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I love Toscana, un viaggio tra Pievi Romaniche e borghi fortificati.

capricorno

Super Moderatore
Si Gabriele, in effetti viene poco considerata dai tour operator a torto secondo me poiché offre molto e un' attenzione che non ha eguali da parte dell' ufficio del turismo con personale molto attento alle esigenze delle persone; agli operatori stessi preposti nelle biglietterie , ben disposti verso tutti...insomma in poche parole è da provare e vedere sul luogo, ci si sente bene accolti.

Attraverso le strade della città si percepisce l'autentico sapore medievale, forse ancor di più che in altri centri . Numerosi i palazzi nobiliari...ci vorrebbe un' ulteriore visita per approfondire. Tra i tanti palazzi e case di pregio ecco che spunta un negozio particolarmente piacevole...che sa di buono...


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C'era una volta....nel centro storico di Prato un forno che produceva pane, pasta e cantucci.
Tutti i giorni l'odore del pane caldo si diffondeva per tutta la via e le ceste piene di panini prendevano svariate direzioni.

Ma la domenica....la domenica dopo le prime sfornate, l'odore del pane lasciava il posto a quello di altre specialità. Solamente i " nasi" più fini si potevano divertire a indovinare cosa stesse facendo Antonio Mattei....

I cantucci all' anice, oppure i biscotti alle mandorle o ancora, la schiacciata fiorentina, i biscotti della salute, paste Regine, savoiardi...alla fantasia ed al saper ben fare non c'era mai limite.

E oggi???....oggi c'è ancora quel forno e sopra la porta d'ingresso campeggia ancora l'antica insegna oggi restaurata : Antonio Mattei fabbricante di Cantucci, Biscotti e altri generi.

Ed è qui che è stata ideata la ricetta dei Biscotti di Prato alle mandorle, oggi conosciuti in tutto il mondo...con il nome di Cantucci o Cantuccini!

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Eccolo in un ritratto d'epoca: Antonio Mattei.

È il padre' dei famosi cantucci di Prato. Detto 'Mattonella', nel 1858 aprì il suo forno nel cuore della città, che anche oggi è un vanto di Prato. I suoi biscotti vennero premiati all'esposizione Italiana di Firenze del 1862, a Torino nel 1863 e all'Exposition Universelle di Parigi nel 1867.



Continua...
 

capricorno

Super Moderatore
Continuiamo il nostro percorso di scoperta tra le incantevoli vie del piccolo centro storico, arrivando nella bella e raccolta...

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Piazza del Comune un piccolo spazio raccolto circondato da vestigia di edifici medievali e architetture neocinquecentesche con ariosi portici.

La piazza, creata alla fine del XIII secolo all'incrocio delle due direttrici medievali che dividono la città storica in quartieri, costituisce il centro politico e topografico di Prato. Ai suoi lati vi sorgono Il Palazzo Comunale e il Palazzo Pretorio sede del museo omonimo. Originariamente riparata da portici in legno, la piazza fu adibita a mercato della carne, dell'olio e del grano, oltre che a luogo di pubbliche adunanze e manifestazioni. L’aspetto attuale e la sensazione di unità che ne scaturisce è dovuta all’intervento dell’architetto Giuseppe Valentini tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.

Al centro della piazza si erge la statua marmorea del mercante Francesco di Marco Datini (1335-1410) realizzata da Antonio Garella nel 1896. L’artista ferrarese ha creato un alto piedistallo, sul quale poggia la figura, con le scene più rappresentative della vita del mercante mediante un alto rilievo bronzeo. L’ubicazione della statua in piazza del Comune è dovuta al fatto che Francesco Datini non è stato solo un mercante ma anche un benefattore in quanto ha fondato il Ceppo Nuovo e la sua dimora, oggi casa museo e sede dell’Archivio di Stato, si trova poco distante.

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L’altro arredo importante della piazza è la Fontana del Bacchino realizzata da Ferdinando Tacca alla metà del Seicento, grazie alla creazione della Condotta Reale delle Fonti, una conduttura che da Filettole portava l’acqua in centro città (1653). Il piccolo Bacco che gioca con I grappoli d’uva è una copia novecentesca mentre l’originale si trova al riparo dagli agenti atmosferici al pianterreno di Palazzo Comunale.


