Arriviamo a Isafjordur accompagnati dalle solite nuvole che nel giorno si disperderanno...
Ovviamente lo sbarco è con le lance è noi abbiamo un’escursione che ci porterà a fare un salto indietro nel tempo! Ci dirigiamo verso Bolungarvík, un paese distante pochi chilometri da Isafjordur, che sorge nella valle glaciale più a nord. La guida ci dice che il tunnel che è stato scavato in tempi recenti ci consente di non passare dalla strada che costeggia il fiordo e che adesso è molto pericolosa per le possibili valanghe e per i massi che spesso si accumulano sulla carreggiata. In poco tempo arriviamo al piccolo villaggio di pescatori di Osvor. Qui le poche case che sono sopravvissute testimoniano delle difficili condizioni di vita dei pescatori. Il posto è semplicemente incredibile, affacciato sul mare e con i monti a strapiombo che variano dal verde dell’erba al bruno delle rocce sovrastanti, per finire al nero degli scogli e all’azzurro dell’acqua!
La ragazza che ci spiega la vita del posto quando era effettivamente abitato, ha uno strano abbigliamento: la tuta è originale ed è quella che si usava per andare a pesca. È fatta di pelle di pecora (ce ne volevano dieci per farne una) e le scarpe in pelle di manzo, più resistente. L’interno delle abitazioni è stato fedelmente ricostruito e addirittura è presente una tettoia con del pesce ad essiccare.
Qui si pescava, oltre al classico merluzzo, anche lo squalo di fondale, usato principalmente per l’olio di fegato, ottimo per alimentare le lampade dell’epoca. Questo squalo era usato anche come alimento ma non poteva essere mangiato fresco, perché risultava tossico. Così vendeva sotterrato per qualche tempo e lasciato fermentare. La guida che avevamo a Seydifiurdur ci disse che questo “piatto” tradizionale era usato nelle feste di pese e accompagnato da una grappa locale. Lui disse letteralmente che faceva schifo! Questo, vedrete, non mi ha impedito di assaggiarlo![emoji23]
Dall’altra parte della baia si vede Bolungarvik e, rientrati in bus ci dirigiamo proprio lì.
Qui si vive sull’industria della pesca e girando per le strade ce ne accorgiamo. Poi arriviamo nel punto più alto della cittadina, dove sorge una chiesetta in legno: qui assistiamo ad un piccolo concerto di canzoni folkloristiche, interpretato da una ragazza del posto che veste un abito tradizionale: pensate che lo ha cucito da sola e ci ha impiegato quasi un anno!
Le canzoni sono molto malinconiche e belle e rispecchiano un po’ l’ambiente dal quale hanno preso ispirazione. Ci dirigiamo verso Isafjordur per la prossima tappa, andremo ad assaggiare l’acqua di una cascata, la cascata Tungudalur, che si trova pochi chilometri a sud-ovest di Isafjordur.
Ultima tappa dell’escursione è Tjöruhúsið, ovvero il museo del mare, ospitato nella più antica casa islandese esistente, risalente al 1743. Qui mi è stata data la possibilità di assaggiare il famoso squalo fermentato!
Il museo è una specie di macchina del tempo, con fotografie in bianco e nero e filmati originali di scene di pesca. Un appassionato o solo un curioso come me, ci passerebbe delle ore! Lo so che volete sapere com’è lo squalo, ora velo dico! Quando lo avvicini al naso, anche se te ne danno un piccolo pezzetto infilato su uno stuzzicadenti, l’odore di ammoniaca è forte, al punto di chiederti se non ti stai avvelenando con le tue mani![emoji23] Il sapore è strano, non sa di pesce come ti aspetteresti, è quasi indefinibile ma la cosa che mi ha sorpreso è la consistenza gommosa! La grappa è decisamente molto meglio! Dopo che abbiamo visitato il museo, essendo vicini all’approdo delle lance, ci lasciano liberi di passeggiare per il paese e rientrare in nave quando preferiamo. Ovviamente ne approfittiamo!
Infine rientriamo in nave che tra poco si parte! Prossima tappa Reykjavík!
- continua -
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