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Chefchaouen, Marrakech & Cordoba... unforgettable places!

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.

JonnyV

Well-known member
Buongiorno a tutti i naviganti e non solo.

Scrivo queste note sulla mia nuova avventura con MSC Lirica, dal 27 febbraio al 9 marzo, per un itinerario interessante che mi avrebbe offerto, soprattutto, la possibilità di visitare la Perla Blu del Marocco: CHEFCHAOUEN.
L’itinerario è il medesimo tracciato da Capricorno (Oriana) nel suo bellissimo diario, alquanto dettagliato, ricco di notizie, fotografie e stati d’animo tali da invogliare tutti a viaggiare con la mente, tanto da essere fisicamente presenti sui luoghi narrati.
Devo fare un plauso straordinario a Oriana per la sua ottima reflex e per il modo spontaneo, semplice e intuitivo con il quale riesce a entrare piacevolmente nell’anima delle sue escursioni, a vantaggio di tutti noi. Grazie Oriana.
Ciò posto, nella mia precedente crociera con mia moglie (novembre scorso) il Marocco mi aveva dato molto ma cercavo assiduamente la possibilità di andare a Chefchaouen, a detta di tutti, imperdibile. L’unico itinerario e crociera che si prestavano alla bisogna era offerto da MSC Lirica e quindi a gennaio scorso…abbordaggio! Purtroppo da solo.
Chi ha avuto la bontà di leggere il nostro diario di novembre sa bene che “mangiare e dormire” sono per me le cose mono interessanti e non mi formalizzo più di tanto sulla qualità della nave che mi trasporta sui luoghi dei miei desideri.
Pertanto, dovevo cominciare nuovamente a studiare, controllare e programmare mentre l’appetito del “fai da me” stimolava ardentemente i miei sensi, l’entusiasmo e la spasmodica attesa di iniziare una nuova avventura.
In ogni caso il fato mi aveva gravato di un obolo: grattare, nel vero senso del verbo, 250 metri quadri di tufo di un ampio ambiente della mia abitazione, oggetto di restauro. Però il premio era fuori discussione e graziosamente offerto in dono: la Crociera, ambita!

Il tempo è passato piuttosto velocemente e i preparativi per la partenza fervevano nonostante le previsioni di freddo e cattivo tempo che avrei trovato il giorno dell’imbarco a Genova. In ogni caso, mi seccavano le dieci ore che avrei dovuto trascorre a bordo dell’InterCity Night. Per di più, il mio imbarco era programmato alle 15:00. Problema risolto con qualche e-mail con MSC che mi ha risposto di non preoccuparmi ma di presentarmi all’imbarco con almeno tre ore di anticipo sulla partenza della nave.​

26 febbraio, domenica

Prenotando il mio posto sul treno avevo cercato di fare in modo che risultasse abbastanza comodo e la carrozza meno gremita delle altre. Purtroppo e ben presto è stata presa d’assalto da una folla impressionante di studentesse del Liceo Artistico che si recavano a Firenze. Ero l’unico nonnetto fra tante ragazze che altro non facevano se non schiamazzare, ridere, giocare a carte, divertirsi e…mangiare panini e bere coca cola. Quest’andazzo è terminato alle tre di notte quando le scolaresche sono scese a Bologna.
Cambio treno a Tortona e dopo due ore mi ritrovo a Genova.
Freddo e vento a volontà la fanno da padrone e nonostante il porto sia vicino e la nave Lirica mi attenda all’ormeggio, l’approccio all’imbarco si è rivelato per me piuttosto laborioso: nessuna indicazione per accedere velocemente al deposito della valigia e al successivo check in.
Qualche solerte addetto MSC, mosso a compassione, mi indica la via per accedere alla sala d’attesa per accedere in gruppo alla registrazione. Poi, una nuova attesa per accedere per gruppi numerati al metaldetector e successiva presentazione del passaporto alla Polizia. Finalmente mi imbarco, non prima di essere passato dalle “forche caudine” dei fotografi appostati a ghermire le facce sorridenti dei croceristi sull’emblematico fondo di cartone della nave.
Non mi sono sottratto, per correttezza, ma mi sono messo in una posa talmente stravagante per evitare l’acquisto della foto. Sono poi corso dritto alla camera per prenderne visione e verificare se fosse già disponibile: una vera sorpresa il fatto che potevo già entrarvi e depositare il mio bagaglio a mano. Molto bene e poi di corsa al buffet…per fame. E sì, questa volta lo stomaco vuoto reclamava soddisfazione!
Benchè io sia di palato non sopraffino, le vivande proposte non hanno visto il mio gradimento né dal punto di vista visivo, né olfattivo e del gusto.
Certo non potevo andare a riposare in camera (tempo perso) e quindi sono andato un po’ in giro per sincerarmi sugli ambienti ma soprattutto per controllare la posizione del mio tavolo (430) al secondo turno della Bussola: strategicamente messo bene ma non quanto l’orario abbastanza inconsueto per i miei pasti a casa. Speriamo comunque bene per la compagnia dei commensali.
Il tempo è volato e già si appresta la partenza della nuova avventura. Di corsa quindi alla balconata di ponte 11 per qualche foto di rito: il porto, la Lanterna e infine la scia della nave che pian piano lascia l’ormeggio accompagnando tutti noi con le sempre sorprendenti note e parole colme di fascino per paesi lontani: “Time to Say Goodbye” di Bocelli.​

