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USA, 1988

gimale

Well-known member
ok, quindi sono state tappe di una lunga permanenza.
Mi piacerebbe tornarci in camper, sarebbe una buona soluzione.
Quali parchi avevi visitato? Quando siamo stati noi nel lontano 1988 erano organizzati benissimo. È ancora così?

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gimale

Well-known member
Sai, Lylli anche io continuo a sognare e ogni tanto tiro fuori le fotografie e riparto. Lo faccio anche con le crociere: le rivivo attraverso le immagini.

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pitt76

Active member
Quali parchi avevi visitato? Quando siamo stati noi nel lontano 1988 erano organizzati benissimo. È ancora così?

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Ho attraversato il deserto nella zona del Mojave subito fuori LA, poi via Route 66 fino al Grand Canyon (da sud).
Poi da lì, addrentati nella riserva Navajo fino alla splendida Monument Valley, soggiornando al The View.... che mi sa ai tempi tuoi non esisteva.
Da lì, tornando verso Page, dove abbiamo fatto sosta all'Horseshoe Bend e ad una tappa per la quale ho voluto fare l'intero viaggio, cioè l'Antelope Canyon.
Poi il fantastico parco del Lake Powell, con la sua gigantesca diga che ne ha generato l'esistenza e che (il lago) ho scoperto essere tra le prime mete turistiche degli americani. Lì ho soggiornato in un resort di fronte al complesso montagnoso dove furono girati I Dieci Comandamenti, con il "Monte Sinai" del film davanti a me.

Poi da lì in macchina verso Las Vegas e in aereo verso San Francisco.

Tornerò per visitare i parchi mancanti, che sono tantissimi per essere fatti in un unico viaggio.
 

gimale

Well-known member
Molti dei luoghi che hai nominato non li ho mai visitati ma immagino fossero tutti bellissimi. Perché non fai un diario anche tu e condividi qualche fotografia?

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lillj

Well-known member
Io oltre che sognare continuo a pianificare nuovi viaggi...
Avevamo prenotato per dicembre prossimo l'oriente.... e invece...
Tu continua a raccontare però!
 

pitt76

Active member
Molti dei luoghi che hai nominato non li ho mai visitati ma immagino fossero tutti bellissimi. Perché non fai un diario anche tu e condividi qualche fotografia?

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Con gli anni mi è passata la voglia a dire il vero, anche perché di tempo ce ne vorrebbe e purtroppo il lavoro e gli impegni non lo consentono.
In generale, amo condividere il giusto, figurati non ho neppure Facebook, perché certe emozioni sono difficilmente come dire... raccontabili e forse mi capirai.
Impossibile spiegare l'emozione provata davanti al Grand Canyon oppure al cospetto dell'Ayers Rock in Australia, oppure ancora davanti allo Shuttle nell'hungar di Cape Canaveral.
Ma poi ho la frenesia di pianificare un viaggio dietro l'altro, quindi il tempo passa così :D
 

gimale

Well-known member
Con gli anni mi è passata la voglia a dire il vero, anche perché di tempo ce ne vorrebbe e purtroppo il lavoro e gli impegni non lo consentono.
In generale, amo condividere il giusto, figurati non ho neppure Facebook, perché certe emozioni sono difficilmente come dire... raccontabili e forse mi capirai.
Impossibile spiegare l'emozione provata davanti al Grand Canyon oppure al cospetto dell'Ayers Rock in Australia, oppure ancora davanti allo Shuttle nell'hungar di Cape Canaveral.
Ma poi ho la frenesia di pianificare un viaggio dietro l'altro, quindi il tempo passa così :D
Hai ragione, certe emozioni non si riescono a tradurre in parole.
Comunque anche io non sono "social", sono iscritta solo a questo forum. In questo periodo di lockdown, non dovendo pendolare tutti i giorni tra casa e lavoro, recupero quasi due ore al giorno e così ho trovato un po' di tempo per questo diario. Ed anche io sto già programmando i prossimi viaggi anche se non so ancora quando saranno. :)

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gimale

Well-known member
Il viaggio successivo ci ha riportato in Nevada e California. Siamo atterrati all'aeroporto di Las Vegas e appena entrati nel terminal si capisce che tutto lì si fonda sul gioco d'azzardo: slot machine in ogni dove, persino nelle toilette dove, mentre si attende il proprio turno, magari si fanno due tiri. Abbiamo recuperato la nostra macchina affittata già prima di partire da Wichita e ci siamo diretti verso la città per raggiungere il nostro albergo. Arrivare a Las Vegas nel primo pomeriggio non svela la vera anima della città che vive prevalentemente di notte, con spettacoli ovunque e soprattutto con i casinò. Il nostro hotel era il Circus Circus costituito da due grandi strutture: un grattacielo dove si trovavano le stanze e un edificio più basso dove c'erano il casinò, i ristoranti e dove si svolgevano gli spettacoli. Le due strutture erano collegate da una navetta sopraelevata.

