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italiani alle urne

Re: italiani alle urne

Magari tutti i marittimi Italiani imbarcati su navi Costa (e tute quelle che battono bandiera Italiana) potrebbero chiedere al proprio armatore di intercedere verso il Ministero degli Interni per programmare in futuro un seggio su ogni propria nave, dove poter far votare i propri marinai e magari gli ospiti che potrebbero farne richiesta all' ufficio elettorale del proprio Comune.
 
Re: italiani alle urne

bibilica ha detto:
Il voto telematico è la cosa più ovvia e non sarebbe neanche cosi difficile da attuare.

Lo fanno in Brasile che e' economicamente e tecnologicamente più arretrato di noi...figuriamoci
 
Re: italiani alle urne

Unoche... a conferma della tua "denuncia":

14 aprile 2008
elezioni politiche
marittimi: 35.000 senza diritto di voto

Roma. Li chiamano i cittadini invisibili. Esistono, lavorano, pagano le tasse. Ma arriva sempre un momento in cui, per lo Stato italiano, è come se non ci fossero. Sono i 35.000 lavoratori marittimi che non possono esercitare il diritto di voto perché imbarcati su centinaia di petroliere, portacontainer e navi da crociera in navigazione lontano dall’Italia. Trentacinquemila voti mancati: a Romano Prodi, due anni fa, ne bastarono diecimila in meno per assumere la guida del Paese.

«Una barzelletta», la definisce, cercando rifugio nell’ironia, il presidente dell’Ipsema, l’istituto di previdenza dei marittimi, Antonio Parlato, ricordando i solenni impegni presi da governi e parlamentari nel corso degli anni. Una barzelletta che non fa più ridere, ma che, anzi, offende decine di migliaia di persone «la cui unica colpa è quella di lavorare su una nave». «Sa qual è la cosa più triste? E’ che siamo uno dei pochi Paesi a non avere ancora trovato una soluzione al problema – racconta Parlato – Eppure gli esempi positivi, anche recenti, non mancano. Nel 2005 la Polonia ha approvato una legge che ha posto fine alla discriminazione a danno dei marittimi. Pochi mesi più tardi, l’Estonia ha inserito nella Costituzione il diritto al voto per i lavoratori naviganti. Due anni fa addirittura il Belgio, paese che non vanta certo una storia di marineria come la nostra, ha adottato il voto elettronico per chi, durante il periodo elettorale, si trova su una nave. Solo la Gran Bretagna è nelle nostre desolanti condizioni».

Ma è così complicato consentire ai 35.000 marittimi di esercitare il loro diritto al voto? «Assolutamente no. Se votano i militari impegnati in missione all’estero, non vedo perché la stessa cosa non si possa fare con i marittimi. Il comandante di una nave è, a tutti gli effetti, un ufficiale di stato civile: nessuno può impedirgli di svolgere le funzioni di presidente di seggio. Non si vuole introdurre il voto elettronico a bordo? Benissimo: si voti quando la nave è ormeggiata, e alla raccolta delle schede provvedano consolati e ambasciate. Si faccia qualcosa, insomma. Altrimenti, e lo dico con molta amarezza, il suffragio universale, in Italia, non potrà mai dirsi completo». Gli impegni della politica, quelli non sono mai mancati. «Di promesse ne abbiamo ascoltate tante – conferma il presidente dell’Ipsema - Per questo parlo di barzelletta. E pensare che il ministro Tremaglia, con la sua battaglia sul voto agli italiani all’estero, andò vicino a risolvere il problema. Poi, chissà perchè, negli anni ci si è dimenticati della questione. Malafede? No, non credo proprio. A differenza di altre professioni, i lavoratori marittimi non sono collocabili a destra piuttosto che a sinistra: sono cittadini come altri, con idee e posizioni diverse fra loro. Ma, dico io: si vota nelle carceri, è mai possibile che su una nave questo diritto venga negato?».

