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Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

lingoss ha detto:
conte_zio ha detto:
unochenavigaverament ha detto:
[...mi dispiace ma sono impedito con il computer vedo di rimediare... lo so che non sei stato te.... anzi gia' rimediato...a mali estremi estremi rimedi... sooooorrrrry :oops: :oops: :oops:..anzi avevo proprio scritto Paolo...vabbhe..va!!!


:mrgreen: :mrgreen: Speriamo che sei impedito solo al computer e non in plancia! :wink:

Fabio ti qouto al 100% :mrgreen: :wink: :mrgreen:

siete off topic..... :D :D :D :D :D :D
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Che classificazione devono avere le navi per poter effettuare il Passaggio a Nord-Ovest ? Mi riferisco alla classificazione dello scafo... scusatemi se uso termini magari inesatti, visto che parlo da profano... ma ricordo di aver letto qualcosa del tipo ice class C in relazione alle navi da crociera che si recano in Antartide.
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Italian Cruiser ha detto:
Che classificazione devono avere le navi per poter effettuare il Passaggio a Nord-Ovest ? Mi riferisco alla classificazione dello scafo... scusatemi se uso termini magari inesatti, visto che parlo da profano... ma ricordo di aver letto qualcosa del tipo ice class C in relazione alle navi da crociera che si recano in Antartide.

Devo fare delle ricerche, perche' non conosco la materia, pero' e legata all'assistenza o meno delle rompighiaccio.....devo vedere.
Comunque e' strettamente legato alla stagione in cui si naviga.....
Domanda complicatissssssima!!!
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Italian Cruiser ha detto:
Unochenaviga, non ho detto io queste cose, non ho competenze specifiche per fare un discorso di questo genere. Ti sei sbagliato a citare. Si tratta di un'affermazione di Rodolfo ! Io ho solo fornito l'elenco parziale delle navi che hanno compiuto il passaggio.

Infatti, io sapevo che il segnale Gps oltre i 75° gradi di latitudine, comincia a degradarsi fino a rendere quasi impossibile un uso sicuro dei dati forniti dallo strumento. Se poi ultimamente il sistema è stato migliorato, niente di meglio e aggiorniamo l'informazione.
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Italian Cruiser ha detto:
Che classificazione devono avere le navi per poter effettuare il Passaggio a Nord-Ovest ? Mi riferisco alla classificazione dello scafo... scusatemi se uso termini magari inesatti, visto che parlo da profano... ma ricordo di aver letto qualcosa del tipo ice class C in relazione alle navi da crociera che si recano in Antartide.

La classificazione è complessa dal punto di vista dell'anzianità della nave, perchè naturalmente deve sottostare a differenti requisiti. Per semplificare possiamo dire che tutte le navi costruite dopo il 2000 vengono classificate i quattro categorie, e cioè 1A Super, 1A, 1B e 1C. Queste classificazioni sono adottate dal RINA e da molti altri Registri Internazionali, primo fra tutti, come si può ben immaginare, da quello Finlandese.
Le classi assegnate dipendono da molti fattori o requisiti costruttivi/tecnici posseduti dalla nave. Tra i più importanti, la forma e i rinforzi della carena, la forma della prua, la protezione dei sistemi propulsivi e di governo a difesa dei ghiacci. Poi tutti i sistemi di pompaggio dei doppi fondi, delle zavorre, delle sentine delle prese a mare che, naturalmente, non devono ghiacciare. I sistemi isolanti degli alloggiamenti, le protezioni esterne all'equipaggio che deve operare all'aperto. Se la nave opera in ghiacci compatti o già frantumati, e quindi eventuale scorta di rompighiaccio.
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Rodolfo ha detto:
Italian Cruiser ha detto:
Che classificazione devono avere le navi per poter effettuare il Passaggio a Nord-Ovest ? Mi riferisco alla classificazione dello scafo... scusatemi se uso termini magari inesatti, visto che parlo da profano... ma ricordo di aver letto qualcosa del tipo ice class C in relazione alle navi da crociera che si recano in Antartide.