LIRICA.jpg... continua

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Luca*

Well-known member
Seguo anche io; mi ricordo il precedente diario perché era una crociera dove ci sarei dovuto essere anche io ma poi avevo dovuto annullare.
 

Gabriele C.

Well-known member
Vedo con piacere che questo itinerario sta riscuotendo successo...
Peraltro inevitabile, considerate le mete di primario interesse storico e culturale.
Leggo interessato, sperando l'anno prossimo di imbarcarmi su Sinfonia per fare anch'io questo giro.
 

gioiosa50

Active member
buongiorno! seguo con piacere il tuo diario: dopo il Marocco di novembre, questo sarà un altro bellissimo viaggio. un caro saluto
 

JonnyV

Well-known member
A tutti i naviganti e non solo, buon pomeriggio.

Dopo la partenza di Lirica mi reco in cabina contando di recuperare la mia valigia. Già nel corridoio la individuo e mi metto all’opera per sistemare le mie cose negli armadi e nei cassetti. Mi chiedo dove sia posizionata la cassaforte che non riesco a individuare. Una telefonata alla reception risolve il quesito: la cassaforte è sistemata dietro la specchiera ma purtroppo è chiusa. Chiamo per farmela aprire e dopo qualche minuto si presenta un addetto alla sicurezza che risolve il problema.
La cabina è piuttosto angusta e per giunta è di quelle “junior” con letti ribaltabili. Non c’è nemmeno un quadro per abbellire e allietare l’ambiente, mentre il bagno è quanto basta per la bisogna; non altrettanto il vano doccia assolutamente sottodimensionato. Ovunque si nota la vetustà ma è la cabina che ho potuto scegliere e quindi come di consueto mi basta per riposare: la vita è fuori. In ogni caso è ben posizionata a poppa al ponte otto e mi consente di raggiungere in un baleno il buffet al ponte 11, la balconata al 12, il ristorante centrale al ponte 5 e la reception con una passeggiata da ponte 6. Il teatro, questa volta sistemato a prua, sarà da me il meno frequentato e quindi il meno influente sulla planimetria della nave in tema di lunghezza di tragitto per raggiungerlo.
Gli ambienti sono stati accuratamente descritti nella eccellente recensione di Oriana con la medesima nave e il medesimo itinerario di gennaio. Quindi evito ripetizioni ma quello che ha attratto maggiormente la mia attenzione è stato il luccichio degli ottoni dei passamano e gli specchi che dilatavano a dismisura alcuni ambienti, specialmente nel Ristorante La Bussola. In ogni caso, il contesto della nave è elegante e senza esagerazioni,
Alle 17:00 consueta esercitazione obbligatoria di sicurezza, restando comodamente in cabina, digitando poi un codice numerico al telefono per ottenere conferma dell’eseguito: nessuna risposta anche insistendo. Sono andato alla mia “master station” per registrare la tessera Msc, rappresentando peraltro al personale la questione precedente. Mi hanno risposto di non farci caso. Mah!
Nuovamente in cabina per darmi una sistemata: sono stanchissimo per la notte insonne e sono ben trentasei ore che non riposo. Per sedermi sul letto devo letteralmente strisciare ricurvo lungo il letto a scomparsa al quale dedico una bella capocciata appena tento di mettermi in piedi. La mia testa però è più dura e quindi impatto assorbito egregiamente!
L’attività pomeridiana è ripresa con le consuete proposte musicali e mentre sono alla ricerca del futuro angolo preferito serale, le sommesse note di chitarra sembrano volteggiare nell’aria in attesa dell’uditore bramato. Un sottile “filo d’Arianna” mi attira sempre più verso lo strumento e l’artista che in un angolo piuttosto striminzito del Lord Nelson Pub esegue con perizia, anche vocale, vibrazioni di chitarra tra le mie preferite. Forse ho trovato il luogo del mio dopo cena: Stefano e la sua chitarra elettrica.
