A completamento del Foro, troviamo innumerevoli edifici pubblici, i granai chiusi in questo periodo e la mensa ponderaria, visibile dall' esterno.
I granai.
Si estendono sul lato occidentale del Foro con otto aperture separate da pilastri in laterizio e svolgevano la funzione di mercato della frutta e verdura (Foro
Olitorio). Oggi sono il più importante magazzino archeologico della città e ospitano più di novemila reperti provenienti dagli scavi condotti a Pompei e nel suo territorio dalla fine dell’800. Custodiscono il vasellame in terracotta che veniva impiegato negli ultimi decenni di vita della città per svolgere le attività quotidiane, come pentole e fornelli per la cottura, brocche e bottiglie, e anfore, i grandi contenitori
utilizzati per trasportare olio, vino e salse di pesce da tutto il Mediterraneo. Sono esposte inoltre tavole in marmo e vasche per fontane che adornavano gli ingressi delle case e alcuni calchi di vittime dell’eruzione oltre a quello di un cane e di un albero.
L’edificio fu costruito dopo il terremoto del 62 d.C. e forse non era ancora terminato al momento dell' eruzione.

La Mensa ponderaria.
Ma cos' era?
All’interno di una nicchia nel muro perimetrale occidentale del Santuario di Apollo vi è una copia della Mensa Ponderaria, l’originale è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Si tratta di un bancone utilizzato per verificare le misure di capacità impiegate per le merci negli scambi commerciali. Si potevano misurare sia derrate liquide che solide come i cereali. Questi venivano versati negli appositi contenitori e chiusi con tappi
e infine svuotati dopo la verifica. Questo bancone era presente già in età preromana, come indicato da tre iscrizioni in lingua osca poi cancellate al momento
della deduzione della colonia (80 a.C.), e del relativo aggiornamento al sistema di pesi e misure romano, come testimoniato dall’iscrizione ancora visibile.
Ai lati del tempio di Giove , nella parte settentrionale del Foro, vi erano in antico due
archi onorari costruiti in laterizio e rivestiti di marmo.
Di quello ad est rimangono solo tracce delle fondazioni, era probabilmente dedicato
all’imperatore Caligola (37-41 d.C.) e fu demolito dopo la sua morte. L’arco posto a ovest era invece dedicato a Druso, figlio dell’imperatore Tiberio; un rilievo del larario della casa di Cecilio Giocondo lo ritrae in crollo durante il terremoto del 62 d.C.,
in seguito al quale fu ricostruito e ridecorato.
L’uscita del portico orientale del Foro è dominata, a nord, da un altro arco onorario a doppio fòrnice, in origine rivestito di marmo; nella parte superiore ospita una grande cisterna destinata ad alimentare la fontana presente sulla facciata esterna ed era
decorato con statue degli imperatori della dinastia giulio-claudia. Era probabilmente dedicato a Germanico e sostituiva quello dedicato a Caligola.
In epoca tiberiana (14-37 d.C.) fu costruito un arco nei pressi del tempio della Fortuna Augusta a cavallo della via di Mercurio.
L’arco chiudeva la sequenza di edifici destinati al culto imperiale.
Data di scavo: 1816.
Non molto distante dal Foro, vi è un' abitazione che vale la pena di visitare...
La Casa dei motivi geometrici.
È una delle case più grandi dell’intera città con più di 60 ambienti ed occupa una superficie di 3000 mq. Si sviluppa scenograficamente con una serie di terrazze su
due livelli che sfruttavano la naturale pendenza del terreno, offrendo all’ospite che entrava il panorama della valle del Sarno. Presenta una ricca
decorazione pavimentale con mosaici a tessere bianche e nere con motivi a labirinto e a scacchiera.
La casa deriva dall’unione di due abitazioni preesistenti ad atrio, e mostra la tipica articolazione della casa romana: un grande atrio seguito dal
tablino, da cui si accedeva al portico e al grande peristilio. La costruzione del peristilio portò ad un ulteriore ampliamento delle dimensioni della casa,
che raggiunse l’area del Foro.
L’aspetto oggi visibile è l’esito dei restauri successivi al terremoto del 62 d.C., quando si rifece la facciata.
Data di scavo: 1826; 1889-1899; 1928-1929; 1932.