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Patagonia: alla ricerca dell'orologio dimenticato.

Splendido racconto, sono affascinato, mi è nata un grande desiderio di visitare Buenos Aires. Ti seguirò ancora con piacere.

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Eccomi a continuare il racconto.

La mattina dopo siamo andati nel quartiere più popolare e caratteristico di Buenos Aires: La Boca.

Per noi è stato piuttosto coinvolgente poiché i bisnonni di mio marito erano emigrati a Buenos Aires e pensare che stavamo percorrendo strade su cui forse avevano camminato anche loro più di 100 anni fa è stato emozionante.
La nonna era nata proprio lì; prima di partire avevamo fatto delle ricerche per sapere dove vivevano ma non ci siamo riusciti: peccato!

Come dicevo, La Boca è un quartiere popolare ed anche un po' pericoloso durante la sera e la notte ma di giorno è molto piacevole passeggiare tra le vie del Caminito, la parte più turistica del quartiere.

Dove una volta era il porto della città era nato un rione in cui vivevano i migranti sbarcati dai piroscafi provenienti dall'Italia ed in particolare da Genova, prima di trovare una sistemazione definitiva o prima di trasferirsi in altre città.

Le case erano costruite con materiali di fortuna: assi di legno, lamiere e raramente di mattoni ed erano molto colorate forse per alleviare almeno con un po' di colore i disagi che si vivevano.

Ogni famiglia viveva praticamente in una sola stanza che si affacciava su un cortile comune in cui si trovava anche il bagno.

Ora le case di allora rimaste sono state trasformate in negozi, bar e ristoranti ad uso delle migliaia di turisti che arrivano qui.

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Nel quartiere si trova anche la "bombonera", lo stadio del Boca Junior.

La squadra è stata fondata nel 1905 da un gruppo di genovesi a cui un inglese aveva regalato un pallone e siccome non riuscivano a mettersi d'accordo sui colori che avrebbe dovuto avere la squadra gli fu suggerito di andare al porto e usare i colori della prima nave che fosse arrivata: la prima nave fu una nave svedese così i colori del Boca Junior furono il giallo ed il blu.

All'esterno dello stadio ci sono alcuni murales il cui protagonista principale è Maradona

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Ci sono i ballerini di tango..

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E la pubblicità di una carta di credito personalizzata per gli ultras del Boca Junior

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La traduzione di xeneize è genovese ed è scritto proprio in genovese!

Infatti i giocatori e tifosi del Boca sono chiamati xeneize a memoria dei fondatori della squadra.

Ritornati verso il centro, sfruttando un po' di tempo libero siamo andati in calle Florida: una lunga via pedonale piena di negozi e banchetti, dove si trova anche uno dei più famosi centri commerciali di Buenos Aires, la Galerias Pacifico.

Lì abbiamo fatto il pieno di alfajores!!

Poi ritorno veloce in hotel per prepararci alla serata tanguera.

Avevamo prenotati i tavoli per la cena e per lo spettacolo di tango in uno dei più famosi locali della città: il Tango Porteno.

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Un teatro molto bello in cui si esibiva la compagnia di uno dei più famosi tangueri: Miguel Zotto.
Probabilmente l'avete visto anche voi in televisione, recentemente lo hanno intervistato durante una sua tournée in Italia.

La cena è stata ottima e lo spettacolo, con musica dal vivo, è stato bellissimo: peccato che fosse vietato fare foto e riprese.

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Il palco con i tavoli a cui si cena.

Tornando in albergo siamo passati davanti all'obelisco che si trova al centro di Av. 9 de Julio, una via che attraversa tutto in centro della città.

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La foto non è bellissima perché fatta dall'autobus, ma ho solo questa dell'obelisco illuminato.

Altre foto dell'obelisco di giorno..

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Poi dritti a nanna, il mattino dopo sveglia alle 5 per prendere l'aereo che ci avrebbe portato nel cuore della Patagonia.

Continua.....

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Come ho detto sveglia alle 5 per il trasferimento in aeroporto, questa volta all'Aeroparque piccolo aeroporto con una sola pista, in riva al Rio della Plata, da dove siamo partiti per El Calafate centro turistico della Patagonia e aeroporto più vicino a Puerto Santa Cruz, nostra prima meta patagonica e scopo principale di questo viaggio.

Lì avremmo visto l'orologio ed avremmo incontrato le autorità del paese che ci aspettavano.

