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Il Museo Egizio di Torino.

capricorno

Super Moderatore
Il Museo Egizio di Torino.



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Il primo museo interamente dedicato alla collezione egizia, che nasce storicamente 200 anni fa nel 1824. Storia avvincente lunga quasi 5000 secoli. Un museo posto in uno dei palazzi più belli di Torino in via delle Scienze.

Ancora oggi si trova nello stesso luogo in cui fu fondato. Un palazzo storico in cui ha preso forma un museo il più antico al mondo, il più importante al mondo fuori dalla terra d'Egitto, superato solamente da quello del Cairo, com' è giusto che sia.

La sua storia inizia in pieno Rinascimento, quando il Granducato di Savoia aveva la sua sede a Chambéry. Furono proprio i Savoia che acquistarono nel 1626 la Mensa Isiaca, il primo reperto che segnerà la base del futuro Museo. La Mensa suscitò enorme interesse fra gli studiosi al punto che verso la metà del XVIII secolo, si volle inviare una spedizione in Egitto per scoprire i fondamenti storici della tavoletta.

Tra il 1759 e il 1762 il botanico e professore universitario Vitaliano Donati, che era anche appassionato egittologo, ebbe perciò l'incarico di recarsi in Egitto per effettuare degli scavi; egli trovò vari reperti, tra cui tre grandi statue: il faraone Ramses II in granito rosa, la dea Sekhmet assisa e la dea Iside rinvenuta a Copto; tutto il materiale fu inviato al Museo dell'Università di Torino.
Giunsero così a Torino statue e papiri ma fu solo con l’acquisto della Collezione Drovetti che si costituì il primo Museo Egizio, allora unico al mondo. Bernardino Drovetti, iniziò la sua trentennale permanenza nella valle del Nilo, durante la quale raccolse una notevole quantità di reperti poi conservati nella sua casa di Alessandria. Nel 1820 il conte Carlo Vidua di Casale Monferrato, in visita al Drovetti, rendendosi conto del valore della collezione si prodigò affinché fosse acquisita a Torino.

Gli oggetti vennero pertanto sistemati nelle stanze del palazzo dell’Università insieme con gli altri pezzi antichi già presenti e costituirono un primo museo d’antichità. I reperti vennero spostati nel 1831 nelle sale del Palazzo della Reale Accademia delle Scienze, fondata nel 1783 con sede nei locali prima appartenenti all’ordine dei gesuiti, abolito in seguito alla soppressione nel regno sabaudo.

Il museo è dedicato esclusivamente all'arte e alla civiltà egizia. Al suo interno si possono trovare gruppi statuari, mummie, papiri, arredi funerari e di uso comune e tutto ciò che riguarda l'antico Egitto, compresi animali imbalsamati.

Nel 2013 il museo è stato inserito dal quotidiano britannico The Times nella classifica dei 50 migliori musei del mondo.

Dopo lavori di ristrutturazione e ampliamento, il 1º aprile 2015 il museo, con un'estensione di 12000 m², completamente ristrutturato è stato nuovamente inaugurato con una superficie espositiva più che raddoppiata, una sala mostre, e aree per la didattica. Il museo risulta suddiviso in cinque piani espositivi (quattro piani fuori terra e uno sotterraneo) con un percorso di visita cronologico.

Inutile dire che per i veri appassionati del tema è come fare un balzo nel passato e il tempo di visita non vi basterà mai. Occorre pianificare e dedicare molto tempo in quanto i reperti sono interessantissimi e meritano molta attenzione.
Molto ben strutturato in modo che anche senza una visita guidata con l'ausilio di audioguida, è possibile visitarlo per conto proprio dando così molto più tempo a ciò che maggiormente interessa. Per chi fosse completamente digiuno sul tema, le bravissime guide , che sono essenzialmente persone che lavorano in molti ambiti all' interno del museo stesso, faranno sicuramente la differenza regalandovi una esperienza indimenticabile.