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Ci hanno dato una stanza al diciannovesimo piano, me lo ricordo perché non ero mai stata così in alto! E ricordo anche il prezzo: 21 dollari, praticamente niente, ma intanto sanno che poi guadagneranno sul casinò.
In hotel, nella hall centrale, si esibivano in continuazione acrobati e giocolieri e alla sera, nel teatro c'era un vero e proprio spettacolo circense.
Ma è dopo il tramonto che la città inizia a vivere. Quello che mi aveva colpito di più era la quantità di gente che improvvisamente si riversava nelle strade, quasi deserte durante il giorno, l'esplosione di luci e le dimensioni delle insegne dei casinò. Ecco alcune foto in notturna

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L'ultima fotografia è l'insegna di una delle tante cappelle per i matrimoni che praticamente si trovano ad ogni angolo di strada, alcune aperte 24 ore al giorno.
La sera siamo andati anche noi a giocare, per me era la prima volta e comunque, non essendo giocatori veri, abbiamo cambiato 10 dollari e siamo andati alle slot. Con quei pochi dollari abbiamo giocato per più di due ore e alla fine avevamo quasi 100 dollari: ci siamo pagati hotel e cene!
Il giorno dopo siamo andati alla Hoover Dam, la diga che sbarrando il Colorado River ha dato origine ad un grande lago artificiale. La diga è una grande centrale idroelettrica. Purtroppo le foto che avevo fatto non le trovo più...Credo che ora la diga possa essere visitata anche all'interno; allora ci di potere solo transitare sopra e fare fotografie dall'esterno. Ma, se avete voglia, continuate a seguire. Partiremo per la Valle della Morte.


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gimale

Well-known member
La Valle della Morte è una vasta depressione che si estende tra Nevada e California. La parte più profonda si trova 86 metri sotto il livello del mare. È sostanzialmente un'area desertica ma caratterizzata da panorami e ambienti molto diversi tra loro, e dove vivono, nonostante le condizioni ambientali piuttosto estreme molte specie animali e vegetali tipiche di queste zone.
Il nome dato a quest'area è dovuto ad un episodio verificatosi nel 1849. Un centinaio di cercatori d'oro partirono con le famiglie su carri trainati da buoi e cavalli, per raggiungere la California. Privi di mappe, finirono in una zona dove sono presenti numerosi calanchi rimanendo praticamente bloccati senza riuscire ad avanzare con i carri. Rimasero dispersi all'interno di questa zona desertica per quasi un mese. Furono costretti ad uccidere i loro buoi per sfamarsi e a bruciare i carri per scaldarsi durante le notti che nel deserto sono fredde. Molti di essi morirono e da quel momento si chiamò questa zona Valle della Morte.
Siamo partiti da Las Vegas ed abbiamo preso la strada che ci avrebbe condotto nel deserto

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Numerosi cartelli lungo la strada avvisano di non lasciare mai per nessun motivo le strade principali poiché il rischio di perdersi non è poi così remoto. Altri cartelli indicano la distanza per raggiungere il più vicino centro abitato con relativa pompa di benzina. Ricordo che in alcuni casi la distanza poteva essere anche di 200 km.
Durante il percorso abbiamo incontrato vecchie miniere abbandonate, dove veniva estratto prevalentemente argento

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E molti animali selvatici in particolare cani della prateria, coyote e un Road Runner che è l'unico che sono riuscita a fotografare. Non so se dalla fotografia della fotografia riuscite a vederlo, si trova in alto, più o meno al centro ed è marroncino con la testa un po' più scura.

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Questo uccello è diventato famoso con il cartone animato di Beep Beep e Willy il coyote; anche se nella realtà è molto più piccolo e meno colorato, corre veramente velocissimo e poi si blocca di colpo così che è difficile predarlo. Con lo sguardo si tende a seguirlo nella sua corsa e quando lui si ferma noi stiamo già guardando oltre, il colore molto simile a quello del terreno e degli arbusti fa il resto.
A proposito di vegetazione, dato il clima desertico qui si trovano solo arbusti all'apparenza secchi ma in realtà vivi e vegeti

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Questo è caratteristico per queste specie di grovigli di rami che sicuramente avrete visto rotolare in qualche scena di un film western e che rappresentano il sistema che questa pianta usa per diffondere i propri semi nell'ambiente
E poi ci sono naturalmente i cactus che abbiamo avuto la fortuna di vedere fioriti

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Ad un certo punto si entra nel parco della Valle della Morte il cui inizio è segnalato da questo cartello

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Continua...