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Proseguiamo ammirando i palazzi storici lungo la via...


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Continua....
 

capricorno

Super Moderatore
Un tuffo nella storia tra magnifici edifici e testimonianze di arte sacra.



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Piazza del Duomo, il cuore pulsante di Prato. Qui si respira la storia millenaria di Borgo al Cornio, il nucleo più antico della città di Prato che oggi corrisponde a quello dell’attuale piazza. Questo luogo ha radici che risalgono al lontano IX secolo, quando sorgeva un piccolo borgo, probabilmente di origine longobarda, e una pieve dedicata a Santo Stefano. Con un po' di fantasia, immaginiamo come dovevano essere le prime strutture di legno che, nel corso del tempo, si trasformarono in magnifici edifici di pietra, testimoniando la passione e l'impegno dei nostri antenati!

La piazza, ampia e articolata, si è sviluppata in funzione della pieve battesimale divenuta poi Cattedrale.

Fin dal XIV secolo, questa piazza vibrante è stata teatro di festeggiamenti, mercati e giochi all'aperto. Ma c'è un evento che, allora come oggi, ha sempre affascinato le folle: l'ostensione della Sacra Cintola, una preziosa reliquia mariana che attira molti devoti.


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La piazza è circondata da molti edifici alcuni dei quali risalenti al Trecento. Sul lato sud, si erge il sontuoso Palazzo Vestri, costruito nel XIX secolo, di fronte all’imponente statua di Giuseppe Mazzoni, un illustre politico pratese dell'Ottocento, opera creata dallo scultore Alessandro Lazzerini nel 1896, è un vero gioiello artistico.

Affiancato al Duomo, troverete il Palazzo Vescovile, mentre di fronte a esso spicca il rinnovato Palazzo Dragoni, risalente al Settecento. Al centro della piazza, catturerà lo sguardo l'incantevole Fontana del Pescatorello, scolpita nel 1863 da Emanuele Caroni e Ulisse Cambi. Quest'opera d'arte ottocentesca è affettuosamente soprannominata "Fontana del Papero" per via dei cigni alla base. Ma è il pescatorello scolpito da Ulisse Cambi che dà il vero nome a questa meraviglia. Il giovane protagonista, coronando la fontana, evoca gioia e naturalezza, creando un'affinità con la fontana del Bacchino, dove il piccolo Bacco gioca tra i grappoli d'uva.

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Ma che catalizza lo sguardo è la pregevole facciata del Duomo... un' unicum che non ha eguali nella storia dell' arte italiana.


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La Cattedrale di Santo Stefano, una meraviglia di architettura romanico-gotica. Questo luogo sacro, il Duomo di Prato, va oltre la sua funzione religiosa, rappresentando un autentico simbolo dell'arte e della storia della città. Le sue mura raccontano segreti millenari e conservano tesori artistici di inestimabile valore e bellezza.Il Duomo si distingue per l'affascinante alternanza di due materiali locali: l'elegante alberese chiaro e il marmo verde, noto anche come serpentino di Prato. Questa suggestiva combinazione di colori crea la caratteristica bicromia che ha contraddistinto l'architettura pratese fino al Quattrocento.
La facciata attuale, eretta tra il 1385 e il 1457, sovrasta la struttura originaria in stile romanico, progettata da Guidetto da Como. Tra le due facciate, un vuoto lasciato appositamente consente ancora oggi di raggiungere il pulpito di Donatello e Michelozzo attraverso una scala e un corridoio. L'originale pulpito è ora custodito nel Museo dell'Opera del Duomo. Questo stesso pulpito veniva utilizzato per l'Ostensione della Sacra Cintola della Madonna, uno dei più importanti eventi religiosi. Durante l'anno, la Sacra Cintola viene esposta al pubblico cinque volte, ma la solenne ostensione avviene l'8 settembre, in concomitanza con il suggestivo Corteggio Storico.