Ancora una volta il mio stomaco brontola e per accontentarlo purtroppo deve attendere il secondo turno alla Bussola dove mi presento alle nove in punto. Al tavolo è già seduta una signora che non so se volutamente ignora il mio consueto “buonasera”, che replico. La mia sensazione è che sembra alquanto infastidita da qualcosa che secondo lei non gira per il verso giusto e nulla vale il mio approccio di conversazione. Il rovescio della medaglia – meno male – è l’arrivo del terzo ospite: donna, sulla sessantina, capelli lisci e bianco cenere, viso carino e espressivo, ben predisposta a conversare. Presentazione d’obbligo: Come ti chiami? - Giovanni. / E lei? - Giovanna!
Ambedue siamo veramente sbalorditi e subito fa capolino la mia riposta indole estroversa quando trovo una persona che mi aggrada. Inizia così subito la diatriba divertente tra le nostre regioni e luoghi di provenienza: Chioggia – Bari. Ciascuno vanta i pregi e, modestamente, alle nebbie della laguna contrappongo il nostro mare, il sole caliente, il pescato, l'autentica dieta mediterranea, storia, arte, cultura. Possiamo soddisfare tutte le esigenze, piccole o grandi che siano e quindi vi attendiamo e la nostra Magna Grecia vi sorprenderà!
Lo so, lo so, susciterò molti sentimenti contrastanti fra compiacimento e invidia, compresa l’ilarità di voi croceristi che mi state leggendo. Ma cosa ci posso fare. Se permettete, sotto l’aspetto turistico e enogastronomico siamo avanti, molto avanti rispetto ad altri!
Al momento, a cena, mi pare di aver riscontrato nella mia campagna di tavolo, oltre che l’omonimia, una concreta assonanza caratteriale. Sono arcicontento!
Si presentano nel frattempo gli altri due ospiti. Una coppia giovane che scopriamo maritata e di quelle che non ti aspetteresti di incontrare: Claudio, milanese e palestrato; Alessandra, russa, tanto bella e tanto bionda che sembra esser saltata fuori da una matrioska.
I tempi di approvvigionamento alimentare sono lentissimi, ma tanto basta perché la conversazione progredisca nel modo migliore, senza comunque l’apporto, anche sperato, dell’altra commensale.
In ogni caso, presto balza all’ordine delle cose il domani a Marsiglia. Propongo il mio programma e mentre Giovanna lo accetta immediatamente, felicissima che le faccia da guida, Claudio è alle prese con un fastidioso mal di denti che grava su Alessandra e quindi non pensa di venire con noi.
Terminiamo la nostra cena ben oltre le 22:40 e con Giovanna fisso un appuntamento alle otto dell’indomani, a colazione, al Bistro Buffet.
Niente musica, balli o teatro stasera ma solo le coperte del letto che possano stemperare tutte le fatiche del trasferimento e dell’imbarco.
Ancora una volta Marsiglia mi ospiterà nelle sue seducenti braccia del Porto Vecchio, nei suoi antichi quartieri e si farà ammirare dall’alto di Notre Dame de la Gard.​
A presto.
LIRICA.jpg continua

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capricorno

Super Moderatore
Il Lord Nelson Pub era il nostro luogo preferito, non molto affollato in certi orari e Stefano veramente strepitoso, tanto che ci siamo chiesti come mai lo avevano relegato in quell'angolo angusto , meritava più spazio per la sua bravura...forse è tra i migliori a bordo, non male neppure il solista del piano bar all' Atmosphere, di cui ora mi sfugge il nome. Il resto dei musicisti del tutto insignificanti.