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Completamente automatizzato dall' ingresso per tutti i quattro piani con l'ausilio di scale mobili, seguirete nel dettaglio attraverso pannelli esplicativi, il percorso di visita ben segnalato.

Si comincia partendo da molto, molto lontano dal periodo predinastico. Periodo in cui ancora l'Egitto non aveva nessuna dinastia e il reperto più significativo è questo.


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Nell' immaginario comune visitare un museo significa osservare gli oggetti che il visitatore trova. In realtà ciò che il visitatore trova è il risultato di un lungo lavoro che ha come chiave di volta : la ricerca. Ed è proprio in questo ambito che si pone il Museo Egizio di Torino. La ricerca scientifica è la finalità alla base, uno studio attento delle proprie collezioni e alla fine il saperle comunicare al suo pubblico.

Nel caso del soggetto esposto in questa sepoltura , la ricerca ha evidenziato che trattasi di un uomo di circa 40 anni, le recenti analisi fatte sul corpo, sui tessuti, sugli oggetti conservati nelle ceste, sembrano confermare che i resti siano riconducibili ad un' unica sepoltura.

Quando si parla di antico Egitto le persone pensano quasi esclusivamente alle mummie. La presentazione delle stesse sono state trattate con la massima delicatezza possibile, ponendosi anche la domanda di come presentare resti umani. Le mummie non sono solo reperti archeologici e per questo motivo è necessario avere il massimo rispetto ed esporli con la massima dignità possibile.

All' inizio del percorso espositivo di conoscenza in questa sala ci troviamo al cospetto di una tra le prime mummie, un po' diversa da come siamo abituati a vederle, si tratta di una primissima sepoltura appartenente al periodo predinastico. I corpi venivano sepolti direttamente nelle sabbie del deserto in posizione fetale, le sabbie stesse hanno contribuito alla mummificazione...diversa dall' imbalsamazione avvenuta molto più in là nel corso dei secoli.
Questa mummia non proviene da uno scavo archeologico ma da un'acquisto che fece nel 1901, l'allora direttore del Museo, Ernesto Schiapparelli.
La vetrina è mascherata dall' esterno in modo da renderla visibile solo dall' alto, per evitare che le persone sensibili restino turbate. Per questo motivo è stata posta molta attenzione, tutte le mummie hanno in corrispondenza della propria vetrina un segno di attenzione rappresentati da un triangolo rosso con il disegno schematico della mummia.
Spiegare e contestualizzare i ritrovamenti dei resti umani nel contesto archeologico, è il primo obiettivo che si è posto il museo.

Qualche scatto relativo a questa sala...


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Interessante quest' ultimo reperto.
Si tratta della - Tela dipinta di Gebelein - è il più antico esempio conosciuto di pittura su lino.
Rappresenta una processione di barche con file di rematori, figure danzanti e una caccia all' ippopotamo richiamano alcuni momenti della vita comunitaria di una società che sceglie di raccontarsi per immagini.

Il Nilo era l'elemento essenziale nell' esperienza dell' uomo predinastico. Era fonte di vita grazie al limo che ogni anno, dopo l'inondazione, si depositava sul terreno rendendolo fertile, coltivabile, ma essendo anche navigabile era un mezzo per comunicare e scambiare merci.

L'ambiente era popolato da molti animali: gazzelle, antilopi, struzzi, elefanti e soprattutto coccodrilli e ippopotami, spesso cacciati per ottenere materie prime di grande valore come per esempio l'avorio, anche se alcuni erano temuti per la loro aggressività.

In questo scenario naturale così attentamente descritto sulla ceramica o tramite figurine modellate, l'essere umano è protagonista, rappresentato in molti modi diversi, non essendo ancora formulati i principi rigorosi secondo i quali la successiva arte faraonica renderà la figura umana.

Di tutto ciò è sorprendente come sia sopravvissuto un telo di lino...studi recenti fatti nell' ambito di ricerca avvalendosi delle tecnologie odierne, hanno saputo evidenziare le differenze tra tessuto e tessuto.


