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Chefchaouen, Marrakech & Cordoba... unforgettable places!

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Gabriele grazie. Le carte geografiche del TCI sono gelosamente conservate. Per me maps è instituibile per vedere i miei percorsi in anteprima e tracciare un ipotetico percorso. Quelli riferiti alla crociera sono minimali rispetto ad altri, molto più complessi e riferiti alle mie avventure americane.
Il rigore, purtroppo, è stato parato, ma è stato un vero divertimento!
 
giovanni, tra il tuo diario e quello di Oriana avete reso questa meta non solo "unforgettable" ma soprattutto immancabile!!! spero di poter riuscire in futuro a vedere questo posto così bello. sarebbe bello avere guide come voi, ma almeno idealmente, farò riferimento alle vostre descrizioni e ai vostri diari. grazie!
 
Buiona Vigilia delle Palme, Gioiosa. Proprio ieri mi sei passata per la mente, pensando a come sarebbe piacevole incontrarti in una futura crociera e portarti a spasso nelle mie avventure. Grazie per gli apprezzamenti, sperando nel futuro....
Ciao.
 
Lunedì - 6 marzo – Malaga per CORDOBA

Buona Vigilia delle Palme a tutti i naviganti e non solo.

Conclusa entusiasticamente la mia personale escursione alla città blu, oggi se ne aggiunge un’altra non meno avvincente. Perché, con tutto il rispetto per Malaga, ho programmato di visitare Cordoba e la sua meravigliosa Mezquita. Tempi al solito stretti, ma non posso farmela sfuggire e Giovanna, desiderosa più che mai, mi accompagnerà.

Un passo indietro.
L’altra sera sono andato a teatro per non perdermi Mariano Miranda, eclettico virtuosista della chitarra classica spagnola. Esecuzioni sullo stile eccelso di Andres Segovia, per il classico, e quello di altri validissimi artisti spagnoli di riferimento per esecuzioni andaluse (vale per tutti Paco de Lucia). Mi ha soddisfatto pienamente e il mio indice di gradimento è schizzato alle stelle ascoltando Aranjez, Entre dos Aguas, Assturias,Giochi proibiti, Malagueña e altro ancora.
Ieri sera, invece, verso mezzanotte, al Cabaret, mi son concesso due balli: con Giovanna e pure con la responsabile di crociera. Devo pur sopperire alla mancanza di mia moglie per poter ballare.