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La facciata della cattedrale, con le sue linee pulite ed eleganti, è impreziosita da un magnifico portale centrale, coronato da una raffinata lunetta in terracotta invetriata. I delicati toni di bianco e azzurro dipinti sulla lunetta raffigurano la Madonna con il Bambino e i Santi Stefano e Lorenzo, accompagnati da una serie di graziosi cherubini realizzati da Andrea della Robbia nel 1489.

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Spiccando come la struttura più imponente della città di Prato, il campanile a torre, costruito a metà del XII secolo e completato intorno al 1356 con l'aggiunta di una cella campanaria dalle trifore gotiche, regala una vista spettacolare sulla città.

Dopo averlo ammirato esteriormente, ci rechiamo al suo interno poiché è all' interno il vero tesoro artistico...anche se personalmente il pulpito esterno mi ha piacevolmente stupita, sapevo che era qualcosa di imponente e allo stesso tempo elegante, leggero ma il vederlo dal vivo supera ogni aspettativa.

L'interno del Duomo è piuttosto buio , resteremo poco poiché per vederlo in tutto il suo splendore ( con le luci accese) occorre premunirsi del biglietto di visita del vicino Museo dell'Opera del Duomo, solo con questo pass è possibile accedere alla visita dell' abside del Duomo e tutto ciò che in esso è contenuto.

Decidiamo quindi di visitare il vicino Museo e di rimandare a dopo la visita della Cattedrale.
Usciamo da una porta laterale ed l'entrata del museo è proprio lì...


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Il Museo dell'Opera del Duomo è uno dei tesori artistici più rinomati d'Italia. Si estende dal campanile al pianterreno del Palazzo vescovile. Questo museo custodisce una collezione di opere pittoriche risalenti dal XII al XIX secolo, oltre a preziosi manufatti e tessuti sacri, e reperti etruschi provenienti non solo dalla Cattedrale ma anche da altre chiese della Diocesi.

Continua....
 

capricorno

Super Moderatore
Dopo aver visto gli splendidi affreschi ci addentriamo nella visita...


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La Cappella di Santo Stefano.

La trecentesca cappella è stata realizzata sotto la sacrestia della Cattedrale, fu l'antica sede della Compagnia dei " battuti " di Santo Stefano, una confraternita laicale dedita alla mutua assistenza e a opere pie di carità, sorta dopo la peste nera del 1348.
La cappella coperta da volte a crociera ribassate, è dotata di un originale vespaio formato da circa cento ciotoloni in terracotta della fine del XV sec., lasciati in vista nell':angolo di sinistra. Dalla prima decorazione ad affresco del 1350 circa rovinato dall' umidità, restano la parte bassa delle pareti e l'Agnus Dei delle volte.
Le crociere furono ridipinte a tempera con le immagini degli Evangelisti e Santi da un pittore fiorentino agli inizi del Quattrocento, mentre la decorazione delle pareti venne rifatta attorno al 1425. Antonio di Miniato e un collaboratore affrescato o i modesti monocromi delle lunette con scene dell' Ultima Cena, Orazio e nell' orto degli Ulivi, Flagellazione e due profeti. Lo stesso Antonio collaborò con il fratello, Pietro di Miniato, agli affreschi sulla parete nord.
Ai piedi della Vergine sono raffigurati due confratelli della compagnia col caratteristico copricapo a punta e il camice forato sulla schiena per flagellarsi con la disciplina ( la frusta).

Terminato il percorso delle volte, attraverso un corridoio ci addentriamo sempre di più nei sotterranei della Cattedrale. Corridoio che ricollega al Chiostro romanico, prima del quale troviamo camere scavate nel sottosuolo, sono zone di antiche sepolture con resti scultorei e ceramici dall' epoca romana al '600, ritrovamenti in scavi condotti attorno al 1970.


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Il Chiostro Romanico.

Ci troviamo in una piccola cappella antecedente al Chiostro, illuminata da una elegante bifora duecentesca ,che conserva il monumento sepolcrale di Migliorati del XII sec. La copertura a capanna, tagliata dalla volta a botte più recente, è ornata lateralmente da mensole in laterizio e sorretta da colonnine in arenaria. Da questa cappella si esce nel pregevolissimo Chiostro romanico della Cattedra a incrostazione marmorea in serpentino verde e marmo bianco, unico esempio esistente in area fiorentina.

