Ma avete mai visto gli inglesi in occasione degli eventi reali? Si piazzano armi e bagagli in prima fila una settimana prima, prendono ferie, dormono sotto la pioggia (e lì piove!), con sacchi a pelo, mantelle impermeabili, sedie, sgabelli, materassini... tutto per vedere passare un secondo la carrozza della regina o di Diana o di William&Kate.
Ma poter dire: io c'ero!
A Cannes è uguale, a Sanremo uguale...
Da giovani è più comprensibile che da anziani.
Io a 15 anni passavo ore ad aspettare Renato Zero sotto gli alberghi fiorentini, e beninteso essendomi fatta - la mattina all'alba - anche la ceretta, non fosse mai che quello passandomi a 200 metri e in mezzo alla ressa notasse un pelo superfluo su una gamba...
Però la mattina andavo a scuola e a dormire tornavo a casa!
La mia sorella e le sue amiche hanno passato l'adolescenza a inseguire Claudio Baglioni per tutta Italia, con costi improponibili...
Ma poi passa!
Alla mia età non ci penserei neanche. Ma m'era già venuto a noia dopo i vent'anni.
Però tutto questo impegno una soddisfazione forse la riserva: i vip visti da vicino in genere sono moooolto più "accicciati" (trad: sinistrati, grinzosi, butterati, malmessi) di quanto appaiano sullo schermo!
In ogni caso se questi poveretti alla Mostra del Cinema sono felici così... si contentano di poco: lasciamoli dire "io c'ero!".
Problemi di traffico o di ordine pubblico non ne creano, sennò l'avevano già rimossi di peso.
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A proposito di Sanremo. C'è un tizio di una certa età che da anni, tutti gli anni parte dalla sua cittadina nel Sud, e per tutti i giorni del festival si piazza al cancello carrabile dell'Ariston con un megafono, e ogni volta che entra o esce la macchina con un vip lui grida il nome nel megafono: Mara Venier! Carlo Conti! Albano! E così via per ore e ore. Ormai lo conoscono tutti.
Quest'anno Francesco Gabbani si è fermato, lo ha fatto avvicinare e lo ha salutato davanti alle telecamere. E a quello per l'emozione a momenti gli veniva un infarto!
A noi ci può sembrare matto, ma se lui è felice così... Chi siamo noi per giudicare? Che ne sappiamo della sua vita, e se quello non sia uno dei suoi pochi momenti di gioia?