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Patagonia: alla ricerca dell'orologio dimenticato.

Spettacolo puro....

Se posso permettermi...
Una particolarità del ghiacciaio è che con il suo avanzare, dopo qualche anno, si unisce alla terraferma creando una “diga” di ghiaccio che blocca il passaggio delle acque. Queste poi, un po’ alla volta si fanno strada creando una galleria sotto il ghiaccio che alla fine finisce poi per distruggersi collassando...

https://www.youtube.com/watch?v=nWH7tzVtB2k&t=1s

Gianni

Vero! I crolli si ripetono ogni 4-6 anni e ci sono centinaia di persone pronte ad immortalare il crollo. Ma erano diversi anni che nessuno ci riusciva perché erano avvenuti di notte e dopo il tramonto il parco è chiuso e inaccessibile.

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c'è ancora qual albergo lungo la strada per il ghiacciaio? è sempre sterrata o hanno finito di asfaltare?
La strada ormai è tutta asfaltata, sinceramente non ricordo se c'era un albergo lungo la strada: abbiamo percorso 80 km e non ho fatto caso a tutto.

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meraviglioso , non ci sono altre parole.
Giovani andate a vedere queste bellezze fino a che siete in tempo. Io ho sottovalutato la situazione. Ho sempre pensato che questo sarebbe stato il mio ultimo viaggio di vecchiaia in crociera. Ora a 73 anni mi sono resa conto che è un viaggio troppo faticoso anche in nave, troppe ore di aereo troppi cambi di temperattura perciò vi dico andate fin che siete in tempo , non lasciate che questi sogni restino nel cassetto.
 
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meraviglioso , non ci sono altre parole.
Giovani andate a vedere queste bellezze fino a che siete in tempo. Io ho sottovalutato la situazione. Ho sempre pensato che questo sarebbe stato il mio ultimo viaggio di vecchiaia in crociera. Ora a 73 anni mi sono resa conto che è un viaggio troppo faticoso anche in nave, troppe ore di aereo troppi cambi di temperattura perciò vi dico andate fin che siete in tempo , non lasciate che questi sogni restino nel cassetto.
Hai ragione.
Io ho avuto l'esperienza dei miei genitori: hanno sempre rimandato a quando sarebbero stati in pensione ma non hanno fatto il tempo.

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La strada ormai è tutta asfaltata, sinceramente non ricordo se c'era un albergo lungo la strada: abbiamo percorso 80 km e non ho fatto caso a tutto.

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l'albergo è sulla destra andando verso il ghiacciaio, abbastanza oltre le sbarre di ingresso nel parco. più o meno dove c'è la curva in cui compare al improvviso il perito moreno. il ghiacciaio upsala siete andati a vederlo? è il più impressionante di tutti.
 
Eccomi a continuare il racconto.

Nel pomeriggio siamo tornati a El Calafate dove ci aspettavano in una estancia.

Molte di queste aziende che vivono dell'allevamento di pecore da lana e carne, con il diffondersi delle fibre sintetiche ed il conseguente calo del prezzo della lana, negli ultimi anni si sono trovate in difficoltà e per integrare il reddito hanno intrapreso attività collaterali di tipo turistico.

L'estancia dove siamo stati organizza dimostrazioni di come era la vita dei gauchos e offre la possibilità di cenare nell'annesso ristorante.

Per prima cosa ci hanno fatto assistere al raggruppamento di un piccolo gregge che è stato condotto in un recinto da un uomo a cavallo ed i suoi cani.

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Poi abbiamo assistito alla tosa tradizionale in cui da una pecora è stato ottenuto un vello integro, sembrava un tappeto!

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Quindi siamo passati alla parte mangereccia.

Abbiamo assistito alla preparazione del mate e del caffè come viene preparato dai gauchos nei bivacchi.

Il mate è un infuso di erba mate, in spagnolo yerba mate, che ha sapore un po' amaro ed è molto diffuso in tutta l'Argentina.
Sembra che abbia azione stimolante, contiene caffeina, diuretica e dimagrante.

Tradizionalmente viene preparato in un recipiente apposito e viene consumato attraverso una specie di cannuccia filtrante.

