La Via Dolorosa ,che inizia nel quartiere musulmano,  termina nel quartiere  cristiano dove si trova la Chiesa del Santo Sepolcro . Questo è il luogo che la tradizione indica come quello in cui Gesù fu crocifisso, sepolto e risuscitato. Varcato l’ingresso, la sensazione che si  prova è forte, difficile da spiegare ma  che si puo’  tradurre in  tre parole: serenità,  tristezza , gioia.  All’ingresso, troviamo subito  la Pietra dell'Unzione,  ritenuta il luogo dove il corpo di Gesù venne preparato per la sepoltura. E’ il primo momento in cui possiamo meditare e abbracciare la pietra per ricevere la benedizione divina. Dietro la pietra , un mosaico ci permette di seguire, non senza   commozione, il momento in cui Gesù viene venne tolto dalla Croce, profumato con oli  e deposto sulla pietra.
A sinistra, , nella Rotonda dell'Anastasi,  è posta l'edicola del Santo Sepolcro. Sul retro della rotonda, si trova una cappella molto grezza che si crede sia la tomba di Giuseppe di Arimatea  e nella quale la Chiesa ortodossa siriaca celebra la sua liturgia nelle domeniche. A destra del sepolcro, sul lato sud-orientale della rotonda, si trova la cappella dell'Apparizione, riservata all'uso della chiesa cattolica. Una scalinata ci permette di “salire” il monte Golgota ,  il luogo della crocifissione di Gesù. Qui c’inginocchiamo per toccare, attraverso un disco argentato, il punto della roccia sulla quale è stata trovata  la Croce. 
Ronny c’invita  a lasciare frettolosamente la Chiesa del Santo Sepolcro per dirigerci verso Betlemme dove ci attende la la Basilica della Natività che sorge sul punto in cui si crede sia nato Gesu’. Dalla piazza davanti alla basilica, il visitatore ha l’impressione di trovarsi di fronte a una fortezza medioevale: grossi muri e contrafforti, con poche e piccole finestre. Si entra da una porta piccola e bassa , che obbliga a passare uno alla volta e, anche così, con difficoltà, perché ci si deve chinare.  Ronny ci spiega che le dimensioni ridotte della porta , detta Porta dell’umilta’, avevano un preciso scopo: proteggere meglio la chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio. La basilica, a croce latina, si presenta immensa: oltre alla navata centrale , nelle 4  navate laterali, s’innalzano imponenti colonne in pietra rosata  con fregi dai motivi floreali. I muri laterali sono coperti parzialmente da mosaici bizantini degradati e  raffiguranti scene della vita di Gesu’.  Ronny ci spiega che il pavimento originale di origine romana è stato ricoperto ma,che  attraverso una’apertura  è possibile rilevare una parte dei mosaici originari della basilica di Costantino che richiamano figure geometriche. A questo punto, dalle scale del santuario, raggiungiamo la Grotta della Natività. La Grotta , ubicata sotto la Basilica, è il punto in cui Gesu’ Cristo è nato. Il fumo delle candele , perennemente accese, ne ha annerito le pareti e il tetto.  Qui  si trova un altare sotto il quale una stella d’argento indica il punto dove Gesù nacque dalla Vergine Maria  con un’iscrizione che dice: Hic de Virgine Maria Iesus  Christus  natus est. La mangiatoia, dove Maria pose il Bambino dopo averlo avvolto in fasce, è una piccola cappella annessa. In realtà è una cavità nella roccia, ora ricoperta di marmo ma  precedentemente d’argento;  di fronte c’è l’altare, chiamato dei Re Magi, con un mosaico raffigurante l’Epifania. La nostra guida ci informa che è giunto il momento di congedarci da Betlemme: il viaggio è lungo e poiché domani è venerdi’   rischiamo di rimanere anche imbottigliati nel traffico. Ci viene spontaneo  chiedere il perché. Ronny ci spiega  che gli ebrei , dal venerdi’ sera al sabato sera, rispettano  lo “shabbat” , il comandamento di riposo imposto dalla Torah; in questo giorno, si devono astenere da determinate attività  ( viaggiare, fare shopping, cucinare, scrivere)per dedicarsi totalmente a Dio , alla contemplazione, all’ospitalità degli amici, allo svago con la propria famiglia. E poiché oggi e’ giovedi , il loro rientro a casa è imminente per i preparativi del giorno dopo. A noi appare subito una curiosità alquanto bizarra  e non priva di qualche risata non appena  Superpippo  esprime il desiderio di trasferirsi in Israele attratto dall’idea  di lavorare  solo tre giorni la settimana.
Siamo stanchi, esausti, per questa visita “mordi e fuggi” che avrebbe meritato sicuramente piu’ tempo per essere approfondita , ispezionata e analizzata in tutte le sue sfaccettature. Volgiamo l’ultimo sguardo verso quei luoghi quasi a volerli immortalare nella nostra mente e affinché il tempo non li cancelli. E, infine , l’ultimo saluto anche a lui: a quell’uomo vestito di nero, con la Kippah sul capo, con la Torah alla mano,con la testa inclinata in avanti e con gli occhi bassi  perché non puo’ e non "deve"  guardare una donna. 
Un uomo la cui esistenza, intrisa di preghiere, comandamenti , vincoli e rinunce  ha solo un fine: la venuta del Messia.