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Passeggiando tra Biella e dintorni.

Elide

Well-known member
Questo breve soggiorno nella mia provincia di nascita avviene dopo 2 anni di pandemia e il desiderio di trascorrere qualche giorno ritrovando luoghi e persone care.

Purtroppo, il periodo troppo caldo e i contagi covid in aumento hanno limitato spostamenti e contatti.

Il Biellese, territorio ai piedi delle alpi, circondato dai monti, è solitamente fresco, ventilato e spesso piovoso, un clima e una vegetazione che ricorda le campagne inglesi.

Ricco d’acqua, di torrenti e cascate, in tempi passati era considerato la Manchester d’Italia. In comune con la città inglese ha vissuto tra fine del 1800 e fino agli anni ’70, un glorioso periodo industriale nel settore tessile.

Tracce di questo felice e produttivo periodo si possono trovare presso “la fabbrica della Ruota”. Un edificio recuperato dopo un periodo di abbandono, nel 1984 quando venne allestita una mostra intitolata “Archeologia Industriale in Valsessera e Vallestrona“. L’iniziativa coinvolse un consistente numero di persone e suscitò un vivace interesse nel Biellese attorno al tema dell’archeologia industriale.

Un’altra attività produttiva locale è il riso.

Le risaie Biellesi insieme a quelle di Vercelli tra la fine del 1800 e primi 1900 hanno richiesto una particolare immigrazione (le mondine).

Quando ero piccola ne ho sentito parlare, dagli uomini che ricordavano le estati trascorse alla ricerca della “conquista” e delle serate di festa nei luoghi da ballo nei pressi delle “cascine” e da alcune conoscenti che nella stagione della raccolta si recavano (a piedi) dai comuni di Biella e dintorni fino alle risaie che si trovavano nella pianura a sud della città verso i confini con la provincia di Vercelli.

Nel comune dove ho abitato, Vigliano Biellese, si trovava un convitto gestito dalle suore che ospitavano lavoratrici immigrate da varie località d’Italia e che lavoravano come stagionali nelle risaie oppure stabilmente presso le fabbriche tessili locali.

Nel comune dove abito ora nella provincia di Treviso, ho conosciuto negli anni passati persone che ricordavano, con nostalgia, di aver vissuto presso il convitto e lavorato nelle fabbriche tessili vicine.

La coltivazione del riso, mantenuta negli anni, assume oggi caratteristiche di qualità e una produzione di nicchia, particolarmente apprezzate dalla cucina locale o presente nei menù più ricercati.

In particolare, dalla zona della Baraggia (limitrofa ad alcune risaie), prende il nome un tipo di riso molto apprezzato ed a produzione limitata, DOP.

La Baraggia è un’area protetta nata come riserva naturale di caccia, utilizzata anche dall’esercito come zona militare e per esercitazioni, presenti anche in questi giorni e descritte dallo zio che abita a Candelo, come una situazione di forte rumori di spari, come di guerra, ad orari prestabiliti e comunicati alla popolazione. Ricordo anch’io gli spari ma dal comune dove abitavo per fortuna si sentivano più attenuati.

A Candelo si trova il Ricetto, purtroppo nel giorno in cui ci trovavamo in zona, il clima era troppo caldo e in questa occasione non ci siamo andati, ma è parte delle nostre passeggiate preferite.

Il Ricetto è una fortificazione di epoca medioevale costruito ed utilizzato per il ricovero e la conservazione di alimenti e vino prodotti nella campagna limitrofa.

La narrazione popolare racconta che ci sia un tunnel sotterraneo che collega il Ricetto ad un castello posto su di un’altura vicina e oltre alla funzione di conservare le riserve alimentari, in caso di assedio permetteva di raggiungere in sicurezza le scorte depositate.

Il complesso è molto ben conservato, in epoca moderna è stato utilizzato dagli abitanti del comune di Candelo come cantina e magazzini. Oggi sono diventati anche locali privati adibiti a tavernette, aperte in occasioni di feste, cene private e ritrovi con amici.

Sono visitabili le aree esterne, sempre aperte, che si snodano tra le mura attraverso percorsi dai quali si può godere di una vista sulla valle e sulla campagna circostante.

Da Candelo si può vedere la Baraggia, la si distingue per la sua forma particolare, simile ad una collina che si allunga con una estensione orizzontale.

Si tratta di un’area protetta che comprende un territorio situato ai piedi della morena pleistocenica della Serra.

