Ciao, copio alcuni articoli importanti:
Fermiamo il trasporto di animali su lunga distanza:
Una firma per proporre una durata massima di 8 ore per i trasporti di animali destinati al macello negli Stati della UE
Ogni anno milioni di animali vengono trasportati per migliaia di chilometri sulle strade europee. Cavalli crollano a terra sfiniti, pecore muoiono lentamente di sete, maiali stramazzano a terra per il caldo e il freddo. L’attuale normativa consente trasporti che si protraggono giorni e giorni, per migliaia di chilometri.
Ma tutto questo deve cambiare.
Obiettivo dell’iniziativa “8hours” è la raccolta di un milione di firme per conseguire un tangibile miglioramento per gli animali nei trasporti: gli animali destinati al macello non devono essere trasportati oltre le 8 ore.
Per firmare la petizione:
http://www.8hours.eu
Un esempio di suicidio animale?:
Nei giorni scorsi la stampa cinese ha riportato un evento che ha particolarmente sconvolto l’opinione pubblica. Si tratta del disperato gesto compiuto da un esemplare femmina di orso della luna, che ha ucciso il suo cucciolo per proteggerlo dalla tortura all’interno di una fattoria della bile in un’area sperduta nel nord della Cina.Testimoni riferiscono che gli orsi sono qui rinchiusi in piccole gabbie tristemente note come “crush cages”, dotate di una sbarra d’acciaio che si abbassa violentemente sul dorso dell’animale e lo schiaccia a terra costringendolo alla totale immobilità.
La bile viene estratta con il metodo del free-dripping, l’unico consentito dalle autorità cinesi, che prevede una ferita permanente nell’addome attraverso la quale viene impiantato un catetere fino a perforare la cistifellea. Poiché la ferita non può rimarginarsi, gli orsi contraggono molto rapidamente svariate infezioni, tumori, setticemia e peritoniti, che li conducono lentamente, e fra atroci sofferenze, alla morte; spesso, inoltre, nonostante sia vietato, vengono rivestiti di uno speciale busto di ferro, noto come metal jacket, che provoca inenarrabili tormenti, al punto che gli orsi tentano di strapparsi le interiora perché incapaci di sopportare il dolore.
Durante una visita in una fattoria della bile, un testimone riferisce di aver assistito a un episodio veramente agghiacciante. Come riportato dal portale cinese Reminbao.com, un esemplare femmina di orso è riuscito a rompere le sbarre della sua gabbia, in seguito alle grida disperate del suo piccolo che in quel frangente subiva l’estrazione della bile. L’allevatore tuttavia, spaventato dalla reazione di mamma orsa, è corso via e l’animale, incapace di liberare il suo cucciolo, in un estremo gesto d’amore lo ha soffocato.
A questo punto – continua il racconto dell’uomo – mamma orsa si sarebbe violentemente strappata di dosso l’orribile pettorina metallica, lanciandosi intenzionalmente contro un muro. L’animale avrebbe battuto con forza il capo, stramazzando al suolo privo ormai di vita.
L’episodio non è purtroppo eccezionale, come ormai sappiamo dopo una lunga esperienza maturata in questo campo. E’ naturalmente impossibile determinare con un’attribuzione di senso – evidente sarebbe il riferimento a categorie che involgono l’assunzione d’intenzionalità, coscienza, ragione, sviluppo teleologico e persino moralità – la volontà talvolta addirittura suicida degli orsi nelle fattorie della bile. Ciò che probabilmente avviene è una sorta di epochè delle prerogative etologiche della specie, un meccanismo di difesa che interviene quando a rischio non è solo un individuo ma l’intero gruppo. Ciò che purtroppo si può evincere da questa triste storia, molto aldilà della ricorrente analogia con le sorti e la vita di noi umani, è l’estrema sofferenza di queste martoriate creature, alle quali la morte deve senz’altro sembrare una consolatoria liberazione.
Potete leggere qui l’intera storia ripresa dal portale cinese Reminbao.com.
