Lasciata Cafarnao, proseguiamo con la visita, nella Bassa Galilea, del villaggio arabo di Kafr Kana identificato, secondo la tradizione cristiana, con Cana di Galilea.
E’ il luogo dove Gesù, invitato ad un matrimonio, nel momento in cui gli sposi terminarono il vino da offrire agli invitati, trasformò miracolosamente l’acqua in vino.
Il Vangelo secondo Giovanni, ricorda cosi’ l’episodio:
“Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre disse ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” ( 2,1-11).
Ronny ci spiega che nelle feste nuziali ebraiche il vino conteneva il significato ben più profondo della «fedeltà coniugale»: è il simbolo dell'amore felice tra uomo e donna, tra Cristo e la Chiesa. Pertanto, la mancanza del vino in quel banchetto nuziale non era solo un imbarazzo e un’ umiliazione per gli sposi ma, soprattutto, era un segno di malaugurio per la sposa, amica di Maria.
Da qui si spiega l’attuale usanza nella celebrazione dei matrimoni orientali di far bere il vino, agli sposi, dallo stesso calice e di romperlo subito dopo: affinché nessuno possa spezzare il sodalizio e l’amore trai due.
La città di Cana di Galilea, oggi abitata non piu’ da ebrei ma da arabi, è caratteristica per le sue case costruite in pietra come lascia chiaramente intendere il nome stesso "Kafr” che vuol dire appunto "pietra". Al centro della via principale della cittadina, sorge la chiesa del " Miracolo delle nozze", probabilmente nell'area dove c'era la casa dei fortunati sposi ricordati nel Vangelo.
Il Santuario delle nozze, meta di tutte le coppie di sposi desiderosi di rinnovare le loro promesse, è ,oggi ,gestito dai francescani. Nel piano sottostante alla chiesa , chiusa in una campana di vetro, giace una giara in pietra simile ad una di quelle in cui Gesù trasformò l’acqua in vino.
Fuori dalla Chiesa , un frate ci accoglie con un sorriso: parla correntemente la lingua italiana, ci chiede della nostra provenienza ed offre un presentino ai bambini del gruppo.
Lo guardo: mi colpisce la sua giovane età e la sua bellezza soprannaturale . La luce della fede traspare dai suoi occhi , limpidi e misteriosi ,che trasmettono a chiunque li osservi pace, gioia e serenità.
Vogliamo portare via con noi un po’ di quell’ebbrezza e per questo decidiamo di acquistare il tipico vino rosso della zona “Cana wedding”: lo consumeremo piu’ tardi nella speranza che la sobria ebbrezza “spirituale” duri in eterno.
Non mancano, infine, gli ultimi acquisti nelle botteghe di souvenirs: la croce di David, calamite, presepi in legno, coroncine e tutto cio’ che un giorno potra’ ricondurci, con la sola facoltà della memoria, alla cristianità di questi siti.
I prezzi, da queste parti, sono abbastanza contenuti e, dappertutto, accettano l’euro: basta solo dividere dieci Sheqel in cinque parti per ottenere due euro.
Ancora oggi, mi chiedo, però, perché abbia pagato di piu’ una “Crepe Suzette” piuttosto che l’”Occhio di Allah”......... .
parlate in codice? hi hihi
In esperanto!
Sono un umile garzone di bottega. Lascio ad altri le luci della ribalta. Com'è giusto...
Non posso che ammirare il naturalismo di questo "portrait"