In quest’area attraversata dal torrente Elvo, si trova un giacimento aurifero in località “La Bessa” che

ha destato molto interesse in epoche lontane, documentate presso “Il museo del territorio” di Biella,

ed ha vissuto periodi di grande richiamo per la ricerca dell’”oro”.

Tutto questo appartiene ai miei ricordi perché anche persone a me vicine, per parentela o conoscenza, hanno sentito il richiamo della “corsa all’oro” e un po’ per scherzo e un po’ per hobby, c’è stato un periodo attorno agli anni 1970/80 dove molte persone hanno dedicato il loro tempo libero alla ricerca della “fortuna”.

Ovviamente, verificato che l’oro c’era ma consisteva in micro-pagliuzze insignificanti, si è conservato un interesse solo di tipo amatoriale.

L’acqua del territorio è da sempre riconosciuta come una grande risorsa.

Le sorgenti nascono nel Monte Rosa e tutt’ora sono considerate le acque più leggere d’Europa, la fonte Lauretana si trova in queste valli.

Negli anni di fine ‘800 sono sorti alcuni centri termali. In località Graglia e Oropa si possono ancora scorgere edifici abbandonati, in aree verdi e parzialmente nascosti dai terreni incolti che rivelano tramite i decori sulle facciate, un loro periodo glorioso.

Il gusto unico dei prodotti locali come i “grissini” rustici e la pasticceria, soprattutto i biscotti, sono il risultato del clima e dell’acqua, trasmettono un sapore particolare che viene dalle produzioni della zona (burro, armelline, riso e mais).

Il riso della Baraggia e i biscotti “Cervo” sono quello che di solito mi porto a casa per assaporare ancora un po’ i gusti, i sapori e l’atmosfera biellese.

Il Cervo, da cui prende nome una antica fabbrica di biscotti, è il torrente che attraversa la città e il suo territorio e che negli anni dell’industrializzazione ne ha determinato lo sviluppo.

Agli inizi del XIX secolo, imprenditori biellesi intuirono la similitudine del territorio con il territorio inglese, ricco di torrenti idonei per la produzione di energia idroelettrica e necessari per i “lavaggi” della lana.

In quel periodo era esplosa in Inghilterra l’industrializzazione, favorita dalla modernizzazione dei processi lavorativi.

Dagli scambi con l’Inghilterra gli imprenditori locali seppero avviare una produzione di tessuti principalmente derivati dalla lana ma anche lavorazioni di cotone e lino, di altissima qualità e ricercati nel mondo ancora oggi.

Marchi come Loro Piana, Ermenegildo Zegna, Cerutti, sono noti a tutti anche perché hanno vestito personaggi conosciuti a livello mondiale.

Attraversando il territorio biellese si possono riconoscere molti edifici ora abbandonati o qualche volta convertiti ad un nuovo utilizzo che raccontano di un passato ricco di fabbriche e con un’economia florida che dagli anni ’70 ha vissuto una grande crisi ed involuzione.

Il territorio ha in sé anche un grande potenziale culturale, turistico e ambientale non ancora valorizzato che al momento non trova voce al di là dei propri confini, rendendolo al contempo incontaminato dal richiamo di un turismo di massa.

Passeggiando per Biella centro possiamo riconoscere negli edifici, tracce di epoche romane, medioevali e rinascimentali.

La principale via che attraversa la città è via Italia.

Via Italia costituisce l'asse centrale della città di Biella. Sede di numerosi edifici storici che accolgono negozi e locali rappresenta il cuore del centro cittadino.



Risalendo verso nord questa via animata dai caffè, dalle pasticcerie storiche e abbellita dalle facciate dei numerosi palazzi ottocenteschi che si alternano a portici e a piccole piazze,

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si incontra sulla sinistra via S. Filippo, dove sorge l'omonima chiesa settecentesca.

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Con una breve deviazione, continuando lungo via Italia fino a piazza S. Giovanni Bosco, nel rione Riva si può visitare la chiesa di San Cassiano, costruita all'inizio del '600 su un edificio più antico.
 
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Via Italia è il percorso ideale anche per chi è alla ricerca di boutique e negozi per lo shopping di abbigliamento, calzature, accessori, così come rappresenta il luogo ideale per una piacevole pausa in uno dei caratteristici caffè della via.”


Lungo la via Italia troviamo il Battistero di San Giovanni Battista esempio di arte romanica piemontese.

Dietro al Battistero si trova il Duomo, Cattedrale di San Sebastiano e presso il chiostro omonimo, poco lontano, c’è “Il museo del Territorio”.

