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Il mio viaggio in Turchia

gimale

Well-known member
Io e mio marito abbiamo deciso di fare questo viaggio in Turchia quando, mesi fa, ci è stato proposto dalla stessa agenzia che aveva organizzato per noi sia il viaggio in Patagonia sia quello in Perù. Abbiamo colto al volo l’occasione: da anni avevo il desiderio di visitare la Cappadocia, il gruppo sarebbe stato al massimo di 15 persone e avremmo avuto un accompagnatore e una guida parlante italiano con noi per tutto il viaggio.

L’itinerario ci ha portato a visitare i luoghi più turistici ma forse anche più belli della Turchia. Abbiamo iniziato da Istanbul: città meravigliosa, ricca di storia ma anche di contraddizioni. Ci siamo poi spostati verso la parte asiatica del paese raggiungendo l’Anatolia centrale con i fantastici paesaggi della Cappadocia e di Pamukkale. Infine abbiamo raggiunto la zona prossima al mar Mediterraneo con una lunga visita al sito archeologico di Efeso.

In totale abbiamo percorso circa 2000 km in 7 giorni sempre accompagnati da una fantastica guida che non ci ha fatto pesare i lunghi spostamenti sulle strade turche.

Ma ora iniziamo con il racconto del viaggio e se avete domande cercherò di rispondervi.

Partenza da Orio al Serio con volo diretto a Istanbul. L’arrivo è stato in serata e vedere la città dall’alto illuminata è stata la prima emozione. Ecco le fotografie del tramonto sulla città visto dall’aereo (una volta tanto un tramonto non fotografato da una nave :D).

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All’uscita dall’aeroporto ci aspettava il piccolo van con autista che ci avrebbe accompagnato in Hotel.

Ormai era tardi per cenare ma ci hanno fatto trovare in stanza una lunch box con un panino, acqua, succo di frutta e un frutto: più che sufficiente per placare la fame prima di coricarsi.

Il mattino dopo sarebbe iniziata l’esplorazione della città.
 
Durante il tragitto verso il primo monumento che abbiamo visitato abbiamo potuto vedere ciò che resta delle possenti mura che circondavano Costantinopoli. Le prime mura furono costruite ben prima dell’epoca di Costantino, attorno al VII secolo a.C. dai Greci che qui fondarono l’antica Bisanzio. Di queste mura non rimane nulla: furono fatte distruggere dal romano Settimio Severo attorno al 196 quando conquistò la città.

Nuove mura furono fatte ricostruire da Costantino quando trasferì a Bisanzio la capitale dell’Impero Romano e furono poi sostituite dalle mura Teodosiane rinforzate da un doppio cordone di mura separate da un fossato e con diverse torri merlate.

Queste mura difesero la città da numerosi tentativi di attacco da arabi e bulgari. Cedettero solamente al terzo attacco sferrato dai turchi che riuscirono a sfondarle e a conquistare la città nel 1453.

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Alte mura circondano anche il complesso di Topkapì nostra prima meta.

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Ma eccoci davanti al Palazzo di Topkapì. Nella grande piazza di fronte all’ingresso del palazzo ci accoglie una struttura in stile ottomano rococò. Si tratta della fontana di Ahmed III

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La fontana fu, appunto, costruita durante il sultanato di Ahmed III nel 1728 ed ha una forma quadrata. Il tetto è sormontato da 5 cupole: una più grande centrale e 4 più piccole ai 4 angoli della struttura. Su ogni facciata si trova una nicchia a forma di Mihrab in cui è inserita una fontanella e agli angoli ci sono finestre chiuse da grate attraverso cui un tempo venivano fornite le tazze per prendere l’acqua alle fontane alimentate da una vasca ospitata all’interno della costruzione.

Al di sopra di queste finestre e delle fontane si trovano scritte su fondo dorato che riportano i versi di poesie dedicate all’acqua e al costruttore della fontana.
 
L’ingresso al complesso del Palazzo di Topkapì avviene attraverso il "Cancello Imperiale" (Bâb-ı Hümâyûn); conosciuto anche come "Cancello del Sultano" poiché costituiva l'ingresso ufficiale del monarca, venne realizzato nel 1478 ed ornato di marmi nel XIX secolo. L'archivolto centrale è ornato alla sommità da scritte dorate che fanno riferimento ai vari sultani e a versetti del Corano

Fino a prima della metà dell’ottocento un padiglione di legno era addossato al portale. Si sarebbe trattato di un padiglione ad uso privato del sultano e, in alcune speciali occasioni, delle donne del harem, nonché del deposito ove venivano ammassate le proprietà dei cortigiani/servi del palazzo morti senza eredi prima di venire traslate nelle casse della tesoreria imperiale.

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Il complesso di Topkapì fu fatto costruire da Mohamed II, che nel 1453 aveva conquistato la città di Costantinopoli, per sostituire il precedente palazzo che aveva fatto costruire subito dopo la conquista in quella che oggi è piazza Beyazit. Questo palazzo era conosciuto come Palazzo Vecchio e non ce n’è più traccia mentre il palazzo di Topkapì costruito nei primi anni ’60 del XV secolo era chiamato Palazzo Nuovo. Il nome attuale è stato attribuito solo nel corso del XIX secolo e significa “Porta del Cannone” in quanto si trovava vicino ad una porta della cinta muraria che aveva tale nome.