Rinoceronti - primo articolo:
Prende piede, purtroppo sempre più rapidamente, l’allevamento dei rinoceronti per supplire alla mancanza del suo corno, utilizzato prevalentemente per gli scopi della Medicina Tradizionale.
Un recente articolo del Time Magazine ha svelato i dettagli di un grosso progetto d’importazione del rinoceronte bianco in Cina, acquistato da alcuni commercianti per la creazione di allevamenti su vasta scala, nonostante il commercio nazionale e internazionale di questo grosso ungulato sia rigorosamente vietato dalla convenzione CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora).
Secondo il blog rhino conservation esisterebbero già fattorie operanti sul suolo cinese, nella provincia di Hainan e nello Yunnan.
La domanda di corno di rinoceronte, che non è fatto d’osso ma di cheratina, continua ad aumentare e non esiste alcun modo per distinguere, e dunque identificare, i corni di rinoceronte provenienti da allevamenti: il rischio è che le fattorie rappresentino un incentivo al business e un abile sotterfugio per coprire il bracconaggio.
La Medicina Tradizionale impiega il corno di rinoceronte come antipiretico e per curare innumerevoli altri disturbi fra i quali epilessia, ascessi, malaria e persino avvelenamenti. Il prezzo per un solo un grammo di polvere di corno di rinoceronte può raggiungere anche i 60 dollari (almeno 30.000 dollari per l’intero corno).
Si calcola che il business di medicine e rimedi a base di corno di rinoceronte si aggiri intorno ai 60 milioni di dollari all’anno. Ricordiamo che il rinoceronte si trova solo in Africa e in Asia e che tutte le specie esistenti sono a rischio estinzione: allo stato brado il loro numero non supera le 15.000 unità, mentre ancora negli anni ’70 se ne contavano oltre 80.000. Solo nel 2010 in Sudafrica sono stati abbattuti 333 esemplari, alcuni dei quali appartenevano alla specie Diceros bicornis (poco più di 3.500 quelli rimasti al mondo).
In verità esiste un sistema che dovrebbe scoraggiare i cacciatori e consiste nella recisione chirurgica del corno, il quale ricresce di pochi centimetri all’anno. L’operazione costa però più di 1.000 dollari per ciascun esemplare e dev’essere ripetuta ogni due -tre anni, aspetto che rende il programma di difficile attuazione a causa degli scarsi fondi disponibili.
Secondo articolo sui rinoceronti:
Rhino wars: il Sud Africa schiera l’esercito al Kruger
A fronte della gravissima impennata del bracconaggio nel più importante parco nazionale sudafricano, il Kruger, si schiera l’esercito. Ormai é guerra tra bande internazionali di bracconieri militarizzati e truppe regolari. I metodi forti sembrano funzionare per il momento, ma tappare la falla al Kruger serve a poco finché persiste la forte domanda di corna di rinoceronte in Asia, Cina e Vietnam in particolare (03/08/11)
Con 193 rinoceronti uccisi in Sud Africa dai bracconieri nei primi sei mesi del 2011 – rispetto ai 13 di tutto il 2007 (vedi articolo di TutelaFauna) si é raggiunta una soglia tale di allarme che dal mese di aprile i soldati del Sud Africa sono stati dispiegati nel Kruger National Park per controllare il confine col Mozambico da dove bracconieri pesantemente armati e altamente organizzati partono per perpetrare il massacro di rinoceronti per alimentare il mercato nero asiatico di un «ingrediente» della medicina tradizionale.
"Non è solo il bracconiere a caccia di carne, o con trappole, lancia, frecce o un fucile da caccia", spiega Ken Maggs, un investigatore sui reati ambientali nel parco. "Arrivano in bande pronte a combattere con tattiche paramilitari, occhiali per la visione notturna, armi automatiche da guerra e in un caso addirittura con granate. »
Le pattuglie dell'esercito sono la prima linea di difesa. Lavorano in collegamento coi ranger del parco, si muovono attraverso la macchia nelle prime ore del mattino, allerta per la minaccia sia dei predatori che dei cacciatori di frodo che rappresentano una minaccia decisamente più mortale e in diverse occasioni non hanno esitato ad aprire il fuoco contro le pattuglie.