E’ ancora buio quando Lirica verso le 7 è in procinto di attraccare al porto di Malaga e il fuso orario corrispondente a quello dell’Italia comporta ritmi diversi nella quotidianità spagnola.
Tornare a Cordova dopo tantissimo tempo mi riempie di soddisfazione e rivedere la sua Cattedrale moresca, rivivere l’atmosfera andalusa e passeggiare nelle sue stradine medievali: tutto questo sarà piacevole condividerlo con Giovanna.
La questione della colazione è presto assolta senza perder tempo perché il treno per la nostra escursione privata parte dalla stazione di Malaga alle 9 e 10 e arriverà a Cordoba alle 10 e 15.
Alle otto dobbiamo necessariamente scendere a terra perché la stazione Maria Zembrano non è proprio vicinissima al porto e poi bisogna procurarsi i biglietti, sperando che non ci sia coda.
Il luogo dell’appuntamento è come di consueto il medesimo di altre volte, ma quando scendiamo sul molo non vediamo alcuna navetta. Per prendere il bus pubblico della linea 14, al capolinea vicino al faro, dovremmo fare una passeggiata per più di cinque minuti. Saremo fortunati se lo troveremo in attesa, altrimenti occorre aspettare che si faccia vivo.
Non va bene, non va proprio bene per i nostri tempi minimi.
I tassisti però non mancano e allora saliamo a bordo e per otto ero uno di loro ci trasporta a destinazione.
La biglietteria non è affollata e questo ci consola, al contrario dei minuti che inesorabilmente continuano a passare. Ci presentiamo ad una impiegata della Renfe – devo dire molto gentile – alla quale chiediamo di acquistare i biglietti per Cordoba: andata e ritorno in giornata e riferiti agli orari che le precisiamo.
La signora prende nota su una scheda cartacea e inizia a operare sulla tastiera del computer. Poi ci presenta il conto totale dei biglietti del treno alta velocità.
Ho un sobbalzo perché l’importo è superiore a duecento euro: vale la pena spenderli per andare a Cordoba, stare lì qualche ora e tornare in giornata?
Sulle prime, la delusione è cocente perché se avessi provveduto all’acquisto tramite internet, prima di partire in crociera, avrei speso, solo per me, meno di cinquanta euro.
Che si fa? Anche Giovanna è un po’ disorientata e indecisa e allora tentiamo di rivolgerci alla concorrenza: Alsa Autobuses.
La stazione degli autobus è proprio di fronte a quella dei treni e ad un assistente della biglietteria automatica chiediamo quando parte e quanto costa il biglietto per Cordova: parte fra poco, alle 9 e il biglietto costa appena 13 euro. Di contro, impiega due ore e mezzo e l’orario di rientro è troppo tardi rispetto a quello del “tutti a bordo” di Lirica.
Che si fa? Rinunciamo all’escursione?
La frustrazione di non essere andati a Cordova, so di certo, mi perseguiterà per tutto il giorno e anche oltre.
Nello smarrimento concitato dell’incertezza, si fa strada però la decisione irrevocabile:
“Costi quel che costi partiamo per Cordoba”!
Ma abbiamo fatto i conti senza l’oste e…l’orologio. L’oste è la signora della biglietteria e l’orologio della stazione segna le 9 e 02.
Ci precipitiamo alla biglietteria e scorgiamo l’impiegata che lentamente sta raggiungendo la sua postazione: “Cordoba, por favor”.
La vedo quasi raggiante perché siam tornati e guardando di sfuggita l’orologio, recupera in fretta gli appunti cestinati e ci dice che se acquistiamo un abbonamento valido un anno sui treni a media distanza lo sconto sui biglietti sarà del 50%: totale 146 euro, andata e ritorno per due. OK.
La signora è velocissima e ancor più contenta per il pagamento rapido con la mia carta di credito.
La stampante sforna i biglietti mentre la cortese signora guarda ancora l’orologio e ci invita ad andare di corsa al binario 1 perché il treno sta per partire: “Hasta luego señora y gracias!
Avvistato il binario, due hostess del treno ci fanno cenno di accelerare maggiormente e proprio per un pelo riusciamo a entrare nel vagone: 9 e 09, è fatta!
Il treno alta velocità sfreccia a 240 chilometri/ora verso la nostra ambita destinazione ma mi sa tanto che la giornata, dal punto di vista meteorologico, non sia delle migliori. Infatti il cielo è coperto e purtroppo manca il sole dell’Andalusia, ma non il caldo entusiasmo con il quale cercheremo di visitare la nostra bellissima città moresca.
Il viaggio è consumato in un baleno e siamo pieni di fervore quando fuori della stazione ci attende:​
Còrdoba…es màs Andalucìa!

segue

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Buiona Vigilia delle Palme, Gioiosa. Proprio ieri mi sei passata per la mente, pensando a come sarebbe piacevole incontrarti in una futura crociera e portarti a spasso nelle mie avventure. Grazie per gli apprezzamenti, sperando nel futuro....
Ciao.
grazie degli auguri. Buona settimana santa e Buona Pasqua anche a tua moglie. e' vero, saresti un'ottima guida!
 
…seguito Cordoba

Buone Palme a tutti.

L’emozione di rivedere Cordova dopo tanti anni si palesa in modo irresistibile sul mio viso e la voglia di mettersi subito in marcia è di conforto per quello che avevo deciso di riscoprire. Il mio itinerario escursionistico è già ben definito e senza ombra di dubbio la prima meta è la straordinaria moschea di Cordoba: la Mezquita.
La sua posizione, vicino al fiume Guadalchivir, anche se lontana, ci permette di raggiungerla piacevolmente a piedi, inizialmente attraverso viali e parchi di una città non ancora desta, quasi vuota e malinconica. Ma non appena raggiungiamo la piazza e la chiesa di San Nicolas de la Villa lo scenario comincia a cambiare decisamente. Piazzette graziose e dedalo di stradine, comunque scarsamente animate, si susseguono una dopo l’altra perché siamo nel cuore della città vecchia andalusa e la sua antica storia moresca riaffiora anche nei cortili simili ai riad.
Una caratteristica e graziosa tabella di mattonelle di ceramica, molto esplicita graficamente e apposta su una parete abitativa, ci indica la direzione da seguire. Le case e i palazzi d’epoca assumono ora il colore bianco delle facciate, intervallate da finestre e balconi inquadrate dal peculiare arancio chiaro.
Giunti nella bellissima Piazza de la Trinidad non possiamo evitare di entrare nell’omonima chiesa e apprezzare, fra l’altro, il suo splendido e dorato retablo barocco.
Passo dopo passo siamo alla Porta dell’Almodóvar una delle tre ancora in piedi delle mura medievali di Cordova, in comunicazione diretta con la judería, il quartiere ebraico in cui siamo immersi.
Ristoranti, negozi e numerosissime attività commerciali che vendono di tutto per i turisti ci dicono che siamo vicini al nostro punto d’arrivo e infatti, poco dopo, si leva innanzi la torre campanaria della Cattedrale che ha inglobato il minareto della Mezquita di Cordoba.
Per esaltare la splendida moschea - mi ritengo fortunato nel rivederla e riviverla dopo tanti anni - devo solo dire che bisogna essere qui per ammirarla compiutamente, perché da sola vale il viaggio.
Qualche cenno, per nulla esaustivo, ma solo per invogliare i nostri appassionati crocieristi, sono obbligato a fornirlo.