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Il Chiostro realizzato attorno al 1170, si sviluppava sui quattro lati del cortile racchiuso tra la Pieve di Santo Stefano, poi cattedrale, e l:antico palazzo dei Proposti. Rialzato ai primi del '200, il chiostro subì un crollo tra il '300 e '400 e ne rimase in piedi solo il lato orientale con la loggetta superiore rifatta nel 1428.
Le 11 arcatelle si collegano, con elementi di raccordo di gusto lombardo, alle esili colonne in marmo bianco e a quelle più robuste in serpentino verde, al centro e agli estremi le colonne poggiano su un basamento continuo, ornato da un motivo bicromo a losanghe.

È proprio dalla cultura fiorentina che deriva l:uso del " marmo verde " a sottolineare archetti e cornici.



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Da una porta laterale sotto il porticato si accede alle varie sale del Museo, dove sono esposti capolavori pittorici del '400, '500, '600.


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capricorno

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Tra il susseguirsi di sale si arriva a quella che contiene una tra le opere più pregevoli di questo museo....


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Tra i capolavori più significativi, spicca il parapetto originale del Pulpito del Duomo, opera scolpita da Donatello e dai suoi collaboratori tra il 1434 e il 1438, che raffigura una danza di putti.

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I rilievi vennero tolti dall’esterno nel 1970 per le cattive condizioni di conservazione, sostituendoli con calchi. Dopo un laborioso restauro (completato nel 1999) curato dall’Opificio delle Pietre Dure con tecniche innovative (laser a infrarossi), il complesso ha recuperato leggibilità e unità.
La veduta ravvicinata consente di apprezzare la felicità inventiva del disegno, la cui libertà creativa assoluta è da attribuire totalmente a Donatello, anche se nei rilievi l’esecuzione è condotta a più mani nella bottega dell’artista. Il parapetto, di potente suggestione, ripropone le forme di un tempietto circolare su pilastrini scanalati che lo dividono in sette riquadri, all’interno dei quali si intreccia con carica incontenibile la danza dei gruppi di angeli festanti, dal ritmo incalzante, resi pittoricamente grazie allo “stiacciato”, ai complessi scorci prospettici e al vibrare del mosaico dei fondi.


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Continua...
 

capricorno

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Un' altra sala molto importante è Sala della Sacra Cintola

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La contigua sala espone opere collegate al culto per la reliquia mariana: argenti del Sei-Ottocento, tessuti (mantelline e “dalmatiche” che rivestivano la statua della Madonna della Cintola), e i pregevoli rilievi in marmo bianco, del 1358-60, opera del senese Niccolò di Cecco del Mercia e di suo figlio Sano: l’Assunta che dà la Cintola a San Tommaso, e San Tommaso che consegna la Cintola a un sacerdote, che costituivano parte di un pulpito esterno (dal quale mostrare la reliquia della Cintola ai fedeli, nella piazza); di fianco la Dormitio Virginis e l’Incoronazione della Vergine (incompiuta), forse per il corrispondente parapetto interno alla chiesa. Le lastre (espressive ma assai attardate) mostrano una vivace vena narrativa, e sono rese più mosse dallo scavo profondo, che crea netti contrasti di luce.

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capricorno

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All'interno del Duomo, opere d'arte di inestimabile valore artistico catturano l'attenzione dei visitatori. La Cappella dell'Assunta e la Cappella Maggiore ospitano affreschi di maestri come Paolo Uccello, Andrea di Giusto e Filippo Lippi. Nel transetto destro, si ammira la scultura della Madonna dell'Olivo dei fratelli Da Maiano, mentre nel presbiterio si trovano opere contemporanee di Robert Morris.

Un vero gioiello del Duomo di Prato è la Cappella della Sacra Cintola, affrescata da Agnolo Gaddi alla fine del Trecento e creata per custodire la preziosa reliquia mariana.

