La mattina dell'11 novembre iniziamo la giornata con molta calma. L'attracco della nave avviene a ridosso del centro storico della piccola cittadina di Capodistria. Non ci sono bus o altri automezzi da dover utilizzare tranne per chi opta per una escursione in altra località. Ci svegliamo verso le 8 e mezza passate e siamo già in porto. Affacciandomi dal balcone mi accorgo che il tempo non è bello come il giorno prima a Zara. E' molto nuvoloso e sembra minacciare pioggia.
Lasciamo la cabina verso le 9 per andare a fare colazione al buffet e vediamo che già inizia lo sbarco dei passeggeri. Noi invece scendiamo con calma verso le 10, anche perchè la sosta è lunga e la nave riparte alle 18. All'interfono arriva un annuncio che consiglia ai passeggeri di portare appresso i documenti di riconoscimento per eventuali controlli. L'avviso è affisso anche nei pressi delle uscite dalla nave. Usciti dalla nave subito sul molo, vicino agli autobus, c'è un info point dove distribuiscono dei depliant illustrativi di Capodistria con la mappa della città. Per arrivare in centro basta attraversare la strada e dirigersi verso il muro color ocra dove più o meno al centro spicca la torre in vetro con l'ascensore che vi porta in alto sopra le mura. Lo potete vedere bene nella foto che segue che ho scattato dalla nave al nostro rientro.
Dall'uscita dell'ascensore si prosegue dritto per circa 300 metri e siete praticamente arrivati a Piazza Tito. Qui troverete già l'80% delle cose che vale la pena vedere a Capodistria.
Capodistria (in sloveno Koper) è una città della Slovenia di 25.459 abitanti e principale porto del Paese che si affaccia sul mare Adriatico. Capodistria è sede della diocesi di Capodistria, suffraganea dell'arcidiocesi di Lubiana. La storia di Capodistria risale all’età del bronzo medio, 1500 a.C. Capodistria nasce come isola e i suoi primi insediamenti risalgono all’età preromana e romana. Aegida, Capris, Justinopolis, Insula Capraria, Caput Histriae, Capo D`Istria, Capodistria, sono soltanto alcune delle diverse denominazioni che i numerosi governanti e nazioni hanno conferito, di volta in volta, alla città. Ognuno ha lasciato il proprio marchio, cambiando non soltanto il nome ma anche l’immagine della città nel corso del tempo. Possiamo perciò affermare che delle tre citta litoranee, Capodistria e quella che ha subito più trasformazioni durante i secoli. Da piccola isola rocciosa popolata da capre (Capris) e diventata il centro commerciale dell’Istria slovena. L’immagine odierna della città conserva da allora le proprie radici. Il saper preservare quest’essenza rimane la vera sfida. I Romani le attribuirono il nome Capris e al tempo di Papa Gregorio I fu denominata Insula Capraria (Isola capraia), per i Bizantini divento Justinopolis, per i patriarchi di Aquileia Caput Histriae. Con l'avvento della Serenissima le fu conferito il nome che ancora oggi porta, Capodistria. Il dominio più lungo fu proprio quello della Serenissima (1279-1797) che comportò un notevole sviluppo economico (mercato, sale) e culturale (pittura, musica). Tuttora possiamo notare l’impronta del
periodo veneziano presente nell’architettura cittadina; nonostante le varie ristrutturazioni avvenute in tempi più recenti, Capodistria ha conservato la propria immagine medievale ed è perciò inclusa nell’unione delle città medievali. Capodistria antica era un’isola circondata dalle mura; era collegata con la terraferma da un ponte in legno (verso San Canziano) e protetta da un’imponente fortezza – Castel Leone. Attorno a Capodistria si estendevano le saline. Nel Settecento, precisamente con la proclamazione del porto franco di Trieste, la città iniziò a perdere il proprio dominio iniziale, fino a perderlo completamente con la caduta della Serenissima. Dall’Ottocento fino alla Prima Guerra Mondiale (dominio dell’Impero francese di Napoleone 1806-1813 e della monarchia degli Asburgo 1813-1918, Capodistria iniziò a trasformarsi in conformità allo sviluppo economico e sociale. Le saline iniziarono a prosciugarsi e nel 1912 furono eliminate provocando il ritiro del mare che trasformò Capodistria in città di terraferma. Nel 1825 si aprì il secondo collegamento con la terraferma (Strada di Semedella), a metà Ottocento fu costruita la strada litoranea, instaurato il collegamento marittimo con Trieste e nel 1902 fu inaugurata la linea ferroviaria Trieste-Parenzo. Nel periodo del dominio del Regno d'Italia venne effettuata la bonifica delle saline devastate e Capodistria perse l’immagine di città sull’isola. Il periodo dopo la Seconda Guerra Mondiale portò grossi cambiamenti. Capodistria fu sotto dominio militare jugoslavo nell’ambito della zona B – dapprima come regione Venezia-Giulia e quindi come Territorio libero di Trieste (dal settembre del 1947). Nell’ottobre del 1954, con la firma del Memorandum di Londra che comportò la determinazione dei confini statali, Capodistria fu annessa alla Jugoslavia. Il nuovo stato comportò cambiamenti della sua struttura etnica e nuove impronte architettoniche nel nucleo cittadino e nei suoi dintorni. Susseguì un notevole sviluppo, che trasformò Capodistria in importante porto.Gli anni successivi la seconda guerra mondiale furono anni di radicali cambiamenti politici, ma gettarono le basi per la trasformazione della citta in fulcro commerciale della regione. Un centro dove si respira il mare e il turismo nautico, balneare e sportivo. I diversi avvenimenti arricchiscono le vie e le piazze cittadine, soprattutto nel periodo estivo. Ospitare la sede dell’Università del Litorale ha invece portato a Capodistria una ventata di giovinezza e le ha conferito un particolare fascino, aggiungendo qualcosa al suo ricco passato al vivido presente e al luminoso futuro.
