Martedì 7 marzo –
ALICANTE
Buongiorno a tutti i naviganti e non solo.
24 giugno 1982
Ero con mia moglie e la mia fida motocicletta sulla via di ritorno di un viaggio n Spagna e mi trovai per caso nel pieno della grande festa di San Giovanni ad Alicante: le Faroles de San Juan.
I ricordi sono tanti e quindi sono molto contento per il fatto che Lirica approdi in questo scalo.
La sbornia avventurosa di ieri a Cordoba ha lasciato i suoi strascichi piacevoli e indelebili e oggi proverò a rivivere le atmosfere, non prive di attrattive, di Alicante.
L’alba mi affascina sempre ed ecco che ben prima di far colazione al buffet sono sulla mia solita balconata a poppa di ponte dodici per godermi il muovo sole e il suo prepotente raggio dorato sul dolce mare increspato.
Il buffet scarsamente frequentato a quest’ora vale per me una colazione rilassante e, allo stesso modo. una passeggiata nei saloni frequentatissimi di sera e deserti in questo frangente. Approfittando di questa situazione inusuale mi va di scattare qualche foto degli ambienti più che altro per mostrarli a mia moglie al mio ritorno.
Oriana è maestra in questo tipo di operazioni e quindi evito doppioni che certo non eguaglierebbero la perizia della nostra esperta e “pasionaria” crocierista.
Manca ancora molto all’attracco della nostra nave e allora mi rivedo con Giovanna alla quale chiedo lumi su Claudio e la sua consorte russa. Mi ragguaglia dicendomi che ieri sono andati a spasso per Malaga e che si sono divertiti. E il mal di denti? Continua imperterrito a svolgere il suo compito dannoso.
In prossimità dell’arrivo in porto mi corre l’obbligo di effettuare una foto panoramica alla città con il castello di Santa Barbara e mi conforta il fatto che le condizioni meteo siano eccellenti e fa caldo.
Un tour in città è necessario e, dopo il consueto appuntamento, scendo con Giovanna trovando pronto il bus navetta che in due minuti ci conduce nei pressi della Porta Plaza de Mar, lì dove termina il frequentatissimo e ombreggiato lungomare della città.
A tutti i costi Giovanna è disposta a salire sul castello di Santa Barbara anche a piedi. Le dico che per me non se ne parla proprio perché una sfacchinata come quella non me potrei mai permetterela a quest’ora. Meglio cercare di trovare il posto dove parte l’ascensore per salire su, ma un cartello ci avverte che è guasto. A me pare strano con tutti i turisti che affollano la città.
Bisogna cercare un mezzo alternativo e, tornando sui nostri passi, notiamo un capannello di molti crocieristi che sta aspettando il bus per salire a Santa Barbara. Siamo gli ultimi a salire a bordo, fortunatamente, ma all’interno siamo stipati come sardine in scatola.
Almeno ho scongiurato i propositi smaniosi della mia amica!
Il castello di Santa Barbara ce lo siamo goduto in lungo e in largo, compreso la salita sulle rampe sdrucciolevoli di accesso all’ultima piattaforma dove sventola il vessillo spagnolo e dalla quale la panoramica sul mare e sulla città è veramente bella.
Alle spalle, dal parapetto del bastione che guarda in direzione della catena montuosa di Alicante e sull’agglomerato della città sottostante, il mio punto focale è concentrato sull’arena per le corride. Nel mio antico viaggio in Spagna fu l’unico spettacolo di tauromachia al quale potetti assistere. Pertanto, devo assolutamente tornare sul luogo.
Una volta giù dal castello con il bus, scendiamo alla fermata più opportuna e con un percorso a piedi di circa dieci minuti siamo nella Plaza de Toros. L’arena è chiusa ma in uno spazio recintato c’è un monumento equestre di sicuro effetto scenografico: un “picadores” a cavallo che con la sua lancia aizza un gruppo di tori.
Alla spalle c’è una “cafeterìa”, e quale posto migliore per una pausa caffè?
