuno.


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Le scuderie sono il frutto di una ristrutturazione di fine Seicento e presentano una divisione in due ambienti. Il primo, che si incontra entrando dalla Corte rustica, è il deposito per le carrozze mentre il secondo, riconoscibile dalle mangiatoie e dai box per gli stalloni, è il luogo dove venivano sistemati i cavalli.
Sono completate da un complesso statuario costituito da una fontana e una scultura del dio Nettuno riferibili al periodo di possesso della famiglia Arconati.


Continua....
 
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Prosegue la visita passando per l'ala espositiva dove hanno sede le mostre temporanea. Un' ala ad est destinata un tempo, ad un piccolo appartamento che i padroni di casa utilizzavano per gli ospiti in villa.

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Continua....
 
Le nobili sale col passare del tempo si arricchiscono di stucchi, dorature e pitture a trompe l' oeil in un tripudio di colori pastello e linee sinuose del più delicato barocchetto lombardo.

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Si sale....lo Scalone d'onore...anticipo di bellezze del piano superiore, il cosiddetto Piano Nobile.


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Anche qui troviamo l'amore per l'arte classica antica con una copia del Laocoonte.


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Nel Settecento la residenza era talmente magnifica da essere chiamata " La piccola Versailles" nelle guide del Gran Tour.
L'ultimo Arconati, Galeazzo III, morì senza eredi nel 1772. Il Castellazzo passò quindi in eredità ai Marchesi Busca, i quali se ne presero cura per più di cento anni; nella prima metà dell' Ottocento il Marchese Antonio Busca finanziò un complesso restauro del palazzo, del giardino e della Chiesa di San Guglielmo, prospiciente al palazzo, promosse inoltre un notevole ampliamento e modernizzazione del Borgo che a fine secolo contava oltre 800 abitanti.


Le sale del Piano Nobile.

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Che spettacolo di villa, quante ville magnifiche per la maggior parte (io compreso) non conosciamo. Grazie Oriana.
Il nostro patrimonio è veramente immenso e ovunque si trova qualcosa di speciale, magari poco conosciuto, ma speciale
conosco quel posto, lo abbiamo visitato 2 annifa, è davvero bellissimo.

Sono completamente d'accordo con te. Ancora qualche sala ha bisogno di restauro e alcune hanno le impalcature ( anche una parte di edificio verso il giardino all' italiana), ma comunque sono bravi visto che le sovvenzioni sono quasi tutte private.

Una parte non risulta visitabile.

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Oriana per una prossima eventuale visita in villa visto che ami molto questo genere "non so se ne sei al corrente" ti consiglierei un itinerario sul naviglio Brenta con il Burchiello (Motonave ) che fa da Marzo a Ottobre Padova Venezia o viceversa, visita alle ville Venete della riviera del Brenta della nobiltà della Serenissima e tra queste, villa Pisani /Nazionale e villa Foscari detta la Malcontenta del Palladio.
 
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Oriana per una prossima eventuale visita in villa visto che ami molto questo genere "non so se ne sei al corrente" ti consiglierei un itinerario sul naviglio Brenta con il Burchiello (Motonave ) che fa da Marzo a Ottobre Padova Venezia o viceversa, visita alle ville Venete della riviera del Brenta della nobiltà della Serenissima e tra queste, villa Pisani /Nazionale e villa Foscari detta la Malcontenta del Palladio.
Grazie, già fatte lo scorso anno proprio sul Burchiello partendo da Venezia verso Padova....dalla Malcontenta e via via le altre.
 
Immaginavo...infatti avevo virgolettato se ne eri a..... conoscenza

;)


 
La Sala della Caccia





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Questa stanza era un salotto dedicato prevalentemente agli uomini, un fumoir. Questa è l'unica sala della Villa che ha due camini ed era probabilmente utilizzata prevalentemente in autunno, durante la stagione della caccia. La caccia era certamente uno dei passatempi prediletti dell'Aristocrazia nel Settecento.