L’ultimo tentativo dell’Ipsema di sollecitare le istituzioni è datato 23 gennaio 2007: «Scrissi una lettera al ministro Amato per ricordargli l’urgenza del problema. Il governo non era ancora in crisi, eppure non ottenni neppure una risposta. E oggi eccoci qui, con le elezioni in corso e 35.000 cittadini di serie B che non possono scegliere i loro rappresentanti in parlamento. La lesione costituzionale mi sembra evidente: lo dico da avvocato, non da presidente dell’Ipsema». Ma cosa c’è alla base di questo scandalo? «La verità è che in Italia manca una visione organica del settore marittimo. Basti pensare che ancora oggi, non esiste ancora una vera e propria anagrafe dei marittimi».

Francesco Ferrari
(da Il Secolo XIX)
 
Re: italiani alle urne

Rodolfo ha detto:
Unoche... a conferma della tua "denuncia":

14 aprile 2008
elezioni politiche
marittimi: 35.000 senza diritto di voto

Roma. Li chiamano i cittadini invisibili. Esistono, lavorano, pagano le tasse. Ma arriva sempre un momento in cui, per lo Stato italiano, è come se non ci fossero. Sono i 35.000 lavoratori marittimi che non possono esercitare il diritto di voto perché imbarcati su centinaia di petroliere, portacontainer e navi da crociera in navigazione lontano dall’Italia. Trentacinquemila voti mancati: a Romano Prodi, due anni fa, ne bastarono diecimila in meno per assumere la guida del Paese.

«Una barzelletta», la definisce, cercando rifugio nell’ironia, il presidente dell’Ipsema, l’istituto di previdenza dei marittimi, Antonio Parlato, ricordando i solenni impegni presi da governi e parlamentari nel corso degli anni. Una barzelletta che non fa più ridere, ma che, anzi, offende decine di migliaia di persone «la cui unica colpa è quella di lavorare su una nave». «Sa qual è la cosa più triste? E’ che siamo uno dei pochi Paesi a non avere ancora trovato una soluzione al problema – racconta Parlato – Eppure gli esempi positivi, anche recenti, non mancano. Nel 2005 la Polonia ha approvato una legge che ha posto fine alla discriminazione a danno dei marittimi. Pochi mesi più tardi, l’Estonia ha inserito nella Costituzione il diritto al voto per i lavoratori naviganti. Due anni fa addirittura il Belgio, paese che non vanta certo una storia di marineria come la nostra, ha adottato il voto elettronico per chi, durante il periodo elettorale, si trova su una nave. Solo la Gran Bretagna è nelle nostre desolanti condizioni».

Ma è così complicato consentire ai 35.000 marittimi di esercitare il loro diritto al voto? «Assolutamente no. Se votano i militari impegnati in missione all’estero, non vedo perché la stessa cosa non si possa fare con i marittimi. Il comandante di una nave è, a tutti gli effetti, un ufficiale di stato civile: nessuno può impedirgli di svolgere le funzioni di presidente di seggio. Non si vuole introdurre il voto elettronico a bordo? Benissimo: si voti quando la nave è ormeggiata, e alla raccolta delle schede provvedano consolati e ambasciate. Si faccia qualcosa, insomma. Altrimenti, e lo dico con molta amarezza, il suffragio universale, in Italia, non potrà mai dirsi completo». Gli impegni della politica, quelli non sono mai mancati. «Di promesse ne abbiamo ascoltate tante – conferma il presidente dell’Ipsema - Per questo parlo di barzelletta. E pensare che il ministro Tremaglia, con la sua battaglia sul voto agli italiani all’estero, andò vicino a risolvere il problema. Poi, chissà perchè, negli anni ci si è dimenticati della questione. Malafede? No, non credo proprio. A differenza di altre professioni, i lavoratori marittimi non sono collocabili a destra piuttosto che a sinistra: sono cittadini come altri, con idee e posizioni diverse fra loro. Ma, dico io: si vota nelle carceri, è mai possibile che su una nave questo diritto venga negato?».

L’ultimo tentativo dell’Ipsema di sollecitare le istituzioni è datato 23 gennaio 2007: «Scrissi una lettera al ministro Amato per ricordargli l’urgenza del problema. Il governo non era ancora in crisi, eppure non ottenni neppure una risposta. E oggi eccoci qui, con le elezioni in corso e 35.000 cittadini di serie B che non possono scegliere i loro rappresentanti in parlamento. La lesione costituzionale mi sembra evidente: lo dico da avvocato, non da presidente dell’Ipsema». Ma cosa c’è alla base di questo scandalo? «La verità è che in Italia manca una visione organica del settore marittimo. Basti pensare che ancora oggi, non esiste ancora una vera e propria anagrafe dei marittimi».