Piazza Tito (Trg Titov) è la piazza principale di Capodistria, considerata una delle più belle e scenografiche piazze urbane dell'ex territorio della Repubblica di Venezia, gli elementi architettonici più importanti che la circondano furono realizzati nel XV secolo: il Palazzo Pretorio, il Palazzo della Loggia, la Cattedrale dell'Assunta e di San Nazario, l'Armeria e la Foresteria. Nel corso dei secoli, la piazza è stata il centro della città e ancora oggi ha mantenuto la vitalità delle attività amministrative ed economiche della città e funge da giunzione delle principali vie di comunicazione della città di Capodistria. Durante la stagione gioca anche quale punto di attrazione culturale grazie ad una grande varietà di manifestazioni ed eventi culturali. La piazza venne documentata originariamente come Communis Plathea o Plathea comunitatis, mentre già in una mappa del 1616 appare come “piazza del mercato”. Nel catasto austro-ungarico viene chiamata Piazza Lipsia, in ricordo del luogo in cui le forze austriache sconfissero le truppe di Napoleone. La porzione di piazza compresa tra la cattedrale e il palazzo diocesano era chiamata piazza del Duomo (almeno fino al 1905). Durante l'epoca fascista venne ribattezzata piazza Roma, mentre dopo la seconda guerra mondiale divenne prima Piazza della Rivoluzione e dal 1956 assunse il suo nome attuale. La piazza è stata dichiarata patrimonio culturale immobile dal ministero della cultura sloveno.
Come prima cosa entriamo nel Palazzo Pretorio dove c'è il centro d’informazioni turistiche di Capodistria e dove si può acquistare la Koper Card al costo di 12 euro a persona. Questa card è la chiave che apre le porte della città e che ci permette di andare alla scoperta del centro storico di Capodistria. Con i sei coupon ricevuti all'acquisto della carta turistica possiamo scegliere tra le visite dei monumenti principali della città oppure varie esperienze. Due coupon valgono come biglietti per il campanile della Cattedrale dell’Assunta e per la visita guidata del Palazzo Pretorio. Con gli altri quattro coupon invece si può scegliere tra le offerte dei monumenti e esperienze a disposizione. Si può fare uso delle offerte semplicemente mostrando la Koper Card e consegnando all'offerente il coupon. Lungo il percorso attraverso la città si può approfittare anche di altri vantaggi della Koper Card, in particolare sconti sugli acquisti nei negozi che espongono l'etichetta della Koper Card. Si può fare uso degli sconti più volte nel periodo di validità della carta. La Koper Card è valida dal giorno dell'acquisto fino al 31 dicembre. Dopo il suo utilizzo, la Koper Card può diventare un souvenir. Basta attaccare l'adesivo magnetico ricevuto sul retro per trasformarla in un "magnetino" raffigurante i principali monumenti di Capodistria. La carta è disponibile in quattro motivi diversi.