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Arrivati a El Calafate, siamo saliti su un pulmino del comune di Puerto Santa Cruz che era venuto a prenderci. La distanza in linea d'aria è di 300 km ma per raggiungere il paese l'unica strada è quella che porta a sud verso Rio Gallego e la distanza da percorrere diventa di circa 600 km.

Quindi ci siamo messi comodi, pronti ad affrontare il lungo tragitto.

Dopo circa 200 km ci siamo fermati nell'unica stazione di servizio lungo tutta la strada per mangiare qualcosa e per fare rifornimento di carburante.

Ho mangiato la milanese più buona mai assaggiata ( non me ne vogliano i milanesi, ma la carne argentina è un gradino più su della nostra)

Per fortuna c'era ancora carburante nella stazione di servizio, per cui il nostro autista ha potuto fare il pieno, ma non è infrequente doversi fermare in attesa che arrivi l'autobotte a portare il carburante, e per questo la stazione di servizio è dotata anche di stanze.

Durante il viaggio, a parte la stazione di servizio, non abbiamo attraversato altri paesi o visto case: solo pascoli e prateria.

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Ovunque si vedono i guanaco che purtroppo, ogni tanto vengono investiti.

Nel pomeriggio inoltrato siamo arrivati a Puerto Santa Cruz, paese che sorge all'interno dell'estuario del fiume Santa Cruz.

Ha circa 4000 abitanti, in gran parte dipendenti pubblici.
Il governo argentino, fin dalla nascita della nazione, ha sostenuto la colonizzazione di questi territori poco ospitali vendendo terreni a prezzi simbolici e con sovvenzioni.

Il paese vive anche grazie alla presenza di una grande base militare, rafforzata in seguito alla guerra delle Falkland.

Il paese è famoso in zona per una importante gara di pesca che si svolge ogni anno ed il pesce pescato, il robalo, chiamato anche luccio di mare è un po' il simbolo del paese.

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Una volta sistemati dell'ostello del comune di cui siamo stati ospiti, abbiamo fatto una passeggiata per godere del tramonto prima di andare a cena con tutta la giunta comunale al completo!

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Cena naturalmente a base di carne alla brace e di robalo.
Durante la cena i nostri ospiti ci hanno illustrato il programma della giornata successiva: al mattino visita alla pinguinera, poi al piccolo museo del paese, quindi cerimonia in comune e finalmente visita alla chiesa con salita sul campanile per vedere "lui": il mitico orologio.






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Paesaggio bello e suggestivo... una curiosità: quella recinzione che si vede nelle foto delimita qualche proprietà o dovrebbe servire a tener lontano dalla strada gli animali... con scarsi risultati a quanto vedo... :D

Gianni
 
Paesaggio bello e suggestivo... una curiosità: quella recinzione che si vede nelle foto delimita qualche proprietà o dovrebbe servire a tener lontano dalla strada gli animali... con scarsi risultati a quanto vedo... :D

Gianni
Le recinzioni che si vedono delimitano i confini delle estancias, le aziende che allevano pecore e che mediamente si estendono su oltre 10.000 ettari.
Le dimensioni così grandi sono dovute al fatto che i pascoli sono molto poveri a causa della scarsità di piogge, al freddo e ai forti venti che caratterizzano il clima in Patagonia, e per allevare un numero di capi sufficienti a produrre abbastanza reddito sono necessarie grandi estensioni.

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Continuo il racconto.
La mattina dopo la cena con il sindaco e gli assessori, ci troviamo puntuali fuori dall'ostello per incontrarci con la guida naturalistica del comune che avrebbe dovuto accompagnarci alla pinguinera.

L'appuntamento era alle 9 e il pulmino del comune è arrivato puntuale ma della guida nessuna traccia.
Alle 9.45 decidiamo di partire lo stesso anche perché per arrivare alla pinguinera dovevamo camminare per circa 1 ora e attraversare una spiaggia accessibile solo tra le 9 e le 13 quando avrebbe iniziato a salire la marea che la copre completamente. Quel giorno la marea prevista era di 8 metri ma a volte arriva anche a 12 metri.

Bisogna inoltre avere una autorizzazione dell'autorità portuale infatti si deve attraversare il porto di punta Quilla.