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Minuscoli e particolarissimi oggetti, tutti catalogati e disposti in un mezzanino realizzato nell' altezza della sala da cui si accede tramite una scala posta sul fondo, ci permette di vedere oggetti di uso quotidiano, oggetti di uso propiziatorio e legati al mondo dell' al di là.


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Continua...
 
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Interessante questa scatoletta...ne troveremo molte simili ma con diversi disegni, è un beauty dell'antichità.


Con Ernesto Schiaparelli, direttore di questo Museo all'inizio del Novecento, cambia l'approccio alle antichità egizie: da ora in poi si lavora sul campo, si organizzano i primi scavi archeologici per raccogliere i reperti e studiare il loro contesto di provenienza.

La M.A.I. (Missione Archeologica Italiana) tra il 1903 e il 1920 promosse dodici campagne di scavo.

<<... ebbi già occasione nel decorso maggio di richiamare l'attenzione del Regio Governo sul vantaggio che poteva ricavarsi per le collezioni dello Stato dall'esecuzione di scavi a conto nostro in quel suolo ricchissimo di antichi cimeli».

Torino 23 novembre 1901, Ernesto Schiaparelli.

Con queste parole, Schiaparelli chiedeva aiuto ai Savoia per ottenere i finanziamenti necessari ad attivare una serie di campagne archeologiche in Egitto. Il Re, Vittorio Emanuele III, accogliendo la richiesta, disponeva un finanziamento annuale che garantiva a Schiaparelli le risorse necessarie per avviare i lavori, poi incrementati dal Ministero della Istruzione Pubblica.

Nasce così la M.A.I. (Missione Archeologica Italiana) che, tra il 1903 e il 1920, promuove dodici campagne di scavo in undici diverse località, dalle quali arrivano a Torino reperti di straordinaria bellezza e preziosità. Gli scavi continuano negli anni '30 con la direzione di Giulio Farina. Dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni di scavo dal Servizio delle Antichità del Cairo, le campagne si svolgevano di norma nella stagione invernale. I partecipanti alle missioni non erano sempre necessariamente gli stessi e
cambiavano in base alle necessità dello scavo. Va poi sottolineato l'aiuto materiale costantemente fornito dai frati francescani delle varie Stazioni Missionarie dislocate lungo l'Egitto.

Prima della partenza dei ricercatori un primo contingente si recava in Egitto per prendere contatto con le autorità locali, organizzare il campo e assumere il personale: operai, guardie, capi-squadra, portatori d'acqua con relativi asini. Per alcune campagne, apprendiamo dai libri paga che gli occupati erano oltre 400. L'allestimento del campo prevedeva l'utilizzo di una serie di tende coniche militari, fornite dal Distretto Militare di Torino e la costruzione di una piccola struttura in muratura da usarsi come camera oscura, per lo sviluppo fotografico e per ricoverare, al sicuro, le scoperte preziose. Il materiale rinvenuto doveva essere sottoposto all'ispettore del Servizio delle Antichità e poi trasferito al Cairo, per ottenere l'autorizzazione all'espatrio, normalmente una parte delle antichità era trattenuta in Egitto.

Nella metà degli anni '60, il Museo ritorna in Egitto con il recupero del tempio rupestre di Ellesya, donato dal governo italiano all' Italia.


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Interessante vedere nelle vetrine allestite con i materiali utilizzati da Schiapparelli, le immagini autentiche che ritraggono i luoghi degli scavi una particolarità non da poco per il museo, con l' intento di fare conoscere oltre agli oggetti, il contesto degli scavi. La preistoria, possiamo definirla così, dell' archeologia. Fermare il tempo attraverso le immagini.

Alcuni ritrovamenti di Schiapparelli..