La classificazione è complessa dal punto di vista dell'anzianità della nave, perchè naturalmente deve sottostare a differenti requisiti. Per semplificare possiamo dire che tutte le navi costruite dopo il 2000 vengono classificate i quattro categorie, e cioè 1A Super, 1A, 1B e 1C. Queste classificazioni sono adottate dal RINA e da molti altri Registri Internazionali, primo fra tutti, come si può ben immaginare, da quello Finlandese.
Le classi assegnate dipendono da molti fattori o requisiti costruttivi/tecnici posseduti dalla nave. Tra i più importanti, la forma e i rinforzi della carena, la forma della prua, la protezione dei sistemi propulsivi e di governo a difesa dei ghiacci. Poi tutti i sistemi di pompaggio dei doppi fondi, delle zavorre, delle sentine delle prese a mare che, naturalmente, non devono ghiacciare. I sistemi isolanti degli alloggiamenti, le protezioni esterne all'equipaggio che deve operare all'aperto. Se la nave opera in ghiacci compatti o già frantumati, e quindi eventuale scorta di rompighiaccio.

Grazie mille per la spiegazione !!! :D
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Per ora le navi da crociera non sono interessate, ma gli orizzonti per nuove rotte si stanno allargando, così come si allargano le acque navigabili per il ritiro dei ghiacci.

02 marzo 2008
Gli armatori fanno rotta sull’Artico (da Il Secolo XIX)
Alberto Quarati

Non tutti piangono per il surriscaldamento globale. Anzi, sono in molti quelli che si sfregano le mani, aspettando che la calotta polare si sciolga e liberi il Mar Glaciale Artico, che sta diventando per le industrie del Ventunesimo secolo quello che fu il Far West per i pionieri del periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento. Una frontiera ricca, inesplorata e molto remunerativa. Lo sanno bene le compagnie petrolifere, che sognano di trivellare i giacimenti di petrolio e gas naturale oggi ancora imprigionati sotto fondali coperti dal ghiaccio. Ma anche armatori e cantieri navali stanno facendo i loro calcoli. Secondo l’agenzia Bloomberg, spostando le rotte settentrionali ancora più a nord, dove il pack si sta mano a mano sciogliendo, si possono ridurre mediamente i percorsi delle navi di 4.000 miglia, tagliare di 11 giorni il tempo della traversata, e soprattutto risparmiare in un anno 800mila dollari di carburante. Ad esempio, il trasporto delle granaglie tra Stati Uniti e Asia potrebbe essere più veloce del 30% rispetto ai tempi attuali.

Lo shipbroker inglese Clarksons ha calcolato che gli investimenti da parte delle compagnie in navi con scafo rinforzato, cioè progettate apposta per la navigazione in mezzo ai ghiacci, sono cresciuti dai 500 milioni di dollari del 1999 ai 2,5 miliardi attuali, con una prospettiva di crescita ulteriore del 10% entro il 2010. Dal 1992 ad oggi, la percentuale di navi tanker in grado di fare servizio nelle acque artiche è passata dal 3 al 10%. A dicembre, nei cantieri erano in ordine 152 navi di questo tipo, a fronte delle 352 unità oggi già operative. Intanto Mmc Norilsk, società che gestisce nell’estremo nord della Siberia la più grande miniera di nichel del mondo, ha deciso di farsi costruire una propria flotta privata, interamente costituita da cargo a scafo rinforzato. Si tratta di cinque unità, quattro attualmente in costruzione presso Aker Yards. La prima infatti è già in servizio, la consegna delle altre è prevista per la metà del 2009. Un investimento da 320 milioni di euro, considerato dalla società più economico rispetto al noleggio di navi normali, per le quali servirebbero anche delle rompighiaccio per aprire loro la strada. Del resto, la scommessa di Norilsk è tutt’altro che azzardata: negli ultimi 30 anni le temperature intorno al circolo polare artico sono cresciute oltre il doppio che nel resto del mondo, come da tempo avvisano le Nazioni Unite.

Gli effetti sono tangibili: secondo il National Snow and Ice Data Center, gestito dall’amministrazione Usa, nel 2007 la calotta polare ha raggiunto il suo minimo storico per dimensioni, con una superficie minore del 22% rispetto al precedente record negativo, registrato nel settembre del 2005. La flotta Norislk trasporterà in Europa nichel e rame partendo dalla penisola di Taimyr. Per ora, le coste della Siberia sono navigabili da giugno a settembre, ma secondo gli scienziati possono diventare il primo canale di navigazione trans-artico, da affrontare ovviamente con navi dotate di scafo rinforzato. Anche ConocoPhilips, terza industria americana nel settore dell’energia, ha chiesto al cantieri coreani Samsung Heavy Industries di progettare delle unità pensate proprio per la navigazione nel Mar Glaciale.
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Rodolfo ha detto:
Per ora le navi da crociera non sono interessate, ma gli orizzonti per nuove rotte si stanno allargando, così come si allargano le acque navigabili per il ritiro dei ghiacci.