Tradotto il nome significa punta chiglia, e deriva dal fatto che sembra che una delle navi che formavano il convoglio del Beagle nella spedizione di Darwin, si sia fermata qui per riparazioni alla chiglia.

Darwin ed il comandante Fitz Roy approfittarono della sosta per esplorare la zona risalendo il fiume Santa Cruz, arrivarono al lago Argentino ma tornarono indietro prima di arrivare al ghiacciaio Perito Moreno.

Ma torniamo alla pinguinera.
Ci avevano indicato la strada ma non sapevamo di preciso dove fosse; quindi siamo andati un po' all'avventura.

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La spiaggia

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Eccoci in carovana in mezzo alle dune alla ricerca dei pinguini.

E alla fine eccoli qui!

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Fanno i nidi in queste buche scavate nella sabbia

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E si lasciano avvicinare

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Queste sono le loro impronte sulla sabbia

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Le dune di sabbia

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Di ritorno verso il paese:

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Arrivati in paese abbiamo visitato il piccolo museo dove c'era questa vespa ( o lambretta?.... Non me ne capisco). Il proprietario era un abitante di Puerto Santa Cruz che voleva vedere dove la sua moto era stata costruita. L'ha attrezzata per il lungo viaggio e dalla Patagonia è arrivato in Italia con la sua moto!

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E la foto della inaugurazione della chiesa ancora senza orologio

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C'é stata poi la cerimonia di gemellaggio in comune e finalmente ci siamo spostati alla chiesa per salire in cima al campanile ed andare a vedere l' orologio.

La salita al campanile per me che soffro un po' di vertigini è stata impegnativa, soprattutto l'ultima parte su per una stretta scala a pioli, ma non potevo rinunciare assolutamente.

Ed eccolo!

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Era proprio l'orologio di Bergallo di Tovo San Giacomo!!! Partito dal nostro piccolo paese addirittura per la Patagonia!

A breve sarà presentato un documentario il cui protagonista è l'orologio e la sua storia e co-protagonisti noi e il nostro viaggio. Non vedo l'ora di vederlo, con le nostre interviste.

Alla sera eravamo stanchissimi ma felicissimi.

Il giorno dopo saremmo ripartiti per continuare il nostro viaggio in Patagonia ma il nostro scopo era stato raggiunto.

Alla prossima puntata.

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Paesaggio davvero stupendo.... l'orologio un pezzo d'ingegno italiano quasi alla fine del mondo... ma la guida che fine aveva fatto? :confused::D

Gianni
 
Paesaggio davvero stupendo.... l'orologio un pezzo d'ingegno italiano quasi alla fine del mondo... ma la guida che fine aveva fatto? :confused::D

Gianni
Ci ha raggiunto alla pinguinera più o meno alle 11.30.
Ma gli orari in quei luoghi sono del tutto indicativi. Se ti dicono alle 9 può essere le 10 o anche più tardi...
Lo abbiamo sperimentato anche la sera a cena che abbiamo offerto noi al sindaco e alla sua giunta: invitati per le 21 si sono presentati che erano quasi le 22 ed è perfettamente normale.
In Patagonia il tempo è l'unica cosa che non manca.

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Che meraviglia di racconto!
Finalmente l'orologio ritrovato... :D... se guardi il mio nick ti accorgerai che non siamo molto distanti, sono già stato un paio di volte a Tovo, ma non essendo pratico non conoscevo la storia che ci hai narrato.
Grazie per questa affascinante avventura e speriamo non finisca presto...

Davide
 
Che meraviglia di racconto!
Finalmente l'orologio ritrovato... :D... se guardi il mio nick ti accorgerai che non siamo molto distanti, sono già stato un paio di volte a Tovo, ma non essendo pratico non conoscevo la storia che ci hai narrato.
Grazie per questa affascinante avventura e speriamo non finisca presto...

Davide
Be', se ritorni una terza volta, vai a visitare il museo: è davvero molto bello.

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La mattina dopo, salutati da una rappresentanza del comune, della popolazione e dalla guida che il giorno prima si era persa, siamo partiti alla volta di El Calafate sempre con il pulmino messo a nostra disposizione dal comune di Puerto.

Il viaggio è stato un po' più lungo che all'andata poiché è stata necessaria una devozione di circa 30 km fino a Rio Gallego per fare il pieno.

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Poi sosta alla stazione di servizio dell'andata e nel pomeriggio siamo arrivati a El Calafate.

