Bussano insistentemente alla porta. Security! Tutti fuori!
Eccoci, mi mancava la visita alle segrete della nave. Apro la porta preoccupato anche se alla fine non ho fatto niente di male, il conto è stato saldato, non capivo.
Apro lentamente la porta ed intravedo due persone. Mi batte il cuore. Olà, ti abbiamo cercato tutta la notte sul ponte ma non ti abbiamo trovato. Volevamo salutarti prima di partire. Il sorriso torna sul mio viso. Un addetto dello staff passa per i corridoi sorridendo, come per augurarmi buona fortuna.
Scusate, non ho nulla addosso. Le Argentine sorridono. Metto qualcosa un attimo e arrivo. Prendo al volo la vestaglia in tela di modal e riapro la porta. Le ringrazio tantissimo di essere passate a salutarmi, mi abbracciano, vorrei che la ragazza non andasse più via. Indossava una giacca di pelle nera che le stava molto bene, sarei stato per ore a guardarla. Gli lascio una medaglietta di Medjugorje in segno di amicizia e ricordo, avrebbero voluto visitarla anche loro. Vorrei stare a parlare per ore, ma la madre della ragazza ci congeda poco dopo augurandomi una buona notte. Si allontanano per il corridoio.
Non so descrivervi l’emozione, era accaduto qualcosa di impossibile. Avevo dato loro il numero della mia cabina un paio di giorni prima, a voce, a bordo piscina. Non sapevo il loro, se non che erano dal lato opposto della nave, stesso ponte. Glielo avevo detto per ritrovarci, anche se subito dopo avevamo (su proposta della madre) concordato di incontrarci direttamente sul ponte. In Argentina devono avere un’ottima memoria.
Potevo adesso andare a dormire con un senso di completezza, non mancava più nulla da fare.
Non ci siamo scambiati contatti, non rivedrò mai più la ragazza Argentina, ma forse continuerò a cercarla lo stesso di crociera in crociera.
Crollo sul letto matrimoniale, da solo, mi stendo al centro aprendo entrambe le braccia.
Metto la valigia fuori dalla cabina e chiudo e la porta.
[FINE DEL DIARIO]