Ai suoi tempi, era la più vasta moschea del mondo dopo la Mecca e uno dei più suggestivi lasciti della civiltà araba iniziata dal califfo Adr-ar-Raham nel 785 su una preesistente chiesa visigota. La moschea, più volte ampliata, è un immenso quadrilatero di 180 metri per 130 di mura, merli e contrafforti senza una facciata principale. Somiglia a una fortezza dominata dalla pesante torre dell’Alminal, l’ex minareto, alta circa novanta metri e sormontata da una statua dorata dell’arcangelo Raffaele.
Ora, varchiamo la magnifica Porta del Perdòn del 1300 e in stile arabo, sormontata da tre archi di ugual fattezza, al di là della quale si estende il vasto Patio de Naranjos, un cortile ricco di alberi di arance e palme, con portici, archi moreschi e fontane. Gi alberi non sono piantati a caso, ma in filari perfetti, quasi a preannunciare quanto vedremo nell’edificio religioso. Sul lato opposto a quello di ingresso c’è la Puerta de las Palmas il principale ingresso della Moschea con arco a forma di ferro di cavallo.
Le foto si sprecano e sotto uno dei portici notiamo la biglietteria che stranamente non presenta code, solo qualche visitatore. Nessuna perdita di tempo, quindi, e so bene che acquisteremo due biglietti ridotti perché a noi è concesso, per l’età avanzata: solo dieci euro a testa.
Accingendomi a entrare nella Cattedrale, mi pervade una emozione mescolata a una sorta di atteggiamento di rispetto per la moschea islamica e di riguardo per il fatto di entrare in una chiesa cristiana. Proprio in virtù di quest’ultima considerazione, un signore addetto al controllo dei biglietti mi prega cortesemente di entrare a capo scoperto, a ragione del berretto che indossavo disinvoltamente. L’entrata dei visitatori, quasi defilata, è situata nell’angolo a destra del patio.
Orbene, lo stupore incontenibile di questa Moschea, unica nel suo genere ed esempio per eccellenza dell’arte dei califfi, contagia anche Giovanna. Non sa più dove volgere lo sguardo, quasi sperduta come me nelle numerose navate e nella selva delle 850 colonne di marmi preziosi, giunti in passato da ogni angolo mediterraneo.
Sulla fitta trama di colonne, poggiano e sono allacciate fra loro doppie arcate sovrapposte di pietre bianche e rosse. La soluzione architettonica di evidente reminiscenza romana risulta elegantemente coraggiosa, contribuendo a generare un effetto di trasparenza e leggerezza.
Inoltre, più che per la luce, l’interno è dominato dalle ombre, quasi un gioco perfetto atto a esaltare la vastità dell’ambiente nel quale i fedeli devono sentirsi parte importante, ma allo stesso tempo restare intimoriti al cospetto del sacro.
Infatti, questa condotta si palesa ancora meglio quando in fondo alla navata principale, più larga delle altre, ammiriamo la kebla, il luogo dove i fedeli pregavano rivolti verso la Mecca e dov’era custodito un osso del piede di Maometto.
La cappella è spettacolare perché è in un tripudio di fantasiosi archi marmorei dentellati e intrecciati
con arabeschi e mosaici di impronta bizantina. Le stesse decorazioni si ripetono sulla facciata splendida del mihrab, la nicchia dove veniva esposto il Corano, e sulla cupola a conchiglia, ricavata da un sol blocco di marmo che chiude in alto la stanza ottagonale, conferendole un’acustica eccezionale.
Quasi al centro della moschea troviamo la Cattedrale cristiana del XVI secolo: un’unica grande navata con cupola che con un sfarzoso stile spagnolo del ‘600 contrasta fortemente con la severità del manufatto arabo. Notevoli comunque sono gli stalli lignei e intagliati del coro e il grande retablo dell’altare maggiore con decorazioni barocche.
Procedendo nella moschea, al pari di una finestra chiusa da uno spesso vetro sul pavimento, possiamo anche traguardare in basso la testimonianza archeologica del lastricato originario dell’antica basilica visigota dedicata a San Vincenzo, caratterizzata da motivi ornamentali geometrici con richiami continui a forma di croce.