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gimale

Well-known member
Scusate le foto doppie, in realtà ne avevo selezionate anche altre che provo a ricaricare

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pitt76

Active member
La suggestione delle foto vecchie rende il racconto davvero affascinante, anche di Las Vegas, con quelle luci e lampadine che, per l'epoca, erano davvero quasi un'opera l'arte.
Oggi con le lucette LED sparse in ogni superficie rendendola lunimosa è molto più familiare, all'epoca erano tutte lampadine ad incandescenza...

La Valle della morte affascina soprattutto per il nome, in realtà offre scorci molto comuni nelle distese desertiche degli USA e del centro america, dove si viaggia sempre sperduti, alla ricerca di una pompa di benzina, nella speranza di non forare mai...

Non so se è capitato anche a te, ma io ricordo che sul ciglio di queste lingue d'asfalto in pieno deserto era pieno di carcasse di pneumatici distrutti, perchè le condizioni ambientali spesso mettono a dura prova le mescole dei copertoni, ed ogni tanto qualche poveretto era fermo in pieno deserto con ruote a terra in attesa dei soccorsi meccanici.
 

gimale

Well-known member
È vero, spesso si vedevano copertoni lungo i bordi della strada e abbiamo anche visto un'auto abbandonata: forse aveva avuto qualche guasto e non erano ancora tornati a recuperarla. Probabilmente la Valle della Morte non è molto diversa da altre zone desertiche e non posso confrontarla perché non ne ho viste altre, ma i colori e l'atmosfera che c'erano a Zabriskie Point non li dimenticherò mai e non ne ho più visti di simili.
Come vi ho detto, probabilmente i luoghi di cui vi racconterò non sono stati visitati esattamente in quest'ordine ma poco importa.
Lungo la strada principale si può incontrare un grande cratere vulcanico generatosi, sembra non moltissimi anni fa in seguito ad una esplosione causata dalla lava che iniziò a scorrere sotto la superficie del terreno e venne in contatto con una falda acquifera. Il vapore fece aumentare la pressione e si verificò una potentissima esplosione che diede origine al cratere Ubehebe, largo 800 metri e profondo 180. La sommità del cratere è facilmente raggiungibile attraverso un breve sentiero

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Sul bordo del cratere soffia sempre un vento fortissimo ed i colori diversi che caratterizzano i vari strati della parete del cratere non sono ben visibili nella fotografia.
Facilmente raggiungibili sono anche le dune di sabbia; sicuramente niente a che vedere con quelle che si trovano nei grandi deserti, ma per me che avevo visto ben poco del mondo, erano sembrate fantastiche

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Tra le dune si trova anche questo monumento ad un pozzo che si trovava alla confluenza di due antiche piste indiane e che era, se non ricordo male, l'unica fonte d'acqua dell'area

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E anche nella Death Valley abbiamo incontrato un piccolo abitante

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Ci siamo poi diretti verso le Black Mountains, una catena montuosa di origine vulcanica che delimita la parte più depressa della Valle della Morte. Ai piedi di questa catena montuosa di estende una grande distesa di sale chiamata Devil Golf Course che può essere ammirata da un punto panoramico denominato Dante's View. Forse richiamando l'Inferno della Divina Commedia.

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Lì vicino si trovano anche le così dette bad lands la cui parte più spettacolare è Zabriskie Point. Qui si trovano calanchi di origine vulcanica scavati dalle piogge. Lì i colori sono molto particolari e quando ci siamo arrivati noi c'era una luce particolare.... Ho avuto l'impressione di trovarmi proprio su un altro pianeta!

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Continua...
 
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gimale

Well-known member
Il nostro girovagare ci ha portato allo Scotty's Castle. Si tratta di una villa rimasta inconclusa che ha una storia particolare.
Nel 1922 un truffatore, Walter Scott, detto Death Valley Scotty, convinse un milionario di Chicago a comprare una miniera d'oro che in realtà non esisteva. Nonostante la truffa i due divennero amici.
Durante le trattative per l'acquisto della miniera il milionario e sua moglie fecero diversi viaggi nella zona e si accorse che i suoi problemi di salute grazie al clima particolarmente secco miglioravano rispetto a quando si trovava a Chicago. Così decide di acquistare un terreno di circa 6 km quadrati per costruire una villa dove trascorrere gli inverni.
Iniziarono i lavori che in primo luogo consistettero nel costruire un pozzo per avere l'acqua per la casa e per allestire un giardino; poi iniziò la costruzione della villa. Per un errore del costruttore però la villa fu costruita al di fuori dei confini del terreno acquistato e di fatto su un area di proprietà del governo. I lavori di bloccarono e ripresero solo quando la situazione fu regolarizzata con l'acquisto del terreno su cui sorgeva la villa. Ma poco dopo ci fu la grande crisi del 1929, i lavori si bloccarono nuovamente e non furono mai terminati. Intanto il milionario morì, la moglie istituì una fondazione il cui amministratore era Scotty e che gestiva anche la villa che per qualche tempo fu affittata. Infine fu donata al governo. Ora credo che sia un museo, quando ci sono stata io la villa era chiusa, ma si poteva visitare l'esterno con il giardino: una vera e propria oasi in mezzo al deserto.

