6° giorno – Casablanca
La febbre è passata, ma preferisco non rischiare e rimanere in nave. Non ho certo intenzione di saltare, per motivi di salute, le tappe in Portogallo che mi interessano particolarmente. Convinco così mia moglie ad andare in escursione a Rabat senza di me ( e non ho dovuto neanche insistere troppo!).
Dopo la mattinata passata insieme, il pomeriggio rimango da solo. Approfitto della calma presente sulla nave per recarmi all’ufficio clienti dove ho intenzione di intrattenermi sul Today del giorno che mi aveva tanto incuriosito la sera precedente.
L’ufficio clienti è deserto, a parte le quattro signorine della Costa. Mi avvicino.
“Buongiorno”, esordisco.
“Buongiorno”, risponde una signorina straniera che porta la spilletta della bandiera italiana sul bavero della giacca.
“Vorrei sapere chi si occupa della redazione del Today”, chiedo con faccia molto seria e voce ferma.
“La responsabile”, risponde la hostess con un accenno di preoccupazione nella voce.
“Posso parlare con lei?”
“Non è qui, adesso. Posso esserle utile io?”
Nel frattempo le tre colleghe, che in quel momento non hanno alcun lavoro da svolgere, si incuriosiscono, domandandosi dove voglio andare a parare.
“Potrebbe prendere il Today in italiano di oggi?”, chiedo alla mia interlocutrice. Il mio tono non è quello di una domanda, ma di un ordine imperativo.
Si allontana un attimo per prendere il foglio e me lo porge. “ E-eccolo”, balbetta.
“Mi spiega cosa significa ‘Arrivederci 2014’?”, domando con faccia seria.
“È un saluto, significa ciao 2014”, risponde la hostess che ancora non capisce qual è il significato di tutta questa discussione.
“No. Lei è straniera e pertanto la perdono, ma arrivederci, in lingua italiana, significa ci vediamo di nuovo, o vediamoci di nuovo o ci rivediamo, come vuole lei. E a me non sembra che potremo rivedere il 2014. Ora le cose sono due: o la Costa ha inventato la macchina del tempo o forse era preferibile utilizzare un altro termine per salutare l’anno che sta terminando”.
Detto questo, le altre ragazze, che fino a quel momento si erano tenute lontane dalla discussione, si avvicinano.
“Beh, effettivamente ha ragione”, dice la prima.
“Anche a me sembrava strano”, aggiunge l’altra.
“Comunque”, intervengo sorridendo, “il mio atteggiamento era solo una recita. Il termine usato è certamente sbagliato, ma in realtà sono qui solo per divertirmi un po’ ed anche perché non c’è nessuno”.
Alla fine, la tensione da me creata svanisce in una risata generale e rimango un ancora un po’ a chiacchierare, finché non arrivano dei clienti che hanno reali problemi.
Vago per la nave in cerca di qualcosa da fare. I negozi sono chiusi, il casino è chiuso, non posso passeggiare all’aperto, insomma mi annoio. Vado a fare il quiz. Argomento: gastronomia. Indovino 9 risposte su 10, ma non vinco. Durante il quiz, l’animatore, palermitano, non so come, né perché, nomina Falcone e Borsellino, sostenendo che sono morti inutilmente per una città che non li merita. Questa affermazione gratuita mi lascia sgomento e attendo la fine del quiz per avvicinare il giovane. Gli spiego che dire che i due magistrati sono morti inutilmente significa ucciderli di nuovo, e che il loro sacrificio non è stato solo a vantaggio della città di Palermo, ma dell’Italia intera. Si giustifica dicendo che lui non aveva nessuna intenzione di offendere la memoria dei giudici e che, anzi, lui fa parte di Addiopizzo, un’associazione antiracket, ma che non vede cambiamenti nella società.
“Vedi” gli dico “io ho più del doppio della tua età. Io ho vissuto in prima persona quello che tu hai sentito raccontare, sono stato ai funerali di Falcone e a quelli di Borsellino, ho vissuto il silenzio impregnato di senso di colpa della città di Palermo e delle istituzioni e credimi le cose sono cambiate in quel momento. Un’associazione come Addiopizzo era impensabile venti anni fa. Adesso i giovani, a differenza della mia generazione che era costretta a convivere con un omicidio quotidiano, non sanno neanche cosa sia la mafia. Sì, è vero, c’è ancora molto da fare, ma molto è anche cambiato. Tu sei giovane e vuoi cambiare il mondo da un giorno all’altro, ma ci vuole tempo. Tu fai la tua parte.”
Dopo di che ci salutiamo con affetto e ritorno verso la mia cabina pensando a quanto sto invecchiando.
Finalmente mia moglie ritorna con l’ultimo pullman e ci prepariamo per la cena di fine anno. Ovviamente arriviamo in ritardo al ristorante, ma non è colpa nostra. Durante il pasto mia moglie mi racconta l’escursione a Rabat e, a quanto capisco, le è anche piaciuta.
Dopo cena vaghiamo per la nave che ormai è in navigazione verso la Spagna. Non c’è spettacolo stasera e la nave è addobbata per il veglione. Malgrado ci sia il modo di festeggiare l’anno nuovo in vari saloni, il 99% della nave si concentra nella piscina centrale, dove è previsto l’evento principale con l’ospite internazionale (Keeniata, che ormai conoscono quasi tutti i crocieristi). Arriva la mezzanotte e se non hai acquistato una bottiglia di spumante, resti a bocca asciutta.
Restiamo lì una mezz’ora, poi chi stanca e chi febbricitante, andiamo a dormire.