Gli ottoni, un gran lavoro, sempre perfetti e non sono mai riuscita a vedere un addetto....sparivano alla vista.:D
 

JonnyV

Well-known member
Martedì, 28 febbraio – MARSIGLIA

Buon pomeriggio a tutti i naviganti, a tutti i papà e a quanti ci seguono nelle nostre avventure.

La stanchezza continua a gravare su di me e neanche una notte di riposo è stata sufficiente per lenirla del tutto.
Il mio orologio biologico mi porta già ad essere desto e levato ben prima dell’orario di apertura del Bistrot Buffet, per la colazione. Quindi andiamo a osservare il mare dalla balconata di ponte 12 e con amara sorpresa le condizioni meteo sono le medesime di Genova: freddo, vento e un cielo coperto che a tratti minaccia pioggia. Lirica attraccherà alle 8:00 e non oso avventurarmi verso prua per guardare all’orizzonte i monti che coronano Marsiglia. Meglio la colazione al calduccio del buffet che trovo animato da pochissimi ospiti. Coerentemente con le mie abitudini riempio una tazza blu Msc con latte caldo e caffè, qualche cornetto, due girelle, due fagottini e succo di pompelmo per terminare. A differenza di Costa, dove il profumo di quelle delizie mattutine appena sfornate stuzzicava l’olfatto, su Lirica quel requisito è inesistente. Dirò anche che mi sembrano quelle del giorno precedente e non consumate.
Comunque, devo alimentarmi e per quello che conta va bene anche così.
Ad un tratto scopro anche la presenza di Giovanna e mi fa piacere il fatto che sia mattiniera come me e come me, oltretutto, fa una colazione minima e velocissima.
La sua tessera MSC è di tipo “gold” e presumo che abbia all’attivo numerose crociere. Colloquiando, mi informa di essere sbarcata a Marsiglia qualche volta ma di non essere mai salita a Notre Dame. Quindi sarò felice di accompagnarla lassù mentre per arrivarci sono già ferrato sui trasporti locali.
Nel frattempo sono già iniziate le procedure di attracco, con anticipo sull’orario previsto, e allora facciamo un salto proprio sopra di noi al ponte 12. La giornata è pessima, a tratti pioviggina mentre per compagnia la nostra nave ha una Viking, presumo della stessa stazza.
Ho appuntamento alla reception con Giovanna e puntualmente scendiamo a terra per raggiungere la postazione del 35T, la navetta portuale che ci condurrà in centro. Pioviggina e fortunatamente Giovanna è attrezzata con un ombrellino che a malapena ripara entrambi ma, sottobraccio, procediamo entrambi verso la meta. Sembriamo come Ginger Rogers e Fred Astaire, ma spero anche di non dover anche “ballare sotto la pioggia”.
Giovanna si sta rivelando un’ottima compagna di avventura: stessi orari, stessi gusti, precisione negli appuntamenti e disponibile a seguirmi nelle mie scorribande.
Abbordiamo la navetta con un tempismo perfetto perché è quasi vuota e parte dopo qualche minuto percorrendo tutto il tragitto interno portuale, facendoci scendere nei pressi di Place de la Joliette. Attraversando un comodo passaggio pedonale, sostiamo alla fermata del 49 che giunge in men che non si dica. Obolo per due persone di tre euro, due fermate e siamo al capolinea di Mucen St. Jean della linea 60 che porta direttamente a Notre Dame de la Garde.
Pochissima gente in giro e alla fermata del Porto Vecchio, di solito affollatissima, salgono in pochi e fra questi altri quattro crocieristi con i quali conversiamo allegramente.
Ad un tratto un’apparizione fugace attira la nostra attenzione. E’ così fuggevole (è proprio il caso di dirlo) tanto da non riuscire a prendere le nostre attrezzature fotografiche.