Non siamo ancora sazi ma il tempo scorre all’interno di questo Patrimonio dell’Umanità che rimanda continuamente a forme architettoniche islamiche, romane e bizantine fuse poi con quelle cristiane. La sua bellezza e grandezza storiche sono rimaste immutate nel tempo. Non è una reliquia del passato, né tantomeno un museo come tanti, ma un luogo dove si respira aria di spiritualità che non si nasconde tra le mura, con la netta percezione di trovarmi in un luogo vivo, trasformato da uomini di culture e religioni diverse nel corso dei secoli:​
la Mezquita…unforgettable!

continua
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Buongiorno a tutti i naviganti e non solo.
…seguito Còrdoba

Il tempo riduttivo che abbiamo potuto dedicare alla Moschea e al suo circondario ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca, al momento.
Oh come mi piacerebbe restare a Cordova tutto il giorno e ripartire stasera per Malaga!
“E la nave mica ti aspetta!” – direte voi.
Concordo, ma avevo già considerato il rimedio e la mia “via di fuga”: bus notturno dell’Alsa per Alicante e ci vediamo domani mattina su Lirica per colazione.
Purtroppo non posso coinvolgere più di tanto la mia ottima compagna di viaggio nelle mie scorribande avventurose.
Pertanto, continuiamo la nostra piacevole escursione.

Dirigendoci verso il ponte romano sul fiume Gadalchivir, lasciamo la moschea e lungo il suo muro di cinta non mi sfugge una artista da strada che con la sua chitarra allieta i passanti, appostato sui gradini della cosiddetta Porta del Sabat o Porta del Palazzo, riccamente decorata, che permetteva al califfo di avere un accesso privilegiato.
In breve siamo sotto il monumento del Trionfo di San Raffaele, protettore di Cordova, e poi varchiamo la Porta del Ponte Romano, poderoso e molto lungo che percorriamo solo per metà, non spingendoci fino all’Alcazar. Il ponte, attribuito a Augusto, con le sue sedici arcate sembra sfidare il tempo ma il fiume ha una portata talmente minima da sembrare un acquitrino e più in là mette anche a nudo tutte pale di un vecchio mulino arabo.
Come nella Mezquita, Giovanna e tutta presa dalla frenesia fotografica e ogni tanto guarda giù dal ponte. Perché non lo so e non glielo chiedo, ma lascio fare.
Purtroppo siamo oltre mezzogiorno e il nostro itinerario in senso antiorario di ritorno verso la stazione è ancora molto lungo, ma non privo delle tappe e delle attrattive piacevoli che avevo predisposto nel mio programma.
La prima, a non più di mezzo chilometro, è la Piazza del Podro incantevole, graziosa, quasi appartata, pochissimo estesa e apprezzata da pittori e scrittori. Ha anche il merito di avere al centro la famosa e bella fontana con un cavallino rampante (il potro) e la locanda omonima menzionati da Miguel de Cervantes nel romanzo Don Chisciotte della Mancia. Peraltro, una tabella maiolicata su una parete ce lo rammenta in modo esplicito.
Prossima tappa Iglesia de San Pablo.
Percorrendo un lungo viale cittadino ricco di alberi di arance su ambo i lati del marciapiede raggiungiamo la piazza dell’Ayutamiento (il Comune ) che affianca le vestigia importanti dell’epoca della dominazione romana. Infatti, su un’alta e ampia piattaforma del basamento di massi di pietra squadrati si levano le possenti colonne con capitelli corinzi del Tempio Romano del primo secolo d.c. E’ del tutto evidente che si trattava di un luogo di culto di dimensioni rilevanti e quindi di grande importanza nel contesto della città romana.
Quasi defilata è la Chiesa di San Pablo, la più importante delle chiese medievali di Cordova e edificata intorno al 1250. La facciata è romanica con un grande rosone gotico centrale e capitelli di impronta araba che lo affiancano.
Ciò che più mi sorprende è il fatto di camminare in discesa e una volta varcato il portone che introduce nella chiesa si scende maggiormente. Ad attenderci c’è una signorina della biglietteria che intuisce forse la nostra provenienza e ci chiede se abbiamo i biglietti della moschea. Glieli mostriamo e quindi possiamo passare “senza spese” perché permettono di visitare gratuitamente tutte quelle facenti parte della Ruta delle Iglesias di Cordova.
In ogni caso, chiedo lumi sul fatto che questo luogo di culto si presenta stranamente infossato. Apprendo che la chiesa fu edificata su un area che ospitava un circo romano e quindi è come se fossimo scesi nella sua arena.
L’interno ha tre navate divise da pilastri, un soffitto a cassettoni e una doppia cupola di ispirazione araba. Pitture e sculture barocche si notano dappertutto ma per me la più esaltante composizione artistica è quella della Virgen de las Angustias, del 1627, ultima delle opere scultoree del maestro Juan de Mesa, più nota come la “Signora di Cordoba”.
Come di consueto, questo gruppo scultoreo che rappresenta, per dare un’idea visiva la Pietà, compie la sua uscita processionale in occasione dei riti pasquali del Giovedì Santo che si caratterizzano sempre, in tutte le città spagnole, per un forte e commovente impatto emotivo.​

