22 GIUGNO 2011
Gia’ in fase di preparazione della crociera, leggendo la guida, ricordando documentari visti in tv o riviste di viaggi, era chiaro a tutti noi che una delle tappe piu’ belle sarebbe stata quella alle isole Lofoten. Nel tratto di navigazione tra Geiranger e Capo Nord (potremmo dire all’andata) avevamo visto in lontananza diverse isole e isolotti e, aiutandoci con la posizione della nave perennemente monitorata in tv, avevamo potuto individuare con precisione le Lofoten.
Dopo tanta attesa la giornata inizia con una delusione: piove.
Noi avevamo optato per l’escursione “Le panoramiche isole Lofoten” che ci terra’ impegnati praticamente per l’intera giornata; dopo le varie formalita’ all’interno della nave (controllo voucher, assegnazione del numero del pullman, chiamata, ecc.), tutte eseguite sempre con molta puntualita’, scendiamo a terra con le lance, a Leknes, dove ci attendono i pullman e le guide. La nostra e’ una ragazza norvegese che parla un discreto italiano. Dopo le presentazioni ci spiega il programma della giornata e ci dice che, per motivi organizzativi e per regolare il flusso delle varie escursioni, il pranzo e’ previsto alle ore 11,30 (!!!); la notizia coglie tutti impreparati e qualche voce critica si leva tra i passeggeri. Comunque partiamo.
Ponti e gallerie uniscono le varie isole cosi’ che sul pullman non si ha la sensazione di spostarsi da un’isola ad un’altra ma si procede con continuita’ tra paesaggi caratterizzati da un mare blu, casette colorate e…merluzzi essiccati. Centinaia, migliaia di merluzzi appesi ad essiccarsi e pronti per essere esportati in mezza europa e soprattutto in Italia, la maggior importatrice del merluzzo delle Lofoten, lo stoccafisso.
(pecore sul tetto per tenere l'erba sotto controllo...)
La prima tappa e’ un bellissimo villaggio di pescatori, Nusfjord, caratterizzato da casette colorate di bianco, rosso e giallo; il colore indica lo status di chi le abita. E’ curioso vedere che su qualche cassetta delle poste si leggono cognomi indiscutibilmente italiani.
Il villaggio e’ molto ben conservato ed anche se il tempo non e’ un granche’ mantiene intatto il suo fascino, anzi. Mi fa venire in mente l’isola dei gabbiani (ce ne sono tantissimi). Ad un certo punto mi sembra di trovarmi nel paese di Pippi Calzelunghe; si lo so che si svolge in Svezia ma vi posso assicurare che se i miei ricordi televisivi non mi ingannano l’ambiente e’ lo stesso e mi aspetto di veder sbucare fuori una bambina con le trecce rosse da un momento all’altro.
Intanto si sono fatte le 11,30 e ci dirigiamo verso il ristorante; sara’ il freddo, sara’ la pioggia, sara’ l’ambiente, sara’ il profumo che si sente nell’aria ma tutti (noi compresi), anche quelli che avevano borbottato sul pullman (noi compresi), ci fiondiamo su un invitantissimo buffet dove, tra le altre cose, mangiamo del salmone realmente eccezionale.
Dopo il pranzo passeggiatina verso i pullman e si riparte verso un altro villaggio. Aa (credo che sia una delle prime localita’ al mondo in ordine alfabetico…); qui visitiamo il museo dello stoccafisso dove un tipo istrionico che parla molto bene l’italiano ci fornisce tutta una serie di notizie sullo stoccafisso, dalla pesca, alla lavorazione, all’esportazione. Di fatto verrebbe da dire che, come per il maiale, non si butta niente: con il fegato si fa il famigerato olio di fegato di merluzzo, le teste vengono spedite in africa dove costituiscono la base di alcuna ricette tipiche, il corpo e’ esportato principalmente in Italia e penisola Iberica e i “rimasugli” essiccati vengono venduti come snack (immangiabile) tipo sacchetto di patatine. Viene da pensare che per questo i Norvegesi sono tutti grossi e robusti subendo fin dall’infanzia delle prove di forza e di coraggio non indifferenti ogni volta che devono mangiare uno snack al merluzzo o bere l’olio di fegato…
Dopo il museo gironzoliamo un po’ per il villaggio: il Grande ed il Piccolo hanno fame (abbiamo mangiato alle 11,30), io e la Signora gradiremmo un caffe’; ed e’ così che, come un miraggio, ci compare davanti un’insegna non ben decifrabile ma che lascia capire che dentro troveremo una sorta di bar. E difatti troviamo un bancone molto spartano dove una signora spagnola (?) e suo figlio (?) vendono dei dolcetti da forno e del caffe’ americano. Non e’ un granche’ ma, almeno, e’ caldo.
(il Piccolo si avventura tra le roccie)
Abbiamo parlato dei Sami, dei Norvegesi moderni, dei pescatori, ecc. ma non dimentichiamoci che la Norvegia e’ anche la terra dei Vichinghi e queste zone sono tra quelle da dove partivano con le loro navi alla conquista di terre vicine e lontane. Normale quindi che lungo il tragitto di ritorno ci si possa imbattere in un qualche simbolo vichingo.
Prima di ritornare alla nave resta il tempo di fare ancora una sosta su una spiaggia; il tempo e’ ancora brutto ma il luogo e’ affascinante; la guida ci dice che una settimana prima al largo di questa spiaggia e’ stato avvistato un gruppo di orche. Sarebbe stato bello vederle anche oggi.
Si chiude cosi’ un’altra bellissima giornata (pioggia o non pioggia) e stavolta risaliamo sulla lancia lasciando un pezzetto di cuore in quest’angolo di paradiso.