E mal gliene incorse. Quindici bracconieri sono stati uccisi in sparatorie nel Kruger, nove feriti e 64 arrestati. Il deterrente costituito dal pugno di ferro dell’esercito sembra funzionare.
Marzo 2011 è stato il mese più letale per i rinoceronti nella storia del Kruger, con 40 animali uccisi. Dal momento che il dispiegamento dell'esercito, il numero è costantemente sceso: 30 nel mese di aprile, 15 a maggio e solo due nel mese di giugno.
É il primo, e ancora cauto, segnale di miglioramento rispetto al 2007, quando «solo» 13 rinoceronti erano stati bracconati in Sud Africa - rispetto ai 333 del 2010.
Ma il successo nel parco risolverà solo una parte del problema. Con la crescente domanda di corna di rinoceronte da parte dei «nuovi ricchi» in Asia, in particolare Cina e Vietnam, per curare tutto, dalla epistassi di febbri, nessun luogo é sicuro per questo magnifico pachiderma.
"La recente crisi è stata attribuita a un aumento della domanda in Vietnam, dove é stato lanciato un nuovo uso del corno di rinoceronte come trattamento per il cancro", ha detto Alona Rivord, portavoce del gruppo ambientalista WWF. Proprietà terapeutica interessante per un ciuffo di peli…
I corni di rinoceronte sono fatti di cheratina, come unghie umane, e non hanno alcun valore medicinale scientificamente provato, ma questo non serve per frenare la domanda del mercato nero. La Cina ha messo al bando l'uso di corni di rinoceronti in medicina, ma l'applicazione della legge è lassista, denunciano le associazioni ambientaliste.
I prezzi elevati in Asia hanno portato a un problema aggiuntivo. Dato che con apposita autorizzazione é possibile cacciare il rinoceronte in Sud Africa, la relativa documentazione viene falsificata per esportare corna di rinoceronte che finiscono sul mercato nero. A dimostrazione di come aprire la porticina dello «sfruttamento minimo legale» della caccia, di fatto spalanchi la saracinesca del bracconaggio: un caso esemplare da ricordare a chi vorrebbe riaprire il commercio legale dell’avorio a partire da paesi con sistemi di vigilanza e pubbliche amministrazioni che sono un colabrodo di corruzione, inefficienza, disorganizzazione e mancanza di mezzi.
Secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, i Rinoceronti neri (Diceros bicornis) sono in pericolo critico di estinzione con solo 4.838 esemplari nel mondo.
I Rinoceronti bianchi (Ceratotherium simum) sono più numerosi, con 17.480. Questi sono cacciati legalmente in Sud Africa, con un permesso che costa solo 50 rand (5 euro), ha detto Rynette Coetzee, funzionaria esecutiva del programma per la politica di conservazione dell’Endangered Wildlife Trust.
Ogni cacciatore è autorizzato ad uccidere “solo” un rinoceronte ogni anno, ma la polizia ha arrestato all'inizio del mese nazionale tailandese Chumlong Lemtongthai, accusandolo di lavorare con un’associazione a delinquere che aveva contrabbandato 40 corni ottenuti con licenze di caccia legali.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il tailandese aveva pagato amici e persino prostitute per farsi intestare un permesso di caccia e ha lavorato con un commerciante sudafricano di fauna selvatica che acquistava all’asta rinoceronti per ucciderli subito dopo il loro arrivo nella sua fattoria.
Chumlong vendeva poi i corni per 55 mila dollari al chilo: letteralmente valgono tanto oro quanto pesano!