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Prossimo viaggio in Arizona.

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gimale

Well-known member
Continua il viaggio... A fine settembre siamo partiti da Wichita per raggiungere l'Arizona. La nostra prima tappa era stata la Foresta Pietrificata, una zona desertica costellata di tronchi fossili risalenti a 225 milioni di anni fa. Allora qui si trovava una immensa foresta di conifere ormai estinte che crescevano in un clima sub-tropicale. Successivamente tutta l'area finì sotto una vasta distesa di acqua, le piante morirono e caddero. Immersi, furono col tempo coperti di sedimenti costituiti prevalentemente da silicati che a poco a poco sostituirono la matrice organica. Così i tronchi di sono letteralmente pietrificati mantenendo però la struttura, le venature e gli anelli del tronco originario.
Al mondo esistono molte altre foreste fossili, una anche in Sardegna, ma quella in Arizona è forse la più conosciuta.
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Proseguendo verso il Grand Canyon si attraversa un'altra zona desertica i cui colori incantano: il Pinted Desert. Il nome di deve a Francisco Vasquez de Coronado che nel 1540 decise di risalire il corso del fiume Colorado alla ricerca delle mitiche 7 città d'oro. Giunsero in questo luogo e a causa delle sfumature di colore della terra e delle rocce decisero di chiamarlo El Desierto Pintado.
Le diverse colorazioni sono dovute ai minerali che costituiscono le rocce soggette ad erosione: in particolare ferro, manganese e calcare.

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In queste zone desertiche, ai margini delle zone turistiche che vi ho descritto, sono stati relegati molti nativi americani e qui si trovano le più grandi riserve Navajo e Apache.

L'ultima tappa è stato il Grand Canyon. Noi abbiamo visitato la zona del Bright Angel South Rim che è anche la parte più turistica ma il parco è veramente immenso.

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Dall'altopiano situato a circa 2200 metri di altitudine siamo scesi fino a 800 metri sul livello del mare dove poco sotto scorre il Colorado River.
Abbiamo percorso il Bright Angel Trail una antica pista indiana che ora è uno dei sentieri di discesa verso il Colorado più frequentato. Ricordo che all'inizio del sentiero c'erano numerosi avvisi che informavano su regole di comportamento molto precise per evitare incidenti e gli zaini venivano controllati dai Rangers che in particolare verificavano che si avessero borracce per l'acqua. Il sentiero è scavato in una roccia di colore rosso cupo, è piuttosto ripido e scende a zig zag lungo una parete quasi verticale. Ogni due o tre tornanti c'erano fontane dove riempire le borracce. La discesa è iniziata presto al mattino e faceva anche piuttosto freddo, ed è stata facile

Questo è il sentiero

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E quella giù in fondo è la parete lungo cui scende

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Arrivati in fondo c'è un'ampia radura dove si trovava una stazione dove poter partire per escursioni a cavallo di alcuni giorni

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Attraversata tutta la radura si arriva sul ciglio da dove si può vedere il fiume Colorado che scorre circa 200 metri più sotto.

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Da lì guardandosi in torno è uno spettacolo indescrivibile che le fotografie non rendono...

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Il ritorno verso l'altopiano, come potrete immaginare, non è stato facile come la discesa. La salita è stata particolarmente impegnativa oltre che per il dislivello anche per il caldo: ormai c'erano già oltre 30 gradi.
Ad ogni fontana era necessario riempire le borracce d'acqua che tra un tornante e l'altro si beveva.
Quando sono arrivata in cima avevo tanto acido lattico nei muscoli che non riuscivo più a sollevare i piedi per camminare, li trascinavo! Ma la fatica era stata ampiamente ripagata da ciò che avevamo visto. E al ritorno al lodge dove alloggiavamo c'era chi ci aspettava

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E siamo arrivati alla fine di questo viaggio, il primo vero viaggio della mia vita a cui, per fortuna ne sono seguiti tanti altri. La settimana dopo sono ritornata in Italia. Non sono mai più stata a Wichita ed ormai abbiamo anche perso i contatti con le persone che avevamo conosciuto ma le ricordo tutte come non dimenticherò mai i luoghi meravigliosi che ho avuto la fortuna di visitare.
Al prossimo viaggio.....
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