Re: Oceania ordina 2 navi nuove alla Fincantieri
L'inizio della crisi o cos'altro?
14 gennaio 2009
FINCANTIERI COMMESSA OCEANIA ADDIO? GIALLO A SESTRI PONENTE
Cancellata o congelata? La seconda nave che Fincantieri dovrebbe costruire per il gruppo americano Oceania Cruises diventa il “giallo” di inizio anno della cantieristica internazionale.
I lavori per la prima unità Oceania sono già stati avviati lo scorso anno e saranno portati a compimento, ma da Miami, quartier generale della compagnia statunitense non arrivano segnali confortanti per il futuro dello stabilimento di Sestri Ponente. È proprio sull’impianto ligure che i vertici di Fincantieri avevano puntato per la realizzazione delle due navi; e sempre lì, ieri mattina, è stata portata avanti una prima protesta dei lavoratori del cantiere capeggiata dal sindacato Fiom-Cgil. Il tutto durante l’assemblea indetta per discutere del rinnovo del contratto integrativo aziendale. Erano presenti circa 500 lavoratori.
Bruno Manganaro di Fiom-Cgil Genova, spiega: «Proprio in assemblea è emersa la preoccupazione per le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, il quale avrebbe dichiarato in sede di riunione sindacale nazionale, la perdita della seconda nave Oceania da produrre nel Cantiere di Sestri Ponente. Se ciò fosse confermato, i lavoratori Fincantieri della sede di Sestri Ponente chiedono di non essere penalizzati da tale situazione e propongono, così come già accaduto in passato, di dividere il lavoro tra i diversi cantieri dirottando una parte di esso sul sito genovese».
«Qualunque altra scelta, come la cassa integrazione - ha continuato Manganaro - sarebbe un atto grave e difficilmente giustificabile soprattutto se si considera il portafoglio ordini record di 12 miliardi di euro, più volte ricordato dallo stesso Bono».
Fincantieri però smentisce pubblicamente la notizia della cancellazione: «Allo stato attuale la situazione rimane la stessa del 18 novembre scorso, quando annunciammo la decisione di Oceania Cruises di congelare la seconda parte della commessa in attesa di tempi migliori. Non necessariamente lo stop forzato porterà alla cancellazione dell’ordine». Tuttavia, all’interno della stessa Fincantieri non si escludono possibili evoluzioni dagli Usa già a stretto giro di posta, anche considerando l’attuale crisi economico-finanziaria.
Intanto, l’amministratore delegato Bono ha già invitato i lavoratori genovesi «a non commettere atti controproducenti», scioperando - come è invece previsto da Fiom-Cgil - domani e venerdì (tre ore per ogni turno di lavoro). Non solo Oceania, però, nei due giorni di serrata: Fiom mette sul piatto anche il mancato rinnovo del contratto integrativo aziendale. Fincantieri è però convinta che il 22 gennaio, a Roma, molti angoli della trattativa verranno smussati.
A differenza di Fiom, infatti, Fim-Cisl e Uilm, tendono la mano a Fincantieri, criticando la presa di posizione di Manganaro e compagni. «Lo sciopero è inutile - dice il segretario generale di Fim-Cisl Liguria, Tiziano Roncone -. Aspettiamo l’incontro del 22, in cui l’azienda dovrà scoprire le carte». Ancora più dura è la Uilm, che invita i lavoratori di Fincantieri a non aderire allo sciopero, stigmatizzando la «logica disfattista» della Fiom.
Che, peraltro, agita le acque anche a Riva Trigoso, dove il sindacato ha indetto un referendum contro la riorganizzazione del lavoro nell’area meccanica, sul quale Fincantieri, Fim e Uilm avevano invece trovato un accordo dopo nove mesi di trattative, nonostante l’abbandono del tavolo proprio da parte dei rappresentanti della Cgil. Il referendum, al quale ha partecipato l’82 per cento degli aventi diritto, ha avuto un risultato schiacciante a favore di Fiom: il 94 per cento dei lavoratori ha infatti detto «no» all’accordo.
(da Shippingonline)