...continua
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seguito Cordoba

Molto vicina alla chiesa di San Paolo, solo cinque minuti a piedi, è la Piazza dei Cappuccini.
Percorriamo una via della città, contraddistinta prevalentemente da case bianco/calce con cornici di finestre e porte ornate del classico arancio chiaro, fino a quando ci imbattiamo nella attraente scalinata del Bailìo. Irresistibilmente appariscente, peraltro, è un’edicola straordinaria della Madonna della Speranza e sotto la consueta tabella maiolicata del nostro indirizzo. La scalinata, per nulla impegnativa e decorata con pietre di fiume, ci conduce per mezzo di una biforcazione di gradini alla piazzetta della chiesa di Nostra Signora della Speranza con il grazioso campanario dipinto arancio chiaro Se no per questo, il colore bianco calce di tutte le pareti che si affacciano sulla scalinata e sulla piazzetta sarebbe l’unico effetto cromatico, mentre un’altra edicola di maioliche blu chiaro non fa altro che rafforzarne l’efficacia: l’icona inconfondibile è quella di “Nostra Signora” di Cordoba.
L’effetto scenico del luogo è assolutamente non comune, ma siamo veramente affascinati quando, percorrendo uno stretto vicolo a destra, giungiamo nella Piazza dei Cappuccini, meglio nota con il nome con il quale fu subito ribattezzata dai cittadini di Cordoba: Piazza del Cristo de los Faroles.
Infatti, la piazza è un angolo caratteristico della città, circondata da pareti bianche, suggestiva e sorprendentemente elegante e semplice nello stesso tempo. Al centro della piazza si leva una grande Croce di pietra, dedicata al Cristo della Misericordia. La Croce e il Cristo sono circondati da otto eleganti lanterne di ferro che illuminano il monumento dopo il tramonto e che configurano la nomea, Cristo delle Lanterne, che gli è stata attribuita.
Guardando la piazza dallo sbocco del vicolo dal quale siamo entrati, la nostra visuale è completamente attratta e dominata dalla presenza del maestoso Crocifisso, oggetto di grande contemplazione e devozione, ancor più e in modo particolare, quando è illuminato di sera. Invece, allorché ci spostiamo sul fondo della piazzetta rettangolare, quasi chiusa, la facciata della Chiesa del Convento dei Cappuccini, con il suo sobrio candore, padroneggia completamente la prospettiva.

