Con la traversata del mare di Labrador, tra la Groenlandia e il Canada, mi rendo conto che il nostro viaggio sta per giungere al termine.
I giorni sono volati, per l'intensità di questa esperienza, per la densità del tempo.
Nessun minuto è andato sprecato, abbiamo vissuto intensamente ogni attimo cercando di prenderci tutto, consapevoli che certe cose, quando accadono, sono la ricchezza vera di questa vita.
Da un lato sembra ieri di esser partiti.
Dall' altro, se penso che abbiamo attraversato buona parte del nord di questo pianeta, mi sembra di aver lasciato casa mille notti fa.
Il mare, che ci ha accolti e ci ha condotti verso rotte suggestive, ha fatto da sfondo meraviglioso a questa parentesi di vita che non potremo mai dimenticare.
Uno dei miei posti preferiti al mondo è il Canada.
Ricco di vegetazione e corsi d'acqua, è il mio posto dell' anima.
Mi capita, quando a casa mi sento agitata, di chiudere gli occhi, respirare profondamente e immaginarmi qui, in mezzo a queste foreste, seduta accanto ad un ruscello.
In quei momenti riesco ad ascoltare il suono dell' acqua che scorre e il canto della natura tutt'intorno. Riesco persino a sentirne il profumo di questi luoghi incontaminati, estesi all' infinito e calmi, a cui noi, che abitiamo in una caotica città, siamo poco abituati.
Sono paesaggi stupefacenti, in cui la vista si perde tra gli alberi e ne assorbe i colori che variano in base alla stagione.
Il foliage dell' autunno è una di quelle esperienze che ti porti nel cuore e negli occhi per sempre, come un'opera d'arte naturale di fronte a cui ci si deve per forza inchinare.
Sono consapevole che alcuni luoghi in particolare, nel mondo, sono per davvero il mio personale patrimonio culturale a cui attingo nella memoria quando sono un po' giù, che hanno il potere enorme di accogliermi energeticamente pur essendo seduta sul divano di casa mia e di farmi stare bene.
Trascorriamo la prima parte della giornata a Sidney, in visita alla comunità di nativi indiani M.'Kmag dove possiamo immedesimarci nelle loro usanze attraverso i loro racconti di caccia, in cui ci vengono mostrate le armi rudimentali artigianali che si usavano in passato, nell' impastare il pane, così come lo fanno loro, nell' infilzarlo su lunghi bastoni di legno per cuocerlo sul fuoco e poi assaggiarlo. È un po' sciapo ma buono.
Più tardi, una "farmacista" indiana ci spiega la potenzialità delle erbe curative, mostrandocele dentro a piccoli vasetti di vetro trasparente.
Veniamo coinvolti in una danza indiana, tutti insieme in cerchio, dopo averci fatto annusare il fumo prodotto da un' erba eccitante.
Mi diverto un mondo!
Ci offrono un pranzo all'aperto a base di fagioli rossi, carne, una porzione di pane speziato dolciastro che assaggio con curiosità, insieme ad un pezzo di torta molto particolare ma piacevole, tutto fatto da loro per noi, con un ingrediente magico, il sorriso.