Interessante..... leggevo recentemente che a causa dell'innalzamento della temperatura alla Svalbard le condizioni climatiche attuali corrispondono a quelle del nord della Norvegia di qualche decennio fa.

Più su delle Svalbard non c'è nulla, ma a questo punto si potrebbero creare nuove opportunità di visita per la parte settentrionale della Russia.

Le coste del Mar Bianco e la Karelia (fatti salvi gli scempi del periodo sovietico) dovrebbero essere un paradiso naturalistico

E anche la visità di città semisconosciute al turismo, come Arcangelo, dovrebbe essere decisamente interessante
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

A proposito di un argomento che avevamo discusso tempo fa; sembra, anche da questa notizia, che questo tratto di mare potrà diventare, in un imminente futuro, meta più ricorrente delle navi passeggeri .


Con il ritiro dei ghiacci l'U.S. Coast Guard intensifica l'attività nelle acque dell'Artico

In aumento i rischi per i marittimi e per gli ecosistemi

A partire da questo mese la Guardia Costiera statunitense, a causa della minore presenza di ghiacci e dell'intensificarsi del traffico marittimo nelle acque dell'Artico, ha esteso le attività di controllo nella regione. «Non c'è mai stata tanta acqua nell'Artico - ha detto l'ammiraglio Thad W. Allen, comandante dell'U.S. Coast Guard - e la Guardia Costiera è responsabile della sicurezza della regione». «Il cambiamento delle condizioni ambientali e le innovazioni tecnologiche - ha spiegato - stanno aumentando le attività nella regione artica. Il potenziale di accesso a rotte marittime più efficienti sta alimentando la domanda. La continua la crescita del commercio, del turismo e delle attività esplorative nell'Artico sta aumentando i rischi per i marittimi e per gli ecosistemi e richiede nel contempo un rafforzamento delle normative, delle capacità operative e delle convenzionali assunzioni di sovranità. L'U.S. Coast Guard deve essere in grado di proteggere gli interessi nazionali nelle regioni polari».

La Guardia Costiera ha assegnato al pattugliatore Hamilton la guida delle attività di controllo nell'Oceano Artico, nel Mare di Chukchi e nel Mare di Beaufort, acque dove effettuerà anche esercitazioni di ricerca e salvataggio nell'ambito delle iniziative della Coast Guard per migliorare le attività di assistenza e soccorso nelle regioni polari. «Dobbiamo essere efficienti nell'Artico come in qualsiasi altra area marittima di nostra competenza», ha detto il contrammiraglio Gene Brooks, comandante del 17° Distretto (Alaska) della Guardia Costiera. «Attualmente - ha sottolineato - le capacità messe in campo dalla Coast Guard nelle acque più settentrionali della nazione sono estremamente limitate».

(da Informare)
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Rodolfo ha detto:
A proposito di un argomento che avevamo discusso tempo fa; sembra, anche da questa notizia, che questo tratto di mare potrà diventare, in un imminente futuro, meta più ricorrente delle navi passeggeri .


Con il ritiro dei ghiacci l'U.S. Coast Guard intensifica l'attività nelle acque dell'Artico

In aumento i rischi per i marittimi e per gli ecosistemi

A partire da questo mese la Guardia Costiera statunitense, a causa della minore presenza di ghiacci e dell'intensificarsi del traffico marittimo nelle acque dell'Artico, ha esteso le attività di controllo nella regione. «Non c'è mai stata tanta acqua nell'Artico - ha detto l'ammiraglio Thad W. Allen, comandante dell'U.S. Coast Guard - e la Guardia Costiera è responsabile della sicurezza della regione». «Il cambiamento delle condizioni ambientali e le innovazioni tecnologiche - ha spiegato - stanno aumentando le attività nella regione artica. Il potenziale di accesso a rotte marittime più efficienti sta alimentando la domanda. La continua la crescita del commercio, del turismo e delle attività esplorative nell'Artico sta aumentando i rischi per i marittimi e per gli ecosistemi e richiede nel contempo un rafforzamento delle normative, delle capacità operative e delle convenzionali assunzioni di sovranità. L'U.S. Coast Guard deve essere in grado di proteggere gli interessi nazionali nelle regioni polari».