Cos’è? - direte voi? Una meteora? No! Un’auto sportivissima? No! Una bellissima attrice cinematografica? No, no, molto meno ma di sicuro effetto su tutti noi e, peraltro, mai vista altrove.
Ebbene sì, fughiamo la curiosità: è un ragazzo su monopattino elettrico che ha sulle spalle uno zainetto. E già! - direte voi – Chissà quanti ne vediamo e incontriamo! E no! Sfido chiunque a dirmi se abbia mai visto uno zainetto con la luce rossa posteriore che funziona da stop e che ha anche le frecce direzionali! Neanche a Milano, territorio imperversato da monopattini, monoruota e quant’altro ho mai visto uno zainetto simile!
Giovanna è baldanzosa perché se in giro ne troverà qualcuno lo comprerà immediatamente!
Questo episodio divertente ci contagia per un bel po’ ma ben presto il bus urbano si ferma al capolinea, nel piazzale panoramico sotto la Basilica.
Invoglio Giovanna a guardare lo scenario di Marsiglia, le isole prospicienti, il noto castello d’If e la nostra nave nel porto lontano. Purtroppo, le condizioni del cielo grigio e l’umidità spengono i nostri ardori turistici e fotografici e tutto sembra senza colore e senza calore.
L’unico apprezzamento è che la dorata Notre Dame, che ci guarda da lassù, possa riservarci un futuro migliore e soprattutto senza guerre. Per questo andiamo a salutarla dapprima nella Cripta e poi nella Basilica.
Il bus 60 è in attesa di partire per la sua corsa in discesa verso il porto e vi giungiamo abbastanza celermente grazie al traffico scarso. Poca gente in giro per la giornata uggiosa, bar all’aperto deserti, l’Ombriere che attende il sole e una piazza disadorna che, invece, avevo trovato animatissima nel a novembre per il periodo natalizio.
Va bene! Proviamo a percorrere il largo e lungo viale Canebière per raggiungere il Marchè des Capucins e vediamo che succede. Il mercato è animatissimo e sembra già di trovarmi tra i berberi marocchini. Il profumo del pane sfornato delle grande bulangerie pervade l’aria, Le Lamparò mostra la mercanzia del pescato di cui vado ghiotto, bancarelle di frutta esotica e datteri in quantità, massaie indaffarate e giovanotti che se la spassano davanti ai locali ambigui fumando sigarette accompagnate da caffè. Prego Giovanna di starmi accanto, di evitare qualche assembramento e di tenere al sicuro i propri averi. Memore di quanto accaduto a Lisbona lo scorso novembre, il mio portamonete passa dalla tasca posteriore dei pantaloni al taschino della camicia perché mi accorgo che la nostra presenza è sotto osservazione e quindi con le dovute cautele, non senza aver fotografato, ci allontaniamo.
Ho intenzione di raggiungere la chiesa gotica di St.Vincent de Paul, ma purtroppo Giovanna, che mi assicura di conoscere la zona, mi conduce in tutt’altra direzione fino all’arco di trionfo, dedicato alle guerre napoleoniche, della alla Porte d’Aix.
Torniamo indietro verso il porto passando vicino alla biblioteca Alcazar con un ingresso di tutto rispetto di art dèco mentre lì vicino c’è un altro portone di un palazzo storico, che attira la mia attenzione e che rimanda a uno stile neo classico. Anche se abbruttito da cospicua polvere e inquinamento da traffico, la sua bella prerogativa contrasta non poco con squallidi negozi di paccottiglie che gli sono accanto.