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Fondamentale è contestualizzare i ritrovamenti nell' esatta posizione in cui sono stati rinvenuti. È il caso della tomba detta dell' ignoto. In cui vengono , attraverso pannelli esplicativi, spiegato l:esatta posizione grafica degli oggetti permettendo così agli archeologi di rappresentare l'esatta scena del ritrovamento.


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Planimetria della tomba in cui si evidenziano tre celle.

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Questa vetrina presenta gli oggetti rinvenuti nella camera A della tomba, così come furono originariamente deposti più di 4300 anni fa. In questo ambiente scavato nella roccia calcarea si trovava un sarcofago rettangolare le cui pareti sono formate da varie assi di legno tenute insieme da legacci di cuoio e ricoperte da uno strato di intonaco biancastro. Al suo interno vi era una mummia avvolta in teli e posta sul fianco sinistro. Lungo il lato destro del sarcofago erano cinque recipienti in terracotta fine, fra cui il tipico set di catino e brocca con beccuccio che imita gli esemplari più preziosi in metallo e si trova molto spesso nelle sepolture di questo periodo. Un altro recipiente, una ciotola in terra cruda di fattura più grezza, forse impiegata per le ultime offerte, si trovava in corrispondenza della porta della camera. Sotto e vicino al sarcofago erano inoltre state abbandonate al momento della sepoltura varie funi, verosimilmente impiegate per il trasporto della cassa.


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Gli Ushabti....


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Il sarcofago è l'involucro necessario per garantire la preservazione del corpo del defunto che deve rimanere intatto, perché possa avere la speranza di avere una vita dopo la morte e di unirsi così al dio sole.
Ma ci sono però altrettanti elementi del corredo funerario che servono per aiutare il defunto nell' aldilà, fra questi gli Ushabti o statuine funerarie.

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Prodotte in serie di questo colore blu meraviglioso fatte in faiance, una pasta invetriata che serviva a dare lucentezza alle statuette. Alcune sono di aspetto mummiforme, altre in abiti dei viventi.

Cosa sono e a cosa servivano??
Il defunto anche dopo la morte doveva continuare le proprie attività nell' aldilà. Doveva lavorare, poteva avere incarichi da Osiride. Per preservarsi da tutto ciò poteva avere degli aiutanti e nella fattispecie poteva averne uno per ogni giorno dell' anno e un supervisore ogni 10. Per un totale di 401 statuette/ servitori che nell' aldilà potevano aiutare il defunto a compiere tutte le attività che doveva svolgere. Ebbene, il sarcofago per il corpo, gli Ushabti per l'aiuto e il libro dei morti con una serie di formule funerarie, erano l'essenziale per poter continuare la sua esistenza nell' aldilà.

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Il libro dei morti... spiegato molto bene attraverso il pannello esplicativo che rileva i caratteri più salienti.

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Continua...
 
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Visitato 2 volte, ma non ancora dopo l’ultimo allestimento.
Resta il secondo ( terzo secondo qualcuno ) museo egizio piu’ completo ed importante al mondo.
 
Visitato 2 volte, ma non ancora dopo l’ultimo allestimento.
Resta il secondo ( terzo secondo qualcuno ) museo egizio piu’ completo ed importante al mondo.
Direi che è ora di ritornare...magari ci porti anche Rodolfo ;)

Il nuovo allestimento ha dato ampi spazi e permesso di aumentare i reperti dormienti nei depositi mettendoli a disposizione del pubblico.
La decisione di ristrutturare totalmente o quasi, il Museo Egizio nasce proprio per avere spazi più ampi per una collezione grandissima e dal mantenerlo in una posizione centrale, nel cuore storico di Torino com'è. La possibilità, la più importante, è stata data di acquisire i due piani della Galleria Sabauda che ospitavano la Quadreria dei Savoia e che adesso sono di proprietà del Museo. Quindi: ampliare la superficie espositiva; avere tre piani sotterranei che sono importantissimi e tutto questo ha consentito di avere la capacità che ha oggi.

Attualmente è così diviso:

Le collezioni.

