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Stato
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E si arriva al famoso Teatro Massimo, tempio della lirica palermitana, il più grande d’Italia ed il terzo d’Europa, maestosa opera dei Basile (padre e figlio).
Oriana lo conosce benissimo, quindi ha solo scattato alcune foto dall’esterno.

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E dopo il teatro Massimo, è d’obbligo anche un prolungamento di passeggiata verso il teatro Politeama Garibaldi, opera di Damiani Almeyda.
Il valore di questa costruzione sta nell'esaltazione della funzione sociale del teatro come "teatro del popolo", con l'enorme sala a ferro di cavallo (che poteva contenere cinquemila spettatori) con due file di palchi, dominata da una grande galleria articolata in due ordini.

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Continuando la passeggiata, Oriana si imbatte nell’Oratorio di San Filippo Neri, costruito nel 1769 sotto la direzione dell'architetto Giuseppe Marvuglia; lo stile è prettamente neoclassico, anche se sono ancora presenti elementi della tarda architettura barocca e rococò.

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La passeggiata continua e la nostra amica si imbatte in un gioiello inaspettato: l’oratorio della Carità di San Pietro ai Crociferi

La cappella, interamente affrescata dal Borremans è uno spettacolo inatteso appena si supera il cortile austero. Nel 1600 i preti poveri stazionavano ai Quattro Canti per chiedere l’elemosina o aspettare che qualcuno li ingaggiasse per celebrare una messa: un gruppo di sacerdoti sentì l’urgenza di autotassarsi per offrire la propria solidarietà ai fratelli più disagiati. Nacque nel 1608, così, la Congregazione della Carità di San Pietro, che resiste ancora oggi dopo più di 400 anni e che ha sede in via Maqueda, in questo oratorio trasformato in tesoro d’arte nel Settecento da Guglielmo Borremans. Tutte le pareti sono affrescate riccamente; di particolare bellezza la Liberazione di San Pietro dal carcere e la Gloria di San Pietro. L’assetto dell’oratorio fu modificato alla fine dell’‘800 per ricavare delle botteghe al piano terreno.

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E ancora la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio di Palermo, detta comunemente Chiesa della Martorana, un’opera architettonica che risale al periodo in cui la Sicilia era sotto il dominio normanno, che conserva al suo interno un vero e proprio tesoro: uno dei cicli di mosaici più antichi di tutta l’isola.

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E poi Piazza Pretoria ed i Quattro Canti (o Piazza Villena oppure Ottagono del Sole) è il nome di una piazza ottagonale all'incrocio dei due principali assi viari di Palermo: la Via Maqueda ed il Cassaro (oggi Via Vittorio Emanuele), antica via di origine fenicia, che collega l'acropoli e il Palazzo dei Normanni con il mare, a metà circa della loro lunghezza15987DDE-AAA5-4554-89F1-EA73E146423F.webp6489B974-6483-44DF-B4C4-8351F71899A3.webpE02E8060-D8E1-4867-8255-8EC345E2FE8F.webpA58C018B-DEFA-4A5A-A342-158AE0029E0F.webp39F209B5-F54C-434B-8ABE-04A69D9D4570.webp
 
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Una viaggiatrice come Oriana non poteva non fare una capatina ad uno dei più famisi mercati di Palermo: Ballaró, il mercato più antico e grande della città

Qualche tempo fa era più raccolto intorno a piazza Ballarò; oggi è più esteso ed è destinato alla vendita delle primizie e di tutto quanto proviene dalle campagne limitrofe o, dai paesi extraeuropei. Esso risale all’epoca della dominazione araba.

Ci sono diverse teorie sull’etimologia della parola Ballarò: una prima ipotesi è quella che derivi da Bahlara, il nome di un villaggio, vicino Monreale, da dove provenivano le merci da vendere, oppure da Ag-Vallaraja (titolo dei sovrani della regione indiana del Sind), poiché vi si vendevano le spezie provenienti dal Deccan, o ancora da Segeballarath, che significa “fiera – mercato”.

In ogni caso è molto suggestivo e particolare.

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E all’interno del mercato di Ballaró, Oriana scopre un altro gioiello palermitano: la Chiesa del Carmine Maggiore.
L’architettura di questa chiesa è abbastanza semplice, in stile barocco, con le classiche tre navate, il transetto che delimita il presbiterio e le cappelle laterali. Ma è proprio nel dettaglio delle opere e decorazioni che si scopre il patrimonio artistico del complesso. La chiesa è dedicata alla Madonna del Carmelo
(o del Carmine che è la variante del nome) e fu edificata in tre epoche diverse dall’ordine dei CarmelitaniCEA4EC83-577F-4220-A90F-CFCA9AD32FF8.webp3D567BAC-E5A0-4ABC-969B-2CC598FA4174.webp35CF7651-551E-4C9F-8A5F-BA467A45D0C9.webp05B7F0CE-CD09-4315-8E55-140011385FCE.webp46080C43-3C99-4FEB-81E2-2B624D2D6B35.webpA861E88D-3F2D-4DE7-8417-59219B6A85B8.webp06BEFD24-811B-4935-B62A-7FFD298E0BA2.webp52D646FD-DEE4-4DCB-86FB-6AC41078B180.webp7F98F50E-83C6-4AEB-89DA-586335F84275.webpF202C73C-A724-4848-AD90-7FE70CAA6538.webp
 
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