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Il mate fino a non molti anni fa era molto diffuso anche nelle zone rurali e dell'entroterra ligure dove era stato portato dai tanti migranti partiti da queste zone verso il Sudamerica. Era chiamato gerba dallo spagnolo yerba.

Ricordo che da bambina durante le mie estati trascorse in campagna, spesso alla sera si beveva gerba.

Ci hanno poi preparato il caffè: viene messo un bollitore con l'acqua sul fuoco acceso

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Quando l'acqua bolle si mette la polvere di caffè nel bollitore e dal fuoco si prende un piccolo tizzone che viene passato in una ciotola con lo zucchero

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Lo zucchero caramella e rimane adeso al tizzone che viene buttato dentro il bollitore

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Lo zucchero caramellato in parte viene ceduto all'acqua ed in parte rimanendo adeso al tizzone appiccica la polvere di caffè che così non va nelle tazze quando il caffè viene versato. Ne deriva un caffè piuttosto leggero e leggermente zuccherato.

Ci aspettava poi la cena a base come sempre di carne ovina arrosto, empanadas, patate e qualche altra verdura ma soprattutto ci aspettava una bellissima serata in compagnia di altri ospiti della estancia.

Di fianco alla nostra tavolata c'era un gruppo di israeliani che ad un certo punto hanno iniziato a cantare; da lì è scaturita una sorta di gara canora tra noi e loro ed alla fine cantavamo tutti insieme. È stato molto divertente.

L'ultima canzone l'abbiamo fatta per un anziano genovese di origine ma da tanti anni in Brasile (aveva difficoltà a ricordare l'italiano): abbiamo cantato "ma se ghe pensu", una canzone che parla della nostalgia per la propria città dei migranti genovesi. Lo abbiamo fatto piangere di emozione........

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Vedo che utilizzano ancora le vecchie forbici per tosare le pecore... le usano normalmente oppure era un fatto dimostrativo di come si usava fare?... :confused:

Il tizzone di carbone nel caffè? [smilie=incredulo[1:... :D

Gianni
 
Vedo che utilizzano ancora le vecchie forbici per tosare le pecore... le usano normalmente oppure era un fatto dimostrativo di come si usava fare?... :confused:

Il tizzone di carbone nel caffè? [smilie=incredulo[1:... :D

Gianni[/QUOTE]L'uso delle forbici era dimostrativo e continuamente veniva fatta notare l'abilità di questo tosatore.

Si, il tizzone zuccherato viene buttato nel bollitore che contiene acqua e caffè! Strano ma è così.

Il caffè che poi abbiamo bevuto era molto buono e senza alcun residuo di polvere di caffè o di cenere.

Due nostri amici che erano lì con noi, una volta tornati a casa hanno provato a farlo ed è venuto buonissimo.

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La mattina dopo abbiamo lasciato El Calafate per raggiungere Ushuaia, la città più australe del mondo.


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Già il volo è stato uno spettacolo con le Ande che la fanno da padrone fino al mare della terra del fuoco.

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Per pranzo siamo arrivati in città e siamo partiti alla scoperta dell'ultimo insediamento umano da cui partono le spedizioni antartiche.

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La città è nata come colonia penale nel 1896 con l'arrivo dei primi 14 detenuti, ma qualche anno prima era arrivato un monaco con una coppia di nativi che aveva costruito una chiesa ed una canonica.

Nel 1902 è stato costruito il carcere nazionale destinato ad accogliere i detenuti condannati all'ergastolo, prigionieri politici e in generale persone considerate molto pericolose.
Ma racconterò del carcere tra un po'.

La città si sviluppa praticamente lungo due strade: una costiera dove si trovano diversi ristoranti, ed una più interna con negozi e servizi.

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Ora la città vive prevalentemente di turismo, ma come dicevo prima, è cresciuta attorno alla sua colonia penale

Il carcere, costruito dagli stessi detenuti, così come la ferrovia che porta all'interno del parco nazionale della Terra del Fuoco o le linee telefoniche e le case per i gendarmi, è costituito da una grande sala centrale da cui si diramano i corridoi su cui si aprono le celle.

Oggi questi "bracci" sono stati trasformati in un museo delle spedizioni antartiche, in un negozio di souvenir e nel museo del carcere stesso.