Nel Museo sono esposti reperti che coprono tutto l’arco della storia egizia e comprendono i seguenti periodi: Paleolitico Superiore (dal 40000 a.C.), Neolitico Inferiore (dal 5000 a.C.), Antico Regno (dal 2650 a.C.), Medio Regno (dal 2050 a.C.), Nuovo Regno (dal 1550 a.C.), Periodo Tardo (dal 1100 a.C.), Ellenistico (332 a.C. – 30 a.C.), Periodo Romano (30 a.C. – 324 d.C.), Periodo Bizantino (324 d.C. – 639 d.C.).


Da Aprile 2015 la nuova ristrutturazione del Museo, che comprende, sinteticamente:
PIANO IPOGEO: la Storia del Museo, la Biglietteria e il Guardaroba.
PIANO TERRA: la Galleria dei Re, il Tempio di Ellesjia / Sala Nubiana e la Caffetteria.
• Al PIANO PRIMO: reperti da Deir El Medina, la Tomba di Kha, la Galleria dei Sarcofagi, la Papiroteca, sale con reperti dalla Valle delle Regine , reperti di Epoca Tarda, di Epoca Tolemaica e di Epoca Romana e Tardoantica.
Al PIANO SECONDO: sale con reperti di Epoca Predinastica/ Antico regno, laTomba degli Ignoti/Tomba di Iti e Neferu, sale con reperti del Medio Regno e del Nuovo Regno. In questo piano vi sono anche le Aule Didattiche.
 
La tomba di Iti e Neferu...


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Il sito di Gebelein sorge sulla riva occidentale del Nilo a circa 30 km. a sud dell' antica Tebe. Ospita i resti di Pathyris-Aphroditopolis con la sua vasta necropoli. Le tombe documentano un periodo storico molto esteso, dal Predinastico al Medio Regno. Sono di diversi tipi, dai semplici pozzi scavati nella collina rocciosa, alle ampie strutture in mattoni. Anche la ricchezza e la qualità degli oggetti rinvenuti di corredo funerario varia molto da una tomba all' altra.

La tomba di Iti e della moglie Neferu, si trova a ridosso della collina. È un esempio emblematico di sepoltura riservata a personaggi di alto rango, che ricoprivano ruolo di primaria importanza nella vita sociale della regione.

Il 1911 fu un anno importante per la spedizione egizia di Schiapparelli, nello stesso anno venne scoperta la Tomba dell' ignoto di cui vi ho relazionato e nello stesso anno questa di Iti.
Una tomba semirupestre dove ci sono 16 pilastri con una corte scavata nella roccia.

I 16 pilastri delimitavano un corridoio interno da un lato del quale si aprivano una serie di cappelle. Questa tomba aveva una peculiarità molto importante: le pareti erano decorate a pitture che furono strappate dalle pareti e portate qui a Torino.

Studiando gli archivi fotografici si è riusciti a ricostruire per intero lo sviluppo di questa tomba. Dal primo pilastro alla fine della tomba ci sono 29 metri. Esattamente all' interno del museo è stato possibile ricostruirla, quindi l'impressione camminando i è come se fossimo all' interno della tomba vera di Iti e Neferu.

Iti era il responsabile dell' esercito qui di doveva raccogliere, arruolare anche mecenati che in seguito dovevano combattere per il faraone. Le scene che vengono rappresentate negli affreschi spesso lo ritraggono nel suo ruolo....una particolarità, lo riconoscerete poiché la sua pelle è bianca e non scura come il resto delle persone che lavoravano all' aperto e quindi abbronzate dal sole. Le scene rappresentate sono molto naturali, scene di caccia, di vita quotidiana nei campi il tutto ci porta uno spaccato di vita della società egiziana del tempo , naturali le scene ritratte con la naturalità veritiera e non artefatta per motivi di estetica o di bellezza in sé.

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La tomba di Shemes...