Il palazzo ha subito nel corso dei secoli diversi interventi di rimaneggiamento e ammodernamento, il primo durante il regno di Solimano il Magnifico (prima metà del XVI secolo), diventando un insieme di stili che caratterizzano le diverse sale.

Ma entriamo…. Appena varcato l’ingresso ci si ritrova in un grande cortile che era anche l’unico a cui si poteva accedere dall’esterno.

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Subito alla nostra destra ci dirigiamo verso la Chiesa di Santa Irene.


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Si tratta di una delle prime chiese Bizantine che è stata inglobata poi nel complesso di Topkapì venendo assegnata alle guardie come deposito delle armi. Purtroppo l’abbiamo trovata chiusa a causa del terremoto avvenuto il giorno del nostro arrivo. Siccome non ne era stata ancora valutata la stabilità le visite erano interdette. Abbiamo potuto vedere solo il porticato esterno ma la guida ci ha detto che all’interno si presenta completamente spoglia ed in effetti dalle immagini trovate in internet sembra che sia proprio così.
A seguire le fotografie del porticato.
 
Ci avviciniamo al Cancello del Saluto o Cancello di Mezzo caratterizzato dalla presenza di merlatura, di due alte torri ottagonali che lo affiancano e di soffitti decorati. Attraversando il cancello si accede al secondo cortile dove erano ammesse solo le persone che lavoravano all’interno del palazzo e dove potevano accedere i visir del sultano e altre personalità in visita.

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Il secondo cortile era il cuore amministrativo e politico del sultanato e qui si trovano alcune importanti strutture. Attorno a buona parte del cortile si trova un bel porticato arricchito da colonne e archi decorati in bianco e blu.


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Nel secondo cortile si trovano la Torre della Giustizia, simbolo del potere del sultano, il così detto Divano che si trova proprio al di sotto della torre dove si riuniva il Consiglio Imperiale. Inizialmente tali riunioni avvenivano sotto il porticato che è poi diventato moschea dei consiglieri quando Solimano ha fatto costruire la sala del consiglio che vedremo più avanti.

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A fianco al Divano si trova la Porta della Felicità sormontata da una cupola azzurra con pinnacoli dorati che da accesso al terzo cortile che è parte integrante dell’harem.

L’harem rappresenta la parte più “privata” del palazzo dove vivevano i servitori del sultano, la sua famiglia e le concubine e dove potevano accedere solo i visir del sultano e gli ambasciatori di paesi stranieri su invito.

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Nella cultura occidentale identifichiamo l'harem con l'insieme delle concubine e con gli appartamenti a loro dedicati, ma in realtà per gli Ottomani l'harem era tutto il palazzo dove viveva il sultano e il cui ingresso era interdetto ai più.

Passiamo un controllo poichè per entrare nell'harem occorre un biglietto supplementare rispetto a quello di ingresso al resto del complesso e ci ritroviamo in un'area che era destinata agli eunuchi.

Gli eunuchi si occupavano della gestione dell’harem. Erano giovani, spesso schiavi catturati durante le battaglie, che venivano evirati. All’interno del palazzo potevano fare carriera fino ad arrivare ad essere il capo degli eunuchi, unico a poter interagire direttamente con il sultano.

In questa sezione dell'harem gli eunuchi avevano le loro stanze, le cucine e una moschea.

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Le concubine in alcuni periodi sono arrivate ad essere addirittura 3000. Erano ragazze o bambine che venivano scelte dalla madre del sultano o in assenza di questa dalla prima moglie. Si trattava di ragazze straniere in quanto la legge vietava di imprigionare le ragazze mussulmane, cristiane o ebree. Venivano educate, gli si insegnava a cantare, suonare, recitare poesie, ecc.

Tra le concubine si scatenavano lotte per conquistare i favori del sultano e per dare l’erede prescelto alla successione in modo da ottenere l’ambito titolo di Madre del Sultano.

Superando questa zona dell’harem siamo risaliti lungo un breve passaggio che conduce al cortile degli eunuchi e ad alcune stanze dove risiedeva il loro capo. A lato di questo passaggio si apre una piccola stanza dove si trovava l’hammam degli eunuchi.

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All'interno del palazzo si incontrano diversi camini completamente rivestiti di maioliche decorate con motivi floreali o geometrici.

Entriamo a visitare i bagni della Valide Sultan, la madre del sultano: la donna più potente all'interno del palazzo.

Questi bagni risalgono al XVI secolo e ridecorati nel corso del XVIII. I soffitti sono in vetro a nido d’ape per far entrare la luce naturale all’interno delle diverse stanze.


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Passiamo oltre e arriviamo alla Sala del Divano o Sala Imperiale. Il Divano non è il mobile come lo conosciamo, ma era il Gran Consiglio Imperiale che si riuniva in questa sala per discutere di questioni politiche e amministrative. Sedevano su sedili imbottiti e per "estensione" il nome divano ha iniziato ad indicare il sofà.

Fatta costruire da Solimano il Magnifico è stata rinnovata e abbellita nel corso dei secoli. E’ veramente stupefacente! Si tratta di un'unica grande sala in cui una parte risulta separata dal resto da un colonnato e dove si trovano i divani su cui sedevano i consiglieri durante le sedute del Consiglio Imperiale.

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Addossato alla parete di fronte alla porta principale si trova il trono posizionato sotto un baldacchino ai cui lati si trovano due grandi vasi cinesi.


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