Secondo Maggs la corruzione all'interno del business della fauna selvatica è diffusissima: si tratta dei cosiddetti "colletti kaki" – commercianti di fauna, cacciatori professionisti, veterinari, proprietari di riserve, guardiacaccia – che sacrificano volentieri questi straordinari animali per i fotyi guadagni che possono garantire nel brevissimo periodo. Una conferma di questa attività è arrivata con l’arresto di un ranger del Kruger per connessione con bracconaggio.
Orsi polari e turisti avventurosi: chi rischia di più?
Alle Isole Svalbard (Norvegia) un gruppo di turisti inglesi viene attaccato da un orso bianco: un morto e quattro feriti. E ovviamente l’orso viene ucciso dai soccorritori. Qualche riflessione sul viaggiare in aree selvagge e il costo che puo’ avere per la fauna: quando il desiderio di avventura puo' diventare un pericolo per la fauna (05/08/11)
Un gruppo di turisti inglesi che partecipavano a un viaggio organizzato dalla British Schools Exploring Society é stato attaccato stamattina da un orso polare che ha ucciso uno di loro e ferito altri quattro.
L’incidente é avvenuto nell’area del ghiacciaio di Von Postbreen, a 40km da Longyearbyen, un’area selvaggia e senza vie di comunicazione, e proprio per questa particolarmente favorita da “viaggi avventura” e spedizioni scientifiche.
I soccorsi, chiamati via telefono satellitare, sono arrivati in elicottero e hanno portato i feriti prima all’ospedale di Longyearbyen e quindi a quello di Tromsoe.
Evento ovviamente drammatico, ma che spinge ad alcune riflessioni.
L’orso polare è il più grosso carnivoro esistente sul pianeta, ha i suoi grossi problemi a sopravvivere e abita alcune delle aree più remote e inospitali del pianeta. Se gli si finisce in bocca, la si è proprio andata a cercare e il plantigrado non puo’ certo essere biasimato per aver fatto quello che normalmente fa un predatore: uccidere per nutrirsi.
Chi partecipa a questi viaggi dovrebbe mettere questa eventualità in conto, cosi’ come chi va in montagna sulla neve rischia una valanga, un sub un’embolia o un ciclista di essere travolto da un’auto. Si prendono tutte le precauzioni del caso ma nello stesso tempo occorre essere consci del rischio.
E il gruppo di turisti si è mostrato almeno parzialmente pronto all’emergenza, chiamando col telefono satellitare i soccorsi, prontamente intervenuti magari a salvare la vita dei quattro feriti.
Quello che proprio non si riesce a capire è la necessità di “vendicarsi” dell’orso. Perché andava ucciso ad ogni costo? Per paura che diventasse un “mangiatore di uomini”, incallito predatore di quei bipedi lenti, con vista, udito e olfatto sottosviluppati, senza fauci e artigli, cosi’ facili da predare? Non si è mai sentita una favola simile!
Cio' che veramente anima il grilletto è un insano desiderio di vendetta verso un animale che si é permesso di attaccare un uomo, violando quella gerarchia che – dalle origini della filosofia occidentale – ci ha sempre voluto porre un bel pezzo sopra qualsiasi (altro) animale.
L’essere inferiore che, fosse anche solo per nutrirsi o difendersi, viola questo vero e proprio tabù deve essere punito con la morte secondo una logica che nulla ha di scientifico, ma tutto di tragicamente psicologico. Anche se è evidente che non si puo’ porre alcuna responsabilità su un animale che agisce solo per istinto, lo si fà lo stesso e si applica un ferrea legge del taglione, morte per morte.
Alla fine, oltre allo sfortunato turista - che comunque doveva essere conscio del rischio che si assumeva e partendo lo ha implicitamente accettato assumendosi quindi la corresponsabilità per quanto è successo – l’unico vero innocente che ci ha rimesso le penne è stato l’orso. Era nel suo territorio a fare l’unica cosa che sa e puo’ fare: preoccuparsi di sopravvivere.
Oggi, il solo fatto di essere orso e comportarsi come tale gli è stato fatale.