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https://www.museodelterritorio.biella.it/
 
Il quartiere storico “Biella Piazzo” si trova su un’altura sopra la città “Biella Piano” , dal carattere medioevale ed è per noi una passeggiata imperdibile.

Lo raggiungiamo utilizzando la vecchia funicolare, solo negli ultimi anni rimodernata e utilizzabile gratuitamente.

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Piazza della Cisterna



La piazza, sede dell’antico mercato rionale, rappresenta il cuore del Piazzo; su di essa si affacciano il palazzo dei principi Dal Pozzo della Cisterna e, sul lato opposto, il Palazzo Comunale, sede del Comune di Biella dal XIII al XIX secolo.
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Antica sede del Palazzo del Comune in Piazza Cisterna a Biella Piazzo. Fu sede del Comune di Biella fino al 1848.



Qui si trova anche Casa Teccio, caratteristica abitazione con archi decorati in cotto. La piazza Cisterna è circondata dai caratteristici portici medioevali, costruiti a moduli di due campate con capitelli in pietra e decorazioni a fasce in cotto. Adiacente al Corso del Piazzo, che parte dal lato sud di Piazza Cisterna, si trova il Vicolo del Bellone, che terminava un tempo con l’omonima Porta. Era questo l’isolato dove abitavano gli ebrei; uno degli edifici ospita ancora oggi la Sinagoga.

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…Casa Teccio…

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…..Due storiche strade ai lati del borgo e nella zona centrale sono percorribili in auto,….
 
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…ci sono poi alcune vie chiamate “coste”, da percorrere solo a piedi e che scendono verso il centro città….



Al “Piazzo” dopo una breve passeggiata, ci rechiamo in un ristorante diventato per noi un appuntamento fisso grazie alle proposte in menù di piatti tradizionali del Biellese.



Riporto un passaggio che aiuta a comprendere questo luogo ricco di storia.

“Arroccato sulla collina a ovest della città, il borgo medievale del Piazzo fu fondato nel 1160 dal vescovo di Vercelli Uguccione, con l'intento di edificare una residenza sicura per riparare da Vercelli quando le forze ghibelline la rendevano poco tranquilla. A seguito delle concessioni di privilegi, il Piazzo si popolò rapidamente, diventando il centro dei commerci e dell'evoluzione culturale e amministrativa della città. Nel corso dei secoli successivi al Piazzo fiorirono le dimore delle grandi dinastie nobiliari biellesi: Palazzo Scaglia, Palazzo dei principi Dal Pozzo dalla Cisterna, Palazzo Gromo di Ternengo, Palazzo Lamarmora, Palazzo Ferrero, Palazzo Gromo Losa di Prarolo.



Oggi il borgo medievale di Biella Piazzo si raggiunge da Biella Piano con una panoramica funicolare ottocentesca. L'impianto urbanistico medievale, con i bassi portici e le strade strette e acciottolate, e l'estensione dell'abitato sul filo della collina, sono ancora intatti grazie anche al progressivo spostamento del centro amministrativo al Piano nel XVII secolo. Suggestiva la passeggiata lungo i vicoli lastricati, tra le case medievali decorate in cotto e le antiche dimore signorili. La centrale piazza Cisterna, cuore del borgo, è vivace e frequentata specialmente in estate grazie ai caratteristici ristoranti e locali ospitati sotto i portici. Sul lato sud della piazza si apre una piazzetta più raccolta, su cui si affacciano la duecentesca Chiesa di San Giacomo e il Palazzo Gromo di Ternengo.

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….al centro dell’immagine si può riconoscere il Santuario di Oropa.

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Biella Piazzo è ricca di punti panoramici: ci si può affacciare dal ponte di Via Avogadro, dai giardini pubblici De Genova e da quelli di Palazzo Ferrero per ammirare la città, da Piazza Cucco per uno scorcio verso le colline circostanti, tra cui il Parco della Burcina, riconoscibile a maggio grazie alla coloratissima fioritura della valle dei rododendri.”

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…Ritorniamo al “Piano”… utilizzando nuovamente la funicolare che regala una nuova prospettiva della città.

…continua…..

 
Che magnifica sorpresa Elide! Ti seguo molto volentieri. Spesso mi trovo a passare vicino a queste zone ma non ho mai potuto approfondire ora ne ho occasione grazie al tuo prezioso contributo!
 
Grazie Oriana, ... invogliare a conoscere i luoghi, anche meno noti, credo sia motivo per condividere esperienze e punti di vista delle località che conosciamo o incontriamo anche per poco tempo.
In questa occasione spero di riuscire a trasmettere un qualche interesse anche per questi luoghi poco conosciuti.