Siamo veramente felici di non aver trovato assembramenti turistici in questa commovente e straordinaria piazza di Cordoba e fra cinque o sei minuti giungeremo ad un altro edificio religioso spettacolare: Real Iglesia de Santa Marina.
La raggiungiamo e la ammiriamo proprio dalla piazza che porta il suo nome e che consente una magnifica visuale.
Di per sé, già la candide pareti degli edifici che delimitano la piazza esaltano la facciata della chiesa con forza; non manca una splendida edicola del Cristo Risorto, simile stilisticamente a quelle finora incontrate.
Il centro della piazza, inoltre, è dominato dal monumento dedicato ad uno dei più grandi toreri spagnoli: Manuel Laureano Rodríguez Sánchez, meglio conosciuto come Manolete.
Santa Marina è la chiesa più antica di Córdoba, risale al periodo visigoto ed era una moschea di quartiere, ricostruita poi da Ferdinando III dopo la riconquista di Cordoba, sottratta ai musulmani.
La storia narra di una Santa martirizzata alla quale il Re, detto “il santo”, era particolarmente devoto per avergli salvato la vita quand’era bambino. In virtù di questo miracolo le dedicò una delle chiese di Córdoba.
La chiesa di Santa Marina si presenta nella sua veste di possente edificio di stile è mudéjar, che mescola elementi ispano-musulmani con reminiscenze romaniche ed elementi gotici. Ha l’aspetto quasi di fortezza, grazie ai quattro contrafforti sormontati da pinnacoli, mentre nella parte alta è presente un rosone.
L’interno è suddiviso in tre navate con possenti colonne centrali e archi a sesto acuto che sostengono l’originario soffitto ligneo a cassettoni, mentre le cappelle laterali sono tutte poligonali con pitture e statue lignee di pregio artistico barocco.
Ne usciamo soddisfatti ma, purtroppo, il nostro tour si conclude propio presso questa piazza.
Attardandoci presso il monumento al matador, chiediamo ad alcune signore con bambini che allegramente scorazzano sulla piazza, l’indicazione per poter avviarci verso la stazione.
So che abbiamo bisogno di circa mezz’ora per raggiungerla e so anche che durante il tragitto non ho memorizzato qualche altro luogo degno di rilievo, fatta eccezione per il Parco della Merced. Infatti, quando lo attraversiamo notiamo che i giardini non sono estesi ma caratterizzati da alberi ombrosi e una bella fontana centrale.
Con Giovanna si parla allegramente mentre – bontà sua – si congratula con me per la bellissima escursione che abbiamo avuto modo di svolgere, menzionando le due cose che più le son piaciute per quel poco che abbiamo visto: la Mezquita e la Piazza dei Cappuccini. A suo dire, forse non le capiterà di ritornarci e quindi anche per lei l’avvincente Cordoba è una città che merita da sola il viaggio.
E adesso è dura, anche se veloce, ritornare alla base con il treno perché il mio stato d’animo è ancora avvinto da quella bellissima città meritevole ben più dello scarsissimo tempo che le abbiamo dedicato, ma non si può fare o avere tutto. Quindi, bisogna accontentarsi e noi lo siamo veramente meditando su​

Còrdoba…unforgettable place!

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...continua
 
..seguito

Alla stazione di Cordoba ci giunge strano il fatto di dover sottoporci al passaggio sotto la postazione del metal detector per poter scendere giù al binario. Terminata questa incombenza, dopo cinque minuti de attesa, il treno arriva in perfetto orario. Ci accomodiamo e facciamo colazione: una banana a testa è quanto basta!
Strada facendo Giovanna inizia a trafficare sul cellulare mentre anche il mio telefono squilla perché mio figlio vuole aggiornarmi sui lavori in corso della nostra abitazione.
Non so cosa, ma Giovanna combatte con il telefono che non ne vuol sapere di assecondarla. Poiché sono negato per le operazioni su questi gingilli informatici, chiediamo assistenza. E chi ci poteva capitare? Una ragazza italiana seduta dall’altra parte del corridoio centrale. Lei ha, come tutti i giovani, una dimestichezza straordinaria con la tastiera e con le numerose possibilità del cellulare e quindi risolve in un baleno la difficoltà di Giovanna.
La ragazza (non rammento il nome) è di ritorno da Cordoba dove ha incontrato sua sorella che studia in quella città nella quale si trova benissimo. Apprendendo della nostra escursione ci dice che ci è andata bene perché il giorno precedente c’è stata pioggia importante.
La ragazza è cordiale, abbastanza loquace e quasi quasi ci dispiace salutarla quando arriviamo alla stazione di Malaga.
Manca circa un’ora per tornare a bordo in sicurezza, ma bisogna trovare nei paraggi la fermata della linea 14 perché è fuori discussione andarci a piedi. Francamente è un’impresa perché nessuno di quelli a cui chiediamo ci offre una informazione certa, almeno fino a quando un signore anziano ci offre il rimedio. All’autista di un bus di passaggio e in sosta alla propria fermata gli dice che siamo diretti al porto e mentre ci invita a salire in fretta, purtroppo non riusciamo a ringraziare il nostro vecchietto. Il conducente del bus ci fa scendere ad una fermata più prossima al porto e mentre ci incamminiamo Giovanna è inquieta perché non vede la nave. Per incoraggiarla le dico che stiamo facendo solo una breve passeggiata perché ho già avvistato la Farola di Malaga, l’inconfondibile faro bianco del porto.
Ebbene, la nostra nave è lì tranquillamente ad attenderci per condurci nella notte alla nuova destinazione, per Giovanna da scoprire e per me da rivedere, piacevolmente: Alicante.
A presto.

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Martedì 7 marzo – ALICANTE

Buongiorno a tutti i naviganti e non solo.