Metto un elenco dei vantaggi della Koper Card:
• Casa Carpaccio - entrata gratuita
• Servizio bus arriva - corsa gratis
• Pasticceria Dehar - pallina di gelato o caffè
• Istranka - degustazione vini (refosco o malvasia)
• Loggia caffè - degustazione vini (refosco e malvasia) o dolce
• Porto di Capodistria - visita del porto
• Collezione etnologica - entrata gratuita
• Museo regionale di Capodistria - entrata gratuita
• Palazzo Pretorio - entrata gratuita
• Campanile Cattedrale dell’Assunta - entrata gratuita
All'ufficio turistico gli impiegati, che parlano molto bene l'italiano, ci informano che la prima visita guidata del Palazzo Pretorio inizia alle 11, abbiamo quindi il tempo di visitare per primo il campanile della Cattedrale dell’Assunta. Il campanile, alto 55 metri e composto di quattro piani, sorge sul lato ovest del duomo e venne eretto nel XV secolo. Chiamata anche torre civica fu originariamente una fortificazione romanica poi trasformata tra il XV e il XVII secolo e ricalca lo stile dei campanili italiani. Dall'unico ingresso che si trova alla sua base, rivolto verso la piazza, si può iniziare la salita dei 204 gradini che conducono alla cima e da cui si può godere di un bellissimo panorama con una splendida vista del golfo di Trieste e dell’entroterra. Una delle campane che si trovano al suo interno è la più antica di tutta la Slovenia e risale ai primi anni del 1333.
Tornati con i piedi per terra abbiamo ancora il tempo di visitare l'interno della Cattedrale dell’Assunta e di San Nazario. La chiesa è stata costruita nella seconda metà del XII secolo in stile romanico, con tre navate ciascuna terminante con un'abside. Fino al 1392 la chiesa ha subito modifiche ed estensioni, che hanno portato anche ad un cambiamento di stile. La facciata ovest è chiaramente gotica. A seguito di un terremoto nel 1460, la facciata è stato nuovamente progettata nel 1488, con l'aggiunta di elementi rinascimentali. All'inizio del XVIII secolo sotto l’influenza veneziana la chiesa ha conosciuto nuovamente una trasformazione architettonica in stile barocco. Sotto la guida di Giorgio Massari, ulteriori elementi di abbellimento sono stati portati alla chiesa, tra cui pregevoli dipinti dei pittori veneziani. Il dipinto più significativo è la Sacra Conversazione di Vittore Carpaccio, che risale al 1516. Il sarcofago di san Nazario risale al XIV secolo e fu probabilmente creato da Filippo de Sanctis. La chiesa conserva numerose altre opere di valore. Nel presbiterio del duomo è appesa la preziosa tela dell’autore Antonio Zanchi “Nozze di Cana”. L’organo del duomo è adornato dalle tele del Carpaccio “Presentazione al Tempio” e “La strage degli innocenti”.
Poco prima della undici torniamo al Palazzo Pretorio per la visita guidata e utilizziamo il secondo dei coupon "nominativi" compresi con la Koper Card. Conosciuto anche come palazzo comunale è situato nel centro della città e tuttora conserva la sua originaria funzione municipale. L’edificio è merlato, ha due piani, sette arcate, con la scala esterna e due ali, una ad est e l’altra ad ovest, a forma di torre. Due pilastri e un arco sorreggono un balcone decorato, da dove erano urlati i numeri estratti della tombola pubblica, giocata in piazza e descritta dal poeta dialettale Nicolò Depangher. La facciata è in stile tardo gotico-rinascimentale. Le decorazioni comprendono la Giustizia di pietra armata di spada e con ai piedi la cesta con i papiri arrotolati, il Leone di San Marco con la scritta “Pax in hac civitate et in omnibus abitantibus in ea” (Pace a questa città e a tutti i suoi abitanti), 4 busti in pietra di rettori veneti, un busto in bronzo di Nicolò Donato, poi Doge di Venezia, 42 stemmi di cui 6 in rilievo raffiguranti il leone di San Marco, uno con il Sole simbolo cittadino, 4 stemmi di podestà veneti, 39 iscrizioni dedicate ai capitani e podestà. La ristrutturazione del Palazzo Pretorio, avvenuta nel maggio del 2001, ha permesso al Comune di Capodistria di riavere il suo storico palazzo comunale. Il Palazzo Pretorio chiude la parte meridionale della piazza cittadina. Si dice che Capodistria abbia ricevuto il suo primo palazzo comunale nel 1254, anche se informazioni più dettagliate, riguardanti la progettazione della piazza, parlano dell'anno 1268/69. Le costruzioni più intense hanno avuto luogo nel 1348, ovvero dopo la grande rivolta. I lavori, ancora non terminati, sono stati resi vani dalle distruzioni avvenute nel 1380, quando i Genovesi hanno attaccato ed incendiato la città. La costruzione del nuovo palazzo sono ricominciate nel 1452/53. Inizialmente, è stata costruita l'ala