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Nel 1908 gli operai egiziani assunti dalla missione archeologica italiana, scoprirono ad Assiut la tomba intatta di un funzionario di nome Shemes. Il ricco corredo funerario ritrovato al suo interno è rappresentato in queste vetrine secondo la probabile disposizione originaria. Due sarcofagi rettangolari appartenevano al defunto e a una donna , probabilmente sua moglie. Presentano la tipica decorazione con due occhi sul lato lungo sinistro e le iscrizioni con i nomi dei defunti e le invocazioni rituali dell' offerta.

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Numerosi vasi e supporti per vasi in terracotta furono deposti nella tomba, insieme a tre modelli di imbarcazione e due statue che rappresentano il defunto in cammino con un lungo bastone nella mano sinistra e uno scettro nella destra.


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Nella stessa sala esposti altri corredi funerari ...


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Continua...
 
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Tempio di Ellesiya


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Tutmosi III (1479-1425 a.C.) fa scavare nella roccia un tempietto a Ellesiya, non lontano da Abu Simbel, dedicato a Horus di Miam e Satet; il tempio è accessibile solo dal fiume.

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L’interno presenta una struttura a T rovesciata, formata da un corridoio e due camere laterali. Sulle pareti sono scolpite scene di offerta da parte del re agli dei egizi e nubiani; le figure sono rivolte verso la parete di fondo, dove sono scolpite a mezzo tondo le statue di Horus, Satet e Thutmosi III in trono.
Durante il regno di Akhenaten (1352-1336), la decorazione fu martellata in vari punti; venne reintegrata successivamente da Ramesse II (1279-1213), che fa rimodellare la triade nella nicchia di fondo con Amon, Horus e il re. Infine, diventa un luogo di culto cristiano, come testimoniano croci e stelle a cinque punte incise sul portale d’ingresso e sulle pareti interne.
Trovandosi all’interno della regione destinata a essere sommersa dal lago Nasser dopo la costruzione della Grande Diga di Assuan, anche il tempio di Ellesiya è oggetto della missione di salvataggio dei templi nubiani condotta dall’UNESCO. Giunto a Torino nel 1967, l’edificio fu ricostruito nell’ala del Museo dedicata a Ernesto Schiaparelli.



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Grazie Oriana, il Museo Egizio di Torino è tappa fissa nella scuola dei miei figli al quarto anno della primaria, l’anno scorso è andato il grande ed è tornato entusiasta (ci sono anche le guide dedicate per i più piccoli), con la richiesta di tornare perché non ha visto tutto quel che gli sarebbe piaciuto. Il prossimo anno andrà il fratello con la classe. Nel frattempo in primavera faremo una gita in famiglia
 
Grazie Oriana, il Museo Egizio di Torino è tappa fissa nella scuola dei miei figli al quarto anno della primaria, l’anno scorso è andato il grande ed è tornato entusiasta (ci sono anche le guide dedicate per i più piccoli), con la richiesta di tornare perché non ha visto tutto quel che gli sarebbe piaciuto. Il prossimo anno andrà il fratello con la classe. Nel frattempo in primavera faremo una gita in famiglia
È un classico della quarta elementare, credo che un po' tutte le scolaresche passino di lì ;)
Per i bambini c'è veramente tanto, oltre le guide bravissime, i laboratori didattici.
 
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Volevo porre l'attenzione su questa foto e su tutte quelle che troverete all' interno del Museo. Sono fotografie che ritraggono i luoghi , in questo caso il sito naturale del tempio in Egitto, altre ritraggono i luoghi degli scavi e documentano l'istante esatto in cui una tomba viene scoperta, aperta e fotografata per cristallizzare nella storia il momento.
Trovo che questa nuova organizzazione del Museo offre quella marcia in più che ci permette...per i veri appassionati, di esserci quasi fisicamente sui luoghi. Di vivere gli attimi emozionanti dei pionieri dell' archeologia, momenti affascinanti e unici !!

Sono di parte....gli italiani hanno sempre una marcia in più!!
 
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