La Guardia Costiera ha assegnato al pattugliatore Hamilton la guida delle attività di controllo nell'Oceano Artico, nel Mare di Chukchi e nel Mare di Beaufort, acque dove effettuerà anche esercitazioni di ricerca e salvataggio nell'ambito delle iniziative della Coast Guard per migliorare le attività di assistenza e soccorso nelle regioni polari. «Dobbiamo essere efficienti nell'Artico come in qualsiasi altra area marittima di nostra competenza», ha detto il contrammiraglio Gene Brooks, comandante del 17° Distretto (Alaska) della Guardia Costiera. «Attualmente - ha sottolineato - le capacità messe in campo dalla Coast Guard nelle acque più settentrionali della nazione sono estremamente limitate».

(da Informare)

Tutto molto bello.... e molto favorevole in prospettiva, ma a me non quadrano alcune nozioni base di geopolitica.

Considerato che gli USA in quell'area hanno solo l'Alaska e l'80% della rotta passa per il Canada...quali sarebbero gli "interessi nazionali"?

Per fare un esempio, è come se i francesi perchè hanno la Corsica, cominciassero a dire che per "interessi nazionali" devono intensificare la loro presenza e controllo in tutto il Tirreno... :?:
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Un'altra notizia che riguarda l'argomento in questione:

POLO NORD SI PUO' CIRCUMNAVIGARE
(Di Roberto Caracciolo)

BERLINO - Il Polo Nord si può circumnavigare: per la prima volta nella storia dell'uomo, i ghiacci che coprivano i passaggi a Nordest e Nordovest si sono sciolti in modo simultaneo, creando così nuove importanti rotte per i trasporti marittimi mondiali. La notizia arriva da un team di ricercatori dell'Università tedesca di Brema (Nord), ma affinché le navi possano utilizzare senza alcun pericolo questi percorsi si dovrà aspettare ancora qualche tempo. Intanto, nuove immagini satellitari analizzate dai ricercatori tedeschi non lasciano ombra di dubbio: mai negli ultimi 125 mila anni, il fenomeno dello scioglimento dei ghiacci alle estremità orientale e occidentale del Polo Nord si era verificato contemporaneamente.

Christian Melsheimer, dell'Università di Brema, ha confermato la scoperta al sito Internet del settimanale tedesco Der Spiegel e Mark Serreze, del Centro nazionale di statistica sulla neve e il ghiaccio di Boulder (Colorado), ha detto alla stessa testata: "Da quanto mi risulta è la prima volta che i due passaggi sono navigabili". Nel 2005 si era aperto il passaggio a Nordest, mentre quello a Nordovest continuava a rimanere bloccato. Poi, nel 2007, si era formata una lingua di ghiaccio a Nordest, di fatto chiudendo di nuovo la rotta russa. Gli scienziati di Brema hanno scoperto che nei giorni scorsi si sono sciolti i ghiacci della rotta a Nordovest, che va dal Nord dell'isola di Baffin fino al mare di Beaufort a Sud dell' isola di Vittoria. Poco dopo, si è riaperto completamente anche il passaggio a Nordest, in quanto si è sciolta la lingua di ghiaccio che si estendeva lungo la Russia attraverso il mare Laptev della Siberia.

E le compagnie di trasporti marittimi sono già impazienti. Il Gruppo Belua, di Brema, sta pensando di inviare una nave attraverso il passaggio a Nordest, una rotta notevolmente più corta rispetto al normale viaggio attraverso il Canale di Suez. Basti pensare che da Amburgo fino al porto giapponese di Yokohama, il viaggio attraverso questo passaggio è di sole 7.400 miglia nautiche, appena il 40% rispetto alle 11.500 miglia nautiche del Canale di Suez. Ma difficilmente questa rotta verrà aperta al commercio in tempi brevi. Le autorità russe, infatti, non hanno ancora dato i necessari permessi alle compagnie e, secondo alcuni esperti, le compagnie assicurative vorranno conferme ufficiali prima di dare il via libera. Intanto, gli scienziati saranno costretti a rivedere le loro previsioni. Fino a oggi, si pensava che la calotta polare artica sarebbe scomparsa nel 2070. Ma già molti prevedono che, a causa del riscaldamento del pianeta, questo succederà entro il 2030. E già un ricercatore della Naval Postgraduate School di Monterey (California), Wieslaw Maslowski, ritiene che tra metà luglio e metà settembre non ci sarà più ghiaccio dal 2013.

No capisco come siano arrivati al calcolo esposto sul risparmio di percorso in miglia nautiche.