sinistra col porticato che dal centro della piazza porta alla Callegheria. L'ala destra risale invece agli anni ottanta del XV secolo. Nell'anno 1505 è sorto il bel portale rinascimentale detto "del Corte", sopra il quale è situato un balconcino che collega il Palazzo Pretorio alla Foresteria. Le due ali del palazzo sono unite dalla statua della Giustizia. Il Palazzo Pretorio e gli altri edifici della Platea Comunis hanno ottenuto il loro aspetto definitivo nel periodo barocco. La facciata principale del palazzo ha raggiunto un'immagine raffinata e un'ideale armonia dopo la ristrutturazione, nel 1664, quando è stata cambiata la disposizione delle decorazioni araldiche e delle lapidi. Il Palazzo ha perso il suo splendore nel 1797, anno della caduta della Repubblica di Venezia. L'originaria importanza del palazzo crolla con la partenza da Capodistria dei podestà, dei capitani e del Gran Consiglio. Durante l'amministrazione austriaca (XIX secolo) la sede del sindaco viene trasferita nell'Armeria. Il desiderio da parte delle autorità italiane, dopo la prima guerra mondiale, di riportarvi la sede comunale non verrà esaudito. Dato che le successive amministrazioni comunali hanno cercato altre sistemazione lo stato del palazzo è peggiorato ulteriormente. Una ristrutturazione statica e l'apertura del ristorante Capris nel 1968/69 gli hanno donato una nuova vita. La Platea Comunis e uno degli spazi di maggiore bellezza della città e il Palazzo Pretorio è il più distinto palazzo capodistriano nella piazza cittadina, di conseguenza è stato logico che le autorità comunali abbiano infine deciso di riassegnargli nuovamente la sua naturale destinazione d'uso, trasferendovi l'ufficio del sindaco, la sala del consiglio comunale e il salone per i matrimoni. La ristrutturazione totale iniziata nel 1991 e durata alcuni anni e ha permesso il trasferimento della sede del sindaco nel palazzo insieme alle iscrizioni, agli stemmi e altri dettagli in pietra che raccontano la storia di questa città. La ristrutturazione della parte principale del Palazzo Pretorio è costata 800 milioni di talleri, dei quali 600 milioni stanziati dal Comune di Capodistria, 150 milioni ottenuti grazie ai fondi europei e 50 milioni circa donati dallo stato. L'arredamento degli interni è stato possibile grazie all'aiuto dall'imprenditoria capodistriana. Dopo l'apertura il palazzo ha potuto ospitare diverse riunioni del consiglio comunale, ricevimenti protocollari, ma anche mostre, tavole rotonde, e conferenze.
Nella prima parte della nostra visita ci viene mostrata una stanza che ospita l'arredo della farmacia "Alla Fenice", completa di cassetti e ripiani nonché dal tavolo per la preparazione dei farmaci, dal vasellame e da alcuni strumenti. L’esistenza di questa farmacia, di proprietà della famiglia Palma, risale addirittura al 1411. Fino al 1959 operava in piazza Tito, nell'edificio dove ancora oggi i cittadini si forniscono di medicinali. A ricordo dell’antica farmacia, in quella odierna sono esposti l’originale armadio da farmacia ed il relativo vasellame che testimoniano la tradizione farmaceutica in città di oltre cinque secoli. Il rimanente arredamento e parte del laboratorio galenico fanno parte della collezione farmaceutica del Palazzo Pretorio.
All’interno del palazzo vi sono la loggia al pianterreno, la sala del Gran Consiglio e la sala del Consiglio al primo piano, varie sale, stanzoni e antiche abitazioni. L'aula consigliare ha forma rotonda e sul pavimento al centro c'è il sole simbolo cittadino la cui origine si perde nella leggenda. Capodistria fu fondata su di un isolotto, che nacque quando Atena, la dea della saggezza, perse il suo scudo combattendo contro la Medusa. Atena vinse la battaglia e mise la testa della Medusa sullo scudo. Fino al periodo “austriaco” (1814 – 1918 ) la città esibisce come simbolo la sola Medusa la cui particolare capigliatura nel tempo si trasforma nella raggiera di sedici raggi di uguale misura, otto serpeggianti alternati con otto diritti. Da qui il passo è breve fino alla trasformazione nel disco solare antropomorfo attuale simbolo della città. La mitica Medusa non è stata comunque cancellata, non è stata tolta dalla chiave di volta del portale del municipio, ha continuato a comparire ancora su certe carte del Civico Museo e della Biblioteca Comunale e sulla bandiera del Circolo Canottieri Libertas
Affacciandoci dai balconi della parte retrostante l'aula consigliare si ha una bella panoramica sulla Callegaria, l'antica via dei calzolai o più probabilmente via dei mercanti.
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