«Noi, testimoni della tragedia di Oslo»
«Noi, testimoni della tragedia di Oslo»
«Noi, testimoni della tragedia di Oslo»
http://www.ilsecoloxix.it/p/levante/2011/07/30/AOTWrLp-tragedia_testimoni_della.shtml
Rapallo - «Un boato, il più forte che ho mai sentito. E tutt’attorno i volti delle persone, con quell’espressione sbigottita, atterrita, sbiancata. Non dimenticheremo tanto facilmente quella scena. E dire che doveva essere semplicemente una vacanza, una crociera spensierata».
Una coppia di rapallesi si è trovata a Oslo, il 22 luglio, a circa cento metri dal luogo dell’esplosione che ha ucciso sette persone. Un fatto che ha preceduto di poche ore la strage, a colpi d’arma da fuoco, di decine di ragazzi, radunati in un’isoletta della Norvegia.
Roberto Donati e Aurelia Persi, pensionati, stava trascorrendo una vacanza in crociera. Avevano raggiunto Oslo, quel venerdì mattina, ed erano scesi in comitiva in città, per un giro in pullman.
«Quel giorno pioveva, e per questo ci era stato indicato un tragitto alternativo a quello in programma - dice Roberto Donati - Siamo andati a vedere il museo di Munch. Se fosse stato bel tempo saremmo andati a visitare la strada del palazzo del governo e gli uffici del primo ministro norvegese: proprio lo stabile che è stato preso di mira dall’attentato esplosivo. Direi che io e mia moglie siamo vivi per miracolo...». L’edificio, che ospita anche le redazioni dei principali quotidiani del Paese è stato investito in pieno dalla deflagrazione, che ha mandato in frantumi porte e finestre, che ha sciolto serrande, sradicato alberi. E che, soprattutto, ha ucciso persone innocenti.
«L’esplosione si è verificata quando a Oslo erano le 15.20, e per strada c’erano molti passanti e auto in transito - racconta ancora il rapallese - Io e mia moglie stavamo uscendo dal museo di Munch, quando ci siamo bloccati: un boato fortissimo, e uno spostamento d’aria che ci ha quasi fatto cadere. Poi il mio sguardo ha cercato quello dei norvegesi che avevamo vicino - prosegue Donati, comandante di navi in pensione - Non dimenticherò mai l’espressione di smarrimento, anche negli occhi di un poliziotto. Un rappresentante delle forze dell’ordine, che però era come “disarmato” da quello che era appena accaduto».
Il resto della scena, davanti agli occhi della coppia rapallese, è distruzione, danni, detriti, vetri che cadono. E morte.
«La guida che ci aveva accompagnato al museo ci ha subito raccolto e portato nella direzione opposta a quella dove si era verificato il disastro - racconta Aurelia Persi -La preoccupazione era infatti quella di rimanere “intrappolati” col nostro pullman nelle strade bloccate per le indagini della polizia». La coppia, poco dopo, riesce a ritornare a bordo della nave da crociera con la quale era arrivata quel mattino a Oslo. «I nostri compagni di viaggio, che erano rimasti a bordo per il maltempo, ci hanno detto che la nave aveva avuto un’oscillazione a causa dell’esplosione - dice Aurelia Persi - Molti che hanno sentito quel boato, me compresa, hanno creduto che si trattasse di un aereo precipitato nel centro della città. Incredibile... Io e mio marito siamo stati fortunati a poterlo raccontare».
Giusto il tempo di riprendersi dallo choc iniziale e la coppia rapallese, dai monitor della nave, assiste alle notizie in diretta della strage di ragazzi sull’isoletta di Utoya.