In piazza Generale de Gaulle, vicinissima al porto, la bellissima e piacevolissima giostrina “Carosello Veneziano del XVIII” non poteva certo evitata e fotografata, pur così desolatamente malinconica, desiderosa del sole e di gioiosi bambini.
E’ tempo di condurre Giovanna ai vicoli di Le Panier, quartiere storico di abitazioni di pescatori con vicoli che si intrecciano, perlopiù tappezzati di murales. Una volta era pericoloso entrarvi ma ora, ampiamente rivalutato, è piacevolissimo, silenzioso e ottimo per godersi qualche isolata piazzetta con bar e assaporare un aperitivo o altro. Una piazzetta che mi piace moltissimo è Place de 13 Cantons con il Bar des 13 Coins. Il bar è chiuso e la piazzetta desolatamente vuota!
Giovanna è perlopiù attratta dall’ospizio della Charitè e indugia a fotografare qualche angolo che le aggrada, poi anche i caratteristici murales e infine scendiamo e visitiamo la Cattedrale La Major. Purtroppo manco le vestigia dell’antica chiesa romanica, pensando fosse non accessibile per lavori di scavo che hanno portato alla luce anche il primitivo edificio paleocristiano.
Per quanto non espressamente menzionato con immagini e note, la superlativa Oriana “docet” con il diario della sua crociera di gennaio.
Torniamo a piedi a Place de la Joliette e alla nostra navetta che ci riporterà a casa.
Giovanna comunque si infila nel Centro Commerciale della Terrazza del Porto mentre resto fuori ad attenderla. Passano più di dieci minuti a non esce. Attendo ancora e niente. Vado dentro per cercarla ma di lei nessuna traccia. Fortunatamente guardando fuori con la coda dell’occhi la individuo passare sul marciapiede e la rincorro fino a raggiungerla poco più in là mentre chiede al personale addetto al controllo dell’ingresso portuale se mi ha visto entrare. Conclusione divertente da parte mia: “Pensavo ti avessero rapita!”
Altra passeggiata fino alla “barca” distratto piacevolmente dall’arrivo di due sidecar Ural: un vero spasso per me appassionato di motori, e poi le “forche caudine” del metal detector, una cosa che odio.
Un pasto veloce al buffet ci rimette in sesto ma è dura attendere il trascorrere del pomeriggio senza neppure poter andar fuori sui ponti aperti perché il freddo e il vento sono pungenti.
L’intrattenimento pomeridiano è inesistente, animazione nulla, e quindi per vedere o sentire qualcosa di meglio - si fa per dire - occorre attendere il dopo cena. Speriamo.
Proprio l’orario del secondo turno è qualcosa che non mi aggrada. In ogni caso mi presento all’ora stabilita seguito da Giovanna. Prendiamo posto e con sorpresa notiamo l’assenza della signora che era con noi la sera precedente. Poco più tardi arriva Claudio ma non con Alessandra, chiusa in camera con il mal di denti. Più che l’impressione, ho la quasi certezza che trascorrerà tutta la crociera senza metter piedi a terra.​
Per cenare ho chiesto “insalatina di seppie”, risotto alla zucca e gamberi,orata e frutta. Purtroppo, siamo fuori ristorante alle 22:40 e per di più ho il rammarico di non aver potuto ascoltare Stefano e la sua chitarra elettrica al Lord Nelson Pub: “Tributo a Eric Clapton” uno dei migliori artisti attualmente in circolazione e che amo moltissimo. Orario inconciliabile: 21:30!
Domani, dopo ben oltre trent’anni torno a rivedere Barcellona, la cosmopolita capitale della Catalogna ricca di storia e arte, della Sagrada Familia, dell’inconfondibile stile architettonico dei palazzi di Gaudì, delle Ramblas e altro ancora.
Il programma? Tutto nella mente e nelle pagine fotocopiate della mia guida storica del TCI.
Ciao, ciao