Da Notiziario ANSA
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Si direbbe che già quest'estate qualcuno l'ha fatto...

http://www.repubblica.it/2008/09/sezion ... ref=hpspr1

Ritorno dalla terra del grande nulla 1.300 chilometri su un turboelica
dal nostro inviato PAOLO RUMIZ

GJOA HAVE (Passaggio a Nordovest, Canada) - Nient'altro che rocce, neve e vento, sparsi su un mare grigio e senza misura. Un arcipelago grande come mezza Europa, piatto come un obitorio, graffiato dall'artiglio di ghiacciai scomparsi, inciso per centinaia di chilometri da indecifrabili striature che la neve riempie tessendo bianche ragnatele. Traiettorie simili a stelle filanti, come se la terra portasse incisi antichi segni celesti. Ecco il labirinto dove è caduto l'ultimo sigillo, l'ultimo segreto del Passaggio a Nordovest.
Qui, nella baia davanti al villaggio di Gjoa Haven nella King William Island, esattamente 105 anni fa, a metà settembre, gli Inuit cacciatori di orsi videro attraccare gli uomini che avevano trovato la strada giusta. I primi stranieri dopo i vichinghi. Roald Amundsen con la sua barca di pochi metri e sei uomini d'equipaggio. Ed è qui, nell'altro Capo Horn, nel luogo cercato inutilmente per secoli e che ha tolto il sonno a Giovanni e Sabastiano Caboto, Henry Hudson, Edward Parry e altri, che si chiude la nostra esplorazione attorno al Polo, circumnavigabile per la prima volta dopo centomila anni.

Nel varco di Bering tra Asia e Americhe abbiamo visto il passaggio a Nordest e quello a Nordovest confluire una tempesta di correnti come cento Mississippi. Sulla costa Nord dei balenieri alascani ci siamo affacciati sulla finestra più impressionante che il nuovo clima ha aperto nella banchisa, una fuga dei ghiacci di trecento miglia verso Settentrione. Ora, dopo gli stretti e il mare aperto, tocchiamo il fondo del labirinto.
L'Artico è peggio del Sahara, dà una più terribile rappresentazione del nulla, specie in questa stagione in cui muoiono la luce e i colori. Dopo le prime deboli nevicate sui licheni, le isole, in controluce, paiono macchie iridescenti di nafta in un mare traslucido come zinco, increspato qua e là da zampate di vento.

La terraferma è un puro miraggio, non ha più consistenza dell'ombra di una nuvola sul mare. L'occhio
non ha niente cui aggrapparsi, e vano sarebbe cercare promontori e falesie come in Bretagna, Irlanda e Scandinavia. La Terra è un ammasso di brandelli stinti, pezzi di biancheria a mollo nella candeggina.

Il nulla comincia molto lontano, nei territori canadesi
del Nordovest, con l'aereo che sorvola un arcipelago di graniti neri affioranti, laghi e foreste, immerso nella pioggia e nella foschia come in un fondale marino. È un cargo con una sezione passeggeri di appena sedici poltrone, così spartano che per fare la pipì in volo i piloti devono attraversare il vano bagagli e raggiungere
la coda del velivolo attraverso una porticina che li obbliga a mettersi quasi carponi.

Il turboelica s'infila in un sandwich tra due strati di nubi; dal finestrino ne seguo la posizione in basso, attraverso l'ombra iridescente appoggiata sul dorso della bambagia. Siamo in nove passeggeri per un viaggio di milletrecento chilometri, come da Milano a Tunisi, e con sotto il niente. Non un paese, non una montagna, non una strada. Lo stato del Nunavut è così, non riesci a prenderne le misure. Contiene
due fusi orari, va dai confini dell'Alaska alle porte dell'Atlantico dove si forma la corrente del Labrador, e quando arriva il gelo le sue isole diventano un'unica,
compatta distesa continentale.

Faccio conoscenza con i primi indigeni; sono una via di mezzo tra il cinese e il pellerossa. Una giovane allatta il suo cucciolo sul sedile accanto e parla così piano che
devo avvicinarmi in modo imbarazzante per capire. Agli Inuit devi parlare a bassa voce, se no si spaventano. Chiedo al comandante Bobby Smith cosa significa volare con questi trabiccoli negli spazi artici. "La stagione peggiore è questa. Arrivano tempeste improvvise, le previsioni sono difficili. Si vola bene o in piena estate o nel cuore dell'inverno".

Atterriamo con vento laterale, l'aereo balla, le rocce di Gjoa Haven sono incrostate qua e là di neve fresca. L'aeroporto è una casetta sollevata da terra su zampette di legno, come uno scarabeo, gli addetti al rifornimento dell'aereo aspettano piegati nelle raffiche, intabarrati in tute pesanti. Le antenne paraboliche
puntano verso il basso, segno che siamo molto in alto sul Pianeta Terra. Il paese è a un chilometro appena, ma nessuno fa volentieri la strada a piedi per via degli orsi bianchi. Tempo fa, su una strada simile delle Isole Svalbard una donna che s'era messa a camminare verso l'aeroporto non è mai arrivata a destinazione.