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Questa cappella è protetta da una splendida cancellata in bronzo, che aggiunge un tocco di maestosità all'ambiente circostante. Ma non si può dimenticare il pulpito interno, che svetta come un calice nella navata centrale. Quest'opera raffinata fu realizzata da importanti artisti rinascimentali come Pasquino da Montepulciano e Mino da Fiesole, che hanno modellato il marmo con maestria, creando un capolavoro senza tempo.

Con il nostro biglietto entriamo oltre le transenne che delimitano l'area dell' abside.


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Nella suggestiva Cappella Maggiore del Duomo di Prato, prende vita un ciclo di affreschi straordinari, realizzati da Filippo Lippi e il suo talentuoso staff tra il 1452 e il 1465. Quest'opera riveste un ruolo fondamentale nell'arte di Lippi e nel panorama rinascimentale nel suo complesso.

A sinistra, guardando dalla navata verso l'altare maggiore, si aprono le Storie di Santo Stefano, dedicate al patrono della città, e a destra le Storie di San Giovanni Battista, protettore della vicina Firenze. Queste storie dei due santi si dipanano dall'alto verso il basso, intrecciandosi e riflettendosi l'una nell'altra con un sublime gioco di specchi. In basso, sulla parete sinistra, le Esequie di Santo Stefano prendono vita in una suggestiva basilica paleocristiana, mentre sulla parete opposta, uno scenografico salone ospita il Convito di Erode, con la sinuosa Danza di Salomè e la tragica consegna della testa del Battista ad Erodiade.

Sulla parete di fondo, incorniciate dalla maestosa vetrata, anch'essa disegnata dallo stesso Lippi, emergono due Santi all'interno di nicchie dipinte, mentre due scene complementari si rivelano ai lati delle storie principali.
 

capricorno

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Gli Affreschi di Lippi sono un autentico capolavoro, una sinfonia di colori e forme che rapisce lo sguardo e cattura l'immaginazione. Ogni dettaglio racconta una storia, ogni pennellata trasmette un'emozione profonda. Avvicinandoti, ti perderai nelle espressioni dei personaggi, nelle pieghe dei loro abiti, nei gesti carichi di significato, nella narrazione dipinta che ha segnato l'evoluzione dell'arte rinascimentale e che continua a incantare i cuori di coloro che la contemplano.



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capricorno

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La nostra esperienza a Prato termina qui, il tempo è tiranno e Prato e dintorni meritano molto di più. In città ci sono numerosi palazzi storici che aprono i battenti a tutti coloro che desiderano immergersi ancor di più nelle atmosfere di un passato non molto lontano.
Realtà di vita lavorativa...il Museo del tessuto ad esempio, purtroppo per problemi di orario lo abbiamo saltato a piè pari...un luogo unico e avvolto dalla magia della storia tessile, sorge nel cuore di uno dei più importanti distretti tessili d'Europa.

Racchiuso all'interno delle antiche mura, l'ex Cimatoria Campolmi, un autentico monumento di archeologia industriale, accoglie questo straordinario museo. Qui, frammenti tessili provenienti da ogni angolo del mondo, testimoni dell'arte tessile dall'antichità ai giorni nostri, sono conservati in una collezione senza eguali. Una biblioteca specializzata e una vasta sala espositiva, dal fascino moderno delle capriate in legno e acciaio, completano l'offerta culturale.

Il viaggio attraverso il museo inizia nella suggestiva sala della caldaia antica. L'emozione di trovarsi di fronte a un complesso sistema a vapore, un tempo fulcro delle attività della fabbrica, è un'esperienza unica che merita di essere vissuta. Il Museo del Tessuto a Prato è un autentico scrigno di storia tessile immerso nella città che respira l'antica tradizione tessile.

Prato, rinomata per la sua maestria tessile secolare, ha radici profonde nel suo territorio, ricco di corsi d'acqua che hanno nutrito lo sviluppo di innumerevoli aziende tessili di eccellenza.