24 giugno 1982
Ero con mia moglie e la mia fida motocicletta sulla via di ritorno di un viaggio n Spagna e mi trovai per caso nel pieno della grande festa di San Giovanni ad Alicante: le Faroles de San Juan.
I ricordi sono tanti e quindi sono molto contento per il fatto che Lirica approdi in questo scalo.
La sbornia avventurosa di ieri a Cordoba ha lasciato i suoi strascichi piacevoli e indelebili e oggi proverò a rivivere le atmosfere, non prive di attrattive, di Alicante.

L’alba mi affascina sempre ed ecco che ben prima di far colazione al buffet sono sulla mia solita balconata a poppa di ponte dodici per godermi il muovo sole e il suo prepotente raggio dorato sul dolce mare increspato.
Il buffet scarsamente frequentato a quest’ora vale per me una colazione rilassante e, allo stesso modo. una passeggiata nei saloni frequentatissimi di sera e deserti in questo frangente. Approfittando di questa situazione inusuale mi va di scattare qualche foto degli ambienti più che altro per mostrarli a mia moglie al mio ritorno.
Oriana è maestra in questo tipo di operazioni e quindi evito doppioni che certo non eguaglierebbero la perizia della nostra esperta e “pasionaria” crocierista.
Manca ancora molto all’attracco della nostra nave e allora mi rivedo con Giovanna alla quale chiedo lumi su Claudio e la sua consorte russa. Mi ragguaglia dicendomi che ieri sono andati a spasso per Malaga e che si sono divertiti. E il mal di denti? Continua imperterrito a svolgere il suo compito dannoso.

In prossimità dell’arrivo in porto mi corre l’obbligo di effettuare una foto panoramica alla città con il castello di Santa Barbara e mi conforta il fatto che le condizioni meteo siano eccellenti e fa caldo.
Un tour in città è necessario e, dopo il consueto appuntamento, scendo con Giovanna trovando pronto il bus navetta che in due minuti ci conduce nei pressi della Porta Plaza de Mar, lì dove termina il frequentatissimo e ombreggiato lungomare della città.
A tutti i costi Giovanna è disposta a salire sul castello di Santa Barbara anche a piedi. Le dico che per me non se ne parla proprio perché una sfacchinata come quella non me potrei mai permetterela a quest’ora. Meglio cercare di trovare il posto dove parte l’ascensore per salire su, ma un cartello ci avverte che è guasto. A me pare strano con tutti i turisti che affollano la città.
Bisogna cercare un mezzo alternativo e, tornando sui nostri passi, notiamo un capannello di molti crocieristi che sta aspettando il bus per salire a Santa Barbara. Siamo gli ultimi a salire a bordo, fortunatamente, ma all’interno siamo stipati come sardine in scatola.
Almeno ho scongiurato i propositi smaniosi della mia amica!
Il castello di Santa Barbara ce lo siamo goduto in lungo e in largo, compreso la salita sulle rampe sdrucciolevoli di accesso all’ultima piattaforma dove sventola il vessillo spagnolo e dalla quale la panoramica sul mare e sulla città è veramente bella.
Alle spalle, dal parapetto del bastione che guarda in direzione della catena montuosa di Alicante e sull’agglomerato della città sottostante, il mio punto focale è concentrato sull’arena per le corride. Nel mio antico viaggio in Spagna fu l’unico spettacolo di tauromachia al quale potetti assistere. Pertanto, devo assolutamente tornare sul luogo.
Una volta giù dal castello con il bus, scendiamo alla fermata più opportuna e con un percorso a piedi di circa dieci minuti siamo nella Plaza de Toros. L’arena è chiusa ma in uno spazio recintato c’è un monumento equestre di sicuro effetto scenografico: un “picadores” a cavallo che con la sua lancia aizza un gruppo di tori.
Alla spalle c’è una “cafeterìa”, e quale posto migliore per una pausa caffè?
Peraltro, è quantomeno singolare questo bar perché ai lati del’ingresso le grandi vetrate, - scusate il bisticcio di parole – sono prive di vetri e ci consentono, stando comodamente seduti, di ottenere una bellissima panoramica sulla piazza.
Assolto questo piacevole intermezzo torniamo sui nostri passi verso il mare e passando vicino al Mercato Centrale non possiamo fare a meno di apprezzare la sua facciata, ma ha appena chiuso. Non da meno, la piazza è molto animata da giovani intenti a gradire le “tapas” di mezzogiorno in un locale caratteristico.
Per di più, il profumo dei fiori e la variegata gamma di colori e tipologie di una estesa rivendita allieta e inebria la nostra e altrui presenza. Ma non vedo mimose.
Domani è “La festa della donna” e allora - con assoluta modestia - mi faccio pervadere dal mio spirito di inguaribile romantico.
Chiedo a Giovanna il suo colore preferito - il rosso - e mi attardo sul retro del negozio di fiori, assieme a una gentile signorina, per scegliere un bouquet di rose rosse che offro alla mia compagna quale segno di congratulazioni per domani. Inutile stendere parole sulla gioia e contentezza del sorriso che arricchisce i suoi occhi e il suo viso per il regalo garbato e del tutto inatteso.
Così, con il mazzo di rose stretto al petto di Giovanna, proseguiamo baldanzosi la nostra passeggiata sul corso della Rambla di Alicante fino a quando ci fermiamo in un luogo che rammento molto bene: Plaza Portal de Elche, la piazzetta con gli enormi ficus secolari che la adornano, la ombreggiano e la rendono imperdibile.
La piazzetta, quadrangolare non molto estesa, sembra quasi uno scrigno, ed è padroneggiata da quattro ficus e da una caratteristica caffetteria centrale, nei cui pressi notiamo la presenza di due componenti l’equipe canora di Lirica con i quali scambiamo qualche chiacchiera.
Maggiormente i ficus sono oggetto della mia attenzione per l’altezza, per la circonferenza preponderante e per i rami che autonomamente si sostengono con lunghe radici che pendono e penetrano nel terreno sottostante.
Tornando sulla nave per pranzare, non mancano le attenzioni sul fascio dei fiori di Giovanna con la quale mi do appuntamento per una passeggiata pomeridiana sul lungomare di Alicante.
All’ora fissata, Claudio, senza moglie, sarà anch’egli della partita, ma più tardi. Lo attenderemo nella piazzetta della chiesa di Santa Maria.
Mentre lo aspettiamo e prima di entrare, osserviamo la bella facciata con due torri campanarie che definiscono il portale barocco dell’ingresso sul quale si staglia l'immagine scolpita della Vergine.
La Basilica è la chiesa più antica di Alicante, datata XIII secolo, e come moltissime altre riferite a quel periodo storico, fu costruita su una moschea.
Nel frattempo, aspetta e aspetta ma Claudio non si fa vivo. Cominciano le telefonate di circostanza e apprendiamo che si trova presso un’altra chiesa che porta lo stesso nome e che ci raggiungerà subito. Meglio, se gli mandiamo la nostra posizione con il cellulare. Una parola!
E attendiamo, attendiamo e alla fine siccome si sta facendo tardi ci spostiamo nella piazza dell’Ayutamiento e gli comunichiamo di raggiungerci in questo luogo. Ancora attesa esasperante fin quando lo vedo arrivare da lontano grazie alla sua giacchetta rossa. Dispute inopportune sul luogo dell’appuntamento prefissato e la nostra escursione pomeridiana va a farsi benedire.
Infatti, non abbiamo visto nulla, a parte, con una brevissima passeggiata, le bellissime onde colorate del selciato del lungomare di Alicante, arricchito dalle numerosissime palme.