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Il paese ha preso il nome da una pianta che produce bacche simili ai mirtilli da cui si ricavano marmellate ed un liquore.

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La località era il punto di ritrovo degli allevatori che portavano qui la lana prodotta per venderla ai commercianti che l'avrebbero portata verso le città e siccome c'era una grossa pianta di calafate il luogo ne ha preso il nome.
Poi piano piano il paese è cresciuto ed ha conosciuto la sua massima espansione come località turistica dopo che è stata costruita la strada per raggiungere il Perito Moreno, se non ricordo male, negli anni '90.

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La parte finale del lago Argentino

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Il nostro albergo.

A cena abbiamo provato l'asado.
In Patagonia è fatto con carne di ovino poiché in queste zone non ci sono le condizioni per poter allevare bovini.

Intere mezzene vengono poste lateralmente alla brace e vengono fatte girare costantemente per ore ed ore.

Il risultato è una carne molto morbida e saporita.

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Il giorno dopo sarebbe stato uno delle più belle giornate del viaggio, ma ve lo racconterò tra un po'

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Siamo partiti presto, accompagnati dalla nostra guida che parlava benissimo l'italiano in quanto aveva vissuto qui per un po' di tempo, per raggiungere il Perito Moreno che dista circa 80 km da El Calafate.

Abbiamo costeggiato per alcuni tratti il lago argentino nella sua parte finale, quella meno paesaggistica.

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Per poi arrivare all'ingresso del parco Los Glaciares che ha accesso regolamentato.

Prima sosta sulle rive del lago per qualche foto

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Quindi partenza per raggiungere la star del parco: il Perito Moreno

Il ghiacciaio prende il nome da un esploratore naturalista argentino che esplorò queste zone delle Ande Patagoniche senza peraltro scoprire questo ghiacciaio.

Il nome fu dato al ghiacciaio per onorarne il ricordo in quanto Francisco Moreno aveva avuto un ruolo determinante in una disputa tra Cile e Argentina sui rispettivi confini in Patagonia.

Per mettere fine alla disputa erano stati incaricati un perito cileno e uno argentino (per l'appunto Moreno) che dovevano portare prove a favore del proprio stato. Le argomentazioni di Moreno furono più convincenti e l' Argentina ebbe la meglio.

Il Perito Moreno è l'unico ghiacciaio al mondo accessibile a tutti, visitabile attraverso passerelle o navigando sulle acque d lago. È l'unico circondato dal verde della vegetazione: si trova infatti a poco più di 200 m sul livello del mare ed il clima in estate non è così rigido.
È l'unico ad essere aumentato di portata in questi anni di riscaldamento globale e di ritiro dei ghiacciai.

È lungo più di 30 km, largo quasi 6 km e ha una altezza sul fronte fuori acqua di ben 60 m. Avanza ogni giorno, notare bene ogni giorno, di 2-3 m; più o meno quanto mediamente avanzano in un anno gli altri ghiacciai.

È continuamente alimentato dalle nevi che cadono ogni giorno sulle montagne circostanti: le correnti ed i venti a quella latitudine non incontrano nessuno ostacolo se non le Ande dove scaricano tutta l'umidità raccolta sul mare.

Dopo un'ultima curva chiamata dei sospiri.....

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Appare il ghiacciaio.

Ora non servono più le parole, godetevi le foto

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Mi fermo qui ma credo di aver fatto più di 100 foto al ghiacciaio.

Ma quello che le foto non rendono sono i rumori del ghiacciaio: è un continuo sentire scricchiolii, schiocchi e tonfi nell'acqua dei pezzi che si staccano sul fronte.

Durante la navigazione sotto il ghiacciaio abbiamo avuto la fortuna di assistere ad un distacco piuttosto grande che ha provocato una bella ondata nel lago.

Dopo questa emozionante esperienza abbiamo fatto ritorno a El Calafate dove ci attendeva un pomeriggio/sera in una estancia.

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Spettacolo puro....

Se posso permettermi...
Una particolarità del ghiacciaio è che con il suo avanzare, dopo qualche anno, si unisce alla terraferma creando una “diga” di ghiaccio che blocca il passaggio delle acque. Queste poi, un po’ alla volta si fanno strada creando una galleria sotto il ghiaccio che alla fine finisce poi per distruggersi collassando...

https://www.youtube.com/watch?v=nWH7tzVtB2k&t=1s

Gianni
 
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