Re: Lisbona
Lisbona, costa Europa, giugno 2008
Mettetevi comodi , il racconto è lungo ma Lisbona era la tappa regina del viaggio e me l’ero programmata per vederla in libertà. Giunti in porto alle 8 si sgambetta veloci (per loro erano le 7) nel risveglio della città. L’attracco è stato casuale e fortunato alla darsena di Santa Apollonia, per cui a piedi in poco tempo siamo alla Piazza (Praca) del commercio. In giro ci sono solo spazzini e piccioni. Si va spediti verso piazza Martin Moniz per prendere il famoso tram 28; biglietti a bordo (1,5 euro) siamo in 4 con la graziosa autista e cominciamo a salire sferragliando. Il commento è ambivalente: bellissima esperienza però molto più rapida e meno ripida del previsto. A Largo de Gracia scendiamo ed iniziano i vicoli, le case e i belvedere del quartiere arabo Alfama. Impedibile il miraduro di santa Lucia, balconata sulla città che mi ha ricordato il Monastero di Santa Chiara a Napoli. Ci siamo solo io, mia moglie ed un turista. Continuamo nei vicoli senza fretta, chiedendo ogni tanto per il piacere di sentirmi rispondere in portoghese anche se non capisco niente.
Non posso non citare Saramago :
“Alfama è un animale mitologico. Pretesto di sentimentalismi di vario colore, sardina che molti hanno voluto mettere nelle proprie braci, non sbarra il cammino a chi vi entra ma il viaggiatore sente che l’accompagnano sguardi ironici. Non sono volti chiusi e seri, l’Alfama è più abituata alla vita cosmopolita, entra nel gioco se ne trae vantaggio ma nel segreto delle proprie case deve ridersela molto di chi crede di conoscerla perché c’è stato una sera di festa. Il viaggiatore procede per vicoli tortuosi dove la case da un lato all’altro quasi si toccano e per queste piazzette inclinate dove due o tre scalini aiutano a vincere il dislivello e vedi che alle finestre non mancano né fiori né canarini ma il cattivo odore delle fognature deve sentirsi anche dentro. Il viaggiatore ha visto tante cose del mondo e non gli è mai piaciuto ritrovarsi nella pelle del turista che gira, guarda, fa finta di capire, scatta foto e se ne torna affermando di conoscere.
E’ stato nel quartiere di Alfama, ma Alfama non sa che cosa sia.” (VIAGGIO IN PORTOGALLO, Josè Saramago, Einaudi)
Chiudiamo il cerchio della passeggiata con la cattedrale del Sé e poi di nuovo a Praca del commercio, da cui parte il tram 15 per Belem. Biglietti a bordo 1,5 euro, occhio perché la macchinetta prende solo monete e non banconote. Si costeggia il mare e si scende di fronte al Monastero de los Jeronimos, per il quale non ci sono parole.
Essendo soli e non gruppo facciamo un po’ di coda. La volta della chiesa, in stile manuelino, è spettacolare, come il chiostro. Ce lo godiamo prima dell’arrivo della cavalleria di turisti . Fuori, un lato del monastero, è il museo della Marina e di fronte cito un gift shop dove ho comprato una cravatta con stemmi marini, molto fine, a 15 euro. Poi in pochi minuti a piedi si va alla famosa torre di Belem, bella più fuori che dentro. A proposito portare scarpe con suola robusta, perché Lisbona è tutto un acciottolato, e cappello per il sole che picchia e non te ne accorgi per il venticello marino.
Al ritorno mentre aspettiamo il tram 15 vedo dall’altra parte della strada l’antica pasticceria di Belem. Confermo la bontà della sfogliatine alla crema, e il locale è spettacolare. Andate ai bagni anche se non ne avete urgenza, solo per passeggiare nell’ambiente a scatole cinesi. Scopro che si può anche mangiare nell'ultima sala circondati da azulejos azzurri.
Col tram 15 si torna a Praca del commercio e per la via centrale che (sono le 13) si è riempita di gente e di tavolini si risale e si fa shopping fino al Rossio e la Stazione oltre la piazza.
Poi, rallentando il passo per la stanchezza e il dispiacere risali sulla nave più ricco e più saggio di quando eri sceso.