Questo antico opificio conserva tesori nascosti, dalla grandiosità della ciminiera all'affascinante imponenza della caldaia a vapore che dà il benvenuto ai visitatori. All'interno delle mura trecentesche, questo simbolo di archeologia industriale custodisce una collezione straordinaria di tessuti provenienti da ogni parte del mondo e da varie epoche storiche. Una biblioteca specializzata arricchisce l'offerta culturale, mentre la sala espositiva ospita mostre temporanee che catturano l'attenzione.

Il Museo del Tessuto ha una doppia missione: raccontare l'evoluzione e l'innovazione nel mondo della produzione tessile e rimanere costantemente aggiornato. Valorizzare questa collezione unica richiede studio, cura dei dettagli e una sensibilità attenta alle mutevoli esigenze del tempo.


Per approfondire vi lascio alcuni video sui canali yotube














Questi i miei appunti...e spero di poterci andare in una prossima volta.



Ma il viaggio continua....
 
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capricorno

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Pistoia spesso non viene inserita nei classici itinerari turistici o per lo meno non viene proposta a chi si trova a visitare la Toscana per la prima volta, ma è senz’altro una città ricca di fascino e di cose da vedere.

Facile da raggiungere sia in auto che in treno, il centro storico di Pistoia è a mio avviso perfetto per trascorre una bellissima mezza giornata....come abbiamo fatto noi.


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Racchiusa dalle sue antiche mura non è difficile da tracciare un percorso, seppur breve dato il tempo a disposizione, ma di sicuro impatto artistico. A differenza di Prato sebbene pianificato il tutto, non è facile trovare un parcheggio nelle vicinanze delle mura... ovviamente sono tutti a pagamento e lontani. Ma noi non ci perdiamo d'animo , cammineremo un po' di più.


Pistoia...


Seducente città di antichissima fondazione, Pistoia è un posto che stupirà gli amanti dell’arte e delle tradizioni. Poeti e scrittori hanno esaltato il fascino di quella che hanno ribattezzato “città di pietra incantata” e “città dalle larghe strade e dalle belle chiese”, e in effetti il centro offre la possibilità di addentrarsi in un percorso ricco di chiese, chiostri, palazzi, musei e monumenti, che ruotano intorno a una piazza del Duomo tra le più affascinanti d’Italia. Senza contare che, ai margini della città, si trovano borghi, pievi e castelli fortificati di suggestiva bellezza.
Pistoia, proclamata Capitale italiana della cultura nel 2017, è una città di origine romana, il cui tessuto urbano ricalca i limiti delle tre antiche cerchie murarie.
Passeremo attraverso un varco tra di esse per raggiungere il fulcro centrale, ovvero, la bella Piazza del Duomo dove sorge la Cattedrale dedicata a San Zeno.

L'impatto è di una città caotica, molto trafficata rispetto alla vicina Prato da dove dista di pochi chilometri, il traffico si annulla quasi in prossimità del centro cittadino dove alcune strade sono solo pedonali.

Sul nostro incedere ci soffermiamo in prossimità di una chiesa che dalla sua cupola, immensa, catalizza l'attenzione...si tratta della Basilica della Madonna dell' umiltà.La sua imponente cupola cinquecentesca, realizzata da Giorgio Vasari, è uno dei simboli indiscussi del panorama di Pistoia.

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Purtroppo la foto è quella che è lo spazio stretto della via non concede molto. Di primo acchito la Chiesa appare scabra, spoglia un non finito come rifiniture esterne ma l'interno è ben diverso...

Si accede in un primo spazio, un pronao di forma rettangolare , una sorta di vestibolo con volte a botte decorate da rosoni e da una cupoletta centrale che immette direttamente nella chiesa a navata unica di forma ottagonale dove lo spazio centrale è occupato dall' immensa cupola. Tutto attorno nei vani delle pareti sei altari di pregevole fattura con altrettante , splendide pale d'altare.

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La Basilica della Madonna dell’Umiltà fu edificata a partire dal 1495 e venne conclusa nel 1568, con l’intervento di Giorgio Vasari, che realizzò l’imponente cupola, oggi uno dei simboli religiosi ed architettonici della città.