Un'ala è però rimasta come era in origine e ci si rende conto delle condizioni disumane in cui vivevano i prigionieri.

Celle piccole e spoglie ed un unica piccola stufa a scaldare il lungo corridoio.

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Quindi non stupisce che i detenuti facessero a gara per entrare nelle squadre che venivano condotte nei boschi circostanti, anche nei freddi inverni, a tagliare gli alberi per avere la materia prima per costruire case ed altro.

Lungo la strada principale di Ushuaia si trova questa casa che ricorda in maniera piuttosto umoristica il carcere.

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E un murales che celebra il detenuto più famoso del carcere di Ushuaia: il prigioniero numero 40, Cayetano Santos Godino detto il Petiso Orejudo (il piccolo orecchiuto) a causa delle sue caratteristiche fisiche.
Si rese artefice di efferati omicidi in particolare di bambini anche molto piccoli nella città di Buenos Aires e morì nel carcere di Ushuaia ancora molto giovane

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Il carcere fu infine chiuso nel 1947 perché considerato inumano e non conforme al rispetto dei fondamentali diritti umani.

Se vi capita di andare ad Ushuaia non dimenticate di recarvi all'ufficio postale o all'ufficio turistico per fare apporre sul passaporto il timbro della città più a sud del mondo.

Al termine della giornata abbiamo cenato in uno dei tanti ristoranti che offrono menù a base di pesce, prevalentemente crostacei, e soprattutto la " centolla", un grosso granchio simile alla granseola.

Viene servito al naturale oppure con salse e accompagnato da gamberetti.

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Cosa mi stavo perdendo....ho recuperato tutto d’un fiato ...grazie per aver condiviso con noi questa fantastica storia
 
Cosa mi stavo perdendo....ho recuperato tutto d’un fiato ...grazie per aver condiviso con noi questa fantastica storia
Veramente è un piacere.

Non immaginavo, quando ho deciso di raccontare questo viaggio che avrei avuto così tanti apprezzamenti.

Grazie a tutti.

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Ecco i timbri della città più australe del mondo

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La mattina dopo ci siamo preparati per una intera giornata a contatto con la natura nel parco della terra del fuoco.

Prima tappa l'Alakush visitor centre, dove è possibile visitare un piccolo museo sulla storia dei popoli che abitavano queste terre.

Verso le montagne vivevano gli Onas che erano prevalentemente cacciatori e pastori, mentre sulla costa vivevano gli Yamanas, pescatori e cacciatori di leoni marini.

Perennemente in guerra tra loro e con i Tewelche che vivevano più a nord, tenevano fuochi perennemente accesi e per questo i primi esploratori diedero il nome Terra del Fuoco a questa parte di mondo.

Il fuoco veniva tenuto acceso anche sulle canoe durante le battute di pesca e di caccia e la sopravvivenza era legata alla presenza dei leoni marini che fornivano carne, pelle con cui coprirsi e costruire capanne e grasso con cui cospargersi il corpo per isolarsi dal freddo.

Con l'arrivo dei coloni poco alla volta questi popoli sono scomparsi e l'ultimo discendente "fueghino" è morto nel 1999 proprio ad Ushuaia.

Dopo un caffè siamo partiti ad esplorare le zone attorno al lago Acigami: un'area con diversi percorsi naturalistici.

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Ci siamo poi spostati nella zona del parco dove c'è la partenza del treno della fine del mondo.

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Si tratta di treni a vapore che ripercorrono i binari che portavano i carcerati nei boschi a tagliare alberi per ottenere legname che serviva per le costruzioni e per il riscaldamento.

Lungo il percorso si possono ancora vedere i ceppi degli alberi tagliati a diverse altezze: quelli più bassi sono stati tagliati in estate, quelli più alti in inverno e la loro altezza dipende da quanto era alto lo strato di neve.

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Uno dei treni.

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Il treno fa una fermata intermedia presso una piccola cascata

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All'arrivo nella stazione finale siamo risaliti sul nostro autobus per spostarci in un altro punto del parco: Bahia la Pataia.

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Ora qualche immagine della baia.

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Questi paletti indicano l'inizio della ruta 3: la strada che dalla terra del fuoco risale tutto il continente americano fino al Canada.