Nella sala rimangono le uniche tele dell'intera collezione d'arte Arconati: questi dipinti furono realizzati appositamente per la Sala da Angelo Maria Crivelli, detto il Crovellone, nel 1710. Potrete notare sul collare del cane nella <<<Caccia al Leone>> l'iscrizione ARCONATI.

I quattro dipinti più grandi sono sempre rimasti nella sala, mentre i quattro ovali e i quattro rettangolari più piccoli sono stati ricomprati e riportati nella sala da Fondazione Augusto Rancilio.


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Alcune vedute in affaccio del cortile interno con sullo sfondo la limonaia e i giardini, prima di scendere per recarci nel parco.


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Altri ambienti....


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Tra teatri e giochi d’acqua, alla scoperta di un luogo d'incontro tra natura e architettura.

Villa Arconati si fonde con il suo Giardino in un unico spazio organico, luogo d'incontro tra natura e architettura, tra cultura e svago, tra passato e presente. Oggetto di successivi interventi da parte degli Arconati, il Giardino, con i suoi teatri e giochi d’acqua, è stato da sempre uno dei luoghi di attrazione della Villa, preservando una rara testimonianza in Italia di giardino alla francese.

Conosciuto in Italia e all'estero già nel Settecento grazie alle incisioni di Marco Antonio Dal Re, il giardino è lo spazio ideale per immedesimarsi in un'atmosfera antica: ombrosi viali alberati, specchi d'acqua rinfrescanti, sculture e teatri vi accompagneranno oggi come allora alla scoperta di questo luogo.

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Fughe, angoli prospettici fanno di questo giardino un gioco intrigante di scoperta...molto , molto romantico in certi aspetti...


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Il Teatro è di certo uno dei protagonisti in Villa Arconati; grande appassionato teatrale era Giuseppe Antonio che qui fra gli altri invitò Carlo Goldoni, celebre commediografo veneziano. Ma il Teatro è anche uno dei luoghi fondamentali di cui si componeva un giardino "di Delizia" Allestito nel verde o costruito in muratura, adorno di gruppi di statue o luogo deputato alla rappresentazione di spettacoli, feste e balli il Teatro era soprattutto spazio simbolico di espressione di conoscenza e di cultura.



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Il Teatro di Diana, dotato di arditi meccanismi idraulici, mostrava l'intera gamma di tipologie dei giochi d'acqua distribuiti nel giardino. Ai piedi del Teatro di Andromeda, una pavimentazione a mosaico offriva lo scherzo di tanti piccoli zampilli che partivano da terra, mentre il Teatro di Ercole celebra l'elemento maschile, la stirpe Arconati.

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Il Teatro di Diana e la Fontana dei Tritoni (XVII secolo)

Questo teatro è il più grande e complesso tra i teatri della Villa, ed è dedicato alla dea della Caccia, uno dei passatempi prediletti dall'aristocrazia. Presenta giochi d'acqua nelle grotte delle due nicchie e una serie di vasi comunicanti ai lati.

Qui nel Settecento gli ospiti si dilettavano ad improvvisare rappresentazioni teatrali e forse proprio questo fu uno degli ambienti di ispirazione per il commediografo Carlo Goldoni, ospite in villa nell'estate del 1750.

Il Teatro è stato oggetto di un imponente intervento di restauro nel 2019-2020, che ha riportato alla luce le cromie ottocentesche e ha visto tornare in funzione gli antichi giochi d'acqua.

Sul fronte del Teatro di Diana si trova la Fontana dei Tritoni: realizzata nel Seicento con un basamento in arenaria scolpito con chimere e una vasca in marmo di Candoglia, questa fontana è uno dei pezzi più pregiati tra le sculture del Giardino. Il gruppo scultoreo composto da due mostri marini che spruzzano acqua dalle fauci è stato realizzato su disegno del celebre artista lombardo Camillo Procaccini.


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L'unica pecca è l'assenza dell' acqua che sicuramente avrebbe valorizzato di molto quest' opera.






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