Continua il viaggio... A fine settembre siamo partiti da Wichita per raggiungere l'Arizona. La nostra prima tappa era stata la Foresta Pietrificata, una zona desertica costellata di tronchi fossili risalenti a 225 milioni di anni fa. Allora qui si trovava una immensa foresta di conifere ormai estinte che crescevano in un clima sub-tropicale. Successivamente tutta l'area finì sotto una vasta distesa di acqua, le piante morirono e caddero. Immersi, furono col tempo coperti di sedimenti costituiti prevalentemente da silicati che a poco a poco sostituirono la matrice organica. Così i tronchi di sono letteralmente pietrificati mantenendo però la struttura, le venature e gli anelli del tronco originario.
Al mondo esistono molte altre foreste fossili, una anche in Sardegna, ma quella in Arizona è forse la più conosciuta.
Proseguendo verso il Grand Canyon si attraversa un'altra zona desertica i cui colori incantano: il Pinted Desert. Il nome di deve a Francisco Vasquez de Coronado che nel 1540 decise di risalire il corso del fiume Colorado alla ricerca delle mitiche 7 città d'oro. Giunsero in questo luogo e a causa delle sfumature di colore della terra e delle rocce decisero di chiamarlo El Desierto Pintado.
Le diverse colorazioni sono dovute ai minerali che costituiscono le rocce soggette ad erosione: in particolare ferro, manganese e calcare.
In queste zone desertiche, ai margini delle zone turistiche che vi ho descritto, sono stati relegati molti nativi americani e qui si trovano le più grandi riserve Navajo e Apache.
L'ultima tappa è stato il Grand Canyon. Noi abbiamo visitato la zona del Bright Angel South Rim che è anche la parte più turistica ma il parco è veramente immenso.
Dall'altopiano situato a circa 2200 metri di altitudine siamo scesi fino a 800 metri sul livello del mare dove poco sotto scorre il Colorado River.
Abbiamo percorso il Bright Angel Trail una antica pista indiana che ora è uno dei sentieri di discesa verso il Colorado più frequentato. Ricordo che all'inizio del sentiero c'erano numerosi avvisi che informavano su regole di comportamento molto precise per evitare incidenti e gli zaini venivano controllati dai Rangers che in particolare verificavano che si avessero borracce per l'acqua. Il sentiero è scavato in una roccia di colore rosso cupo, è piuttosto ripido e scende a zig zag lungo una parete quasi verticale. Ogni due o tre tornanti c'erano fontane dove riempire le borracce. La discesa è iniziata presto al mattino e faceva anche piuttosto freddo, ed è stata facile
Questo è il sentiero
E quella giù in fondo è la parete lungo cui scende
Arrivati in fondo c'è un'ampia radura dove si trovava una stazione dove poter partire per escursioni a cavallo di alcuni giorni
Attraversata tutta la radura si arriva sul ciglio da dove si può vedere il fiume Colorado che scorre circa 200 metri più sotto.
Da lì guardandosi in torno è uno spettacolo indescrivibile che le fotografie non rendono...
Il ritorno verso l'altopiano, come potrete immaginare, non è stato facile come la discesa. La salita è stata particolarmente impegnativa oltre che per il dislivello anche per il caldo: ormai c'erano già oltre 30 gradi.
Ad ogni fontana era necessario riempire le borracce d'acqua che tra un tornante e l'altro si beveva.
Quando sono arrivata in cima avevo tanto acido lattico nei muscoli che non riuscivo più a sollevare i piedi per camminare, li trascinavo! Ma la fatica era stata ampiamente ripagata da ciò che avevamo visto. E al ritorno al lodge dove alloggiavamo c'era chi ci aspettava
E siamo arrivati alla fine di questo viaggio, il primo vero viaggio della mia vita a cui, per fortuna ne sono seguiti tanti altri. La settimana dopo sono ritornata in Italia. Non sono mai più stata a Wichita ed ormai abbiamo anche perso i contatti con le persone che avevamo conosciuto ma le ricordo tutte come non dimenticherò mai i luoghi meravigliosi che ho avuto la fortuna di visitare.
Al prossimo viaggio.....
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