Proseguo.....
 
Nei pochi giorni trascorsi a Biella, ci siamo recati ovviamente ad Oropa, anche questo è un appuntamento fisso.
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Da biellesi, recarsi ad Oropa è una consuetudine frequente, legata ad una antica tradizione che dedica ogni fine settimana a rotazione, tra la primavera e l’estate, ad una parrocchia della provincia.

Era e rimane quindi un’occasione di socializzazione ed aggregazione per gli abitanti delle valli e delle pianure.

Ad Oropa, a 1159 m di altitudine, si trova il Santuario che dista 12 km da Biella, circa 20 minuti di auto e… 3 ore a piedi!

Molte volte da ragazzi abbiamo fatto il percorso partendo a piedi da casa, all’alba e in gruppo.

Cugini ed amici, ci si passava voce per conoscere l’orario di partenza e in modo spontaneo, si formava il gruppo, ancora oggi accade ma un po’ meno tra i giovani e un po’più tra gli “anziani”, magari riducendo il percorso al tratto finale, giusto per riassaporare le “vecchie” esperienze!!!...

Quando a 18 anni ho conosciuto mio marito, in una specie di iniziazione di appartenenza al gruppo, inizialmente ha accettato malvolentieri questa esperienza che, come la polenta, gli è rimasta poi nel cuore!

Negli anni ‘60 un allora ventenne fratello di mio papà, ci venne a trovare con due suoi amici e fece il viaggio andata e ritorno in giornata, da Treviso a Biella con la mitica auto Volkswagen “Maggiolino” solo per portarli in una delle tante trattorie tipiche di Oropa per mangiare la “Polenta concia biellese”.
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È un piatto considerato oggi molto “pesante”, fatto da polenta gialla morbida, condita con formaggio locale (toma e macagno). Sopra viene versato abbondante burro fuso, dal colore caramellato; burro e formaggi devono essere rigorosamente prodotti con latte delle mucche di Oropa.

…non si può andare a Biella senza recarsi ad Oropa e non si può andare ad Oropa senza mangiare la polenta

concia!.

Inserisco il link di un filmato recente che parla del 5° centenario dell’incoronazione della Madonna di Oropa rinviato a causa della pandemia dal 2020 al 2021.

Titolo: Verso il 2021: la V Incoronazione della Madonna di Oropa.


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Qui si trova anche la targa affissa in occasione dell’inserimento del Santuario di Oropa tra i siti Patrimonio dell’Umanità, facente parte dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, avvenuta a Parigi il 3 luglio 2003.
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Risaliamo le gradinate e varchiamo l’accesso al chiostro principale. Un particolare di questa porta si trova lungo le pareti del passaggio pedonale, dove sono affisse alcune lapidi commemorative in onore di grandi personaggi che in passato sono stati in questo luogo.



Tra essi è da ricordare Guglielmo Marconi che trasse dalla contemplazione del panorama dal Santuario di Oropa l’ispirazione per l’invenzione del telegrafo, come cita nella frase che riporto: “Nell’estate del 1894 dall’alta montagna d’Oropa contemplando il Biellese pensai che l’uomo potesse trovare nello spazio nuove energie, nuove risorse e nuovi mezzi di comunicazione.” [cit. Guglielmo Marconi]



Ad Oropa si trova l'osservatorio che fa parte della rete meteo regionale del Piemonte e della rete sismica sia regionale che nazionale; attualmente ancora attivo con la stazione meteorologica.

Nel cimitero monumentale di Oropa, tra le tombe illustri possiamo trovare Quintino Sella, Ministro delle Finanze del Regno D’Italia, scienziato, economista e politico.

Da lui prende nome il gruppo Banca Sella, le cui radici risalgono al 1886 quando Gaudenzio Sella, ispirandosi ai principi di suo zio Quintino Sella, insieme ad altri sei tra fratelli e cugini, fonda a Biella la Gaudenzio Sella & C., l'attuale Banca Sella.



Ad Oropa possiamo vedere la mostra di arte contemporanea “Le pieghe dell’anima” di Daniele Basso che si snoda in un percorso che dall’ingresso raggiunge la Chiesa Nuova posta nel punto più alto del complesso.

Si tratta di una serie di monumentali sculture in acciaio a specchio lucidato a mano.
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Camminiamo in salita verso la “Chiesa Nuova”….
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Punto finale del percorso e suo significato: l’elevazione dell’anima.
 
