10/9 Samos
Il giorno dopo siamo sbarcati in questa bellissima isola, una di quelle che mi è piaciuta maggiormente. Il programma che avevamo fatto era ambizioso ma ormai ci sentivamo padroni della situazione “noleggi” e nulla ci poteva spaventare. Prima volevamo visitare il sud dell’isola e poi il nord, dove ci avevano detto che avremmo visto tramonti meravigliosi.
Abbiamo quindi cominciato dalla spiaggia di Psili Ammos, che abbiamo trovato molto bella, spaziosa, con acqua limpida e un bel fondale sabbioso. Il caldo iniziava subito a farsi sentire e così, dopo un po’, siamo risaliti in sella e siamo andati a Pythagorio, un villaggio poco distante, dove abbiamo fatto solo un giro per i negozietti (avevo letto che è molto interessante la visita all’acquedotto ma richiede un po’ di tempo e noi desideravamo fare più che altro spiagge). Ci siamo allora diretti alla famosa Tsamadou, risalendo il versante nord dell’isola. Siccome per arrivarci si passava comunque dal porto, abbiamo deciso di pranzare al buffet della nave (anche se nel paesino di Agia Paraskevi c’era un ristorantino di pesce che volevamo provare… ma il buffet era gratis e poi era così buono!)
Il percorso per arrivare a Tsamadou è meraviglioso: colline, alberi, squarci di mare dai colori bellissimi in ogni angolo. Tsamadou è famosa per i suoi ciotoli bianchi (e io, previdente, avevo le scarpette da scoglio, che mi hanno salvato!) che generano colori davvero bellissimi. Sendere alla spiaggia è già di per sè un’esperienza bellissima perchè tra i pini si scorgono scorci da cartolina. Attenzione però a scendere dalla parte giusta perchè altrimenti potreste trovarvi nell’obiettivo della macchina fotografica un bel paio di chiappette al vento (parte della spiaggia è infatti occupata dai nudisti, molto frequenti in Grecia). Un bagno in queste acque verdazzurre è davvero d’obbligo: è uno dei mari più belli di tutta la crociera. Il tempo di asciugarsi e riempirsi gli occhi del colore del mare, e poi siamo fuggiti dal sole per seguire un percorso che avevo letto sulla Lonely Planet. Dalla spiaggia di Tsamadou, si deve proseguire verso ovest, finchè il paesaggio diventa sempre più montuoso ed alberato. Volevamo infatti raggiungere il villaggio di Vourliotes. Con lo scooter abbiamo iniziato a salire, salire la montagna, mentre il mare blu sotto di noi diventava solo uno sfondo che si confondeva con l’orizzonte. Poesia a parte, io iniziavo a manifestare le prime avvisaglie di preoccupazione per il serbatorio del carburante (mancava poco meno di un quarto ma non avevo visto l’ombra di un benzinaio). Il paesino è davvero caratteristico e proprio al suo centro vi è una piazzetta adorabile, colma in ogni angolo di sedie impagliate e tavolini colorati, e coperta da un tetto di pergolato che fa un’ombra deliziosa. Una vera oasi dal caldo della costa! Entusiasti di questa scoperta, ci siamo seduti e abbiamo chiesto un bicchiere di vino locale, che ci è stato portato bello pieno, accompagnato da un pomodoro ripieno e da una specie di nocetta (polpetta di riso avvolta in una foglia di bietola). Il vino non era un gran che ma la location era talmente bella che non mi sarei mai alzata da quella sedia. Se avete tempo, potete da qui raggiungere il monastero di Moni Panagias Vrondianis, oppure è possibile tornare sulla strada costiera e andare ancora avanti verso ovest, per raggiungere il villaggio di Manolates. Noi non avevamo tempo e quindi abbiamo rinunciato, ma se qualcuno vuole vedere un po’ l’entroterra e prendere un bel fresco, può sicuramente provare questo itinerario.
Infine eravamo curiosi di andare a vedere Livagaki, che si trovava un po’ oltre il porto sulla via del ritorno. Tempo ne avevamo ancora, benzina sembrava di si, e quindi abbiamo deciso di andarci, dato che sembrava poco distante.
Cammina cammina, vediamo il paesaggio cambiare ancora una volta, farsi ancora montuoso, a tratti collinare. Entriamo in un’oasi protetta e finalmente troviamo un’indicazione con il nome della spiaggia che volevamo raggiungere. Abbiamo iniziato così a percorrere una lunga strada completamente sterrata, in discesa, delimitata da arbusti e piccole piante (il classico ambiente da serpi, per intenderci). Soltanto che, improvvisamente, l’indicatore del carburante ha iniziato a segnare “riserva”. Così, presi un po’ dal panico, siamo comunque andati avanti scendendo con il motore spento… fino ad arrivare a questa nicchia di mare, isolata e senza nessuno a parte un barista (che stava chiudendo) e un cagnolino… il posto è davvero bello, completamente circondato da colline verdi e isolotti a poca distanza. Un sole gigante si tuffava nel mare e noi per un po’ lo abbiamo ammirato facendo i romanticoni ma in realtà eravamo sulle spine per il ritorno e così ce ne siamo andati, risalendo la strada sterrata e dirigendoci verso il porto. Dove potevamo, spegnevamo il motore. Nonostante questo inconveniente il paesaggio che abbiamo ammirato tornando in porto è stato indimenticabile: il sole continuava a nascondersi e ricomparire dietro le montagne e le colline, e mi sembrava di essere il Piccolo Principe che va a caccia di tramonti e che sposta la sedia un po’ più in là per ammirarne ancora uno.
Fortunatamente questa storia finisce bene, con noi che molliamo lo scooter in porto sani e salvi e ci concediamo anche una passeggiata per il paesino, dove, quando ormai era buio, ho comprato due kaftani bellissimi alla cifra di 4 euro l’uno.
Una volta in nave, mezzo bruciacchiati dal sole, siamo andati al cocktail con il comandante per i soci Costa Club, con l’intento di scroccare la foto in regalo.