La sera incombe, mentre lentamente la luna si leva sulla punta estrema di Capo de l’Horta e guarda quanti si attardano piacevolmente sulla estesa e balneabile spiaggia sabbiosa della città.
A noi, purtroppo, è concesso solo di tornare a bordo e salutare Santa Barbara e Alicante con il riflesso argenteo sul mare delle sue mille luci della sera…quasi fosse un arrivederci a presto.
segue

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Mercoledì 8 marzo – Navigazione e FESTA della DONNA

Non commento la noiosa giornata di navigazione verso Genova e gli orari non proprio comodi per depositare le valigie la sera prima dello sbarco e per liberare la cabina in seguito.
Tranne una circostanza molto speciale.

Vi dico di Giovanna che si è presentata con me, per la serata elegante, con il bouquet di rose, destando la meraviglia e l’ammirazione di tutti, compreso le signore del tavolo accanto al nostro. Additando la mia galanteria, hanno rammentato ai propri mariti che in occasione della loro Festa meritavano certamente qualcosa di più delle misere rose di carta blu che le erano state regalate dal personale di bordo prima di accedere al teatro.

Come un viaggiatore appagato, che ha fatto dei suoi sogni ambiziosi il successo delle sue avventure e delle nuove scoperte, allo stesso modo torno felicemente a casa a raccontare…

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Buona Pasqua a tutti
e grazie per avermi accompagnato.

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complimenti!!! bellissimo diario. Tantissimi auguri di Buona Pasqua Giovanni a te e a tua moglie. speriamo di incontrarci njovamente a bordo!!
 
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