Mi avvertono subito: qui non si muore, si scompare. Un mese fa due canoisti sono partiti verso il Passaggio a Nordovest e non sono mai tornati. "Avevamo detto state attenti - racconta una giovane di nome Catherine qui in trasferta da otto mesi - gli orsi sono affamati per via del ghiaccio che si ritira, ma loro hanno risposto che gli orsi non si sarebbero curati di loro". Invece l'orso affamato va dove vuole, non per niente lo chiamano Pitsulertaq, che vuol dire "il grande viaggiatore". Orsi americani continuano a passare lo Stretto di Bering su pezzi di ghiaccio, ignorando correnti e cortine di ferro.

Il paese, duemila anime, è un accampamento di prefabbricati con in mezzo una casermetta con mensa, l'albergo Amundsen, dove trovo posto accanto alla lavanderia. Niente internet, niente "room service", ed è meglio così. Meglio non avere filtri tra te e il Polo che scivola verso la notte.

Scendo verso il mare, per poco non inciampo su un cane appiattito nella brughiera. Un micidiale cane da slitta, occhi azzurri e mascelle come tenaglie. Prendo una paura bestia, ma lui è legato e scodinzola. Sento abbaiare intorno, mi accorgo che il paese è circondato di cani legati nella brughiera. Decine di cani. Non hanno ripari, e così ognuno s'è scavato un buco per ripararsi dal freddo. I cani del Polo hanno un rapporto simbiotico con l'uomo, anche se è uno sconosciuto. Si aspettano cibo e una carezza, si mettono subito a pancia all'aria.

Un bambino esce di casa, spara in aria con un fucile-giocattolo, viene a chiedere come mi chiamo e mi porge una palla di neve perché la lanci lontano. I bambini Inuit sono tra i più felici del Pianeta. Sempre liberi, senza regole. A metterli in riga basta una natura feroce.

Il vento porta suono di tamburi, nella sala-riunioni c'è una festa per l'arrivo di una piccola nave russa, la "Akademik Loffe", che vedo alla fonda un po' fuori dalla baia. C'è mezzo paese, l'arrivo di una nave qui è sempre un evento. Due Inuit picchiano su una pelle di fegato di foca, tirata su un cerchio di legno. Il suono è cupo, il canto che l'accompagna ricorda le nenie dei pellirosse del Nord. È lì che apprendo il bollettino dello sfacelo.

Cinquecento chilometri a Nord, un pezzo di ghiaccio grande come Manhattan si è staccato dall'isola di Ellesmere e naviga in rotta di collisione con altre isole. Una fetta del ghiacciaio Markham è letteralmente sparita in mare, in pochi giorni, senza lasciare traccia. Il Serson ha "varato" nell'Artico un'isola di 47 miglia quadrate. Lo stesso con il Ward Hunt, uno dei più grandi della Terra, che ha consegnato al mare un'altra gigantesca zattera bianca e s'è talmente fessurato che ci si aspetta una sua rapida disintegrazione. Paradossale: proprio ciò che ha aperto la strada del Polo rende pericolosa la navigazione.

All'inizio trovo solo conferme. Peter Irniq, l'anziano più autorevole di Gjoa Haven ripete quanto ha già riferito al governo di Ottawa. "In nessun altro posto al mondo il riscaldamento globale ha picchiato così duro... Gli Inuit sono una delle ultime culture di caccia della Terra e le loro abitudini sono sconvolte. Temporali in pieno inverno, buriane in estate e ghiaccio che gela sempre più tardi". Jerry Arqviq: "In passato nessuno mai veniva colto di sorpresa dal tempo. Oggi quando vado a caccia sono obbligato a portarmi scorte di cibo e carburante, perché non si sa mai. I nostri vecchi uscivano in mare aperto perché c'erano periodi lunghi di tempo stabile. Oggi nulla è garantito".

Trovo anziani che discutono animatamente, ma a voce così bassa che sembrano comparse di un film muto. Parla con i vecchi, mi ha detto Ararad Katchikian, un formidabile armeno che allena cani da slitta sulle Alpi e conosce l'Artico come pochi. I vecchi hanno la memoria, gli scienziati no. "Per questo puoi avere sorprese", mi ha avvertito. Sì, perché alla faccia dell'effetto serra, qui d'inverno arriva ancora un mare
di neve, con temperature anche di meno sessanta nello Yukon. E poi in Islanda, in Patagonia, in California e nel Sud dell'Alaska ci sono ghiacciai che crescono, ma nessuno ne parla.