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Di questa particolare mostra, inaugurata il 2 luglio 2022, si trovano commenti e recensioni nella stampa locale ed ha provocato reazioni e discussioni tra autorevoli critici d’arte. Sull’ argomento è intervenuto anche Vittorio Sgarbi, sdegnato da un inserimento così audace e inadatto per un luogo di culto.

Don Michele Berchi, Rettore del Santuario, è intervenuto invece per difenderne la scelta e il valore spirituale del percorso.

Personalmente lo ritengo interessante e perfettamente consono al messaggio che vuole trasmettere anche se ad un primo approccio può lasciare perplessi.




“Chiesa Nuova” …interno.
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….continua……
 
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Qui ci devo andare!!... è meraviglioso!!

Questi sono i luoghi che piacciono a me che ti colmano l'animo di cose belle, che ti fanno stare bene in pace con l'universo intero. È un bel viaggiare, lento con i tempi giusti che ti permette di soffermarti su ciò che l'occhio vede e sentire la bellezza del creato.

Sgarbi è noto per le critiche a volte giuste a volte senza un perché... bisogna tenere conto che è molto conservatore nei suoi concetti di espressione dell'arte.
Mi piace molto invece l'idea e l'impronta che è stata data a questa mostra, a partire dal titolo. Il connubio di istallazioni moderne in un contesto classico se ben motivate , sono molto gradevoli e qui lo sono.
 
Grazie Oriana per il tuo commento....
continuo il racconto.....


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Nella linea del percorso del cammino di Oropa si trova Graglia.
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Anche Graglia è parte dei miei luoghi dell’infanzia e grazie alla sua posizione, gode di un clima solitamente fresco e attraente.

In questi giorni particolarmente caldi è stato da noi scelto per un pranzo nel ristorante del Santuario seguito da una passeggiata nei suoi dintorni.

Il ristorante si trova adiacente al Santuario e all’interno del complesso dove ci sono aree adibite ad alloggio per chi desideri soggiornavi.

La sala conserva grandi dimensioni, con finestre che si affacciano verso la valle, con vedute paesaggistiche di particolare interesse.

….veduta da una delle finestre…..
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Il menù rispetta la cucina tradizionale del luogo e l’arredo ricorda atmosfere di altri tempi.


Un po’ di storia del Santuario:
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“Anticamente tutta la località presso la frazione Campra, era devota alla Madonna della Neve.

Soltanto agli inizi del XVII secolo, per volere di don Andrea Valotti, nacque il proposito di creare un collegamento con la Madonna Nera di Oropa e la Madonna Nera di Loreto, nelle Marche.

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il Monte di Graglia fu dedicato a San Carlo Borromeo, da poco canonizzato nel 1610. Tuttavia, la costruzione della chiesa proseguì a rilento e fu completata soltanto nella seconda metà del XVIII secolo. Nel clima della Rivoluzione francese, la basilica fu convertita dalla sua natura religiosa in edificio di pubblica utilità e venne trasformata in un convitto. Con il ritorno di Vittorio Emanuele II a Torino nel 1814, l'edificio recuperò la sua funzione originaria e durante l'Ottocento fu abbellito da successivi interventi che l'impreziosirono.

La chiesa ha pianta greca, con una cupola alta 38 metri, affrescata con effetti di falsa prospettiva da Fabrizio Galliari nel 1780.
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Nel 1828, su idea di Perratone, fu scolpito nel marmo l'altare;
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dieci anni dopo si ebbe l'installazione dell'organo;
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al 1840 risale l'aggiunta di un terzo piano che ospitava i pellegrini; nel 1870 fu decorata la cupola e poco dopo fu costruita la facciata dell'edificio che dà a sud est. Nel XX secolo furono effettuati restauri e ristrutturazioni e più recentemente nel presbiterio è stato collocato un nuovo altare. La biblioteca accoglie circa 2.000 volumi, alcuni dei quali risalenti al Seicento.

Il Santuario fa parte di quel sistema di complessi devozionali prealpini che caratterizzarono una diffusa religiosità popolare mariana e cristiana che si espresse tra il Piemonte e la Lombardia a partire dal XVI secolo circa, come, ad esempio, la rievocazione della Passione di Cristo nel vicino paese di Sordevolo,
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o altre località simili come il Sacro Monte di Arona, il Sacro Monte di Oropa, il Sacro Monte di Varallo, il Sacro Monte di Ghiffa.


Il santuario rimane meta di pellegrinaggio; dell'originaria idea del Sacro Monte rimangono quattro cappelle, dedicate ad altrettanti episodi dell'infanzia di Cristo (Nascita di Gesù, Adorazione dei Magi, Presentazione di Gesù al tempio, Circoncisione.

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