Francesco Ferrari
(da Il Secolo XIX)


Opperbacco!!!
 
Re: italiani alle urne

potremmo:
- Fare sciopero...così ci arrestano per ammutinamento...
- Astenerci dal votare.......no...già non lo facciamo
- Protestare a bordo...così ci tranciano e poi che centra la compagnia....
- Trovato!!!! All'arrembaggio, sciabola in mano e pugnale in bocca (il filo della lama verso fuori)......marittimacci!!!
 
Re: italiani alle urne

semplicemente amorale altro che diritti calpestati,da protesta diretta all'unione europea tribunale dell'Aia
 
Re: italiani alle urne

Concordo che sarebbe un segno di civiltà ampliare la facoltà di votare ai marittimi. Temo soltanto che sia un tipo di argomento che viene tirato fuori in concomitanza con il periodo e poi nuovamente messo in ombra. E ciò non è giusto.
Mi chiedo inoltre se sia un disagio italiano o anche altri paesi hanno lo stesso tipo di problema.
 
Re: italiani alle urne

unochenavigaverament ha detto:
potremmo:
- Fare sciopero...così ci arrestano per ammutinamento...
- Astenerci dal votare.......no...già non lo facciamo
- Protestare a bordo...così ci tranciano e poi che centra la compagnia....
- Trovato!!!! All'arrembaggio, sciabola in mano e pugnale in bocca (il filo della lama verso fuori)......marittimacci!!!

Ecco il filo della lama verso l'esterno mi sembra una buona soluzione, vista la fortuna di cui siete provvisti
Ciao
Leo
 
Re: italiani alle urne

Magellano ha detto:
Concordo che sarebbe un segno di civiltà ampliare la facoltà di votare ai marittimi. Temo soltanto che sia un tipo di argomento che viene tirato fuori in concomitanza con il periodo e poi nuovamente messo in ombra. E ciò non è giusto.
Mi chiedo inoltre se sia un disagio italiano o anche altri paesi hanno lo stesso tipo di problema.

Nell'articolo de Il Secolo XIX, che ho riportato più sopra, risulterebbe che "Solo la Gran Bretagna è nelle nostre desolanti condizioni".
 
Re: italiani alle urne

Quindi è da considerare, come già detto sopra, l'ipotesi di agire per mezzo della Ue..
 
Re: italiani alle urne

altra nazione con alle spalle una storia marittima non indifferente, ricordiamo che grazie alla volontà e buonsenso di alcuni loro ufficiali oggi la marina in generale è quello che è un solo commento
V E R G O G N A
e non mi scuso per averlo urlato
 
Re: italiani alle urne

Quando pensi che le hai sentite tutte ne salta fuori una..che davvero non ci sono parole...Davvero una cosa..inaudita :evil: :evil:
 
Re: italiani alle urne

Abbiamo delle leggi assurde. Privare del voto, del diritto al voto, 35.000 persone è pura follia.
Ancor più folle è ,visto l'articolo, ignorare le richieste di tante persone. Non riesco a capire a chi convenga che non utilizzare le tecnologie ormai in uso anche nei paesi del 3° mondo, o molto meno sviluppati di noi.
Oppure siamo noi nel 3° mondo e non ce ne siamo accorti?
Il grave non sta solo nel non utilizzare la tecnologia che esiste, sta nel fregarsene di 35.000 lavoratori, che stanno su una nave non per divertirsi ma per lavorare.
leo
 
Re: italiani alle urne

Ero al corrente del problema quindi non trasecolo di meraviglia ma questo nulla toglie all'indignazione :evil: . Dovrebbero leggere ciò che è stato scritto sul forum tutti quelli che magari per semplice indolenza o mancanza di senso civico non vanno a votare. Lo stimolo alla soluzione del problema può arrivare dall'Europa in alcuni casi garante dei diritti più degli stati nazionali. Sui marittimi si sa ancora molto poco :roll:
 
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