Difatti la sorpresa arriva. C'è un vecchio che è una foresta di rughe, può avere anche novant'anni e scatarra come un minatore con la silicosi. Si presenta come Harry, dice: "My grandfather of grandfather of grandfather...", il nonno del nonno del nonno..., e sembra che scavi a mani nude per cercare qualcosa nel profondo del tempo. "I miei antenati hanno visto estati calde come questa, con gli orsi che non avevano da mangiare... Qallunaag... è arrivato in una stagione come questa, perché il Grande Passaggio era diventato navigabile...".

Qallunaag? Qui vuol dire "lo straniero", ma prima, tanto tempo fa, voleva dire il vichingo, l'uomo barbuto che sbarcò dai drakkar dopo aver toccato la Groenlandia. Qallunaag: letteralmente "l'uomo dalle folte sopracciglia", quale in effetti era l'abitante dei fiordi scandinavi giunto con le lunghe navi. Me l'ha spiegato Gabriella Mossa, una che ha speso la vita a studiare i popoli del Nord. Ma allora, forse, al tempo dei vichinghi faceva già così caldo... e chissà, forse il Polo è già stato circumnavigabile... Ma Qallunaag se
n'è dimenticato, l'uomo bianco ha la memoria corta.

Ma ora anche i giovani Inuit perdono la memoria, mangiano salsicce e ketchup. La spesa a chilometro zero è finita, e pochi vanno a caccia con le regole antiche. "No understand, no good killing baluga kid", dice Foresta di rughe, "non capiscono che non è giusto ammazzare cuccioli di baluga perché la popolazione potrebbe estinguersi". Il vecchio sente i pericoli che circondano il suo mondo millenario. Su un muro c'è un disegno di bambini sul tema: "cosa rende sani". Sono elencate cose come amore, sport, salute, musica, luce elettrica, ma la prerogativa più importante è scritta a caratteri cubitali: "No alcohol".

Scopro che a Gjoa Haven l'alcol ha fatto danni tali che è stato proibito. Il paese è "Alcohol free". Niente vino e birra nemmeno in albergo. Cena monacale alle cinque e mezza, menù uguale per tutti. Sul piatto niente caribù o carne frollita di foca, ma pollo, riso e verdure. Mangio fra i soliti rocciosi tatuati, lavoratori e tecnici in missione, accanto a un quadro con la faccia di Amundsen, unico umano tra effigi di lupi e orsi.

Corey Dimitrik, operaio di Cambridge Bay di discendenza russa, racconta che nel Passaggio a Nordovest arrivano tutti gli originali, solitari o in coppia, a piedi, in kayak, e fanno distanze pazzesche. Apprendo che due mesi fa è passata per Gjoa Haven la prima nave da crociera, tedesca, e che le petroliere, visto il clima che si riscalda, si preparano a passare in Atlantico col greggio dell'Artico. Scenari inconcepibili solo un anno fa. Intanto la Tv trasmette la partita di rugby Toronto-Winnipeg e fuori ricomincia a nevicare.

Annotta. Per strada giovani locali urlano come lupi, fanno sgommare le moto a quattro ruote. Rispondono con rabbia all'inverno che viene e c'è da capirli. La sera, senza un grappino, è come se una pietra tombale ti allungasse sopra un cono d'ombra. Provo lo stesso orrore di uno che è spinto sull'orlo di un burrone, e capisco che in posti così possa venire la tentazione di abbandonarsi fra le braccia di un gelo anestetico per sparire in silenzio.

Visto da qui, a quest'ora e in questa stagione, il riscaldamento climatico pare l'idea scema di scienziati sedentari. Mi chiedo: ma stiamo davvero andando verso il Grande Caldo? E se non è più il Grande Freddo di una volta, allora che cos'è stato l'inverno in passato nelle terre polari? E se tornasse di nuovo il freddo? Michele Rebesco, un ricercatore dell'Osservatorio geofisico di Trieste appena rientrato dalle Svalbard, mi
ha spiegato che, se i ghiacci continuano a sciogliersi, l'acqua del Polo perderà molta della sua salinità, rallentando l'afflusso delle correnti oceaniche e facendo
precipitare nel gelo il Nordeuropa. Pare che tre milioni di anni fa una grande glaciazione sia iniziata proprio in un momento simile al nostro, segnato da un'atmosfera
satura di CO2.