Peraltro, è quantomeno singolare questo bar perché ai lati del’ingresso le grandi vetrate, - scusate il bisticcio di parole – sono prive di vetri e ci consentono, stando comodamente seduti, di ottenere una bellissima panoramica sulla piazza.
Assolto questo piacevole intermezzo torniamo sui nostri passi verso il mare e passando vicino al Mercato Centrale non possiamo fare a meno di apprezzare la sua facciata, ma ha appena chiuso. Non da meno, la piazza è molto animata da giovani intenti a gradire le “tapas” di mezzogiorno in un locale caratteristico.
Per di più, il profumo dei fiori e la variegata gamma di colori e tipologie di una estesa rivendita allieta e inebria la nostra e altrui presenza. Ma non vedo mimose.
Domani è “La festa della donna” e allora - con assoluta modestia - mi faccio pervadere dal mio spirito di inguaribile romantico.
Chiedo a Giovanna il suo colore preferito - il rosso - e mi attardo sul retro del negozio di fiori, assieme a una gentile signorina, per scegliere un
bouquet di rose rosse che offro alla mia compagna quale segno di congratulazioni per domani. Inutile stendere parole sulla gioia e contentezza del sorriso che arricchisce i suoi occhi e il suo viso per il regalo garbato e del tutto inatteso.
Così, con il mazzo di rose stretto al petto di Giovanna, proseguiamo baldanzosi la nostra passeggiata sul corso della Rambla di Alicante fino a quando ci fermiamo in un luogo che rammento molto bene:
Plaza Portal de Elche, la piazzetta con gli enormi ficus secolari che la adornano, la ombreggiano e la rendono imperdibile.
La piazzetta, quadrangolare non molto estesa, sembra quasi uno scrigno, ed è padroneggiata da quattro ficus e da una caratteristica caffetteria centrale, nei cui pressi notiamo la presenza di due componenti l’equipe canora di Lirica con i quali scambiamo qualche chiacchiera.
Maggiormente i ficus sono oggetto della mia attenzione per l’altezza, per la circonferenza preponderante e per i rami che autonomamente si sostengono con lunghe radici che pendono e penetrano nel terreno sottostante.
Tornando sulla nave per pranzare, non mancano le attenzioni sul fascio dei fiori di Giovanna con la quale mi do appuntamento per una passeggiata pomeridiana sul lungomare di Alicante.
All’ora fissata, Claudio, senza moglie, sarà anch’egli della partita, ma più tardi. Lo attenderemo nella piazzetta della chiesa di Santa Maria.
Mentre lo aspettiamo e prima di entrare, osserviamo la bella facciata con due torri campanarie che definiscono il portale barocco dell’ingresso sul quale si staglia l'immagine scolpita della Vergine.
La Basilica è la chiesa più antica di Alicante, datata XIII secolo, e come moltissime altre riferite a quel periodo storico, fu costruita su una moschea.
Nel frattempo, aspetta e aspetta ma Claudio non si fa vivo. Cominciano le telefonate di circostanza e apprendiamo che si trova presso un’altra chiesa che porta lo stesso nome e che ci raggiungerà subito. Meglio, se gli mandiamo la nostra posizione con il cellulare. Una parola!
E attendiamo, attendiamo e alla fine siccome si sta facendo tardi ci spostiamo nella piazza dell’Ayutamiento e gli comunichiamo di raggiungerci in questo luogo. Ancora attesa esasperante fin quando lo vedo arrivare da lontano grazie alla sua giacchetta rossa. Dispute inopportune sul luogo dell’appuntamento prefissato e la nostra escursione pomeridiana va a farsi benedire.
Infatti, non abbiamo visto nulla, a parte, con una brevissima passeggiata, le bellissime onde colorate del selciato del lungomare di Alicante, arricchito dalle numerosissime palme.
La sera incombe, mentre lentamente la luna si leva sulla punta estrema di Capo de l’Horta e guarda quanti si attardano piacevolmente sulla estesa e balneabile spiaggia sabbiosa della città.
A noi, purtroppo, è concesso solo di tornare a bordo e salutare Santa Barbara e Alicante con il riflesso argenteo sul mare delle sue mille luci della sera…quasi fosse un arrivederci a presto.
segue