Fu costruita per onorare l’immagine della Madonna col Bambino, proveniente dall’antica chiesetta di Santa Maria Forisportam che nel 1490 trasudò un liquido trasparente. Grazie a questo episodio miracoloso la chiesa divenne Santuario.

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Fra i vari progetti presentati fu scelto quello di Giuliano da Sangallo, forse su commissione di Lorenzo il Magnifico, ma da quando Sangallo, nel 1494, si allontanò dalla Toscana a seguito della traumatica interruzione della Signoria dei Medici ponendosi al servizio del cardinale Della Rovere, la direzione dei lavori venne assunta da Ventura Vitoni, che la tradizione ha sempre indicato come l'architetto della fabbrica: i lavori iniziarono già nel 1495, ma si trascinarono a lungo, nel 1522 il Vitoni morì e nel 1563 la costruzione della cupola fu affidata da Cosimo I a Giorgio Vasari, che seguì un disegno diverso da quello originario e realizzò la grande copertura a cupola. Nel 1568 fu completata la lanterna. Nel 1579 l'opera fu compiuta trasportando l'affresco trecentesco sopra il nuovo altare disegnato da Pietro Tacca. La chiesa fu consacrata nel 1582.

Qualche numero: La sua importanza architettonica è dovuta alla cupola cinquecentesca del diametro di circa 25 metri, realizzata da Giorgio Vasari e alta 59 metri. Una curiosità....vista da lontano ha una vaga somiglianza alla cupola del Brunelleschi a Firenze.


Bellissimi intarsi marmorei anche nei pavimenti...

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capricorno

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Ma le sorprese non terminano qui....


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Fantastica vero?? Da lasciar senza fiato!

La chiesa di San Giovanni Evangelista, detta San Giovanni Fuorcivitas è un importante complesso romanico nel centro di Pistoia. L'appellativo Fuorcivitas ricorda che la chiesa, all'epoca della sua fondazione longobarda, si trovava al di fuori della prima cerchia di mura cittadine.

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L'edificio longobardo non ha lasciato traccia: la prima attestazione documentaria è del 1119, quando la chiesa viene definita dal vescovo Ildebrando praticamente in rovina. L'attuale edificio fu iniziato probabilmente poco dopo. I lavori si protrassero fino al 1344.

La fiancata presenta un'ornamentazione caratteristica del romanico a Pistoia, che imita il paramento murario tipico del romanico pisano, a file di arcatelle su lesene o colonnette con finestrelle e losanghe che si inscrivono negli archi, ma realizzata impiegando una decorazione dicroma bianca e verde (marmo e serpentino di Prato) che diventa così fitta da sovrastare otticamente il pur complesso partito architettonico.

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Il portale, di pregevolissima fattura con l'architrave scolpita e firmata dal maestro Gruamonte che vi raffigurò l'Ultima Cena (datato 1166). L'opera mostra Gesù a tavola con undici apostoli, mentre Giuda è raffigurato in basso davanti a lui, a sottolineare la sua estraneità alla santità del gruppo. Le figure sono fisse e schematicamente ripetute, con le pieghe ritmiche della tovaglia che creano ampie onde davanti a ciascun personaggio, sembrando quasi un prolungamento delle toghe.

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Entriamo...

Un' aula unica ci accoglie di una semplicità assoluta, modesta, rarefatta ma guardandoci attorno è la meraviglia delle opere che ci illumina.

Entrando a sinistra dell'ingresso, sul muro settentrionale è collocato il gruppo in terracotta invetriata bianca che rappresenta la Visitazione, opera di Luca della Robbia. Si tratta del primo esempio conservato di terracotta invetriata a tutto tondo realizzato nella bottega dei della Robbia con la tecnica dell'invetriatura. In origine le due figure erano arricchite da dorature a freddo sui capelli e sulle vesti. L'opera fu commissionata nel 1445 dalla famiglia pistoiese dei Fioravanti e fu collocata probabilmente sul lato opposto a quello attuale.





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Di una bellezza struggente!!