Telefono a una barca a vela italiana che so appena uscita dalle terre del Labrador dopo una crociera di tre mesi e chiedo che tempo fa da quelle parti. Risponde lo
skipper Alfredo Giacon dal porto di Boston. "Fino a una settimana fa abbiamo avuto solo freddo e burrasche. Non c'è stata quasi estate... Il ponte in tek ha perso il
solito colore giallo ed è diventato verde di muschio. Ci sono state mattine in cui non abbiamo potuto mettere il naso fuori... Devo dire che sono sempre meno ottimista sulla possibilità di navigare a queste latitudini".

A notte, sotto il piumino, mi torna il mente una canzone: il Lamento di lady Franklin, la moglie del capitano che qui, a metà Ottocento, sparì nel nulla con due grandi velieri e i loro equipaggi, mentre cercava il Passaggio a Nordovest. "In Baffin's Bay where the whale fish blow...", nella Baia di Baffin dove la balena soffia / nessuno può conoscere il destino di Franklin / il destino di Franklin nessuna lingua lo può raccontare / Lord Franklin dimora tra i suoi marinai". Il vento miagola nelle fessure della finestra, chissà se l'aereo potrà partire l'indomani. Ma poco importa. Sto già pensando a lei, la bianca regina che viene.

(16 settembre 2008)
 
Re: Passaggio a Nord-Ovest: futura rotta crocieristica?

Ciao a tutti

Dopo una serie di estati calde...ecco che quest'anno il Passaggio a Nord Ovest non si è aperto...

Il "Passaggio a Nord Ovest" è chiuso dal Ghiaccio

http://meteogiornale.it/news/read.php?id=20661

Marco Rossi: 05-08-2009 ore 13:58

Negli anni 2007 e 2008 il celeberrimo "Passaggio a Nord Ovest" era tranquillamente navigabile nell'ultima settimana di Luglio.

Il Passaggio a Nord Ovest è una rotta che passa dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico, transitando attraverso le acque che circondano l'Arcipelago Artico canadese.

Questa rotta è anche al centro di una disputa internazionale sulla territorialità di tali acque, che sono strategicamente di grande importanza.

Le navi, infatti, potrebbero passare tra i due Oceani risparmiando quasi 4000 chilometri di viaggio (l'unico passaggio attualmente possibile è infatti quello del Canale di Panama, nell'America centrale), con enormi risparmi di carburante e di tempi di percorrenza.

Un tempo tale canale era impercorribile, a causa dello spessore e dell'estensione dei ghiacci polari che coprivano questo tratto di mare anche in Estate.

A partire dal 2000, grazie all'assottigliamento della banchisa, alcune navi iniziarono l'attraversamento.

Ma fu negli anni 2007 e 2008 che il ghiaccio raggiunse la sua minima estensione, su queste zone, e l'anno passato, con il "Passaggio a Nord Ovest" completamente libero, un numero record di navi attraversò questo braccio di mare che circonda le Isole Artiche Canadesi.

Tuttavia, quest'Estate è differente, il Servizio Glaciologico Canadese ha infatti individuato numerose zone di ghiaccio e neve invernali che non si sono sciolte completamente, mentre anche il ghiaccio vecchio è più spesso del normale, e questo crea condizioni difficili per la navigazione al contrario delle due annate precedenti.

In particolare nella zona del Golfo di Amudsen il ghiaccio si era consolidato lo scorso inverno, cosa che non aveva fatto nei due inverni precedenti, e questo ha incrementato la presenza di ghiaccio estivo nella zona.

Anche la zona attorno alle Isole di Prince Walles, presenta una maggiore concentrazione di ghiaccio di notevole spessore, e questo impedisce virtualmente a qualsiasi nave di attraversare le zone dell'Arcipelago Canadese.

Nel frattempo, il US Snow and Ice National Service, prevede una stagione 2009 al livello delle due precedenti, come estensione di ghiaccio polare marino, forse non al punto del 2007, che ebbe un'estensione minima, in Settembre, di 4,13 milioni di Kmq, ma vicina a quella del 2008, che raggiunse i 4,52 milioni di Kmq.

L'estensione attuale è pari a 4,791 milioni di kmq, più o meno siamo agli stessi livelli dell'Agosto 2005, in netto vantaggio sull'anno record del 2007, ma bisogna ricordare che il minimo lo si raggiunge tra circa un mese.


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Marco Rossi
 
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