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Spettacolare grave incidente nave scuola

Rodolfo

Super Moderatore
Un grave incidente è occorso alla Nave Scuola della Marina Messicana, il Cuauhtémoc, che per motivi in fase di accertamento si è schiantato a marcia indietro contro il Ponte di Brooklyn.
Nell'urto si sono spezzati tutti e tre gli alberi del brigantino provocando numerosi feriti e purtroppo, due marinai deceduti.

 
Ultima modifica:
Un incidente davvero brutto, con due vittime.
Un pensiero alle famiglie dei marinai.


Da uno dei filmati si vede come, sulla banchina dopo il ponte, degli sconsiderati siano rimasti a filmare come niente fosse... se uno degli alberi fosse caduto del tutto li avrebbe potuti prendere in pieno!
 
Da alcuni video si vedono i marinai cadere dalla cima degli alberi.
Quel che non riesco a capire e' perche' non abbiano buttato subito giù le ancore.
 
Successe una cosa simile alla Vespucci. Ma finì in modo diverso grazie alla prontezza del nostromo. Perlomeno così dice l'articolo.

Riporto, nel caso non si potesse leggere:

L'istantanea della nave scuola della Marina messicana, il veliero Cuauhtémoc, incastrata sotto il ponte di Brooklyn, a New York, con le punte dei tre alberi spezzati (incidente che è costato la vita a due marinai), ha fatto il giro del mondo in poche ore: un grossolano errore di valutazione riguardo le misure del ponte? Oppure un guasto al motore e una mancata manovra repentina di salvataggio da parte di chi dava i comandi in plancia? I periti approfondiranno. Sicuramente nel manovrare vascelli cosi complessi si verificano momenti in cui, nonostante i calcoli, le previsioni e le programmazioni, l'imprevisto costringe a decisioni veloci. E tre o quattro secondi di esitazione possono fare la differenza tra la salvezza e il disastro. Questione di sangue freddo, esperienza, rapidità di previsione.
Proprio come successe nel 1987 a un'altra nave scuola, ancora più famosa e celebre, la nostra Amerigo Vespucci, veliero a tre alberi ben più lunga e antica della Cuauhtémoc (101 metri contro 67, classe 1931 contro 1982). Allora fu la rapidità di un nostromo che evitò alla nave la possibilità di finire come il veliero messicano, incastrata sotto un ponte. Sarebbe stato un disastro ma anche una figuraccia.
L'uomo in questione era Mario Garuti, non un sottuficiale qualunque, ma un nostromo (ovvero il sottufficiale più anziano che gestisce le attività di coperta) che ha svolto questo incarico a bordo di nave Vespucci per ben 13 anni, che la conosceva come le sue tasche e ne sapeva prevedere le reazioni. Quando si parla con i veterani della Vespucci, Garuti è ricordato come «il nostromo»: un burbero, come deve esserlo chi dà ordini a decine di allievi e nocchieri, uomo di grande esperienza a cui anche gli ufficiali si rivolgevano con rispetto. Un lupo di mare come pochi.


Quella volta che l'Amerigo Vespucci fu salvata dal nostromo Mario Garuti. E non finì come la nave scuola della Marina messicana

La Cuauhtémoc a New York
Era il 25 settembre e la nave era da poco entrata in porto a Bordeaux, in Francia, penultima sosta della campagna addestrativa per gli allievi ufficiali dell'Accademia Navale. Il porto di Bordeaux è sul fiume Garonne dove le maree atlantiche creano correnti molto forti, specie al mattino, dal mare verso terra.
«Quel» mattino se lo ricorda bene uno dei giovani ufficiali di allora, un Guardiamarina fresco di Accademia e imbarcato da pochi mesi: «Durante le fasi finali di attracco per un'avaria il rimorchiatore che prestava assistenza perse il controllo della nostra nave. L'effetto della marea fu immediato e vedemmo la banchina del porto scivolarci davanti a velocità sempre maggiore. Mentre la sagoma di un ponte si faceva sempre più vicina, troppo vicina. Ed era decisamente troppo basso per passarci sotto senza fare danni. Andava presa una decisione immadiata. Sono frazioni di secondo in cui l'esperienza e l'autorevolezza fanno la differenza. Così il nostromo Garuti anticipò, probabilmente di una manciata di secondi, l'ordine che sarebbe arrivato dalla plancia, dal comandante: dare fondo all'ancora, subito. Ricordo il tono di voce e la sicurezza: l'ancora andò giù e la nave si fermò. L'ordine sarebbe arrivato, ne sono certo, ma anche tre o quattro secondi in casi come quello possono essere determinanti. L'ancora andò giù, la nave si fermò. In tempo».
Quella volta che l'Amerigo Vespucci fu salvata dal nostromo Mario Garuti. E non finì come la nave scuola della Marina messicana

Garuti se n'è andato nel 2022, a 77 anni. Dopo una vita sulle navi, quelle «vere», non quelle guidate dall'elettronica, ma dalle vele e dal vento. «Il mare richiede una lotta continua e nessun attrezzo puù sostuire l'uomo», aveva detto lui a uno dei tanti cronisti saliti a bordo sul Vespucci per raccontare questa nave straordinaria.
Cosa sarebbe andata a finire se lui non avesse giocato d'anticipo? Come la nave messicana? Molti di quelli che erano a bordo della Vespucci, quel giorno, di fronte alle immagini da New York se lo sono chiesto. E hanno rivolto un pensiero a quel nostromo col fischietto diventato figura iconica della nave a cui aveve dedicato i suoi anni migliori. Buon vento, Garuti ovunque tu sia.
 
Da questa ripresa sì vede piuttosto bene la velocità della nave a marcia indietro. Si nota un piccolo "baffo" a poppa e soprattutto una scia che si protrae lungo il fianco di dritta verso prua.
Se fosse stato per effetto della corrente due elementi che non si sarebbero manifestati.

 
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