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capricorno

Super Moderatore
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Addossato alla parete sud il Pergamo di Fra' Guglielmo da Pisa, per il quale è stata suggerita anche una collaborazione di Arnolfo di Cambio. Realizzato nel 1270, fu collocato inizialmente nel presbiterio romanico, poi smontato nel 1625 e ricollocato nella posizione attuale (1778). Le sculture ad altorilievo di marmo apuano risaltavano su uno sfondo in vetri policromi solo in parte conservati. Vi sono raffigurati Evangelisti e Scene del Vangelo.

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Di grande importanza è l'acquasantiera marmorea (XII-XIII secolo), al centro della navata, con le Virtù Cardinali, forse di Giovanni Pisano nella parte superiore, sostenuta dalle cariatidi delle tre Virtù teologali, per cui è stato proposto come autore un allievo della taglia di Nicola Pisano. Non manca chi attribuisce tutto il complesso a Nicola o a Giovanni.

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L'altare...

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Fra le pitture, da segnalare sulla parete sinistra del presbiterio il polittico di Taddeo Gaddi dipinto nel 1350-1353 raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Iacopo, Giovanni Evangelista, Pietro e Giovanni Battista. Del 1307, sono gli affreschi con Storie della Passione nel coro, attribuiti al Maestro del 1310.


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capricorno

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Il cuore del centro storico della città ovvero l’incantevole Piazza del Duomo.

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Una piazza che ti catapulta veramente all' indietro nel tempo e che ha conservato la caratteristica atmosfera medievale. Non a caso viene presa in considerazione da scenografi, registi che la scelgono come location ideale per film ambientati in un certo periodo storico. Tutta questa zona della città accentrata attorno a piazza del Duomo rispetta questi canoni con vie, case che conservano il loro sapore antico.

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Il Duomo di Pistoia risale al X secolo ed è intitolato a San Zeno, vescovo del 300 d.C. La statua del Santo si trova sul tetto della Cattedrale accanto a quella del Santo patrono della città San Jacopo. Le due figure dei Santi sono legate storicamente, infatti pare che fu proprio il vescovo Zeno a ottenere per la città di Pistoia un’importante reliquia di San Jacopo, a cui la città era devota, proveniente da Santiago de Compostela.
Il bel campanile del Duomo si trova sul lato sinistro della Chiesa, caratterizzato da una torre in stile gotico e dalla merlatura a coda di rondine tipica del periodo ghibellino. È possibile salire fino in cima al campanile, accompagnati da una guida. Vi aspettano 200 scalini, ma potete esser certi che il panorama sulla città che vi potrete godere da lassù ripagherà ogni eventuale fatica. Il biglietto per l’ingresso può essere acquistato presso l’ufficio turistico che si trova a pochi metri dal Duomo.

La reliquia fu posta in un altare argenteo e collocata in una cappella costruita appositamente, la Cappella di San Jacopo. Oggi il bellissimo altare, sicuramente l’opera più suggestiva visibile nel Duomo, è stato posizionato nella Cappella del Crocifisso, che si affaccia sulla navata destra della Chiesa. Sulla destra del Duomo noterete un edificio in mattoni davvero particolare, caratterizzato da un loggiato con archi a sesto acuto e bifore, è il Palazzo dei Vescovi.

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Ad incominciare dall' esterno che è caratterizzato da un triplice ordine di
logge, da uno stupendo portico trecentesco e dalla tipica decorazione di strisce di marmo bianco e nero. Alla sinistra si trova il campanile, alto più di 66 metri, nato come torre di guardia longobarda abbellita nel 1301 da Giovanni Pisano. Sulla cima si possono notare i merli a coda di rondine, simbolo dell’antica fede ghibellina della città. Il campanile si presenta snello ed elegante, con la parte basamentale di pietra arenaria che s’ingentilisce nella parte superiore nei tre ordini di loggette.

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L’interno della chiesa si presenta a tre navate ed è stato rifatto nel Settecento: nonostante la maggior parte delle opere dei migliori artisti e dei secoli più importanti siano andate disperse, la Cattedrale conserva comunque una raffinata esposizione di sculture, prima fra tutte il meraviglioso fonte battesimale sulla parete d’ingresso, realizzato da Benedetto da Maiano.

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