Siamo poi tornati in città per un pranzo veloce in una trattoria/museo in attesa di sapere se avremmo potuto navigare nel canale di Beagle: il mare era molto mosso e con forti venti....

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Alcuni locali della trattoria

Con il calare del vento, è arrivata la notizia che forse saremmo partiti per la navigazione del canale così ci siamo spostati verso il porto.

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Uno dei botteghini dove si acquistano i biglietti per la navigazione nel canale.

Il canale è disseminato di scogli e isolette e la navigazione aveva tra l'altro lo scopo di avvistare pinguini e leoni marini ma date le condizioni avverse del mare non abbiamo potuto avvicinarci abbastanza per poter fare delle foto decenti. Dovete fidarvi della mia parola: i leoni marini c'erano davvero. Invece non abbiamo visto i pinguini.

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Questi lo sembrano ma sono cormorani e se guardate bene ne vedete qualcuno in volo.

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Il faro chiamato Les Eclaireurs o faro del fin del Mundo: è il penultimo faro prima del circolo polare antartico.

Tornati in porto, decisamente frullati dalle onde, abbiamo ancora fatto un giro per la città per qualche acquisto ed abbiamo concluso la giornata con un'altra ottima centolla.

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Ed eccomi all'ultima puntata di questo viaggio.

Dall'aeroporto di Ushuaia siamo partiti la mattina presto così abbiamo avuto ancora un pomeriggio intero a Buenos Aires.

I nostri compagni di viaggio sono tornati alla Boca, io e mio marito abbiamo preferito rimanere in centro soprattutto per andare a visitare il teatro Colon.

Passando con l'autobus nella prima tappa in città lo avevo adocchiato e avevo visto un cartello che indicava l'ingresso per le visite guidate.

Così siamo andati.

Il teatro è stato costruito per volere della borghesia che voleva dotare la città di un teatro d'opera alla pari delle più importanti città europee.

La storia del teatro è anche legata a due fatti di cronaca nera.
Iniziata la costruzione nel 1889 subito subì rallentamenti dovuti alla mancanza di finanziamenti per questioni di tipo politico.

Poi l'architetto incaricato, l'italiano Francesco Tamburini, fu assassinato; il suo posto fu preso dal suo vice Vittorio Meano ma anche lui fu ucciso.

Ci volle un po' di tempo per trovare qualcuno che lo sostituisse e l'inaugurazione si tenne ben 20 anni dopo l'inizio dei lavori, nel 1909.

Il teatro è molto bello, con marmi policromi provenienti dall'Italia e lampadari di Murano.

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Questa ultima immagine è la sala d'oro dove erano organizzati i rinfreschi che intrattenevano gli spettatori prima dello spettacolo e durante gli intervalli.

Usciti dal teatro siamo tornati verso la Recoleta dove ho fotografato questi bellissimi alberi

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Quindi ci siamo spostati verso il quartiere Retiro per vedere la torre degli Inglesi: una torre donata dalla comunità inglese in occasione del centenario della rivoluzione di maggio del 1810.

Dopo la guerra delle Falkland il nome della torre fu cambiato in Torre Monumental

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Tornando verso l'albergo ci siamo imbattuti in questo bellissimo murales

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Il mattino successivo partenza dall'aeroporto internazionale verso San Paolo e poi Milano.

Il nostro viaggio era proprio giunto alla fine ma siamo partiti con la consapevolezza di aver visto luoghi unici, di aver vissuto emozioni irripetibili e di portare con noi ricordi indelebili.

Al prossimo viaggio........

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eh se me la ricordo quella terra!!! in terra del fuoco vi hanno raccontato del problema dei castori? nelle foto che hai postato vedo i segni inequivocabili della loro presenza.....
 
eh se me la ricordo quella terra!!! in terra del fuoco vi hanno raccontato del problema dei castori? nelle foto che hai postato vedo i segni inequivocabili della loro presenza.....
Si, ci hanno fatto vedere diverse dighe fatte dai castori ma non siamo riusciti a vederli, come anche abbiamo visto le orme degli armadilli ma non chi le aveva lasciate.

Tu quando sei stato in Patagonia?

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