LIRICA.jpgcontinua.

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JonnyV

Well-known member
Mercoledì 1 marzo – BARCELLONA

Buon pomeriggio a tutti i naviganti e non solo.

Ieri sera e stanotte il vento gelido da nord-ovest del Golfo del Leone ha imperversato non poco sulla navigazione tanto che è stato vietato l’accesso ai ponti aperti.
Per di più non ho dormito bene e non sono al cento per cento delle mie forze (gambe fiacche e caviglie gonfie). Penso che dovrò ridimensionare la visita a Barcellona ma avrò tempo in futuro di godermela meglio. In ogni caso, non sono turisticamente a digiuno sulla città ed è bello riviverla, per quello che potrò, dopo venticinque anni. Ancora una volta devo citare Oriana per il suo bellissimo reportage di gennaio e con il quale non oso competere.
Ciò posto, la veloce colazione, lo sguardo da ponte 12 sulla città e sulla Sagrada Familia in lontananza e l’appuntamento alle nove con Giovanna sono stati rispettati e baldanzosi mettiamo piede a terra.
Evitiamo la costosa navetta MSC e utilizziamo quella “free” perché giunge allo stesso capolinea vicino alla piazza con il monumento a Cristoforo Colombo.
Qualche foto è d’obbligo, ma ricordo che nella darsena, all’epoca, era presente una copia fedele della caravella Santa Maria con la quale il navigatore aveva solcato l’Atlantico in cerca delle Indie. Chiedo ad un poliziotto se c’è ancora e lui mi risponde di no. Peccato!
Memore del resoconto di Oriana andiamo a visitare dapprima Santa Maria del Mar: puro stile gotico e tre navate grandiose su pilastri poligonali altissimi sotto i quali i fedeli del XIV secolo dovevano sentirsi davvero minimi nella vastità del sacro edificio. L’ho trovata davvero bellissima e austera nella sua architettura interna tanto che sembrava di trovarsi sotto un’unica navata.
Evitiamo di andare alla Sagrada Familia perché più che qualche foto non potremo fare ma ci dirigiamo verso Plaza Berenguer dominata dalla stata equestre del dell’omonimo Berengeuer III detto il Grande. La muraglia romana è alle sue spalle e la percorriamo per un tratto di strada prima di giungere alla Cattedrale, capolavoro del gotico catalano, la cui bellezza possiamo ammirarla solo esteriormente, abbruttita dal un grande pannello pubblicitario di cellulari Samsung che copre la guglia centrale.
Passiamo per Piazza della Catalunya, animatissima, ma anch’essa sotto cura a causa di lavori in corso che interessano proprio le fontane. Nonostante la vastità, la sua connotazione turistica sembra, almeno per me, irrilevante e quindi procediamo verso alcuni dei capolavori di Gaudì.
Lungo il Paseo de Gracia i platani abbelliscono questa grande arteria del quartieri moderni di Barcellona e poi incontriamo La Pedrera di Gaudì, edificio forato da quasi caverne scavate nella pietra, dettate dalla sua visione estrosa e modernista dell’architettura. Assolutamente apprezzato per le sue doti di plasmare il mattoni, tegole e ferro anche Le Corbusier ne rimase conquistato e la Sagrada Familia destò l’ammirazione incondizionata del nunzio apostolico in occasione della presentazione dell’opera.
Per me, è un architetto fuori dal comune che con colori e forme inconsuete e sbalorditive è stato in grado di essere quasi irriverente, sarcastico e modernista al punto tale da volare oltre la mediocrità di altri.
Non a caso, l’esempio più classico è la Casa Batilò: eccezionale con quei balconi “a maschera” della facciata che, pur contrastando notevolmente con il rigoroso e bel prospetto dell’edificio accanto, ne fanno un capolavoro architettonico.
Percorrendo le Rablas, torniamo sui nostri passi verso il Barrio Gotico in cerca di nuove sorprese che certamente non mancano, da vicoli stretti dove non batte il sole, merletti di piani collegamento fra palazzi e in più un negozio di ceramiche multicolore, in tema Gaudì, che più di così non si può.
Mi rammarico solo di non aver mancato Parco Guell che merita: la prossima volta, sicuro!
Con Giovanna, passeggiando, parliamo del più e del meno e ognuno racconta le sue storie di vita ma la navetta ben presto ci fa poi tornare a bordo e sarà dura attendere la sera e il giorno di navigazione di domani.
Riposo (ma non dormire), riposo e dopo cena a guardare al Blue Club Disco i giovanotti e le donzelle, con fiori nei capelli e pantaloni a zampa di elefante, scatenati nella frenesia di balli e musica anni ’60 e ’70.
Sono i nostri anni verdi, divertenti, spensierati, di noi propensi a far l’amore e non la guerra micidiale del Vietnam e del “sogno” di Martin Luther King. Anni ricchi di eventi, dalle Olimpiadi a Roma e all’uomo sulla luna, di artisti come Paoli, Mina, Celentano, Battisti (solo per citarne alcuni), di Santana a Woodstock, Beatles, Bee Gees, Gloria Gaynor e “disco music” a volontà.
Sull’onda dei gruppi musicali che si andavano formando, vi dirò che anch’io con alcuni amici avevamo formato una “band” (molto, ma molto arrabattata). Ma ugualmente ci divertivamo a strimpellare e cantare canzoni note nei nostri sottofondi abitativi (cantine) dove nascevano amori che il passar del tempo non leniva.
Mi scuso con voi per questo intermezzo, ma quelli della nostra età sanno benissimo che basta sollecitare la mente perché i bellissimi ricordi del passato affiorino quasi all’improvviso, quasi riavvolgendo il film della nostra giovinezza.
Più che i ricordi, la musica ad alto volume del Blue Club e le sue luci psichedeliche potè il sonno.
E sì, proprio il sonno che ritempra la forze, con la speranza di sognare ancora realistiche utopie fra le braccia di Morfeo.​
Forza e coraggio amici perché domani è un altro giorno…di crociera!
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Stato
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